Simona Ventura è passata dal salotto di Belve, per tracciare un rapido bilancio della sua vita privata e professionale dopo più di 30 anni di carriera, tra alti e bassi, successi e insuccessi, cadute e rinascite. In un batti e ribatti frizzante come il suo carattere (“Colpa del Festivalbar che feci da giovane, gesticolare mi aiutava a scaricare la tensione”) Ventura ha rivisitato a volo d’uccello le tappe più importanti della propria parabola d’esistenza, caratterizzata da traumi, scoperte tardive e altrettanto tardivi avvicinamenti alla Fede, parlando con franchezza dell’aborto effettuato in gioventù, e sfatando alcune leggende metropolitane che da anni aleggiano attorno alla sua figura di donna imponente e autoritaria (“Sì, lo ero, adesso sono cambiata”).
Lei, che si sente Belva a più facce (prima pulcino, che da mansueto diventa mannaro se provocato, e all’occorrenza cobra, ma con una memoria da elefante). E l’elefante metaforico, il grande assente della serata è stato certamente il suo ex Stefano Bettarini, praticamente mai nominato né oggetto di allusioni, che dopo il matrimonio finito nel 2004, sulle colonne di tutti i giornali come evento mediatico del momento, sembra essere ormai davvero solo acqua passata (Ventura si risposerà a breve con l’attuale compagno Giovanni Terzi, che le ha fatto una dichiarazione in diretta tv).
Spazio, dunque, solo per alcuni ricordi selezionati, dolorosi o piacevoli, che valgono la pena di essere ripescati.
La perdita della verginità a 20 anni, sulle note di Tutto il calcio minuto per minuto (“Il calcio è il filo rosso della mia vita”), ma soprattutto, qualche tempo dopo, l’aborto: “Decisione giusta, mi hanno aiutata a prenderla; ma solo la donna, che ne è direttamente coinvolta, può farlo davvero. Tuttavia, non passa giorno che io non pensi questo bambino mai nato. Chi mi ha messo incinta non ha mai saputo nulla“.
Simona, una carriera iniziata in sordina, come “valletta” di Mai dire gol, e da subito, diventa da subito oggetto di gossip importante, con un nome di peso, Adriano Galliani: “Un giorno, mentre ero in sala trucco, qualcuno fece il mio nome, dicendo che stavo con il mio capo di allora, Adriano Galliani. Lui in realtà stava con un’altra, e avevano sbagliato a dire il nome. Da quel giorno, da ultima della classe che ero, parcheggio assicurato, posto sempre disponibile in mensa, era cambiato tutto. I Gialappi a un certo punto mi hanno detto ‘Tu non ce la racconti giusta, dicci tutto’. Ma più io negavo, più la voce si spargeva“.
L’esperienza a Mediaset, culminata con le Iene, come trampolino di lancio per i successi in Rai (Quelli che… il calcio prima e L’Isola poi); un periodo d’oro cui fece seguito una profonda crisi professionale “Lele Mora disse che ero morta professionalmente? Beh, io preferisco tenere vivo un ricordo positivo della nostra esperienza insieme”); Come atto di ribellione, in quel momento, mi affidai alla chirurgia estetica… oggi mi pento di essermi rifatta il seno, anche se a Giovanni piace, e sto riconquistando piano piano la mia faccia, non mi interessa essere piallata“.
C’è tempo anche per smentire un longevo rumor, quello secondo cui Ventura facesse uso di droga: “Io sono così al naturale, ma a molti faceva gioco far girare questa voce per danneggiarmi; facevo test continuamente per tutelarmi, ma non ne ho mai parlato, perché smentire una notizia significa darla due volte”
E in questo percorso di rinascita, l’abbiamo detto, un ruolo importante l’ha avuto la Fede (“Quando prego, dico solo ‘Grazie”) e in particolare la figura di Gesù: “Se potessi richiamare qualcuno dall’Aldilà, parlerei con Lui e gli direi di mettere fine a tutte le Guerre. Non voglio dire che mi sento affine a Lui, quando sulla croce si è sentito abbandonato da Dio, ma nei miei momenti bui, mi sono riavvicinata molto alla sua figura, alla sua sofferenza“.