Saturno contro di Ferzan Özpetek è considerato a buon diritto uno dei film più intimi e compiuti del regista turco, naturalizzato italiano. Uscito nel 2007, il lungometraggio è stato accolto calorosamente, dopo il mezzo flop di Cuore sacro, che aveva un po’ raffreddato gli animi rispetti ai palpitanti Le fate ignoranti del 2001 e La finestra di fronte del 2003. Merito di un racconto corale, in cui si ritrovano tutti gli elementi chiave della poetica dell’autore, in primis il ruolo salvifico dell’amicizia. Un legame se possibile ancora più potente di quello di famigliare. La storia è quella di un gruppo di amici romani che deve affrontare l’elaborazione del lutto per la morte di uno di loro.
Non a caso, il Saturno contro del titolo, che ne racchiude in toto il significato è il pianeta che rappresenta le prove più difficili da superare. E quando si trova in opposizione, sfida tutte e tutti noi ad affrontare gli irrisolti della nostra esistenza, per diventare finalmente grandi. Tra una riflessione sullo zodiaco e dialoghi a cuore aperto, Özpetek confeziona un film riconoscibile e personale. Tutto giocato sull’accettazione di qualcosa che pur essendo parte della vita rappresenta sempre il cimento per eccellenza dell’essere umano: ecco quello che secondo noi è il significato del film e la spiegazione del finale di Saturno contro.
Saturno contro tutti
Il protagonista di Saturno contro è Davide, interpretato da Pierfrancesco Favino, uno scrittore di favole attorno a cui gravita una comunità variegata di amiche e amici. A partire dal compagno Lorenzo (Luca Argentero), un giovane che a dispetto della sua età ha ben chiari i valori della vita. Per arrivare alla coppia formata da Antonio (Stefano Accorsi) e Angelica (Margherita Buy). Bancario lui, e amante della fioraia Laura (Isabella Ferrari), psicologa antifumo lei, entrambi vittime di un matrimonio senza amore. Poi c’è un’altra coppia formata dall’interprete Neval (Serra Yilmaz) e dal marito poliziotto Roberto (Filippo Timi). Del gruppo fanno parte anche l’ex di Davide, Sergio (Ennio Fantastichini) e Roberta (Ambra Angiolini), una ragazza appassionata di astrologia e con seri problemi di dipendenza dalla droga.
Crescere nel dolore
La loro vita scorre serena, fino a quando non arriva una tragedia imprevista a sparigliare le carte. E per così dire Saturno si “diverte” a cambiare in corsa le regole del gioco. Durante una cena, infatti, Lorenzo viene colpito da un’aneurisma e muore poco dopo. La sua morte getta l’intero gruppo nella disperazione. Tutto quello che prima sembrava certo, assume contorni più sfumati. Allo stesso tempo, però, tutte e tutti si sentono obbligati a fare chiarezza sulla propria vita. Così, Antonio rivela il suo tradimento ad Angelica. Roberta cerca di intraprendere un percorso di disintossicazione, mentre Sergio fa il punto sulla sua esistenza. Accompagnato da Paolo (Michelangelo Tommaso), un bisessuale che ancora non sa quale sia la sua identità.
Una partita con la vita
Per trascorrere qualche giorno di tranquillità, il gruppo di amici si ritrova così nella villa al mare di Davide. Che, com’è naturale che sia, è la persona che soffre più di tutte per la morte del compagno. Lo scrittore pensa addirittura al suicidio, ma a un passo dal compiere il gesto, rinuncia come fosse trattenuto da una spinta a vivere. L’uomo, soverchiato dal dolore, ma finalmente uscito da quel torpore insopportabile, esplode in un pianto disperato. Libero da un peso, torna così indietro a casa e si siede al tavolo da ping pong. Un nuovo giorno sta per partire.
Poco alla volta, amiche e amici raggiungono Davide. In testa c’è Antonio che lo sfida simpaticamente a giocare una partita. Dopo il dolore, la vita può ricominciare. Davide e soci approfittano di quel momento di leggerezza per ritrovare quella serenità perduta, tra risate e abbracci. Ad Antonio è affidata la frase conclusiva del film. Felice di vedere Davide circondato dall’affetto della sua vera famiglia, auspica che la vita possa rimanere così per sempre. “Anche se il per sempre non esiste“. Özpetek mostra allora il tavolo da gioco vuoto.