Il film: Samaritan, del 2022. Regia di Julius Avery, Cast: Sylvester Stallone, Pilou Asbæk, Javon Walton
Genere: azione, durata: 99 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Prime Video, in lingua originale.
Trama: Un tempo ci fu un epico scontro tra due uomini dotati di innati poteri, simili a divinità e come tali rispettati: Samaritan e Nemesis. Dopo un’ultima epica battaglia finale, dei due non si seppe più nulla. Molti anni dopo il giovane Sam si muove nella città alla ricerca del suo eroe Samaritan, convinto che sia ancora vivo.
Samaritan, disponibile dal 26 agosto su Prime Video, è un’opera dalla storia produttiva piuttosto travagliata. Il progetto nasce nel 2019, quando MGM e Balboa Productions (la casa di produzione di Sylvester Stallone), acquisiscono i diritti dell’omonimo script di Bragi Shut, già sceneggiatore di Escape Room e de L’ultimo dei Templari. Una volta confermato il ruolo di Stallone come protagonista viene ingaggiato Julius Avery come regista, conosciuto per aver diretto Son of a Gun e Overlord. Le riprese, previste per il 2020, subiscono però uno stop quasi immediato a causa della pandemia. L’uscita del film, di conseguenza ha subito poi vari rinvii, fino a che la MGM è stata poi acquisita da Amazon, fattore che ha portato da una parte a un ulteriore slittamento e, poi, all’uscita streaming su Prime Video.
Fin dalle prime immagini rilasciate l’impressione era di un tentativo di Stallone di inserirsi nel filone supereroistico. Non un’esperienza esattamente nuova. Negli ultimi anni Sly ha partecipato con piccoli ruoli a cinecomics come Guardiani della Galassia 2 e The Suicide Squad. Senza contare quando nel 1995 diede corpo all’adattamento cinematografico del Giudice Dredd. Con Samaritan però l’impressione era differente. Ovvero che stesse provando a dar vita a un suo progetto in grado di aprirgli le porte a un pubblico nuovo, più giovane e diverso. Tentativo riuscito? Non proprio, come vedremo nel resto della recensione di Samaritan.
Una trama lineare
Samaritan si apre con una voce fuori campo che racconta avvenimenti di molti anni prima e le immagini che mostrano Nemesis e Samaritan, fratelli con poteri sovrannaturali, che si scontrano in un’epica battaglia. Il primo vuole dar vita a una società anarchica e violenta mentre il secondo, come ovvio, tenta di fermarlo. Di entrambi, dopo un’enorme esplosione, non si sa più nulla. Al termine dell’introduzione il film torna al presente e seguiamo il piccolo Sam (Javon Walton) che è convinto che il suo mito Samaritan sia ancora vivo. Anzi, che sia il signor Smith (Sylvester Stallone), l’anziano uomo che vive nel suo palazzo. Sam cercherà le prove per dimostrarlo; sullo sfondo una città grigia, in cui i simboli dei due sovrumani vengono utilizzati come tag sui muri e una gang che vuole riportare in vita il sogno di Nemesis.
Samaritan più che un film sui supereroi assomiglia molto a Last Action Hero – L’ultimo grande eroe. In questo caso però Sam, a differenza di Danny (il protagonista del film di McTiernan), non deve entrare in un film e quindi in un mondo fantastico per trovare il suo eroe. Lo ha letteralmente nel palazzo di fronte a casa sua. La seconda differenza è che il film sceneggiato da Shane Black si prendeva molto meno sul serio e anzi fungeva da parodia di tutto il genere. Samaritan, nella sua storia piuttosto lineare, cerca invece un tono molto più impostato e quasi cupo. E se nella prima parte riesce a funzionare grazie a un bel rapporto tra Sam e il signor Smith, nella seconda, all’arrivo dell’azione, subentrano anche tutti i problemi.
Una messa in scena “digitale”
Come dicevamo la pecca maggiore del film non risiede nella storia raccontata. Nella sua semplicità tutto funziona egregiamente, compresi i colpi di scena. Molto lo si deve a Stallone, ormai perfettamente a suo agio quando si tratta di interpretare un vecchio burbero solitario. I problemi risiedono tutti nella messa in scena che a tratti rasenta il disastro. In particolare possiamo riscontrare un eccesso di CGI non supportata però da un budget adeguato, con il risultato di un effetto posticcio ed eccessivamente finto. La criticità principale però risiede nell’idea stessa dietro alle scelte fatte e al target individuato.
Un film con Sylvester Stallone, per quanto si possa puntare in un allargamento vendendolo come un titolo supereroistico, difficilmente avrà un pubblico non interessato all’action e non aggiornato nell’evoluzione del genere.
Il problema dell’azione
E gli ultimi dieci anni di film d’azione occidentale hanno intrapreso una strada totalmente differente da Samaritan. Pensiamo per esempio ai titoli nati dal lavoro di Chad Stahelski e David Leitch come John Wick, Atomica Bionda e Io sono nessuno. Film in cui la CGI viene quasi messa da parte per dare risalto a effetti speciali non digitali, a coreografie e agli stunt. Anche come film sui supereroi Samaritan incontra grandi limiti a livello di worldbuilding, di mancanza di creazione di un vero mito, di uno stile chiaro e definito in un’epoca in cui il genere è già inflazionato.
In particolare non sfruttare Sylvester Stallone con il suo carisma e il suo corpo, pensando all’età, ancora poderoso suona come un’occasione persa. Perché Samaritan aveva tutte le possibilità, con minime correzioni allo script e una differente scelta stilistica, di diventare un piccolo cult di genere.
La recensione in breve
Samaritan rappresenta un nuovo tentativo di Sylvester Stallone di allargare il suo pubblico, andando a cercare fortuna nel genere supereroistico. Il risultato è un'occasione sprecata e che ha il sapore di un film uscito fuori tempo massimo.
- Voto CinemaSerieTv