Sigfrido Ranucci, il noto giornalista di Report, è sotto scorta dal 2021 e, per quanto manchino notizie certe a riguardo, ancora oggi continua a esserlo. Il motivo è stato raccontato dallo stesso Ranucci a Un giorno da pecora di Rai Radio1. Il giornalista, ad agosto 2021, ha ricevuto minacce da parte di un carcerato, legato alla ‘ndrangheta e alla gestione del narcotraffico, che avrebbe assoldato due sicari stranieri per ucciderlo.
Di conseguenza, Ranucci è costretto a vivere sotto scorta 24 ore su 24, vivendo anche momenti di preoccupazione come quando il capo scorta lo informò che, in un’occasione di incontro con una fonte per una delle sue inchieste, il giornalista era seguito da tre persone che lo filmavano.
“È dal 2000 che convivo con gli attacchi politici alle mie inchieste. Più si alzava il livello delle inchieste, più si alzava il livello degli attacchi. Ma mai si era arrivati a livello tale da toccare la sfera personale. L’ho percepito come un segnale di disperazione di chi non sapeva più quali armi usare” ha avuto modo di dichiarare Ranucci in un’intervista del 2020 su La Notizia.
Le minacce iniziarono già nel 2010, anno di pubblicazione del suo libro saggio Il patto, che indagava sulla trattativa Stato-Mafia, dove – secondo una dichiarazione del pregiudicato Francesco Pennino – già si pensava a uccidere il giornalista, ordine poi interrotto per “evitare di fare ‘rumore’ in quel periodo“.
Tutto ciò non ha comunque fermato l’operato di Sigfrido Ranucci, che continua a lavorare alacremente sulle inchieste, fiero del suo lavoro: “È la testimonianza che in questo periodo c’è un pericoloso e continuo attentato alla libertà di stampa cercando di colpire le fonti del giornalismo d’inchiesta. Continueremo a trattarla la mafia. Non sono certo le polemiche a fermarci. Quelle fanno parte del gioco“.