Barbie di Greta Gerwig (scritto da lei insieme al compagno di vita Noah Baumbach) è finalmente arrivato nelle sale, dopo mesi e mesi di congetture sulla sua trama e un proliferare di apprezzatissimi meme sui social. Ma di che cosa parla il film di Barbie? Si tratta di una commedia divertentissima ma capace di regalarci una critica sagace, puntuale ed estremamente intelligente sulla società in cui viviamo e sopratutto sulle differenze di genere.
Lo spunto da cui parte il film è molto semplice: che cosa accadrebbe se, un giorno, una Barbie (abitante della perfetta ed iperfemminista Barbieland) facesse una capatina nel mondo reale e si rendesse conto che le cose sono ben diverse da quelle che lei e le sue “colleghe” avevano pensato di aver aiutato a realizzare? E se poi con lei ci fosse anche il suo Ken, che d’improvviso scopre che cos’è il patriarcato? Nell’articolo che segue cercheremo di spiegarvi sia l’intento della Gerwig con quest’opera, che è adatta tanto ad un pubblico adulto che ad uno decisamente più giovane, che la sua convincente conclusione: ecco la nostra spiegazione del finale e il significato di Barbie.
Che cosa succede in Barbie?
Il film di Barbie si apre con una voce fuoricampo (in originale quella di Helen Mirren) che ci racconta come le bambine abbiano fin da sempre giocato con le bambole, che erano riproduzioni di neonati e gli permettevano solo di giocare ad essere madri. Con l’arrivo delle Barbie le cose sono cambiate radicalmente, e le bambine di tutto il mondo hanno iniziato a giocare con bambole che potevano essere medici, astronauti, presidente degli Stati Uniti e scienziate premio Nobel. Barbie ha cambiato il mondo, permettendo alle giovani donne di aspirare a diventare chiunque vogliano, realizzando sempre i propri sogni. O almeno, questo è quello che credono le Barbie che vivono a Barbieland, una realtà separata dalla nostra in cui troviamo tutte le bambole della Mattel: ogni giorno a Barbieland è perfetto, e le abitanti di questo universo rosato sono convinte che proprio grazie ai loro sforzi il mondo reale sia esattamente come il loro.
Scopriamo che cosa si provi a vivere a Barbieland seguendo la protagonista, la Barbie Stereotipo di Margot Robbie, la bambola che sintetizza alla perfezione l’essere una Barbie: bionda, bellissima e perfetta in tutto e per tutto. La vita è tutta rosa e fiori per le Barbie, ma non lo è per i Ken, che vivono completamente in funzione delle loro Barbie, come se fossero semplicemente un loro accessorio.
Una sera, durante un party, la perfezione sembra però incrinarsi: la protagonista sconvolge tutte e tutti dichiarando di aver fatto pensieri di morte. Le cose peggiorano poi il giorno dopo: Barbie si sveglia e la sua doccia (senz’acqua) è gelida, il suo toast bruciato e – orrore degli orrori – i suoi piedi sono piatti. L’unica soluzione possibile è chiedere aiuto a Barbie stramba, simbolo di tutte quella bambole strapazzate dalle loro piccole proprietarie, che le consiglia di recarsi nel mondo reale e di trovare la bambina che sta giocando con lei. Dipende da questa bambina il cambiamento che sta avvenendo in Barbie, e gli strani pensieri che sta avendo per la prima volta stanno causando una breccia tra i due mondi.
Barbie non riesce ad impedire a Ken di seguirla nel suo viaggio ed i due si ritrovano per la prima volta ad affrontare le stranezze del mondo reale. A sconvolgere Barbie il fatto che la realtà sia completamente diversa da come lei credeva: sono gli uomini qui a comandare e le donne, anche se possono fare lavori prestigiosi, sono comunque sempre in balia della volontà maschile. La nostra protagonista si sente particolarmente a disagio per gli sguardi che riceve, Ken invece sembra aver finalmente trovato un ambiente in cui fiorire. Mentre Barbie cerca la “sua” bambina, che è convinta essere la giovane (ed arrabbiatissima) Sasha, Ken decide di imparare tutto ciò che può sul patriarcato e di tornare a Barbieland, dove insegnarà tutto agli altri Ken.
Le cose si complicano quando i capi della Mattel scoprono che Barbie è uscita da Barbieland, per questo decidono di portarla da loro e rinchiuderla nella sua scatola: con grande stupore la protagonista scopre che le persone al comando dell’azienda sono tutti uomini, che decidono che Barbie di volta in volta inventare per far felici le bambine di tutto il mondo. L’unica donna presente, Gloria, è infatti solo una semplice assistente. Per evitare di essere rimessa nella scatola, Barbie scappa e – dopo aver brevemente incontrato il fantasma di Ruth Handler, la creatrice di Barbie – viene salvata proprio da Gloria, che scopre essere colei che giocava con la Barbie Stereotipo (e non sua figlia Sasha). Per aiutarla a sentirsi meglio, e per tornare così quella di un tempo, Barbie porterà Gloria e Sasha a Barbieland. Una volta arrivate le tre scopriranno però una terribile realtà: i Ken hanno preso il potere, imponendo il patriarcato a Barbieland (che ora si chiama Kendom) e facendo una sorta di lavaggio del cervello alle Barbie, che ora si comportano come se si fossero dimenticate ciò che erano.
La nostra Barbie prima si dispera ed è vittima di una vera e propria crisi esistenziale, ma poi con l’aiuto di un discorso rivelatore di Gloria – che le spiega tutte le difficoltà dell’essere donna – finalmente decide di fare qualcosa. Insieme a Barbie Stramba, a tutte le Barbie uscite di produzione, al simpaticissimo Allan e ovviamente a Gloria e Sasha, riuscirà a far risvegliare le altre dallo stato di trance in cui i Ken (e il loro imposto patriarcato) hanno costretto le altre. Insieme le Barbie riusciranno a mettere i Ken gli uni contro gli altri, guadagnando il tempo necessario per riappropriarsi di Barbieland.
I Ken vengono così rispediti al loro posto e le Barbie sono di nuovo al comando (concedendo però qualcosa di più ai loro “accessori” maschili, come ad esempio un posto in qualche corte minore, non certo quella suprema!). Il nostro Ken si rende conto che deve capire chi è e che cosa vuole, anche senza Barbie. Quest’ultima deve prendere invece un’importante decisione: continuare a vivere nella perfetta Barbieland o spostarsi nel mondo reale, anche con tutti i suoi problemi e contraddizioni? Con l’aiuto dello spirito di Ruth, Barbie capisce che ormai ha visto e fatto troppo per tornare quella che era, non vuole più essere un’idea ma colei che lei idee le crea, accentando di abbracciare l’esperienza umana anche se questo significa che prima o poi dovrà morire.
Così ritroviamo Barbara (come la figlia di Ruth, a cui la donna si era ispirata per creare Barbie) nel nostro mondo, insieme a Gloria e Sasha, pronta per un importante momento di passaggio: la sua prima visita dalla ginecologa!
“Ci hanno fatto il lavaggio del cervello!”
Tra i momenti più importanti del film c’è sicuramente quello in cui le Barbie si liberano dal lavaggio del cervello fattogli dai Ken e dal patriarcato imposto. Per farlo le Barbie uniscono le forze e sfruttano i discorsi illuminanti di Gloria, capace di riassumere a parole la complessità dell’essere donna e tutte le difficoltà che questo comporta (soprattutto nel relazionarsi all’altro sesso e al proprio ruolo all’interno di una società modellata dalla volontà maschile). Questo è sufficiente a farle risvegliare dallo stato di trance in cui erano cadute: le nostre Barbie sono nuovamente medici, fisici, presidenti, giudici della corte suprema…
In questa parte del film troviamo un chiaro invito fatto alle donne del “mondo reale”: solo lavorando insieme, parlando e confrontandosi, potranno davvero comprendere come “funziona” il patriarcato, di cui sono vittime involontarie ed inconsapevoli. È proprio tramite questo genere di consapevolezza che ci si può liberare da certe catene, e si può davvero aspirare ad essere chiunque si sogni di essere.
Mettere Barbie in una scatola
Un’altra scena particolarmente significativa è quella in cui i capi della Mattel cercano di rimettere Barbie nella scatola: per tenerla sotto controllo decidono di rinchiuderla, soffocando così il suo potenziale ed i suoi sogni. Nella scatola resterà sempre perfetta, bellissima ma senza la possibilità di cambiare. Citando Proust – la scatola le evoca una memoria involontaria, come la madeleine proustiana – Barbie ci fa capire che quella condizione di immobilità per lei rappresenta il passato, lei non è più la stessa ed è pronta a passare ad altro.
Il collegamento con le donne nella società di oggi è evidente: quando le donne vengono “inscatolate” in determinati ruoli (madre, moglie…), vengono costrette a rinunciare ai propri sogni e ad ignorare il proprio potenziale.
Perchè Barbie decide di diventare umana, anche se significa che prima o poi morirà?
È Ruth Handler ad aver creato Barbie, dandole il nome di sua figlia, Barbara. Quando lei e Barbie si rincontrano alla fine del film, quest’ultima è in difficoltà perché non conosce più il proprio finale, Ruth però le spiega che lei non l’ha creata per averne uno. Barbie è un simbolo, un’idea, nata per influenzare le bambine di tutto il mondo. Non può morire ma resta un esempio di perfezione eterna, anche se i tempi cambiano, lei rimane la stessa.
Barbie sceglie di passare dall’essere un’idea, un oggetto, ad essere chi le idee le crea, il soggetto dell’azione, e questa decisione fa anche riferimento al legittimo bisogno che le donne hanno sempre avuto di non essere oggettificate, di avere un valore all’interno della società che non sia misurato solo in base al proprio aspetto fisico ed in funzione degli uomini.
Barbie, invece che restare a Barbieland, decide di diventare umana, anche se questo significa che prima o poi dovrà morire. Vivere una vita piena di significato, non essere più un'”idea”, ma diventare qualcuno che le idee può crearle, è quello che vuole. A spingerla ancor di più verso questa decisione una lunga visione su quello che significa essere donna, sia le esperienze positive che quelle negative: Barbie decide che non vuole precludersi nulla, che vuole provare tutto il possibile e vivere una vita piena di significato, per quanto imperfetta.
Essere umana
In una sequenza che ricorda i filmati casalinghi in formato Super 8 (tra l’altro in alcuni di questi vediamo proprio Margot Robbie da bambina, sono stati infatti donati dall’attrice, e altri membri del cast), Barbie vede l’esperienza femminile a 360°, dai momenti più belli a quelli più tristi, ed è sopraffatta dalle emozioni perché finalmente comprende il legame che unisce tra loro tutte le donne, una generazione dopo l’altra. È proprio di questo legame di cui sente il bisogno, e che non potrebbe avere se restasse a Barbieland, in cui è “solo” Barbie: nella realtà diventa Barbara Handler, come la figlia di Ruth, ed è così che entra a far parte di questa infinita catena di donne, di madri e figlie, che si trasmettono l’un l’altra sogni e speranze. È questo che significa essere umana, non essere un’idea di perfezione, ma essere parte di un tutto, di un’infinita comunità di altre donne.
Che cosa, poi, può esprimere di più la nuova umanità di Barbie se non gli ultimi minuti del film? Barbie/Barbara è pronta alla sua prima visita dalla ginecologa, non è più un oggetto (ricordate quando all’inizio affermava di non avere i genitali?) ma è una donna a tutti gli effetti, una donna che può anche creare la vita.
Il significato del film
Barbie ci insegna che dobbiamo trovare la nostra identità, al di là di quello che la società ci impone, dobbiamo combattere per il cambiamento, anche se fa paura. Entrambi i personaggi principali di questa storia, Barbie e Ken, attraversano una crisi esistenziale, perché entrambi entrano in contatto con una nuova realtà che gli fa capire che quella vecchia non li definisce più: Barbie non desidera più l’eterna perfezione di Barbieland e Ken vuole comprendere meglio se stesso, chi è anche senza Barbie. Per quanto il nuovo faccia paura non possono più tornare indietro, perché ormai non sono più coloro che hanno lasciato Barbieland per la prima volta.
Barbie ci mostra come il patriarcato sia negativo tanto per le donne quanto per gli uomini: le Barbie – durante il Kendom – erano state private della loro identità, del loro potere, della loro unicità; Ken aveva guidato gli altri alla conquista del potere, sì, ma alla fine crolla perché non può esprimere le proprie emozioni ed esplorare la sua identità ed unicità, azioni che – secondo il modello maschile imposto dal patriarcato – un uomo non dovrebbe fare. Per vivere meglio i Ken devono lavorare su sé stessi, piuttosto che cercare di controllare le Barbie; Barbie, invece, deve capire che è normale essere confuse, aspirare al cambiamento e, sopratutto, non essere perfette.