Uscito nelle sale nel 2002, Unfaithful – L’amore infedele, remake americano del francese Une femme infidèle di Claude Chabrol, si è fatto notare soprattutto per la performance di Diane Lane, candidata all’Oscar per il suo ruolo di moglie fedifraga, e per il suo essere il ritorno del regista inglese Adrian Lyne ai territori del thriller erotico (e la sua terza incursione nel tema del tradimento coniugale). Un ritorno in più di un senso, poiché anche questa volta, come gli era già capitato nel 1987, il cineasta ha dovuto fare i conti con le esigenze della produzione che non sempre coincidevano con la sua visione artistica. Proviamo a chiarire come con la nostra spiegazione del finale di Unfaithful – L’amore infedele. N.B. Questo articolo contiene spoiler non solo per Unfaithful, ma anche per Attrazione fatale.
Cosa succede nel finale di Unfaithful – L’amore infedele
Dopo aver scoperto che la moglie Connie lo tradisce, Edward Sumner va a casa dell’amante di lei, Paul, e lo uccide (ironia della sorte, proprio mentre Connie sta lasciando un messaggio alla segreteria telefonica dove pone fine alla tresca). Qualche tempo dopo, Connie scopre che Edward era al corrente della relazione e potrebbe aver avuto a che fare con la scomparsa di Paul, e i due coniugi si confrontano sui rispettivi comportamenti, con Edward che rivela che in realtà avrebbe voluto uccidere lei e non l’amante. Lui dichiara poi di volersi costituire, ma la moglie sembra convincerlo a dare una seconda chance a una vita normale. Rientrando a casa dopo un evento a cui erano stati invitati, Connie immagina che potrebbero espatriare e vivere sotto falso nome. Edward dice che suona bene come idea, e poi consola la moglie che è in lacrime, con l’inquadratura finale che svela che la loro macchina si è fermata davanti a un commissariato.
Lo studio infedele (al copione)
A colpire di quel finale è soprattutto come ci si sia arrivati in termini di produzione, caso lampante di come uno studio – in questo caso la 20th Century Fox – non sempre sia in sintonia con il regista. Un discorso che nel caso di Unfaithful si potrebbe applicare all’intero film, poiché inizialmente era stato proposto di modificare la premessa facendo sì che il matrimonio dei Sumner fosse monotono e insoddisfacente, il che avrebbe parzialmente giustificato l’adulterio e reso più positivo il personaggio di Connie. Lyne e Richard Gere, interprete di Edward, obiettarono perché entrambi trovavano più interessante l’idea che il tradimento fosse frutto del caso e non un risultato diretto del rapporto personale fra i due coniugi, che invece era piuttosto roseo. Poi ci fu la questione del finale, che Lyne volle più ambiguo rispetto al prototipo francese (che suggerisce più direttamente che il marito sia stato arrestato, mentre il remake non si pronuncia in merito). La Fox, invece, voleva qualcosa di più classicamente hollywoodiano, dove le malefatte del protagonista venivano chiaramente punite, con dei suggerimenti che, stando a commenti di Diane Lane all’epoca, mandarono su tutte le furie Gere.
La storia si ripete… oppure no?
Uno scenario non tanto diverso da quello di Attrazione fatale, che nella sua versione iniziale aveva una conclusione molto più tragica: Alex Forrest, l’amante ormai fuori di testa, si suicidava e faceva credere che fosse stato un omicidio commesso da Dan Gallagher, poiché si era uccisa con un coltello che lui aveva maneggiato poco prima. La moglie di lui avrebbe poi trovato una videocassetta in cui Alex lasciava un messaggio con cui minacciava di togliersi la vita, una confessione usata come prova per scagionare il marito. Alle proiezioni test, però, il pubblico protestò, sostenendo che Alex, ai loro occhi la villain, dovesse morire chiaramente per mano dei coniugi Gallagher. Fu quindi girato un nuovo finale, sul quale i diretti interessati hanno più volte espresso le loro riserve. Ebbene, con Unfaithful si è verificato il fenomeno opposto: al pubblico test non piacque il finale imposto dallo studio, e fu reintegrato l’originale, con qualche modifica, dove non è chiaro se Edward pensa effettivamente di costituirsi o meno. Perché a quindici anni di distanza gli spettatori si erano forse abituati a soluzioni meno scontate, o forse semplicemente non volevano che Richard Gere, uno dei bravi ragazzi per antonomasia sullo schermo, andasse in prigione. Fatto sta che i tempi cambiano, ma l’atteggiamento di chi nel cinema ci mette i soldi, non più di tanto.