Dopo dieci anni, sei romanzi e una infinità di edizioni tradotte in tutto il mondo, J.K. Rowling decide che è arrivato il momento di abbandonare il mondo magico di Hogwarts. Così nel 2007 scrive il settimo e ultimo capitolo in cui Harry Potter e Lord Voldemort arrivano alla resa finale. Ovviamente, però, prima si dovrà passare tra avventure diverse, fughe, ricerca di horcrux e una battaglia entrata ufficialmente nell’epica del racconto fantasy. Tutto questo è Harry Potter e i Doni della Morte che, con le 608 pagine della versione ufficiale editata dalla casa Bloomsbury, diventa il capitolo più lungo e particolareggiato della saga.
Per questo motivo, dunque, la Warner Bros, dopo aver studiato varie opzioni, decide di dividere tutto il materiale in due diversi capitoli per la trasposizione cinematografica. Il primo uscito in tutto il mondo il 19 novembre 2010 e il secondo il 13 luglio 2011. Una decisione, questa, figlia di diverse necessità. Ovviamente la chiusura di una saga così longeva e dal successo internazionale richiedeva un epilogo cinematografico degno di nota.
Una certezza, questa, che nasceva anche dalle lamentele dei fan di fronte al riadattamento fin troppo sintetico del Principe Mezzosangue. La pellicola, infatti, per rientrare nella lunghezza canonica, sorvola e spesso omette elementi importanti per comprendere aspetti essenziali della storia.
Ecco, dunque, che gli sceneggiatori e il regista David Yates hanno deciso di rispettare il più possibile il corpo narrativo de I Doni della Morte, con grande soddisfazione della Rowling. Questo vuol dire, in sostanza, che le discrepanze non sono poi così numerose. Scopriamole osservando 9 differenze tra libro e film Harry Potter e i Doni della Morte.
1. La partenza dei Dursley
Una della prima scene descritte nel romanzo proietta il lettore immediatamente nella casa dei Dursely. Una scelta tutt’altro che casuale. La Rowling, infatti, inizia il primo romanzo Harry Potter e la Pietra Filosofale proprio con il punto di vista di Vernon il giorno in cui Lord Voldemort è stato misteriosamente sconfitto dal piccolo Harry. Con il ricondurre l’incipit della narrazione al numero 4 di Privet Drive anche per l’epilogo, la scrittrice dimostra di voler creare quasi una narrazione circolare, chiudendo il capitolo riguardante la “famiglia” di Harry.
Attraverso le pagine del romanzo, infatti, si concede il piacere di regalare a se stessa e ai lettori il primo e unico momento di onestà affettiva tra Potter e il cugino Dudley. I due si stringono la mano con la consapevolezza che potrebbero non rivedersi mai più a causa degli eventi, mentre la famiglia abbandona la casa per motivi di sicurezza. Una scena, questa, che pur essendo stata girata, viene eliminata da montaggio finale, privando i Dursley di un importante anche se breve riscatto.
2. Hermione e l’oblivion
Per un momento famigliare tolto un altro viene inserito e amplificato. Si tratta della scena in cui Hermione decide di praticare sui suoi genitori l’incanto Oblivion. In questo modo cancella dalla loro memoria il ricordo della figlia, evitandogli delle sofferenze in caso non fosse tornata. Un momento che nel romanzo non viene descritto dettagliatamente ma è citato solo con un riferimento puramente informativo.
Yates e gli sceneggiatori, invece, hanno voluto dare maggior respiro al momento per dimostrare anche come gli altri stessero rinunciando a gran parte della loro vita per seguire Harry nella ricerca degli horcrux. In effetti, per gran parte del libro e del film sui ragazzi aleggia un’atmosfera grave, una forte incertezza riguardo il loro futuro che viene messo in sospeso e considerato temporaneo fino alla sconfitta di Voldemort.
3. Personaggi non approfonditi
I Doni della Morte risente degli effetti non sempre positivi della sintesi utilizzata nei film precedenti. Questo vuol dire che nei romanzi è possibile avere un quadro d’insieme del mondo che gravita intorno ad Harry molto più composito e definito. In questo senso, dunque, le storie della Rowling hanno un impianto sicuramente più corale rispetto alla visione Potter centrica offerta dai film.
Una scelta di adattamento che, però, di tanto in tanto ha portato sullo schermo dei personaggi che sembrano arrivare letteralmente dal nulla. Questo è il caso di Bill, il fratello maggiore di Ron, che, in realtà è presente in tutto l’arco narrativo. Lo stesso si può dire di Fleur che, dopo la sua comparsa ne Il Calice di Fuoco, scompare per poi riapparire come membro del nuovo Ordine della Fenice e futura sposa di Bill.
Lo stesso appunto può essere rivolto al modo in cui cinematograficamente è stata tratta la storia tra Tonks e Lupin. Una serie di sottintesi, infatti, porta a dare per scontato il loro matrimonio e la successiva nascita di Teddy. Due elementi cui la Rowling, da parte sua, dedica del tempo. In modo particolare approfondisce il futuro legame affettivo di Harry con questo bambino destinato a crescere, esattamente come lui, senza i suoi genitori. È lo stesso Lupin, infatti, ad annunciare al ragazzo che sarà il padrino di Teddy, come Sirius è stato il suo.
4. Cos’è la traccia?
Nell’ambito delle omissioni rientra anche la risposta a questa domanda. La traccia viene nominata per la prima volta da Malocchio nel momento in cui l’Ordine della Fenice arriva a Privet Drive per portare Harry al sicuro. Il problema, però, è l’età del ragazzo. In quanto minorenne, infatti, ha ancora su di sé la traccia. Ossia un incanto grazie al quale il Ministero può controllare dove si trovi e se ha praticato un incanto fuori dalla scuola. Insomma, una sorta di localizzatore del mondo magico.
Questo particolare è assolutamente noto a chi ha amato i romanzi. Per tutti quelli, invece, che sono entrati nel mondo di Harry Potter attraverso i film, la questione della traccia rimane ancora un mistero non ben chiarito. Yates, infatti, sembra dare molti particolari per scontato e decide di accennare vagamente alla questione lasciando tutto in sospeso. Forse un po’ troppo.
5. Hagrid e gli schiantesimi
Una delle scene più spettacolari è la fuga di Harry dalla casa dei Dursley, con conseguente scontro con i mangiamorte. Perché nonostante tutte le prudenze prese, i seguaci di Voldemort sono pronti all’agguato. Unico elemento che li destabilizza sono gli effetti della pozione polisucco. Grazie a questa, infatti, alcuni membri dell’Ordine della Fenice hanno cambiato le loro fattezze con quelle di Potter. Quale sarà, dunque, l’Harry giusto? Mentre i mangiamorte provano a sciogliere questo quesito, Yates e la sua squadra commettono un errore che fa inarcare le sopracciglia a tanti appassionati della materia.
Secondo il film, infatti, nel pieno dello scontro, Hagrid sviene a causa di uno schiantesimo. Un piccolo, insignificante particolare per molti, ma una grande superficialità per i potteriani più accaniti. Questo dimostra, infatti, che Yates non conosce il materiale originale prodotto dalla Rowling. Se lo avesse fatto, infatti, saprebbe che il possente e gigantesco Hagrid è completamente immune agli schianti grazie allo spessore della sua pelle.
Non è un caso, infatti, che la scrittrice costruisca la scena in volo in modo ben più concitato, lanciando Hagrid sulla scopa di un mangiamorte per liberarsi di lui. Onestamente non si comprende la necessità di cambiare degli elementi già perfettamente scritti come una scena in action, rischiando di cadere in un errore concettuale. Perché, nonostante quello che si possa pensare, il mondo di Hogwarts è pianificato e immaginato in ogni singolo dettaglio cui dipendono molte e diverse cause/effetto.
6. L’incursione al Ministero della Magia
Ormai in fuga dai Mangiamorte e dai Ghermitori, squadre del male che hanno il compito di portare Potter al cospetto di Voldemort, i ragazzi si rifugiano a Grimmauld Place, la casa che Harry ha ereditato da Sirius. Qui trascorrono settimane intere a pianificare la loro irruzione all’interno del Ministero della Magia per impadronirsi di un horcrux. Si tratta di un particolare importante e di un lasso di tempo in cui la Rowling si concede il giusto spazio per creare nuove dinamiche tra i tre protagonisti.
In questo romanzo, infatti, l’armonia è meno palpabile. Le personalità sono più compiute e, soprattutto Ron, nella prima parte mostra ancora un atteggiamento superficiale. Oltre a questo, poi, Harry comincia a riflettere sugli aspetti più oscuri della personalità di Silente, ponendo le basi per un tentennamento di fiducia. La stessa che arriverà a esternare palesemente durante i giorni più bui, quando trovare una soluzione sembra impossibile.
Tutti aspetti che il film non prende minimamente in considerazione, andando ad appiattire notevolmente il pathos narrativo attraverso una semplificazione costante. In questo modo, dunque, è trattata anche la progettazione dell’incursione al Ministero che, stando al film, arriva come una sorta d’illuminazione priva di qualsiasi tipo di pianificazione.
7. Harry e il mantello dell’invisibilità
Per riscontrare le differenze più grandi tra libro e film, comunque, si deve arrivare quasi alla parte finale. Nello specifico al momento in cui i tre ragazzi tornano tra le mura di Hogwarts, e inizia la lunga battaglia contro Voldemort. In questo caso un elemento importante è rappresentato dal mantello dell’invisibilità. Utilizzato frequentemente dalla Rowling, viene del tutto ignorato nella trasposizione cinematografica. E dire che si tratta proprio di uno dei Doni della Morte. Al di là di questo, comunque, la scrittrice riesce a utilizzare questo oggetto caricandolo di un grande significato per le sorti future di Potter.
Il riferimento, in modo particolare, è a due scene descritte dalla Rowling. La prima riguarda il momento in cui Harry, celato proprio sotto il mantello, assiste al confronto tra la McGranitt e Piton nella Sala Grande. Il ragazzo rimane nascosto fino a quando non vede Amycus Carrow mancare di rispetto all’insegnante. A quel punto si libera dal mantello e rivela la sua presenza lanciando sul mangiamorte una maledizione Maledizione Cruciatus.
L’emozione, però, arriva nel momento in cui Harry, ormai consapevole di dover affrontare da solo Voldemort, si nasconde sotto il mantello per raggiungere la Foresta Proibita. In questo caso il suo scopo è celarsi a Hermione e Ron. Non vuole, infatti, che i due amici lo vedano e decidano di seguirlo. Prima di lasciare Hogwarts, però, si svela a Neville, affidandogli l’incarico di uccidere il serpente Nagini. Un evento che nel film viene trattato con assoluta casualità. Com’è completamente ignorata la natura di Neville come possibile prescelto. Di fatto si assiste solamente all’improvvisa rinascita eroica del ragazzo senza una motivazione precisa se non la fedeltà alla causa di Hogwarts e dell’Ordine della Fenice.
8. La morte di Voldemort
Ed arriviamo al momento tanto atteso. Quell’attimo per cui la Rowling ha tracciato tutta questa lunga strada: la sconfitta di Voldemort. In questo caso le differenze tra libro e film ci sono e si vedono. Indubbiamente il secondo ha reso tutto più spettacolare e in action ma J.K. è stata in grado di dare una grande potenza descrittiva al momento. Così, nonostante Yates abbia deciso di ambientare tutto all’esterno, la Rowling gestisce le fasi finali del combattimento all’interno di Hogwarts.
Un momento che termina con l’epicità di una bacchetta non disposta a rispondere agli ordini di Voldemort. In questo caso, dunque, la resistenza di cui si parla nel film, all’interno libro si concretizza in un incantesimo che colpisce al petto Voldemort dopo averlo lanciato. Di fatto La bacchetta di Sambuco sfugge dalle mani dell’Oscuro Signore per raggiungere il suo effettivo padrone: Harry Potter. E, facendo questo, uccide Voldemort.
9. La bacchetta di Sambuco
Ma che fine fa la bacchetta di Sambuco, uno degli strumenti magici più potenti al mondo? Nel film vediamo Potter che decide di spezzarla in due e gettarla dal ponte di Hogwarts. Da parte sua, però, la Rowling prevede una fine più opportuna e significativa. Dopo averla utilizzata per riparare la sua bacchetta, Harry decide di riporla, nuovamente, nella tomba di Silente. L’unico mago, d’altronde, che sia stato in grado di utilizzarla con saggezza.