Profondo Rosso compie 50 anni dalla sua uscita nelle sale e per questa occasione speciale abbiamo voluto rievocare la lavorazione di quello che ancora oggi è considerato il capolavoro di Dario Argento. Il quinto film del regista romano è un thriller, ma diverso dai precedenti, perché è più surreale, più slegato dal rigore del giallo e sfiora tematiche soprannaturali. Di seguito, vi raccontiamo le curiosità su un film irripetibile, dal burattino meccanico di Rambaldi (che nessuno voleva inserire nel film) allo strano incidente che capitò all’attore che inizialmente avrebbe dovuto interpretare Marc. E naturalmente parliamo anche dell’escamotage dello specchio, e del rapporto tra Argento e la co-protagonista, Daria Nicolodi.
La tigre dai denti di sciabola: il titolo con il quale Argento ingannò la stampa

Argento ha spiegato che, prima di lavorare alla sceneggiatura di Profondo Rosso, disse alla stampa che il film si sarebbe intitolato La tigre dai denti di sciabola, come a voler proseguire il filone dei titoli legati al mondo animale, iniziato con L’uccello dalle piume di cristallo e proseguito con Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio. In realtà, lo disse per prendersi gioco della stampa. Il titolo provvisorio, sulla sceneggiatura, era Chipsiomega, che non aveva nessun significato: era composto dalle ultime lettere dell’alfabeto greco. Alla fine, il titolo ufficiale, Profondo Rosso, riguarda la sequenza finale del film, in cui David Hemmings si rispecchia in una pozza di sangue. Negli anni sarebbe diventato talmente iconico che oggi viene utilizzato nei titoli di giornale riguardo a situazioni finanziarie disastrose.
Il regista scrisse la sceneggiatura in una casa di campagna a pochi minuti da Roma, un luogo totalmente isolato che incuteva timore, ma era perfetto per immergersi nella stesura di quello che sarebbe diventato il suo capolavoro.
Le prime reazioni dei produttori alla sceneggiatura: “C’è qualcosa che non va”

Dopo aver terminato la sceneggiatura di Profondo Rosso, Argento volle farla leggere a suo padre Salvatore e a suo fratello Claudio, rispettivamente produttore e produttore esecutivo del film. La loro reazione alla prima lettura dello script, però, fu molto fredda. Secondo Salvatore, nella sceneggiatura c’era “qualcosa che non andava”. Inoltre, sottolinearono che il film era molto diverso dai precedenti, non capivano la scena del pupazzo meccanico e consigliarono a Dario di toglierla, perché era “una scemenza”.
Il regista ci rimase molto male, perché non si aspettava una reazione del genere. Successivamente, accettò di eliminare alcune scene, perché la sceneggiatura era molto più lunga di quella che conosciamo. Ma sulla scena del pupazzo meccanico fu inamovibile: aveva deciso di lasciarla, e così fu.
Carlo Rambaldi, il pupazzo meccanico e la mummia dimenticata in macchina

Come è noto, a Carlo Rambaldi fu affidata la realizzazione del pupazzo meccanico che appare in una delle scene più inquietanti di Profondo Rosso. Rambaldi era un mago degli effetti speciali, che negli anni a seguire lavorò a Hollywood con registi come Spielberg e vinse tre Oscar, uno dei quali per E.T.
Come abbiamo già detto, i produttori erano scettici in merito alla trovata del pupazzo meccanico, e così anche molti addetti ai lavori (il montatore, lo scenografo, tra gli altri), ma Argento non volle sentire ragioni. Alla fine ebbe ragione, perché la scena dell’omicidio di Giordani, con il pupazzo che entra in maniera inaspettata nella stanza, si rivelò una delle più iconiche del film, pur essendo una scena surreale. Inoltre, il regista aveva previsto, con molti anni di anticipo, quanto potessero incutere paura bambole e affini, che oggi sono elementi ricorrenti di film di successo come Annabelle.
Tra l’altro, come racconta MovieTravel, Rambaldi realizzò anche il corpo mummificato che viene scoperto da Marc in una stanza murata della villa del bambino urlante. Una sera, Rambaldi e sua moglie lasciarono la mummia in auto e consegnarono la vettura al loro garagista, dimenticandosi di avvertirlo del contenuto. Possiamo immaginare quale fu la reazione dell’uomo quando fece la macabra scoperta.
La scena eliminata dalla sceneggiatura finale: l’assassino nella camera ardente

Dario Argento ha raccontato di una delle scene tagliate dalla sceneggiatura originale di Profondo Rosso. Nella sequenza in questione, il protagonista si trova faccia a faccia con l’assassino dopo l’omicidio della Ullmann. La scena si svolge nella casa della sensitiva, trasformata in camera ardente e illuminata da candele. Marc, insospettito da strani rumori, si nasconde nell’ombra mentre l’assassino entra nella stanza, si sofferma a guardare la vittima e poi si allontana.
Dario Argento e Daria Nicolodi: sul set scoppia l’amore (e arriva Asia)

Profondo Rosso è il film che segna l’inizio della storia d’amore e del lungo sodalizio artistico tra Dario Argento e Daria Nicolodi, l’attrice che nel film interpreta la co-protagonista, Gianna. Anni dopo, in interviste diverse, i due avrebbero confermato che per loro il film segnò un momento di grande felicità. Poco prima dell’uscita del film, i due andarono a fare un viaggio a Istanbul e, al ritorno, lei scoprì di essere incinta di Asia, la prima figlia del regista con Daria. Entrambi avevano già una figlia, nata da precedenti relazioni: Dario viveva con la sua primogenita, Fiore, nata dal rapporto con Marisa Casale, e Daria aveva Anna, nata dal rapporto con il pittore Mario Ceroli.
Nella sua autobiografia Paura, Argento spiega che Nicolodi ebbe un impatto positivo sulla lavorazione, sia perché smorzava le inevitabili tensioni che possono nascere sul set, soprattutto con un regista molto esigente come lui, sia per la sua grande competenza musicale (suo nonno era il compositore Alfredo Casella), che fu un aiuto prezioso quando si trattò di selezionare la splendida colonna sonora in fase di montaggio.
Una felicità e uno stato di grazia che, secondo entrambi, hanno segnato in qualche modo il film. Per Dario, infatti, la pellicola può assorbire gli stati d’animo dell’autore, mentre Daria attribuì la riuscita del film a una sorta di reazione chimica:
“Dario e io eravamo molto innamorati e, quando sei innamorato e felice, di solito anche la tua opera risente di questo. C’è un’emanazione particolarmente vitale, mercuriale. Argento non è solo argento, ma è argento vivo. Come il mercurio che scappa da tutte le parti.”
I due collaboreranno in forme diverse nei successivi film di Argento fino a Opera e si ritroveranno sul set molti anni dopo, per un piccolo cameo di Daria ne La terza madre. La loro storia, già segnata da forti screzi prima della lavorazione di Suspiria, si concluderà nel periodo delle riprese di Phenomena.
Dopo una scena famosa del film Opera,avevo rischiato la vita con la dinamite,ma ero illesa.
S’infortunarono purtroppo il mio truccatore Rosario Prestopino ed il regista Dario Argento😁 pic.twitter.com/APwpNB8Z9X— Daria Nicolodi (@NicolodiDaria) February 28, 2020
Asia Argento su Profondo Rosso: “L’ho visto quando avevo cinque anni”

Pochi anni fa, Asia Argento ha spiegato in un’intervista a La Stampa che Profondo Rosso è il primo film di suo padre che ha visto da piccola, a soli cinque anni. Fu un’esperienza scioccante, ma per lei il thriller rimane inquietante ancora oggi.
“Avevo cinque anni e mi fece molta paura, però con il mestiere che facevano i miei genitori non potevo permettermi di rimanere scioccata a lungo. Quel film mi terrorizza ancora oggi. Lo conosco inquadratura per inquadratura, eppure i suoi meccanismi che toccano l’inconscio sfuggono a ogni tentativo di razionalizzazione.”
Gianna Brezzi, un personaggio ispirato a Dario Argento

Daria Nicolodi ha raccontato di essere rimasta conquistata dal suo personaggio sin dalla lettura del copione. “A volte ti danno lo script, leggi tre o quattro pagine, poi lo lasci, poi lo riprendi e lo rileggi. Invece quello mi ha preso e l’ho letto tutto d’un fiato, tutta la notte. Ho detto: voglio fare questo personaggio”.
L’attrice ha spiegato inoltre che il personaggio della giornalista Gianna Brezzi, più androgino rispetto a quelli che lei aveva interpretato in precedenza, è ispirato in parte a Dario nel periodo in cui lavorava come critico cinematografico presso il quotidiano Paese Sera. Nicolodi, infatti, dichiarò che Argento inventò il look di Gianna, a partire dai capelli: “Ero bionda e avevo i capelli molto lunghi e lisci, lui me li fece accorciare, mi fece fare la permanente e me li fece tingere di rosso”.
“Dario voleva che il personaggio fosse molto mascolino, mentre io avevo sempre fatto film in cui ero estremamente femminile. Allora mi sono un po’ ispirata a lui, al periodo in cui faceva il giornalista. Dario muove le mani e parla molto velocemente, io sono più quieta. Così, gli ho regalato una specie di ritratto di quando lui faceva il critico cinematografico a Paese Sera: tutto schizzato, veloce, con questi gesti un po’ mascolini. Gianna è stato un personaggio innovativo per il cinema italiano, perché al cinema le donne facevano tutt’altri tipi di ruoli negli anni ’70”.
Arte e musica, l’impronta di Daria sul film e sul cinema di Dario

Mentre Argento attribuisce a Nicolodi una grande cultura musicale, come abbiamo detto, Daria ha spiegato che da quando si sono conosciuti, lei ha affinato il gusto del suo ex compagno, ampliando i suoi interessi, tanto che, da Profondo Rosso in poi, ha inserito nei suoi film elementi legati all’arte e ad altre forme di espressione. A tale proposito, Nicolodi dichiarò:
“Sono cresciuta in una casa che era come un museo, la mia famiglia possiede un’incredibile collezione di arte moderna, da De Chirico a Balla, da Severini a Casorati, Carrà, Boccioni, Picasso, e tutti i più grandi artisti. Quindi credo di aver affinato molto il gusto di Dario, l’ho accompagnato a vedere tante mostre d’arte. La pittura, in Profondo Rosso, comincia a essere presente con Edward Hopper e anche grazie allo scenografo Giuseppe Bassan. E poi si sente molto anche in Suspiria: c’è la presenza di Kokoschka o di Ernst. Credo proprio di aver guidato Dario in un percorso che si allargava dal cinema verso la pittura, il teatro, la musica, e altre cose. Prima, era focalizzato esclusivamente sul cinema”.
Il Blue Bar: una ricostruzione fedele del diner di Nighthawks di Hopper

Il Blue Bar che vediamo nelle prime scene di Profondo Rosso – quelle in cui Marc e Carlo parlano per strada – è una ricostruzione fedele del diner americano che si vede in Nighthawks, un celebre dipinto del pittore Edward Hopper.
Argento ha spiegato di aver voluto rendere omaggio a Hopper dopo aver visto un libro fotografico sul pittore, sottolineando il surrealismo del film. Tra gli avventori del Blue Bar c’è anche Giorgio Gaslini, il compositore di alcune musiche del film.
La colonna sonora del film e la voce della terrificante nenia infantile

La colonna sonora del film, entrata nella leggenda, fu eseguita dai Goblin, ma alcuni brani furono composti da Giorgio Gaslini. Quest’ultimo firmò anche la celebre nenia infantile che anticipa alcuni omicidi e che fu cantata da Maria Grazia Fontana, allora sedicenne. Fontana, negli anni a seguire, è stata anche insegnante di canto di Noemi.
La colonna sonora ebbe un successo enorme e i Goblin torneranno a collaborare con Argento per i successivi film Suspiria, Tenebre, Phenomena e Nonhosonno. Inoltre, il tastierista e autore del gruppo, Claudio Simonetti, ha collaborato con Argento anche per Opera e alcune delle produzioni più recenti.
Una piccola curiosità: il chitarrista del gruppo, Massimo Morante, è il fratello di Lucy Morante, che ha avuto una relazione con Renato Zero.
Il morso sulla mano della bambina

A proposito di tensioni sul set, nella sua autobiografia Argento ha raccontato che Nicoletta Elmi (che interpreta la piccola Olga, la ragazzina con i capelli rossi), in una scena, doveva picchiettarsi un dito sulla tempia. Elmi, invece di alzare la mano indicata, sbagliava e alzava l’altra, facendo spazientire il regista, che le diede un morso sulla mano giusta e le disse: “Ora quale ti fa male?”
Una cosa del genere oggi non sarebbe possibile (per fortuna!). In ogni caso, Nicoletta e il regista sono rimasti in buoni rapporti, tanto che lei, da adulta, ha recitato anche in Demoni, horror prodotto da Argento e diretto da Lamberto Bava.
Elmi, che oggi non fa più l’attrice e lavora come logopedista, è la nipote della conduttrice Maria Giovanna Elmi e, negli anni ’80, divenne popolare anche per il ruolo di Benedetta nel telefilm I ragazzi della Terza C.
Chi era la ragazza ritratta nella foto strappata da Daria Nicolodi

In una scena di Profondo Rosso, Gianna strappa scherzosamente la foto di una ragazza che trova in casa di Marc, come a voler marcare il territorio dopo aver avviato la sua relazione col pianista. Nella realtà, sui giornali iniziò a girare la voce secondo la quale la ragazza ritratta nella foto fosse Marilù Tolo, una bellissima attrice, ex fidanzata di Argento, con cui lui aveva avuto una tumultuosa relazione nata sul set del film Le cinque giornate. Dario ha raccontato che Tolo gli scrisse una lettera piena di insulti alla quale lui non replicò. La ragazza della foto, in realtà, era la fidanzata del direttore di produzione, che era anche stata provinata per un piccolo ruolo e poi scartata.
Lino Capolicchio rinunciò al ruolo a causa di un incidente: il suo racconto da brividi

Inizialmente, per il ruolo di Marc Daly, Argento aveva pensato a Lino Capolicchio, che però dovette rinunciare dopo essere rimasto coinvolto in un incidente d’auto dagli risvolti inquietanti. In un’intervista a Freakorama, Capolicchio raccontò che fu contattato con urgenza da Argento, che gli propose il ruolo e gli diede il copione da leggere nel giro di pochi giorni. Il regista aveva fretta perché le riprese sarebbero iniziate nel giro di due settimane.
Dopo l’incontro con Dario, Capolicchio andò nelle Marche perché voleva vedere suo figlio. Chiese a un’amica di accompagnarlo e portò con sé il copione. Durante il viaggio, già di per sé problematico, fecero un gravissimo incidente frontale a Foligno, mentre percorrevano una strada curva e stretta, resa ancora più impraticabile a causa della pioggia. Capolicchio batté la testa e si infortunò il ginocchio, ma la sua amica finì in coma per tre mesi. Quando si risvegliò, la donna chiese di vedere l’auto con la quale aveva fatto l’incidente.
“Insomma, siamo tornati a Foligno e la macchina era ridotta in uno stato tale che ci chiedemmo come fossimo ancora vivi. Ad un certo punto ho visto una cosa sul sedile posteriore della macchina: era la sceneggiatura del film. Era completamente macchiata di sangue, dalla prima pagina all’ultima.”
La villa del bambino urlante (e le suore in vacanza)

Torino, come è risaputo, è una delle location principali di Profondo Rosso (ma non l’unica; il film fu girato in parte anche a Roma e Perugia). Una delle location torinesi più amate dai fan è la Villa del bambino urlante, che in realtà è Villa Scott, situata nel quartiere Cavoretto. All’epoca la struttura era abitata e gestita da un gruppo di suore che ospitava giovani donne in difficoltà (ex tossicodipendenti, ragazze madri, ecc.). La produzione mandò in vacanza (a sue spese) le suore e le ragazze a Rimini per un mese e Argento e la troupe furono liberi di effettuare le loro riprese, supervisionati da una sola suora, che però non aveva idea di che genere di film si trattasse.
Clara Calamai, la madre di tutte le madri assassine

Nonostante il personaggio di Clara Calamai venga raccontato come quello di una donna molto anziana, con un glorioso passato da attrice, va detto che in realtà, al momento delle riprese, Calamai non era così anziana come la vediamo sullo schermo. L’attrice di Visconti aveva 66 anni, ma il pesante trucco teatrale che indossa contribuisce a invecchiarla. Prima di lei, Max von Sydow ne L’esorcista era stato invecchiato per interpretare un prete molto anziano, ma nella realtà l’attore aveva appena 44 anni.
Dopo le riprese del film, Argento e Calamai rimasero in contatto e diventarono amici. Lei gli affittò anche una villa ad Ansedonia in cui aveva abitato per lungo tempo con il defunto marito. A proposito, se per tutti questi anni vi siete chiesti cos’è quella sostanza bianca che fuoriesce dalla bocca della Calamai nel finale del film, Argento ha spiegato che dovrebbe essere bava, ma nella realtà era birra.
Calamai, nel genere horror, è tra le madri assassine più famose, dopo quella di Norman Bates in Psycho (anche se nel film di Hitchcock non era lei l’assassina, tecnicamente…). In Profondo Rosso, come in molti film di Argento, a muovere le mani dell’assassino però, è lo stesso regista, anche nelle scene più cruente.
L’idea dello specchio

Nella sua autobiografia, Dario Argento ha spiegato che l’idea dello specchio che riflette il volto dell’assassina gli venne mentre era in macchina e gli capitò di guardare dallo specchietto retrovisore. Nel film, l’identità dell’assassino viene mostrata già nelle prime scene, quando Marc entra nell’appartamento della medium, solo che lo spettatore non ci fa caso.
Chi ha dipinto il quadro del film?

Il celebre quadro al centro del finale di Profondo Rosso fu realizzato dal pittore Francesco Bartoli, il quale a sua volta si ispirò allo stile visionario e inquietante di un altro artista, Enrico Colombotto Rosso (1925 – 2013). Come spieghiamo più approfonditamente su Cultweb.it, Enrico Colombotto Rosso avrebbe dovuto realizzare delle opere per il film di Argento, poi si tirò indietro e Bartoli fu incaricato di elaborare qualcosa nel suo stile.
Le reazioni al film: “Era come un concerto rock”

Sia Argento che la sua ex compagna, Daria Nicolodi, hanno parlato delle reazioni del pubblico che andò a vedere Profondo Rosso al cinema. “Era come un concerto rock, la gente urlava o gridava o cascava per terra. Il giorno dopo ci fermavano e dicevano ‘Ho dormito nel letto con la mia mamma’, anche ragazzi di 16 anni.”
Daria, in particolare, ha raccontato l’episodio di un uomo che li accusò di essere stati la causa dell’aborto di sua moglie.
“Per dire, abbiamo sentito delle reazioni incredibili. Per tanto tempo ci ha fermato all’aeroporto un finanziere, che diceva: ‘Per colpa vostra mia moglie ha abortito’ e ci fece tutta una scena. Noi gli dicemmo che non avrebbe dovuto far vedere questo film a una donna incinta all’ultimo mese, però sai, magari aveva abortito perché stava male.”
Quentin Tarantino: “Un film esaltante”

Come scrive Indiewire, in occasione della sua partecipazione al PaleyFest NY 2020, Quentin Tarantino raccontò della prima volta che aveva visto Profondo Rosso, al cinema, intorno ai 14-15 anni.
“Andai a vederlo al cinema da solo, e questo prima ancora di sapere chi fosse Dario Argento. Non sapevo nemmeno che fosse un film italiano. Vado a vederlo e ci sono questi omicidi terribili, uno dopo l’altro, con un sadismo totale. Non solo un’enorme quantità di sangue, ma anche la colonna sonora più assordante che avessi mai sentito in un film, che ti colpisce senza sosta. Una donna ustionata a morte! È stato tipo: ‘Wow, questo film è davvero tosto,’ ma era esaltante. Assolutamente esaltante.”