Quando il 4 novembre 2001 viene proiettato per la prima volt Harry Potter e la pietra filosofare, Leicester Square è colma di fan impazziti. L’amore per il mondo magico creato dalla fantasia di J.K Rowling aveva già invaso l’Inghilterra, ossessionata dai suoi racconti. E non solo. Oltre a questo, poi, il lungo percorso della trasposizione cinematografica del primo romanzo aveva amplificato la curiosità dei lettori. Tutti erano ansiosi di vedere come il mondo magico di Hogwarts avrebbe preso vita e, soprattutto, quali sarebbero stati i volti di Harry, Hermione e Ron.
Ovviamente tutto quello che è accaduto da quel giorno è diventata una pagina importante nella storia della cinematografia moderna. Non fosse altro per l’enorme impegno economico sostenuto dalla Warner Bros e per il rientro significativo. A conti fatti, la saga di Harry Potter ha dato vita ad un franchise incredibilmente remunerativo che, ad oltre vent’anni di distanza, non sta smettendo di produrre ricchezza.
Un successo che si deve anche alla particolarità dell’esperienza e, soprattutto alla gestione insolita di un set composto da un team da bambini attori affiancati da grandi professionisti. Per comprendere meglio, dunque, com’è nata questa lunga avventura cinematografica, proviamo a partire proprio dall’inizio e a raccontare alcune delle curiosità su Harry Potter e la pietra filosofale.
1. Com’è stato scelto il regista
Quando si parla della fase produttiva di questo film solitamente ci si sofferma sempre sulla scelta del cast e, in modo particolare, sulle difficoltà per trovare il perfetto Harry. Non sempre, però, viene svelato quanto arduo sia stato scovare il giusto regista. La prima a fare dei nomi fu proprio l’autrice J.K Rowling. La scrittrice, infatti, si era riservata il diritto d’intervenire in alcune fasi creative, come la sceneggiatura. Per quanto riguarda la regia, dunque, sembra che la sua prima scelta fosse il visionario Terry Gilliam.
Un regista che ha abitato spesso i mondi fantastici e che, forse, sarebbe stato particolarmente adatto nelle fasi finali della storia, quando le atmosfere si sarebbero fatte più dark. In questo momento, però, il suo tocco è troppo eccessivo per una storia dedicata ai più giovani. Per questo motivo, dunque, la Warner Bros decide di non prendere in considerazione il suo nome.
Al contrario la casa di produzione mette gli occhi su Steven Spielberg, il regista capace di narrare i buoni sentimenti e di realizzare dei family movie d’autore. L’accordo, però, non viene trovato. Spielberg, infatti, è interessato ma vuole realizzare un’animazione con Haley Joel Osment come voce per Harry Potter. Il progetto, ovviamente, non è mai stato preso in considerazione e, forse, la stessa Rowling ha imposto un veto importante in questo senso.
A declinare l’offerta, poi, è anche M. Night Shyamalan, “raccomandato” dallo stesso Spielberg. Ma come si è arrivati a Chris Columbus? Leggenda vuole che il regista avesse chiesto di ottenere un incontro con la Warner per ultimo. All’appuntamento arrivò con un progetto dettagliato in cui mostrava l’evoluzione che avrebbero potuto prendere la saga sulla base dei quattro romanzi che erano già stati pubblicati dalla Rowling. Un impegno, il suo, che gli è valsa la regia dei primi due capitoli.
2. Severus Piton e i dubbi di Alan Rikman
Quando è andata in onda la reunion per i vent’anni de La pietra filosofale, i tre protagonisti hanno rivelato che Alan Rickman aveva delle informazioni riguardo lo sviluppo della storia. Particolari di cui erano all’oscuro tutti gli altri. Grazie a queste ha iniziato a caratterizzare il suo personaggio con degli elementi personali e non presenti in sceneggiatura. E di fronte alla sorpresa di colleghi e regista rispondeva con un lapidario: “fidati, io so!”.
Un atteggiamento misterioso che si addice alla perfezione al suo personaggio ambiguo ma che, in realtà, nasceva da un colloquio privato avuto con la stessa Rowling durante la scelta del cast. Si racconta, infatti, che l’autrice avesse categoricamente evidenziato il nome di Rickman per il personaggio di Piton. Peccato, però, che l’attore fosse dubbioso e propenso al rifiuto. Sembrerebbe, infatti, che fosse stanco d’interpretare ruoli negativi.
Solo per ottenere la sua presenza nel film, dunque, la Rowling ha accettato di rivelargli l’arco evolutivo di Severus e la sua vera funzione all’interno della storia. Una scelta che si è dimostrata giusta, visto l’impatto che Rikman ha fin dal primo film sull’immaginario del pubblico.
A colpire è soprattutto la sua ingiustificata severità nei confronti di Harry. La stessa che, a quanto pare, la Rowling ha subito da studentessa dal suo insegnante di scienze al liceo. Lo stesso su cui è stata forgiata la personalità di Piton. Alla fine nessun male viene per nuocere.
3. Le lettere di ammissione di MinaLima
Nel 2000, quando di fatto inizia la produzione di Harry Potter e la pietra filosofale, la CGI ancora non veniva utilizzata in modo così costante nelle produzioni. Questo particolare ha permesso a tutto il cast di vivere su di un set veramente speciale ed insolito, dove ricostruzioni realistiche si fondono con alcuni effetti speciali.
Nell’ambito del primo gruppo fanno parte alcuni elementi di scenografia che hanno definito una delle scene più importanti del film. Stiamo parlando del momento in cui la casa dello zio Vernon e di zia Petunia viene letteralmente invasa dalle lettere di ammissione ad Hogwarts.
Per la scena ambientata al numero 4 di Privet Drive, dunque, sono stati coinvolti i graphic designer Miraphora Mina e Eduardo Lima. A loro, infatti, si deve la realizzazione delle centinaia di lettere di convocazione che, fisicamente e realmente, vengono letteralmente lanciate nel salotto dei Dursley attraverso il camino e la buca della posta.
Per far in modo che riuscissero a muoversi in modo naturale, molte sono stare realizzate su carta sottile. Altre, invece, scritte a mano con una penna stilografica per rendere il tutto più autentico durante le riprese ravvicinate. Ma non è certo finita qua. Oltre a queste, infatti, sono stati prodotti altri modelli più piccoli e con delle buste più leggere, adatte ad essere trasportate dai gufi addestrati. Perché anche questi erano reali.
4. Hagrid, com’è diventato così grande?
Uno dei personaggi di cui si fa la conoscenza durante le prime immagini de La pietra filosofale è Hagrid, una sorta di guardiacaccia di Hogwarts e persona fidata di Silente, che sarà per sempre legato ad Harry da un grande affetto. Quello che immediatamente colpisce lo sguardo, però, sono le sue incredibili dimensioni rispetto alle persone e al mondo che lo circonda. Considerando che Robbie Coltrane, scomparso da poco, aveva delle proporzioni normali anche se imponenti, com’è stato possibile realizzare questo effetto gigantesco?
Anche in questo caso La pietra filosofale si distingue per aver trovato la giusta soluzione attraverso una concertazione di scenografia e tecnica registica. Per prima cosa, infatti, vengono costruite due diverse capanne per Hagrid. Una doveva essere tanto grande da far sembrare tutti gli altri incredibilmente piccoli. L’altra, invece, aveva delle proporzioni ridotte. Il suo scopo, infatti, era proprio aumentare otticamente le dimensioni del personaggio.
Dal punto di vista della regia, invece, entra in gioco la così detta prospettiva forzata. In questo modo si filma un soggetto vicino alla telecamera ed un altro lontano ma con la stessa messa a fuoco. L’effetto finale mostrerà i due come se fossero vicini. Ed ecco spiegato come mai Hagrid risulti sempre così gigantesco, anche se messo a confronto con gli interpreti adulti.
5. La scenografia realistica
Quando Chris Columbus ha preso la direzione de La pietra filosofale ha voluto che ogni cosa sembrasse il più autentica possibile. Una scelta che si è rivelata essere giusta, soprattutto per l’impatto che ha avuto sul cast dei più giovani. In questo modo, infatti, è stato semplice creare immedesimazione e, soprattutto, stupore quando ce n’era bisogno.
Un esempio è la scena della Sala Grande illuminata da candele fluttuanti dal soffitto. Per ricreare l’effetto, infatti, la CGI non viene utilizzata. Almeno non per La pietra filosofale. In questo caso, infatti, sono state realmente appese un numero non ben definito di candele che, attraverso un gioco di fili invisibili, sembravano muoversi leggiadre nell’aria.
Una soluzione che, però, viene eliminata nei film successivi e sostituita con immagini in CGI a causa di un piccolo incidente sul set. Una delle candele, infatti, è caduta dal soffitto a causa del calore che ha bruciato il filo cui era appesa.
Altro elemento creato in scenografia e del tutto realistico, poi, sono gli scacchi giganti che appaiono nelle scene finali del film. Il set, infatti, era tutto a grandezza naturale. Ogni pezzo era alto più tre metri e pesava intorno ai 200 kg. Una grande prova di professionalità da parte del team di produzione che, in questo modo, ha realizzato una replica di un set di scacchi del 1100.
E chiudiamo con una richiesta particolare di Chris Columbus che, per la scena di benvenuto del nuovo anno ad Hogwarts, ha voluto riprodurre un banchetto elaborato, esattamente come descritto nel libro. A causa del deterioramento veloce per il calore delle luci, però, tutto doveva essere cambiato velocemente. La carne ogni due giorni e le verdure ben due volte al giorno. Successivamente, per evitare sprechi e rendere più veloce il lavoro, si è pensato di congelare delle porzioni di cibo su cui realizzare delle copie in resina.