Negli ultimi anni, sulle nostre piattaforme preferite come Netflix, abbiamo assistito ad un proliferare incredibile di documentari, programmi e serie tv e film su serial killer e criminali in genere, spesso tratti da storie vere. Ma perché piacciono così tanto e hanno successo? Il genere true crime ha sempre affascinato il pubblico e c’è anche una spiegazione psicologica su questo fenomeno.
Da un punto di vista psicologico, questa grande ri-scoperta del genere true crime è da attribuire alla fascinazione dell’Ombra, come direbbe Carl Gustav Jung, il famoso psicanalista svizzero. L’Ombra rappresenta il lato sconosciuto di noi stessi, ovvero dei pezzi della nostra personalità che si trovano nel nostro inconscio. Ma perché sono lì? Di solito, si tratta di componenti del nostro essere che non ci piacciono e che la nostra mente, per difesa, ci nasconde.
Il fascino dei cattivi è indiscutibile: pensate ai villain Disney della nostra infanzia e ai veri cattivi delle nostre storie da adulti. È impossibile non provare attrazione per loro, nonostante le malefatte. Inoltre, a questa fascinazione per le loro azioni, si aggiunge la caratura del personaggio interpretato dall’attore. I grandi cattivi sono interpretati spesso da attori molto belli dal punto di vista estetico (recentemente, Evan Peters nella serie su Jeffrey Dahmer) e molto, ma molto talentuosi, dal punto di vista attoriale. Impossibile dimenticare il Joker di Jack Nicholson nel Batman (1989) di Tim Burton.
Quando si è al cinema o si vede una serie tv, lo spettatore si immedesima il più possibile con il protagonista o con qualche personaggio secondario. Questo fenomeno avviene però anche con gli antagonisti: lo spettatore riversa la sua Ombra sul personaggio malvagio che vede e si libera delle emozioni negative connesse a quel modo di fare. Sulla scia di questo vissuto, parliamo di quello che viene definito guilty pleasure: chi non ha mai scherzato con le battute di Meryl Streep ne Il Diavolo veste Prada di David Frankel (2006)? La sua Miranda Priestley è entrata nella mente e nelle nostre simpatie pur essendo un personaggio da evitare (specialmente se siete una nuova stagista) e da non imitare.
(Francesco Marzano è psicologo, psicoterapeuta e psicodrammatista, si occupa di rapporti tra psicologia e cinema e dell’impatto sugli spettatori.)