Il film: Boy Scouts of America: le verità nascoste, 2023. Regia: Brian Knappenberger. Genere: Documentario, inchiesta. Cast: Christopher Haywood, Tim Kosnoff, Doug Kennedy, Patrick Boyle, Michael Johnson Durata: 94 minuti. Dove l’abbiamo visto: Netflix.
Trama: Vittime, informatori ed esperti svelano l’insabbiamento pluridecennale dei casi di abusi sessuali da parte di Boy Scouts of America e le sue tragiche conseguenze.
Non esiste qualcosa che possa giustificare un abuso sessuale su un minore. Nessuna motivazione ha senso. Così come l’importanza riconosciuta a livello internazionale di un’organizzazione non può diventare il parafulmine per i predatori. Questo è il messaggio nitido che viene mostrato dal documentario di Netflix diretto da Brian Knappenberger, Boy Scouts of America: le verità nascoste. Un lavoro asciutto, coinvolgente ed emozionante che racconta le violenze e gli abusi su minori perpetrati dalla celebre associazione dei Boy Scouts of America.
Negli ultimi 60 anni, alcuni dei rappresentanti dei Boy Scouts of America hanno sistematicamente violentato i giovani iscritti, approfittando della loro indigente situazione economica o delle difficoltà familiari. Come vedremo nella recensione di Boy Scouts of America: le verità nascoste sono tanti i livelli del racconto, che ruota attorno al tema chiave dell’esercizio del potere. Il risultato è un’opera che in questi giorni assume un valore ancora più grande. Perché mai bisogna dimenticare che le vittime, tutte le vittime, mai sono colpevoli.
La trama: un orrore sistematico
Nata nel 1910 ad opera di William D. Boyce, Ernest Thompson Seton e Daniel Carter Beard, i Boy Scouts of America sono la più grande associazione scout negli Stati Uniti e la terza nel mondo. La BSA fa cioè parte di un movimento più ampio, lo scoutismo, fondato nel 1907 dal tenente generale inglese Robert Baden-Powell, convinto che si potessero formare nuove generazioni di giovani attraverso un modello educativo semplice: imparare facendo. Cosa succede, però, se in un ambiente che si considera sano e sicuro per i propri figli, venissero perpetrati abusi sessuali su di loro? La domanda, terribile, è quella che si è posto Michael Johnson, responsabile nazionale della tutela dei Boy Scouts of America dal luglio 2010 al dicembre 2020.
Attraverso una serie di ricerche personali compiute per comprendere se ci fossero mai stati abusi sessuali su minori all’interno dell’organizzazione, Johnson, detective di Plano, in Texas, specializzato in crimini sessuali, scoprì fin dal primo giorno di lavoro che la BSA non fosse un luogo sicuro per i bambini. I quali, se violati, venivano consigliati di non parlarne mai.
Contestualmente, il reporter Patrick Boyle ha analizzato documenti secretati che confermavano i sospetti di Johnson, raccogliendo nel tempo una lunga serie di testimonianze di vittime, raccolte poi nel libro Scout’s Honor: Sexual Abuse in America’s Most Trusted Institution. Intervistati da Brian Knappenberger, Johnson, Boyle e molte vittime, raccontano la crudele verità: i Boy Scouts of America sono stati l’humus perfetto per le azioni dei pedofili. Insabbiando questo segreto in maniera sistematica.
Il potere logora tutti
Davanti a una storia di questa portata, che ha condotto a una mega richiesta di risarcimento delle vittime, beffate però dalla dichiarazione di bancarotta da parte della BSA, non si può fare a meno di pensare ad altri casi del genere. Come gli abusi sessuali compiuti all’interno della chiesa cattolica e così ben raccontati in film come Il caso Spotlight di Tom McCarthy o Grazie a Dio di François Ozon. Il copione è lo stesso. Si parte da un’organizzazione che si ritiene sicura per i propri figli, all’interno della quale però circolano indisturbati predatori di ogni tipo. Protetti dall’omertà che viene imposta dall’alto. La massima punizione che viene loro inflitta è il trasferimento in altra città.
Dove però la storia si ripete esattamente uguale a prima. E le vittime? Le vittime vengono costrette al silenzio, perché un brand di successo, Boy Scouts o Chiesa non importa, non può essere macchiato da accuse del genere. Insomma, tutti sanno, nessuno parla. E ‘tutti sanno’ non è solo un modo di dire, perché i vertici dei BSA hanno redatto scrupolosamente dal 1919 dei documenti in cui certificavano le violenze, i cosiddetti fascicoli della perversione o P-Files, senza prendere alcun provvedimento. Tutto questo per salvaguardare il buon nome dei Boy Scouts of America. C’è una frase, poi, che risuona più delle altre nel documentario, pronunciata un Michael Johnson in lacrime: still unsafe. Ancora oggi i Boy Scouts of America sono un’associazione che non è sicura per i bambini.
Vittime due volte
Come si può facilmente intuire le interviste alle vittime degli abusi sono la parte più struggente di questo documentario. C’è grande dignità nelle loro parole e anche nei racconti più terribili, mantengono una limpidezza che commuove. Nessuno di loro ha mai parlato degli abusi subiti con i genitori o con altri adulti, perché la vergogna era troppa. Rompere il silenzio, però, è il primo passo importante verso la libertà. Nella maggior parte degli episodi di Law & Order – Special Victim Unit, l’amatissimo spinoff della celebre serie poliziesca, dedicato alle vittime di violenza sessuale, la prima domanda degli investigatori è “Ne hai parlato con qualcuno?“. Non solo questo serve ad avere un testimone, ma anche a distruggere, mattone dopo mattone, quel muro di angoscia e senso di colpa che pesa su ogni essere umano abusato intimamente.
Dalle loro parole, dunque, scopriamo come venissero favoriti gli incontri fuori casa tra bambini e capi scout. E come le violenze si attuassero con regolarità durante i campeggi. Quei ragazzini spesso facevano parte di famiglie indigenti o problematiche, venivano quindi scelti con cura, per poterli abusare senza rimorsi. Alcuni hanno dichiarato di dissociarsi durante gli stupri. Altri invece hanno pensato più di una volta al suicidio. Con ogni probalità le 82.000 persone vittime di violenza sessuale all’interno dei Boy Scouts of America, non vedranno alcun risarcimento. Ma non è ai soldi che mirano, quanto all’esigenza della verità. Affinché nessuno possa ancora essere abusato.
Il ruolo dei documentari
Che valore ha un documentario come questo? O meglio, che valore ha il genere documentario quando si affrontano tematiche così delicate? Al netto di una forma che non ricerca la bellezza a tutti i costi e di uno stile volutamente piano e lineare, il documentario d’inchiesta ha un’importanza capitale. Semplicemente perché mostra tutti gli attori in campo con chiarezza, senza indirizzare lo sguardo del pubblico, ma accompagnandolo alla scoperta di una verità suffragata da fatti accertati e documenti. Ecco perché consigliamo la visione del documentario senza pregiudizi. Non serviranno.
La recensione in breve
Doloroso, angosciante, terribile, un documentario asciutto e ben confezionato che sta dalla parte delle vittime senza ripensamenti. Da vedere.
- Voto CinemaSerieTV.it