Il film: Ultima chiamata per Istanbul, 2023. Regia: Gönenç Uyanık. Cast: Kıvanç Tatlıtuğ, Beren Saat. Genere: Romantico. Durata: 91 minuti. Dove l’abbiamo visto: Netflix.
Trama: Due sconosciuti s’incontrano all’aeroporto di New York davanti al nastro trasportatore dei bagagli. Lui la guarda e sembra essere immediatamente attratto dalla giovane donna che attende trepidante la sua valigia gialla. Tra di loro solo degli sguardi sfuggenti, tipici di chi non si conosce e non sarà destinato a farlo. Nonostante questo, però, sembra che tra i due sia scattata una piccola scintilla che prende sempre più forza quando il giovane uomo decide di correre in soccorso della bella sconosciuta in difficoltà.
La donna, infatti, ha dei problemi con la sua valigia, presa per errore da un altro passeggero. Al suo interno ci sono borsa e soldi. Il che vuol dire che deve essere subito ritrovata altrimenti non può sostenere un importante colloquio per la sua carriera. Da questo incipit, dunque, sembra iniziare una classica storia romantica che, però, un passo alla volta, si svelerà essere ben altro. Iniziando proprio dai nomi dei due protagonisti che sono ben diversi dall’essere Samantha e Ryan.
Se state cercando una rom-com capace di coinvolgere con inequivocabile atmosfera romantica ma mai stucchevole e, oltretutto, in grado di stupire con uno stile del racconto adulto Ultima chiamata per Istanbul è il titolo giusto da selezionare. Inserito sulla piattaforma streaming di Netflix dal 24 novembre, si prepara a confermare la qualità delle ultime produzioni turche, che sembrano aver raggiunto un buon livello non solamente per quanto riguarda l’aspetto tecnico ma anche quello narrativo.€€
A consolidare il successo che questa commedia romantica sembra destinata ad avere, poi, c’è anche la presenza di Kıvanç Tatlıtuğ. Già protagonista di la serie tv La ragazza e l’ufficiale e considerato il Brad Pitt turco, l’attore per l’occasione recita accanto a Beren Saat, una tra le interpreti già richieste dal suo paese. Almeno per un certo punto. Due protagonisti con esperienza che, come vedremo nella recensione di Ultima chiamata per Istanbul, sono pronti a lasciarsi sconvolgere dal fascino di New York e, sopratutto, dalla possibilità di afferrare una seconda possibilità riflettendo sullo spazio che intercorre tra l’io e il noi.
Trama: L’amore perfetto non esiste
Nell’immaginario romantico pochi eventi hanno più potere evocativo dell’incontro fortuito con un perfetto sconosciuto di bell’aspetto, dall’animo romantico e privo di qualsiasi istinto omicida. Se a questo, poi, si aggiunge anche una natura cavalleresca ma non invadente, oltre all’innegabile potenziale di New York, ecco servito il perfetto sogno romantico.
Ed è esattamente quello che i due protagonisti sembrano pronti a vivere, incrociando i loro sguardi per due fugaci momenti, di fronte il nastro trasportatore dei bagagli in aeroporto. Lui è un musicista, considerando la chitarra che ha con sé. Lei, invece, è preoccupata di aver perso la sua preziosa valigia gialla. Al suo interno, infatti, c’è la borsa, i soldi e alcuni modelli di accessori per spose necessari per affrontare un colloquio importante.
La perdita del bagaglio, dunque, diventa l’elemento narrativo che innesca tutti gli eventi che verranno e destinati a mischiare velocemente le carte in tavola. Come un perfetto cavaliere, infatti, lui decide di aiutarla. Il fine, ovviamente, è conoscerla meglio e passare più tempo possibile insieme. Nonostante questo, però, chiarisce immediatamente che le sue intenzioni sono onorevoli visto che è sposato e non ha nessuna intenzione di tradire sua moglie. Anche lei, però, ha un marito che l’aspetta ad Istanbul, città da cui provengono entrambi.
A questo punto, dunque, non rimane che ipotizzare la nascita di un’improvvisa passione che li porterà a mettere in discussione le scelte precedenti. Peccato che l’ipotesi sia errata. I due, infatti, decidono di alloggiare nello stesso albergo e di passare una serata insieme per le vie di New York senza, però, nessun tipo d’impegno. Il giorno successivo, infatti, non si scambieranno numeri né contatti social. Anche i loro nomi, Samantha e Ryan sono del tutto fittizi.
E, in realtà, non ha alcuna importanza sapere effettivamente la verità riguardo le loro identità. Più essenziale è la riflessione che mettono in atto, sotto lo sguardo distratto della città, riguardo il significato dell’amore, il concetto di coppia e, soprattutto, il valore del matrimonio come progetto a due e forma suprema di condivisione. Quello che ne deriva, dunque, è la consapevolezza che l’amore perfetto non esiste, fortunatamente. Al suo posto ci sono rapporti assolutamente imperfetti, come quello dei due protagonisti, che lotta per cercare ancora la forza di sopravvivere e, soprattutto, per considerare il noi un’opzione valida.
Lui e lei, gli archetipi stravolti
Il valore principale di questo film risiede soprattutto nella capacità di utilizzare dei modelli stilistici classici del genere per poi andare a sovvertire il tutto. Una tecnica narrativa che parte proprio dai due protagonisti. Dal loro primo incontro in aeroporto, infatti, sembrano identificare gli archetipi perfetti della classica e assolutamente prevedibile storia d’amore. Lei è sola e in difficoltà, lui e risolutivo e cavalleresco. Così, immersi nei modelli narrativi imposti del vecchio richiamo “donzella in pericolo”, arrivano in un albergo dalle atmosfere oniriche, quasi fuori dal tempo. Ed è in questo luogo, o meglio nel roofbar, che avviene un vero e proprio twist di personalità.
Come una novella Cenerentola, infatti, la giovane donna indossa un abito seducente trovato casualmente e con esso una sicurezza ed autonomia nascosta fino a quel punto. Da quel momento, infatti, è lei a mostrare la personalità dominante e a guidare lui, dubbioso e spesso reticente, verso la scoperta del mondo al di fuori del loro albergo. I ruoli, dunque, s’invertono drasticamente mostrando quanto poco scontato e indubbiamente più coinvolgente possa essere l’intreccio romantico quando si lascia guidare l’elemento femminile pronto a mettersi in gioco e a stupire con un’irrefrenabile voglia di vivere.
Il senso della coppia
Attraverso la loro lunga notte newyorkese i due protagonisti iniziano a mettere le carte in tavola riguardo le loro identità in un doppio racconto incrociato della stessa esperienza. In questo modo, dunque, si comprende come non siano assolutamente estranei ma il loro incontro newyorkese serva a rispondere ad una questione ben precisa: se s’incontrassero una seconda volta s’innamorerebbero di nuovo?
La risposta non è assolutamente importante. Decisamente fondamentale, invece, è la riflessione sulla coppia che ne scaturisce. In modo particolare i due personaggi hanno il compito di posizionare sul tavolo due visioni completamente opposte che, non mettendo in discussione l’amore, evidenziano una difficoltà nel percorrere la stessa strada. Ed anche in questo caso è il femminile a vestire il ruolo detonante. Quello, per intenderci, che pone la questione dell’io all’intero di un noi. E, più precisamente, quanto si è disposti a rinunciare della propria individualità per creare un insieme? La questione rimane aperta e poco importa quello che decidono di fare i due protagonisti. Alla fine del film si ha la consapevolezza che l’amore è una questione personale e tutt’altro che immutabile. E va benissimo così.
La recensione in breve
Ultima chiamata per Istanbul è una commedia romantica che conosce alla perfezione le regole del genere e riesce, proprio per questo, riesce a sovvertirle tutte. In questo senso, dunque, si va delineando un racconto che esula da atmosfere stucchevoli ma che, invece, si concentra sulla su una riflessione più concreta e realistica della coppia. Un percorso, dunque, che mette in evidenza la difficoltà di modulare le esigenze dell'io con quelle del noi.
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