Titolo episodio: The Black Queen. La serie: House of the Dragon (id.) del 2022. Regia di: Greg Yaitanes. Cast: Olivia Cooke, Rhys Ifans, Fabien Frankel.
Genere: Fantasy, drammatico. Durata 56 minuti. Dove lo abbiamo visto: su Sky/NOW, in lingua originale.
Trama: La notizia della morte di Viserys e della proclamazione del nuovo re Aegon arriva alle orecchie di Rhaenyra e Daemon Targaryen. Le conseguenze cambieranno la storia di Westeros.
Mentre scorrono i titoli di coda, gli ultimi di questa stagione, di House of the Dragon non possiamo fare a meno di lasciar parlare una scarica di adrenalina che scuote il nostro corpo. Non possiamo ignorare le pulsazioni accelerate del nostro cuore e quella sensazione di vuoto che strizza la pancia. La serie HBO creta da Ryan Condal e George R. R. Martin ha chiuso la sua prima annata e l’ha fatto confermando una propria identità che via via nel corso della stagione ha saputo costruire, coinvolgendo sempre più soprattutto nella sua seconda metà. Questo decimo episodio, dal titolo The Black Queen, raccoglie i frutti di quanto seminato nelle settimane precedenti, chiudendo quello che – col senno di poi – possiamo definire un lungo prologo agli eventi che tanto abbiamo atteso. Infatti, sin dai primi episodi, si percepiva una tensione sempre più crescente, una rottura di una pace che, con la morte di Viserys, il re che fino all’ultimo ha provato a tenere unita la famiglia (e quindi il regno), era destinata a finire.
Ed è proprio di destino che si parlerà in questa recensione di House of the Dragon 1×10, finale di stagione denso di emozioni e spettacolo, che lascerà tutti gli spettatori a bocca aperta. Con un climax eccezionale (di cui, però, non vi parleremo per evitare gli spoiler), House of the Dragon si porge a noi inchinandosi, prendendosi tutti gli applausi che merita. Lasciandoci in attesa di una seconda stagione che ora non vediamo l’ora arrivi.
Una trama scelta dal destino
Era solo questione di tempo prima che la notizia dell’incoronazione del nuovo re giungesse alle orecchie di Rhaenyra e Daemon Targaryen. La vera erede al Trono di Spade, la figlia preferita di Viserys, la donna il cui percorso è sempre stata ostacolato dal sistema maschile, ora può solo accettare il corso degli eventi. Ma il sangue dei Targaryen ribolle. A un Daemon pronto a scendere sul piede di guerra, Rhaenyra preferisce la moderazione, la strategia alla rabbia, anche se non tutto andrà come previsto. Nasceranno i primi conflitti, interni alla casata ma anche esplicitati attraverso messaggeri e una diplomazia zoppicante, dando così avvio a una danza macabra che verrà ricordata come la Danza dei Draghi.
I personaggi di House of the Dragon non si creano il loro destino. È lo stesso destino a scegliere loro: le profezie e i sogni mal interpretati cambiano il corso della storia; le tempistiche con cui vengono narrate le notizie possono lasciare profonde cicatrici a chi le ascolta; il caos della natura, incapace di seguire l’ordine stabilito dagli uomini, emerge in tutta la sua potenza. Un caos a cui nessuno può sottrarsi (nemmeno chi sembra il più consapevole e autoritario delle proprie azioni) e che sembra davvero l’unico vero regnante dei Sette Regni. Lo si nota dai dettagli, come la presenza di un re che ha bisogno dell’anziano Maestro per leggere un semplice messaggio, un analfabeta seduto sul trono che conosce solo il linguaggio della spada e dei matrimoni combinati. House of the Dragon vive di questi particolari, gettando un’ombra di imprevedibilità mortifera sopra tutti i personaggi.
Un cast che fa la differenza
Con parecchi salti temporali, uno dei quali capaci di cambiare letteralmente volto alle protagoniste, e una narrazione che ha preferito concentrarsi sugli eventi senza allungare troppo i ritmi del racconto, la prima stagione di House of the Dragon ha puntato tutto su due aspetti: una grande cura nella messa in scena (di cui parleremo tra poco) e la scelta di un azzeccato cast che sorregge tutto il peso emotivo del racconto. Non che ce ne fosse ancora una volta bisogno (nella recensione dell’ottavo episodio già risultavamo sbigottiti dalle capacità recitative dell’ensemble scelto), ma The Black Queen conferma lo straordinario talento dei protagonisti. E non parliamo solo di Matt Smith ed Emma D’Arcy, ormai talenti riconosciuti, capaci di dire tantissimo con un solo sguardo o nel modo in cui pronunciano le battute, ma anche dei giovanissimi attori come Elliot Grihault ed Ewan Mitchell. Insieme contribuiscono a creare un mondo vivo e vero, assolutamente credibile, dove mai si percepisce la finzione attoriale. In questo House of the Dragon sembra dare parecchie piste alla serie madre, dove questo livello di recitazione non veniva quasi mai raggiunto, e che contribuisce al fascino ammaliante dell’opera.
Uno spettacolo visivo (quasi) sempre appagante
Lascia un po’ l’amaro in bocca, quindi, notare come non sempre l’estetica visiva venga supportata a dovere, complice una CGI altalenante che esplicita la dimensione televisiva, nonostante la volontà di scardinare i confini del piccolo schermo. In certe occasioni le incertezze digitali saltano all’occhio rompendo un equilibrio coeso e convincente. Paradossalmente, nelle stesse sequenze, invece, si possono trovare momenti visivi di una bellezza che lascia stupefatti: potenti, magistrali, sorprendenti. Gli ultimi dieci minuti dell’episodio sfidano e vincono lo spettatore più freddo e distante, coinvolgendolo a dovere grazie a scelte di regia che meritano solo applausi a scena aperta e che infiammano una narrazione già tesa ed esplosiva.
A questo punto, basta solo un ultimo primo piano verso uno dei protagonisti per regalare l’emozione più forte della stagione, far percepire che niente sarà più come prima, giustificare quello che verrà e che non vediamo l’ora di vedere. Nonostante la sua dimensione di serie minore che fino a questo momento sembrava confermare, House of the Dragon ha spiccato il volo definitivo proprio alla fine, con una narrazione lineare, scevra di salti temporali e nuovi status quo. La complessa struttura della stagione è riuscita a donare la semplicità ora necessaria e appagante. Che si aprano le danze, non possiamo far altro che ballare ormai.
La recensione in breve
Il decimo episodio di House of the Dragon (1x10) raccoglie i frutti dell'intera stagione, coinvolgendo lo spettatore con un finale emotivamente forte. Il cast fa davvero la differenza contribuendo alla creazione di un mondo vivo e vero. Peccato che la CGI sia parecchio altalenante: a tratti sconnessa dalla qualità visiva della serie, a volte capace di regalare scene maestose e indimenticabili. Un finale di stagione che non lascerà indifferenti e che rende faticosa l'attesa per il prossimo ciclo di episodi.
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