Sapete cosa significa “double feature” nella lingua inglese? Con questo curioso termine si tende a descrivere la pratica di usufruire di un “doppio spettacolo”, che esso sia nella stessa sala cinematografica o nello stesso edificio teatrale, oppure nella stessa arena in cui si svolge un evento musicale, ad esempio; tutto rigorosamente da fare nello stesso giorno, in orari contigui ovviamente. Il mese di luglio 2023 passerà senza dubbio alla storia per il double feature più bollente della distribuzione cinematografica degli ultimi decenni, quello che molti spettatori statunitensi e britannici metteranno in atto il 21 dello stesso mese per due titoli praticamente attesissimi: il Barbie di Greta Gerwig e l’Oppenheimer di Christopher Nolan.
Warner Bros. Pictures ed Universal Pictures, distribuzioni internazionali rispettivamente di Barbie e Oppenheimer, hanno da tempo fissato la data di uscita di entrambe le pellicole a venerdì 21 luglio per il mercato nordamericano (ma anche quello del Regno Unito, ad esempio), generando una valanga di meme, creazioni artistiche e un’antagonismo tra i due lungometraggi ironico ed inaspettatamente social. Conseguenza di un fenomeno tutto online che ha giocosamente preso il nome di Barbenheimer, e che si prospetta ghiottissima opportunità per la catena di esercenti degli Usa di dare vita ad uno dei potenziali double feature più clamorosi nella storia del cinema recente. Vediamo meglio le ragioni dietro a questo vero e proprio fenomeno.
Gli opposti si attraggono
Prima c’è stata la decisione di Universal Pictures di fissare a venerdì 21 luglio la data di uscita di Oppenheimer di Christopher Nolan, atteso ritorno dietro la macchina da presa del regista britannico dopo il controverso addio dello stesso dalla scuderia Warner, mesi dopo invece è arrivata comunicazione ufficiale che il film Barbie, live-action ambientato nel magico mondo della bambola femiminile Mattel proprio distribuito da Warner Bros. Pictures, avrebbe “sfidato” al botteghino il monumentale ritratto nolaniano di J. Robert Oppenheimer nello stesso identico giorno di programmazione nelle sale. Smacco neanche troppo velato alle spalle voltate da Christopher Nolan a Warner oppure giocoso showdown cinematografico che farà la felicità degli esercenti nordamericani?
Sta di fatto che lo scontro al botteghino dei due lungometraggi, entrambi attesissimi dal pubblico cinefilo e non solo, ha generato nelle settimane successive all’annuncio del curioso day and date nelle sale un’impressionante ondata di meme divertenti, di poster alternativi, artwork e manifesti inediti realizzati da talentuosi ed ironici utenti da tutto il globo che si burlavano bonariamente del double feature cinematografico più improbabile degli ultimi decenni. Uno showdown all’ultimo biglietto staccato tra due titoli che non potrebbero essere più diametralmente opposti ma che allo stesso tempo racchiudono in sé il concetto post-moderno del termine “evento”.
Prima Oppenheimer e poi Barbie, o viceversa
Dopo mesi di tam tam social, di meme ad hoc e di battute genuinamente divertentissime sull’imminente Barbenheimer, gli esercenti del Nord America si preparano ad un 21 luglio senza precedenti: sono stati già staccati ben 200.000 biglietti singoli per la programmazione di Barbie ed Oppenheimer nel giorno di debutto presso la catena di multisala statunitense AMC Theatres, preludio ad un primo week-end di programmazione per i film di Greta Gerwig e Christopher Nolan da tenere d’occhio. Una doppia programmazione che, ben prima dell’arrivo in sala dei due film, sui social sta diventando sempre più rituale da mettere in atto con una preparazione specifica e speciale: prendersi almeno mezza giornata libera dal lavoro, controllare gli orari di programmazione di entrambi i titoli, prenotare i biglietti con amici e parenti, indossare t-shirt o accessori a tema e godersi il double feature cinematografico più irriverente di sempre.
Sorge però sui social il grande dilemma: quale dei due film vedere prima? C’è un ordine ideale da seguire per godersi al meglio il fenomeno del Barbenheimer? E qui le correnti di pensiero si spaccano sostanzialmente in due; c’è chi afferma che sia meglio vedere prima l’Oppenheimer di Christopher Nolan con la sua mole di tetraggine e seriosità per poi spostarsi sull’acume e la leggerezza della terza opera da regista di Greta Gerwig, chi invece controbatte veementemente: l’ordine di visione migliore è quello ascendente, partendo quindi dall’effervescenza di Barbie per poi terminare lo storico double feature del 21 luglio (ma pronostichiamo che questa pratica verrà protratta da moltissimi spettatori di lingua inglese nel corso di tutto il primo week-end) con i contenuti non a cuor leggero portati sul grande schermo da Christopher Nolan.
Warner Bros. e l’addio che brucia ancora
Un vero e proprio fenomeno che percorre sotterraneamente gli incavi del polso di una comunità social sempre più ampia e che ha saputo sfruttare al meglio l’antagonismo distributivo di Warner e Universal, tramutandolo infine in irriverente duello fino all’ultimo biglietto in nome del futuro del cinema in sala; che di questi tempi post-Covid, non è poco. Uno scontro che però sembra essersi generato a monte dal sangue amaro delle alte cariche di Warner Bros. Pictures dopo l’addio di Christopher Nolan alla scuderia della major, nato dal dissenso del regista verso la decisione di far debuttare contenuti cinematografici in esclusiva (tra cui il suo Tenet) sulla piattaforma di HBO Max, sfavorendo il cinema in sala in piena emorragia pandemica.
Una decisione, quella di Nolan, che sembra continuare a tormentarlo anche adesso che Warner Bros. ha deciso di non spostare di un millimetro la data di debutto sul mercato nordamericano del loro cavallo di razza n.1, il trasversale ed immaginifico Barbie di Greta Gerwig. Che quindi la leggendaria lotta all’ultimo incasso tra questi due attesissimi lungometraggi sia nata da una malcelata rivalità privata tra gli executives della Warner e il loro figliol prodigo ancora non tornato all’ovile? Con certezza ufficiale, non potremo mai saperlo.
Parola in codice: evento
Sta di fatto che la cocciutaggine della major che distribuisce Barbie e la data prestabilita da Universal per il nuovo film-evento di Nolan, hanno generato un casus belli da manuale ( e qui, il latinismo calza alla perfezione) che verrà ricordato negli annali tra le più grandi pagine della distribuzione cinematografica americana. Una doppia vetrina che esalta e risalta, alla fine di ogni antagonismo occulto e dell’ironia sacrosanta del web, due pellicole che hanno stampato sulla loro confezione finale la parola “evento”, nonostante puntino a target ed obiettivi di mercato apparentemente diversissimi.
Da una parte il lungometraggio definitivo ed imprevedibile sulla bambola Mattel più celebrata, venduta e giocata di sempre, marchio di fabbrica ed insostituibile action figure femminile capace di attraversare i decenni del secolo scorso e di quello nuovo praticamente indenne (e diteci voi se già questi valori aggiunti non siano sufficienti a creare un evento di per sé). Sull’altra sponda, il nuovo sforzo registico di un cineasta che da anni attraversa i generi fondendo sguardo autoriale e riconoscibile ad un appeal da grande evento da godersi rigorosamente al buio di una grande sala cinematografica. Due modelli distributivi, quelli di Barbie ed Oppenheimer, che al di là del numero grezzo dell’incasso che accumuleranno a fine corsa, presagiscono una rinnovata fiducia dello spettatore verso l’esperienza cinematografica da vivere rigorosamente in sala. Un rituale, proprio come il Barbenheimer, che nei difficili anni post-Covid aveva veramente bisogno di essere nuovamente celebrato come si deve.