A Venezia 2024 il regista Gianni Amelio ha presentato il film Campo di battaglia, tratto dal romanzo “La sfida” di Carlo Patriarca, e ambientato in Friuli Venezia-Giulia durante la Prima Guerra Mondiale. Insieme ad Amelio c’erano i protagonisti Gabriel Montesi, Alessandro Borghi e Federica Rosellini. La trama del film racconta di due medici che sono divisi dall’amore per la stessa donna, ma anche dall’approccio alla professione e alla situazione che stanno vivendo. Uno dei due infatti, segretamente fa in modo di peggiorare le condizioni dei feriti più gravi, in modo tale da risparmiargli un ritorno al fronte, che potrebbe essergli fatale.
In conferenza Gianni Amelio, in questa occasione più disteso, dopo che nel 2022 si arrabbiò con un giornalista, ci tiene a sottolineare che questo film va visto in sala – è in uscita il 5 settembre, grazie a 01 Distribution – è che è un film sulla guerra, non un film di guerra.
“Campo di battaglia è un film di guerra senza immagini di guerra, le immagini di guerra sono usurate e oggi sembrano irreali, le vediamo troppo, ogni sera al telegiornale trasmettono immagini di feriti e morti. Non solo Gaza, Ucraina, è una guerra anche l’affidamento di un gommone. Le immagini di guerra vengono consumate in situazioni che non sono quelle della sala cinematografica, che invece andrebbe considerata come un tempio. Quando si sta a casa c’è sempre la tv accese, si fanno tante cose e intanto arrivano immagini e suoni di guerra. Questo provoca un’assuefazione terribile al concetto di guerra e noi non siamo in grado di ragionare perché lo subiamo. Questo è un film che va visto non a casa ma in sala. Questo non è un film di guerra ma sulla guerra e questo aumenta la forza emotiva del film”
“si fa la vita di tutti i giorni e intanto arrivano immagini e suoni di guerra, questo provoca un’assuefazione terribile” queste parole di gianni amelio❤️#Venezia81 pic.twitter.com/IUqppMmyMn
— fra✨ (@apijaergelato_) August 31, 2024
Federica Rosellini prende la parola spiegando per immagini cosa vivono i personaggi del film, sia per quanto riguarda le loro emozioni che gli ideali. Sono le loro contraddizioni il motore della storia.
“Questo è un film che ha due elementi, la neve e il fuoco. C’era sempre la sensazione che ci fosse continuamente un ribollire di lava, di un desiderio di fuga. I nostri personaggi hanno sempre la voglia di fuggire anche se non lo sanno, mentre alla fine il mio personaggio è colei che resta, che offre una cura”
Alessandro Borghi invece parla più specificamente delle contraddizioni di personaggio, Stefano, che oltre a condividere lavoro e passioni con l’altro medico, Giulio, è anche suo amico fin dall’infanzia.
“Il mio personaggio è frutto di un lungo processo, è stata una scoperta continua. E ogni giorno non sapevo esattamente cosa sarei andata a raccontare. Il film ha moltissime tematiche, la piu importante per me è la relatività di ciò che è giusto e cosa è sbagliato. Il mio personaggio viene presentato come il buono del film ma tu in realtà, alla fine del film, non sai esattamente se era davvero il buono. Giulio ha un metodo poco ortodosso di andare contro la guerra. Anche quello buono, ha fatto solo azioni giuste? È meglio salvare una vita o un’integrità organica?”
Infine Borghi e Montesi parlano della loro collaborazione con Amelio e di come si siano trovati a recitare per il regista, che abbraccia un metodo di regia poco convenzionale.
“Non ho mai conosciuto nessuno come Amelio, è stato la benzina di tutto il processo creativo del film, ne abbiamo iniziato a parlare un anno e mezzo prima e ogni tanto ci trovavamo per parlarne. Un processo meraviglioso e sfidante, Gianni ti responsabilizza e ti rende parte del processo, anche sul set. Ogni giorno io e Gabriel aspettavamo la nuova scena ma non c’erano problemi perché conoscevamo bene i personaggi, un’improvvisazione emotiva guidata da Gianni che mi ha ricordato la bellezza di fare questo lavoro”
“Per me è una grande emozione essere qui, Gianni è una grande persona e regista, mi ha fatto capire cosa significa un’inquadratura, mi ha sempre dato la giusta direzione. Essere un attore è un lavoro che ti salva se lo fai insieme, bisogna saper leggere il regista e i propri colleghi.”
Le “nuove scene” alle quali si riferisce Borghi, sono quelle che Gianni Amelio scriveva giorno per giorno, non avendo una sceneggiatura definitiva, all’inizio delle riprese.
“Io ho un modo di lavorare forse non condiviso dagli altri registi, io non penso, sento, lo sento nelle viscere. Non parto da un tavolino mettendo insieme idee che ho sentito dire o perché devo fare riferimento ad argomenti attuali, di cui si parla, è proprio il contrario. I miei attori sanno anche che non c’è mai una sceneggiatura definitiva, ogni mattina, prima delle riprese, mando loro una scena nuova. Sanno che io sono così e si preoccuperebbero se non lo facessi.”
#BiennaleCinema2024 #Venezia81 #GianniAmelio: “Il mio modo di lavorare a un film è sentire visceralmente le cose. Non parto da un tavolino dove metto le idee. Non a caso, lavoro quasi sempre con #AlbertoTaraglio, il mio co-sceneggiatore. Scriviamo sei, sette versioni della… pic.twitter.com/y3QDRaYUuS
— La Biennale di Venezia (@la_Biennale) August 31, 2024
Infine il regista ha una parola per gli altri attori che ha voluto in Campo di battaglia, anche solo per una battuta, perché interpretassero i soldati arrivati al fronte da varie regioni d’Italia.
“Ho voluto scavare nelle regioni italiane scoprendo attori meravigliosi, che magari dicono anche solo una battuta, ognuno con una propria lingua. C’è il soldato che arriva dalla Puglia, il soldato valdostano… Vorrei che fossero tutti quanti qua questi ragazzi. Vorrei che questi attori fossero tutti qui a Venezia.”