La serie: L’infermiera, del 2023. Creato da: Kasper Barfoed. Cast: Fanny Louise Bernth e Josephine Park. Genere: crime, thriller. Durata: 50 minuti ca./4 episodi. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa su Netflix.
Trama: Pernille è una nuova infermiera all’ospedale di Nykøbing Falster, e viene affiancata alla veterana Christina. Le due fin da subito vanno molto d’accordo, ma presto Pernille si accorge che nella collega c’è qualcosa di strano…
Quello degli angeli della morte è un soggetto che negli ultimi anni è stato al centro di diversi prodotti crime di successo, un esempio fra tutti The Good Nurse con Jessica Chastain e Eddie Redmayne. Sempre su Netflix arriva un’altra storia vera, questa volta ispirata a un caso che nel 2015 ha sconvolto la Danimarca: Christina Aistrup Hansen è stata accusata dell’omicidio di diversi pazienti dell’ospedale in cui lavorava come infermiera, il Nykøbing Falster; è stata prima protagonista di un libro scritto da Kristian Corfixen e poi della miniserie prodotta quest’anno dal colosso dello streaming.
Come vedremo in questa recensione de L’infermiera, la miniserie pone al centro della vicenda tanto Christina quanto la collega che ne scoprì le terribili malefatte e arrivò a denunciarla, racconta l’ambiente in cui le due lavoravano (in cui i crimini della donna non vennero a galla per molto tempo anche per una certa omertà tra medici e infermieri) e le difficoltà vissute giorno per giorno da chi lavora in ospedale. La narrazione si divide tra il 2012, anno in cui la donna portò a termine l’omicidio di un paziente, Arne, e il 2015, in cui viene scoperta dopo innumerevoli altri delitti e poi arrestata: si tratta di una storia a suo modo particolarmente interessante e coinvolgente, anche se forse la struttura a miniserie non gli è del tutto congeniale. In certi punti la trama sembra trascinarsi e il ritmo si fa meno calzante, sarebbe quindi bastata la durata di un film per raccontare questa storia in maniera più efficace.
La trama: l’angelo della morte danese
La serie procede su due piani temporali diversi, il 2012 e il 2015 (a cui viene dato decisamente più spazio): seguiamo da una parte l’omicidio di Arne e i tentativi di suo fratello di trovare giustizia, e dall’altra l’arrivo a Nykøbing Falster di Pernille Kurzmann Larsen (Fanny Louise Bernth), nuova infermiera che viene affiancata a Christina (Josephine Park) nei suoi primi giorni di lavoro. Le due mostrano inizialmente una grande affinità e si trovano benissimo insieme: Christina è esperta e capace, e aiuta Pernille a districarsi nelle mille difficoltà del Pronto Soccorso.
Con il tempo, però, la nuova arrivata si accorgerà che in Christina c’è qualcosa di strano: l’infermiera mente anche sulle questioni più triviali pur di stare al centro dell’attenzione e sembra desiderare che i suoi turni siano il più movimentato possibile, pur di ricevere complimenti per aver salvato i pazienti da situazioni critiche. Da qui ad accorgersi che forse è lei stessa a mettere in pericolo la vita delle persone per Pernille il passo sarà estremamente breve, e l’infermiera dovrà cercare di dimostrare che i suoi terribili sospetti siano fondati, mettendo però così a rischio lavoro e carriera.
Una storia che poteva essere condensata
Come vi anticipavamo in apertura, L’infermiera è una serie piuttosto intrigante e ben sviluppata, l’unico problema è che in certi momenti il ritmo vacilla e per questo la struttura a miniserie non ci è sembrata la più adatta per raccontare una storia come questa. Si sarebbe potuto condensare il tutto nella durata di un lungometraggio e comunque si avrebbe avuto il giusto tempo per approfondire la vicenda e coinvolgere lo spettatore.
Anche le motivazioni di Christina avrebbero meritato uno sviluppo diverso: la sceneggiatura riserva uno spazio particolare al personaggio di Pernille, necessario per dare il giusto peso alle difficoltà e alle scelte che è costretta a compiere, ma finisce per trascurare un po’ Christina. Ci viene fatto capire che potrebbe soffrire della sindrome di Münchhausen per procura, porta infatti spesso la figlia all’ospedale e inventa per lei malesseri inesistenti, ma di questo non ci viene detto molto di più, lasciandoci con la curiosità di comprendere meglio il suo personaggio.
Un’ottima coppia di protagoniste
Tanto Josephine Park come Fanny Louise Bernth reggono bene sulle loro spalle la narrazione, entrambe funzionano particolarmente bene nei ruoli: la prima da vita ad un personaggio ambiguo, forte e a suo modo affascinante, la seconda a una donna estremamente motivata – a dispetto delle sue fragilità – a ottenere giustizia. Il resto del cast rimane sullo sfondo, ma questa scelta non pesa allo spettatore, che è comunque più interessato alle dinamiche che si instaurano tra le due protagoniste.
L’infermiera è una miniserie ben riuscita che racconta un caso veramente sconvolgente, e che costituisce una buona aggiunta per il fornitissimo catalogo crime di Netflix.
La recensione in breve
La serie dedicata al caso reale di Christina Aistrup Hansen è ben strutturata e coinvolgente, peccato per il ritmo che a tratti vacilla: sarebbe bastato un film per raccontare questa storia piuttosto che una miniserie.
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Voto CinemaSerieTV.it