Quando nel 2006 Il diavolo veste Prada venne presentato fuori concorso al Festival di Venezia fu subito chiaro che ci si trovava di fronte ad una di quelle storie in grado di conquistare un pubblico molto vasto. Di certo, però, non si poteva prevedere l’impatto effettivo che avrebbe avuto, diventando un vero e proprio cult della commedia ed uno step iniziatico essenziale per tutte le fashioniste.
Questo vuol dire, dunque, che a 16 anni dalla sua uscita in sala, il film diretto da David Frankel ed interpretato da Meryl Streep, Anne Hathaway, Stanley Tucci ed Emily Blunt rappresenta ancora un appuntamento da non perdere ed un guilty pleasure da confessare senza alcuna vergogna. Perché, al di là della leggerezza dei toni e delle atmosfere, ci si trova di fronte ad un film tutt’altro che superficiale dove la lievità della forma cela una sua sostanza specifica. Oltre a questo, poi, si tratta anche di una produzione che, attingendo a piene mani dalla contemporaneità del mondo della moda, ha dato adito a non pochi rumors. Per tutti questi motivi, dunque, andiamo a considerare più nel dettaglio 8 curiosità su Il Diavolo veste Prada.
1. Una storia tra verità e finzione
Il diavolo veste Prada nasce dalle pagine del romanzo omonimo scritto da Lauren Weisberger che, per qualche anno, è stata una delle assistenti della signora assoluta della moda Anna Wintour. Il che vuol dire affrontare un lavoro non sempre facile. La storica direttrice di Vouge, infatti, sembra essere nota per la sua natura non propriamente conciliante sul lavoro. Un particolare che è andato a forgiare in modo evidente la personalità del personaggio di Miranda Prestley, l’inossidabile direttrice del magazine Runway.
Il carattere della Wintour, però, non è il solo elemento legato alla realtà. Sempre grazie alla sua esperienza all’interno di Vouge, infatti, la Weisberger ha realizzato una riproduzione fedelissima dell’ufficio della direttrice. Il risultato finale è stato talmente simile all’originale che, una volta uscito il film, la Wintour ha deciso di cambiarlo completamente. Almeno è quello che, per molto tempo si è mormorato.
Ma come ha reagito Anna a questa storia e all’interpretazione di sé offerta da Meryl Streep? Non sono state registrate particolari reazioni pubbliche, se non la sua assenza alla premiere del film. Sembrerebbe, infatti, che non sia stata invitata. Nonostante questo, però, la Wintour ha visto il film durante una proiezione dedicata alla stampa con un total look nero firmato Prada.
2. Meryl Streep o Glen Close?
Trovare il volto giusto per Miranda è stato essenziale per la riuscita del film. Per questo motivo sono state prese in considerazione diverse opzioni. La più quotata, però, non era Meryl Streep. La produzione, infatti, aveva proposto il ruolo ad un’altra grande signora di Hollywood. Si tratta di Glen Close che, però, ha rifiutato senza troppe esitazioni. Una volta letta la sceneggiatura, infatti, si è resa conto di non voler più interpretare un’altra parte da “cattiva”.
Dopo la sua uscita di scena, dunque, la produzione si è rivolta alla Streep che, però, non ha abbracciato immediatamente il progetto. Dopo alcuni tentennamenti ed un aumento considerevole del suo compenso, infine, ha deciso di immergersi completamente nei panni della terribile Miranda.
3. Stanley Tucci, la scelta dell’ultimo minuto
Il personaggio di Nigel è, senza alcun dubbio, una delle figure più riuscite del film. Una spalla ed una sorta di guro all’interno del vorticoso mondo della moda per la giovane Andy che nel libro ha un ruolo assolutamente marginale. Dunque, come trasporlo sul grande schermo in modo efficace? Innanzitutto è stato necessario ampliare la sua personalità attraverso un mix con il personaggio di James che scompare del tutto nella versione cinematografica.
Il secondo passo, poi, ha visto la necessità di trovare l’interprete perfetto. Una ricerca non semplice e che ha rischiato di mandare in fumo l’intero progetto. Stanley Tucci, infatti, è entrato all’interno del progetto a sole 72 ore dall’inizio delle riprese dimostrando come le soluzioni dell’ultimo minuto possono essere anche quelle giuste.
4. Come Anne Hathaway ha conquistato il ruolo di Andy
Si dice spesso che nel mondo del cinema e dello spettacolo l’occasione giusta si presenti in modo casuale e del tutto fortuito. Nonostante questa leggenda, però, il più delle volte molto dipende da una grande determinazione nell’ottenere ciò che si desidera. Questo, almeno, è stato il caso di Anne Hathaway che, per conquistare il ruolo di Andy, ha dovuto sbaragliare una numerosa concorrenza.
Fino a quel momento, infatti, il percorso dell’attrice era stato costellato soprattutto da film dal tono “giovanile” dedicati prettamente ad un pubblico teen. Per questo motivo, dunque, la produzione non l’aveva considerata come una scelta possibile. Al suo posto, infatti, il ruolo era stato offerto a Rachel McAdams che, per motivo misteriosi, lo ha rifiutato più di una volta. Dopo la sua uscita di scena sono state provinate anche Scarlett Johansson, Natalie Portman, Kate Hudson e Kirsten Dunst; Juliette Lewis e Claire Danes. Questo vuol dire, dunque, che la Hathaway non era altro che la nona scelta possibile.
Nonostante ciò, però, la giovane attrice non si è certo lasciata scoraggiare e, per dimostrare il suo attaccamento al progetto, è arrivata a scrivere “Assumini” sulla sabbia del giardino zen della scrivania della presidentessa della Fox 2000, Carla Hackn. Una determinazione che, però, sembrerebbe dover molto all’intervento della Streep. Questa, dopo averla vista in Brokeback Mountain, infatti, ha spinto la produzione a far cadere su di lei la scelta.
5. Il rapporto tra Anne e Meryl
Gran parte del film si basa esclusivamente sul confronto costante tra il personaggio di Miranda e la sua giovane assistente Andy. Questo ha implicato che tra le due interpreti ci dovesse essere un rapporto costante. Ma di quale tipo? Per una perfezionista come la Streep è stato essenziale calarsi completamente nel carattere algido e distaccato di Miranda. Per questo motivo ha deciso di mantenere al minimo i rapporti con gli altri membri del cast.
Un comportamento che ha riservato anche ad Anne Hathaway. Sembrerebbe, infatti che, durante il loro primo incontro poco prima delle riprese le abbia detto: “Penso che tu sia perfetta per il ruolo. Sono così felice che lavoreremo insieme. Questa è l’ultima cosa carina che ti dirò”. Ed è stato veramente così.
6. Costo dei costumi
Al di là dei diversi personaggi, una delle protagoniste assolute di questo film è la moda. Meryl Streep, Anne Hathaway ed Emily Blunt, infatti, danno vita ad una vera e propria sfilata di moda tra le tendenze irrinunciabili di quegli anni. Questo vuol dire che alle borse di Prada, portate con ostentata noncuranza dal personaggio di Miranda e gettate sulla scrivania delle sue assistenti, corrispondono gli stivali di Chanel ai piedi di Andy ed il look firmato Vivienne Westwood di Emily.
Un reparto costumi che avrebbe richiesto un investimento faraonico pari a un milione di dollari se le diverse case di moda non avessero accettato di dare in prestito i loro abiti. La costumista Patricia Field, infatti, aveva a disposizione un budget di soli 100mila dollari.
7. Gli stilisti assenti
Come abbiamo evidenziato la moda c’è, si vede ma non i loro diretti protagonisti. Questi, infatti, vengono esclusivamente evocati ma non appaiono mai all’interno del film nei panni di loro stessi. A cosa si deve questa assenza così evidente? Sembrerebbe che tutti abbiano rifiutato qualsiasi tipo di coinvolgimento diretto per timore di “inimicarsi” proprio la Wintour. Unica eccezione a questa defezione di massa è stata quella di Valentino che, forte di una professionalità ed una carriera inattaccabile, ha anche realizzato l’abito da sera che il personaggio di Miranda indossa durante il ricevimento di beneficienza.
8. Le battute iconiche
Un film di grande successo come Il Diavolo veste Prada è entrato nella cultura popolare anche grazie a delle battute iconiche. In modo particolare sono due quelle che, per tutte le appassionate di moda, sono entrate direttamente nella “storia”. La prima è da attribuire al personaggio nevrotico interpretato da Emily Blunt.
Questa, finita in un letto d’ospedale con una gamba rotta dopo essere stata investita, si trova a dover fronteggiare anche una notizia per lei drammatica: non solo non andrà alla settimana della moda a Parigi ma, oltretutto, sarà sostituita da Andy. Così, in un atto di rabbia causato soprattutto dal prolungato digiuno per avere una forma perfetta, esclama: “«Ti sei venduta l’anima la prima volta che ti sei messa un paio di Jimmy Choo! Tu non te li meriti, mangi carboidrati cristo santo!».
Altrettanto storica, poi, è la battuta conclusiva di Miranda che, dopo aver “tradito” le aspettative di carriera del fidato Nigel per salvare il suo posto a Runway, riesce a sintetizzare il senso delle sue azioni dichiarando semplicemente: «Tutti vogliono questa vita, tutti vorrebbero essere noi». Una battuta cambiata all’ultimo momento dalla stessa Streep. Aggiungendo “noi” al posto di “me”, infatti, è riuscita a dare più enfasi e a coinvolgere anche il personaggio di Andy all’interno di un sistema obiettivamente senza scrupoli.