Il film: Harry Potter e il principe mezzosangue (Harry Potter and the Half-Blood Prince), 2009. Regia: David Yates. Cast: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Bonnie Wright, Helena Bonham Carter, Jim Broadbent, Robbie Coltrane, Warwick Davis, Tom Felton, Michael Gambon, Alan Rickman, Maggie Smith, Timothy Spall, David Thewlis, Julie Walters.
Genere: fantastico, avventura. Durata: 153 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Harry Potter viene reclutato da Albus Silente per indagare su un mistero che potrebbe spiegare il modo di sconfiggere Voldemort una volta per tutte.
Dopo quello che probabilmente è il peggior capitolo della saga principale del franchise, la Warner Bros. ha comunque riconfermato David Yates come regista per il seguito (e, come si è scoperto in seguito, per tutto il resto del Wizarding World sullo schermo almeno fino al 2022), ma questa volta con il ritorno di Steve Kloves alla scrittura. Una strategia che però non è bastata per risollevare del tutto le sorti di un film da cui, col senno di poi, anche il protagonista Daniel Radcliffe ha preso le distanze (egli sostiene di essere stato palesemente affetto dai suoi problemi di alcolismo in alcune scene, ragion per cui la sua recitazione sarebbe più monocorde del solito). Un terzultimo viaggio a Hogwarts di cui parliamo nella nostra recensione di Harry Potter e il principe mezzosangue.
La trama: frammenti di anima
Voldemort sta espandendo sempre di più il suo impero malvagio, e con Lucius Malfoy in prigione tocca al figlio Draco farsi valere agli occhi del mago oscuro. Questi gli affida un incarico importante ma pericoloso, il che spinge la madre del ragazzo a chiedere aiuto a Severus Piton, facendogli giurare che aiuterà Draco a portare a termine la missione. Anche Harry Potter ha una missione da compiere, su richiesta di Albus Silente: questi avrebbe infatti scoperto, o per lo meno intuito, un dettaglio importante che consentirà all’Ordine della Fenice di sconfiggere Voldemort una volta per tutte. Per arrivare alla risposta definitiva sarà prima necessario visitare i ricordi del preside, che anni addietro ebbe Tom Riddle come alunno, e anche quelli di Horace Lumacorno, ex-professore che torna ad insegnare eccezionalmente su richiesta di Silente, riprendendosi la sua vecchia disciplina: pozioni. E Piton? È finalmente riuscito a diventare l’insegnante di difesa contro le arti oscure…
Il cast: piccoli maghi cattivi crescono
Il cast principale è quello di sempre, con la notevole aggiunta di Jim Broadbent nei panni Lumacorno (era inizialmente previsto che apparisse anche Bill Nighy, ma la sua parte è stata tagliata e rimandata al film successivo). In questa sede acquisisce maggiore importanza Tom Felton, da sempre perfettamente viscido e al contempo piagnucoloso nel ruolo di Draco Malfoy. Esclusi frammenti d’archivio, questo è l’unico lungometraggio successivo al quarto in cui non appare Ralph Fiennes, ma la sua presenza è comunque intuibile tramite una fortunata scelta di casting per i flashback: è infatti suo nipote, Hero Fiennes-Tiffin, a interpretare un undicenne Tom Riddle, già dotato dei poteri che lo porteranno ad abbracciare la sua identità oscura e diventare Lord Voldemort.
Harry Potter e l’adattamento sbrigativo
Se nel film precedente la qualità altalenante della trasposizione della prosa di J.K. Rowling si poteva attribuire al cambio della guardia per la sceneggiatura, qui rimane l’impressione che, al netto di una generosa durata di due ore e mezza, il tutto sia stato oggetto dello stesso approccio frettoloso, con l’intenzione di arrivare il più rapidamente possibile al gran finale, lui invece suddiviso in due lungometraggi per dare il giusto respiro all’ultima avventura di Harry, Ron e Hermione. Certo, rispetto al quinto episodio c’è qualche spinta vitale in più, anche grazie alla fotografia di Bruno Delbonnel (candidato all’Oscar per il suo contributo all’identità visiva del film), ma è il minimo indispensabile all’interno di un meccanismo che, con la decisione di omettere gran parte degli elementi non strettamente legati alla trama principale, penalizza quelli che sulla carta sarebbero alcuni dei momenti più forti della saga. Basti pensare al fatto che il principe mezzosangue del titolo nella transizione dalla carta al cinema è diventato praticamente una postilla…
La recensione in breve
Pur senza le cadute di ritmo del film precedente, il sesto episodio ripete l'errore di voler arrivare il più rapidamente possibile alla fine, in vista dell'epica conclusione della battaglia fra Harry Potter e Lord Voldemort.
-
Voto CinemaSerieTV