La funzione principale del medium cinematografico è quella di raccontare una storia, trasmettere emozioni e di intrattenere. Ma non solo, perché quando ci accingiamo a vedere un film molte volte lo facciamo per immedesimarci in un personaggio, affinché sia possibile vivere le sue esperienze approfittando di una nuova, seppur effimera, identità. Una identità plasmata dalla sceneggiatura e orchestrata dalle capacità recitative di un attore. A rendere questa esperienza ancora più appagante ci pensa il regista, l’artefice della costruzione delle immagini gestite attraverso l’atto più importante nella creazione di una pellicola: la regia. Sono tante le tecniche registiche alle quali si rifanno i professionisti del settore, ma ce n’è solo una che permette di azzerare le distanze tra l’attore e lo spettatore: la soggettiva. I film girati in prima persona rendono il pubblico parte integrante della scena, mostrando l’occhio della cinepresa esattamente come fosse il proprio. Il risultato è un’esperienza immersiva che, se usata con perizia, non ha eguali in termini di coinvolgimento. Vi siete incuriositi? Allora continuate a leggere l’articolo, perché vogliamo suggerirvi i migliori film girati in prima persona, da esempi recenti come Hardcore! a veri classici del genere come Una donna nel lago.
1. Hardcore! (2015)
Iniziamo la nostra lista di film con Hardcore!, film diretto dal regista russo Il’ja Najšuller che ha la peculiarità di essere girato completamente in soggettiva. Con una sceneggiatura che mischia l’action movie alla fantascienza, Harcore! offre 96 minuti in cui potremo ammirare i frenetici combattimenti e le fughe al cardiopalma del protagonista Henry, un uomo che si risveglia senza memoria in un laboratorio con un braccio e una gamba rimpiazzate da protesi cibernetiche. Pur essendo a tratti confusionario nella direzione registica, la visione di Harcore! riserverà comunque diversi momenti di puro intrattenimento e di adrenalina ai massimi livelli.
2. Cloverfield (2008)
Diretto da Matt Reeves e girato come se fosse un falso documentario, Cloverfield adotta la tecnica in soggettiva per instillare nello spettatore ancora più angoscia, mentre sullo schermo vediamo sei ragazzi newyorchesi intenti a fuggire da un enorme mostro che vuole distruggere la città simbolo dell’America. La tecnica in prima persona si unisce perfettamente alla sapiente sceneggiatura del film, che intelligentemente sceglie di non mostrare mai in modo esplicito la creatura per garantire un tipo di ansia profondamente psicologica.
3. The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair (1999)
Il film di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez che ha reso famosa al cinema la tecnica del found footage si rifà pienamente alla tecnica soggettiva, perché i tre ragazzi che partono alla ricerca della leggendaria strega di Blair hanno sempre in mano una telecamera, che riprende le scene esclusivamente dal loro punto di vista. Un modo di girare che ha reso la loro agghiacciante esperienza nei boschi del Maryland ancora più spaventosa, soprattutto quando sono costretti a vagare nella foresta di notte.
Di The Blair Witch Project abbiamo parlato anche nel nostro articolo dedicato ai migliori film horror found footage ripresi con telecamera a mano, destinato a tutti gli amanti dei brividi forti.
4. Blair Witch (2016)
Il seguito ufficiale di The Blair Witch Project non poteva rinunciare alle tecniche registiche del primo film di successo. La storia, che coinvolge James Donahue, fratello della sfortunata ragazza che scomparve nei boschi frequentati dalla spaventosa strega, pesca a piene mani da quella del film precedente. James, dopo aver trovato delle immagini della sorella e pensando che sia ancora viva, decide di tentare di ritrovarla e raggiunge quei maledetti luoghi del Maryland assieme ad alcuni amici. Sebbene emotivamente meno coinvolgente del primo film, Blair Witch riesce, anche grazie alla regia in prima persona, ad offrire comunque qualche sano spavento.
5. Robocop (1987)
Il cult movie di Paul Verhoeven che mischia alla perfezione il genere poliziesco a quello fantascientifico fa uso di diverse scene in soggettiva per comunicare perfettamente la tensione e le palpitanti emozioni del protagonista Alex Murphy, un agente di Detroit che in seguito ad una violenta rappresaglia di alcuni banditi viene ridotto in fin di vita. Invece di lasciarlo morire, parte del corpo di Alex viene usato per costruire un avveniristico robot poliziotto, utile per contrastare la dilagante violenza che sembra non avere mai fine nella città simbolo dell’industria automobilistica americana. Le poche, ma incredibilmente coinvolgenti, riprese in prima persona hanno un impatto emotivo dirompente sullo spettatore, come quella in cui si descrive l’attacco sanguinario ai danni Murphy oppure quando quest’ultimo ritorna nella sua casa e ripercorre i vecchi ricordi di quando era un essere umano.
6. Rec (2007)
Torniamo nei lugubri meandri del cinema horror con Rec, film diretto dai registi spagnoli Jaume Balagueró e Paco Plaza. La trama del film sfrutta ancora una volta la tecnica del falso documentario per raccontare la storia della giornalista Ángela Vidal e del suo cameraman Pablo, entrambi impegnati a seguire un gruppo di pompieri che si recano a prestare aiuto ad alcune persone in un palazzo per girare un reportage. Quello a cui assisteranno i nostri protagonisti saranno scene di estrema brutalità, che coinvolgono uomini e donne in preda a comportamenti violenti e irrazionali. La tecnica in soggettiva sottolinea alla perfezione tutto il pathos di queste scene, caratterizzate anche dalla presenza di tanto sangue finto.
7. Una donna nel lago (1947)
Una donna nel lago è, proprio come Hardcore!, un film interamente girato in soggettiva. La pellicola, diretta e interpretata da Robert Montgomery, si rifà al genere noir e vede come protagonista l’investigatore privato Philip Marlowe, impegnato a indagare sulla scomparsa della moglie di un editore che soleva tradire il marito con Chris Lavery, aitante giovane dalla vita privata fin troppo vivace. Le riprese in soggettiva riescono a rendere le indagini di Marlowe piuttosto appassionanti, anche perché presto si riveleranno ben più intricate di quello che sembravano, dal momento che il piacente Chris con la sua spregiudicata condotta sentimentale ha destato fin troppi malumori e innescato atteggiamenti vendicativi.
8. La donna proibita (1997)
La donna proibita, diretto dal regista francese Philippe Harel, è un altro film che si avvale di una regia completamente in soggettiva. La pellicola, una commedia agrodolce, ha come protagonista François, un uomo sposato con un figlio, che conosce per caso ad una festa Muriel, una donna da cui si sente attratto e a cui chiede subito il numero di telefono. La relazione extraconiugale in cui si imbatte François non sarà facile da portare avanti, perché l’uomo soffre di ripensamenti e soprattutto non riesce a gestire la presenza della moglie nella sua vita. Il film di Philippe Harel, attraverso l’uso della tecnica registica in prima persona, riesce a mostrare con efficacia i lunghi dialoghi degli attori e a sottolineare come l’atteggiamento indeciso di François sia inadatto alla situazione.
9. Arca Russa (2002)
Diretto da Aleksandr Sokurov, Arca Russa è il lungometraggio ideale qualora amiate la particolare tecnica registica del piano- sequenza, che viene usata durante tutto il film. In Arca Russa il protagonista, che non ha una identità ben definita, si trova all’interno del Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo, che in passato era la dimora dello Zar. In questo luogo, oramai divenuto un museo, il misterioso protagonista si aggira assieme al marchese Astolphe de Custine, unica persona che ha la possibilità di interagire con lui. Arca Russa è un esperimento cinematografico riuscito volto ad offrire un dettagliato excursus della storia russa, presentando personaggi iconici del passato come Pietro il Grande oppure gli zar Nicola I e Nicola II.
10. Doom (2005)
Ispirato al videogioco omonimo che ha praticamente reso famoso il genere degli sparatutto in soggettiva, Doom era quasi obbligato, nella sua versione cinematografica, a offrire anche scene che presentassero una regia in prima persona. Sebbene il film non brilli per la sua qualità generale, alcune scene di Doom che riecheggiano al gioco sviluppato da id Software e progettato da John Romero riescono a dare una scossa di fugace ma intensa adrenalina allo spettatore cinefilo amante anche dei videogames.
11. Gravity (2013)
Con una spiccata regia orientata ad una fruizione in tre dimensioni (con scomodi occhialini annessi da indossare in sala) il riuscitissimo film di Alfonso Cuarón presenta diverse scene girate in soggettiva, che riescono a generare ancora più emozioni durante le disavventure spaziali delle due star coinvolte nel film, Sandra Bullock e George Clooney. Anche se visto senza l’artifizio della sfortunata tecnologia tridimensionale, Gravity risulta essere lo stesso molto coinvolgente, immergendo lo spettatore in una credibile atmosfera piena di solitudine e di pericoli mentre è virtualmente trasportato nello spazio profondo, dove è facile morire a causa di un banale incidente.
12. Lo scafandro e la farfalla (2007)
Julian Schnabel dirige Lo scafandro e la farfalla, film ispirato all’omonimo racconto autobiografico del giornalista francese Jean-Dominique Bauby. Il film racconta la nuova vita di Bauby, che a causa di un ictus all’età di 43 anni si ritrova impossibilitato a comunicare. Unico mezzo dell’uomo per esprimersi è quello di muovere la palpebra sinistra, un piccolo gesto che sarà utile per cercare di trasmettere i propri pensieri alle persone che gli stanno attorno. La visuale in soggettiva nel film richiama la condizione del protagonista, a volte attonito di fronte alla presenza dei suoi interlocutori ma che, ben presto, riesce ad escogitare un geniale modo per riuscire a trasmettere le sue emozioni e scrivere addirittura un libro grazie all’aiuto dell’infermiera Claude.
13. Enter the Void (2009)
In Enter the Void, scritto e diretto da Gaspar Noé, Oscar, un amante delle droghe allucinogene, giunge in Giappone per incontrarsi con l’amico Victor, con la promessa di incontrare Alex, un esperto di droghe dall’effetto psichedelico. L’incontro con Alex è in un locale chiamato The Void, che in verità è una trappola architettata dalla polizia per incastrarlo. Dopo aver tentato di fuggire dalla ferocia delle autorità, Oscar viene raggiunto da alcuni colpi di pistola che lo uccidono. Inizia così un viaggio allucinante del protagonista, che rivive il passato e osserva il presente con l’ausilio di riprese in soggettiva, che possano rimarcare l’esperienza extracorporea di Oscar.
14. Paranormal Activity (2007)
Oren Peli dirige, scrive e produce questo film, che adotta la tecnica del falso documentario per presentare una storia con protagonisti Micah e Katie, giovane coppia che nella villetta in cui convivono sente strani fenomeni paranormali. Le nottate per questi sfortunati fidanzati sono quantomeno vivaci, come è possibile vedere durante le riprese amatoriali realizzate dagli attori. All’epoca in cui uscì Paranormal Activity riuscì a conquistare una grande platea di appassionati del genere, perché il film, grazie alle tecniche registiche che adottava, riusciva ad apparire realistico. Una caratteristica che all’epoca era ancora abbastanza inusuale nel mondo del cinema horror.
15. La fuga (1947)
Ne La fuga, diretto da Delmer Daves, possiamo notare come la sequenza iniziale del film appaia girata completamente in soggettiva. Una tecnica che non fu molto apprezzata dal produttore Jack Warner, perché riteneva che fosse svilente non fare apparire il viso del protagonista, interpretato dalla star hollywoodiana dell’epoca Humphrey Bogart. Al di là di considerazioni fallaci o meno, La fuga è un noir che è ricordato anche (e soprattutto) per queste innovative tecniche registiche, che non valorizzavano solo l’incipt del film ma anche altre scene, tra cui quella famosissima che mostra il punto di vista del personaggio di Bogart mentre si disfa di bende dai propri occhi.
16. Chronicle (2012)
In Chroniche i giovani protagonisti Andrew, Matt e Steve vengono a contatto con una sostanza sconosciuta rinvenuta nel terreno, che conferisce loro poteri straordinari. Diretto da Josh Trank, Chronicle, anche grazie ad alcune scene che sfruttano una regia in prima persona, riesce a veicolare tutto il disagio di questi ragazzi, che invece che trasformarsi in ipotetici supereroi finiranno per distruggere le loro vite non sapendo gestire queste incredibili capacità.