Le animazioni nate dalla fantasia del gruppo creativo Disney fanno ormai parte del background di generazioni di spettatori. Grazie a Walt Disney, al suo team e agli animatori che sono venuti dopo di lui, principesse, eroi, draghi e animali parlanti hanno popolato l’infanzia di ogni bambino in modo indelebile. Tanto da diventare parte di quella che viene definita cultura popolare da tramandare da genitore in figlio.
Prima dell’avvento dei VHS e dei DVD, infatti, la visione delle animazioni più tradizionali venivano ciclicamente riproposte sul grande schermo, insieme a quelle di nuova generazione. In questo modo si andava creando quasi una liturgia famigliare, capace di riportare gli adulti indietro nel tempo in una condivisione emotiva d’emozione provata molti anni prima. Ora tutto questo è andato svanendo, sostituito dalla piattaforma tematica Disney+. Nonostante ciò, però, sembra proprio che non si possa crescere senza conoscere alcuni titoli storici degli Studios. Per questo motivo, dunque, andiamo a considerare quali sono i 15 cartoni Disney da vedere almeno una volta.
1. Encanto (2021)
Iniziamo dall’ultimo nato dalla fantasia e dall’ingegno degli animatori Disney. Una scelta determinata soprattutto dal fatto che Encanto rappresenta il raggiungimento di un’evoluzione narrativa e visiva che reinventa il genere senza rinnegare la tradizione. Diretto da Byron Howard e Jared Bush insieme a Charise Castro Smith, il film animato ha come protagonista la giovane Mirabel.
Nipote della straordinaria Alma e membro dell’eccezionale famiglia Madrigal, la ragazza si differenzia da tutti per un particolare: sembra non aver nessun tipo di caratteristica speciale. Ognuno di loro, infatti, è dotato di un particolare potere che agisce in modo essenziale per il bene del paese e della comunità in cui vivono.
Come trovare, dunque, il proprio posto nel mondo nonostante si venga considerati diversi e inopportuni perfino dalla propria famiglia? Il film cerca di dare una risposta a questa domanda, ponendo anche delle basi per evidenziare e superare altre problematiche. Tra queste le aspettative e le pressioni sociali che, spesso, possono schiacciare proprio i più giovani.
Un cuore narrativo importante, dunque, che assume un ruolo educativo essenziale amplificato da un caleidoscopio cromatico che affascina e incanta. A rendere questa storia ancora più indimenticabile, poi, è anche una colonna sonora che, grazie alla canzone Non si nomina Bruno, ha conquistato per molte settimane le vette più alte della classifica americana. Encanto, inoltre, ha ottenuto l’Oscar, il Golden Globe e il BAFTA come miglior film animato.
2. La carica dei 101 (1961)
Grazie a questo film ci sono state generazioni di dalmata chiamati Pongo e Peggy. Ma il valore dell’animazione firmata da Wolfgang Reitherman, Hamilton Luske e Clyde Geronimi non si ferma certo qui. Nonostante la Walt Disney non fosse nuova all’umanizzazione di personaggi dall’evidente forma animale, in questo caso riesce a creare un’atmosfera davvero unica.
Innanzitutto costruisce una doppia storia d’amore. Rudy e Anita, infatti, s’incontrano e scontrano durante una passeggiata con i loro rispettivi cani. Pongo, un fiero dalmata, rimane praticamente affascinato dall’elegante di Peggy. Le due coppie, ovviamente, sono destinate all’amore eterno. Si sposano e, altrettanto chiaramente, vanno a vivere tutti e quattro insieme.
Almeno fino a che non arrivano i cuccioli di Peggy e Pongo. Una presenza rumorosa, chiassosa e ad alto tasso di tenerezza che ha dato vita a una serie di citazioni indimenticabili. Una di queste è quella attribuita a Rolly, il più pigro e affamato dei cuccioli: “Sono stanco e ho fame… ho la coda gelata… e il naso gelato.. .le orecchie gelate… e i piedi gelati.”
Ma il valore di questa animazione è di aver regalato uno dei villain più indimenticabili nella storia del cinema. Ovviamente il riferimento è a Crudelia Demon, la terribile donna che rapisce i piccoli dalmata per farsi una pelliccia preziosissima e guadagna un tema musicale tutto per sé. Il film, comunque, è ispirato all’omonimo racconti di Dodie Smith e rappresenta uno dei più grandi successi economici della Disney. Talmente grande da riuscire a risollevare le sorti degli Studios dopo le difficoltà affrontate a causa della produzione de La bella addormentata nel bosco.
3. Biancaneve e i sette nani (1937)
Ormai è risaputo che il Principe Azzurro non esiste e la stessa Disney ha decisamente virato l’interpretazione di romanticismo verso atmosfere diverse e più moderne. Nonostante questo, però, è impossibile prescindere da Biancaneve e i sette nani. D’altronde si tratta della capostipite di tutte le principesse. La prima che ha dato il via a una lunga serie di damigelle in pericolo, evolute in personaggi sempre più autonomi.
Come se non bastasse, poi, è anche il primo lungometraggio prodotto da Walt Disney proprio nel 1937. Uno sforzo produttivo incredibile senza il quale non ci sarebbe stata la successiva storia degli Studios. Per tutti questi motivi e per quella sorta di romanticismo old style insito nella storia, non è proprio possibile evitare almeno un incontro con l’animazione realizzata da David Hand.
4. Gli Aristogatti (1970)
A quasi dieci anni da La carica dei 101 arriva un altro gruppo di animali a conquistare l’attenzione del pubblico. Questa volta, però, si tratta di gatti. Ovviamente stiamo parlando de Gli Aristogatti. E non è un caso che a dirigerlo sia sempre Wolfgang Reitherman, questa volta da solo rispetto alla sua avventura con i dalmata. La struttura narrativa, dunque, appare piuttosto simile ma a rendere questa animazione indimenticabile è proprio la caratterizzazione dei personaggi.
L’avventura è ambientata a Parigi nel 1910. Nella lussuosa villa di Madame Adelaide Bonfamille, vivono Duchessa, un’elegante gatta bianca, e i suoi tre cuccioli, Minou, Matisse e Bizet. Insieme a loro anche il maggiordomo Edgar. Tutti sembrano convivere in perfetta armonia fino a quando l’anziana signora non decide di redigere un testamento a favore dei suoi amici a quattro zampe. Alla sua morte, dunque, erediteranno l’intera fortuna, non essendoci nessun parente stretto. Alla scomparsa dei gatti, poi, tutto andrà di diritto al maggiordomo.
Da qui parte l’avventura che vede protagonisti Duchessa e i suoi cuccioli, rapiti e portati nella campagna fuori Parigi dallo stesso maggiordomo pur di estrometterli dal testamento. Fortunatamente, però, incontrano un gruppo di animali che vanno a comporre delle perfette e indimenticabili spalle caratteriste. Tra queste, ovviamente, Romeo, “er mejo der Colosseo”, e Adelina e Guendalina Bla Bla, due oche inglesi in vacanza in Francia.
Gli Aristogatti, comunque, è famoso anche per essere l’ultimo progetto approvato dallo stesso Walt Disney, anche se non vedrà mai la sua realizzazione. Per portare quest’animazione al cinema ci sono voluti quattro anni di lavorazione, cui hanno partecipato cinque tra i così detti “Nine Old Men”, ossia il team creativo che ha creato i titoli più importanti degli Studios.
5. Cenerentola (1950)
Dopo Biancaneve è impossibile non citare Cenerentola, un altro elemento cardine tra le principesse Disney. E, ad essere onesti, per molto tempo ha rappresentato anche la più amata. Almeno fino all’arrivo di Belle. Ma quella è tutta un’altra storia. Sta di fatto che, creata negli anni cinquanta da Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Clyde Geronim, questa ragazza all’apparenza poco fortunata, in realtà è diventata il simbolo assoluto della buona sorte. Un concetto che, nel corso degli anni, è stato ribadito chiaramente all’interno di Pretty Woman.
D’altronde, chi non vorrebbe essere come “quella gran culo di Cenerantola” con una fata madrina che ti veste di tutto punto per il ballo, ti regala delle scarpe di cristallo, trasformando anche una zucca in carrozza? E tutto con un semplice Bidibi Bodibi Bo. Come se non bastasse, poi, basta correre lungo la scalinata di un palazzo e perdere una scarpetta per guadagnare un principe azzurre e andare a vivere con lui nel castello.
Insomma, il sogno è servito in tutti i suoi elementi. E in questo senso Disney e la sua squadra di creativi è riuscito a rappresentare proprio i desideri nascosti di una generazione di donne che, nella maggior parte dei casi, sperava ancora di essere salvata. Certo, oggi a Cenerentola si potrebbe criticare il fatto di non essere un esempio di autonomia, ma è inutile negare che su quell’abito e, soprattutto, su quelle scarpette, ancora sogniamo.
6. Lilli e il vagabondo (1955)
A conti fatti sembra che la Disney abbia dato il meglio, a livello narrativo e creativo, utilizzando gli animali come protagonisti delle loro storie. Un altro esempio indimenticabile, oltre a quelli già citati, è Lilli e il vagabondo. Un’animazione diventata ormai storica e che mette in evidenza una regola vecchia e sempre efficace di questo genere: le brave ragazze sono sempre attratte dalle simpatiche canaglie. Questo vale per le principesse, ma anche per delle graziose cockerine in difficoltà.
Basandosi su questo principio, dunque, Hamilton Luske, Clyde Geronimi e Wilfred Jackson portano sullo schermo le vicende di Lilli, cagnolina abituata ad una vita agiata, e di Biagio, meticcio che vive libero senza casa e padroni. Quando la cockerina si trova a fuggire di casa a causa della perfida zia Sara, poco adatta alla convivenza con i cani, Biagio l’aiuta a confrontarsi con il mondo esterno. Per lei tutto è sconosciuto e potenzialmente pericoloso.
Nonostante questo, insieme trascorrono una giornata incredibile, conclusa con una cena all’italiana e il famoso bacio agli spaghetti. Biagio, però, è un conquistatore con troppe fidanzate all’attivo. Almeno è quello che riferiscono a Lilli. Nonostante ciò, però, per amore si può tutto. Anche cambiare la propria natura, andare in soccorso all’amata e, così, guadagnarsi un collare con medaglietta. Per non parlare di una vita tranquilla da padre di famiglia di quattro cuccioli.
7. La bella e la bestia (1991)
Com’è stato preannunciato Belle è, senza alcun dubbio, una delle principesse Disney moderne più amate in assoluto. Tanto apprezzamento si deve soprattutto alla natura colta, curiosa, autonoma e coraggiosa della protagonista tratta dalla favola omonima di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont,. Tutte caratteristiche che la pongono in un piano assolutamente diverso rispetto a chi l’ha preceduta.
L’animazione diretta da Gary Trousdale e Kirk Wise, infatti, offre proprio un personaggio femminile che, pur utilizzando caratteristiche, ambientazioni ed estetica vicina alla tradizione del racconto romantico disneyano, in realtà si muove con una determinazione contemporanea. Il romanticismo, ovviamente, è sempre l’elemento centrale come l’ironia dei personaggi di spalla. Basti pensare a Lumiere e Mrs bric. Oltre a questo, però, c’è anche un chiaro riferimento al senso d’onore, eroismo e coraggio. Qualità e caratteristiche che sono tutte rappresentate proprio dalla figura di Belle.
La stessa che diventa non solo padrona e fautrice del proprio destino ma, per la prima volta, concede il bacio salvifico del vero amore trasformando la bestia in uomo. In questo senso, dunque, ci troviamo di fronte al primo lungometraggio animato di passaggio. Quello che, dal punto di vista narrativo, porta effettivamente gli Studios Animation verso una nuova era di personaggi femminili.
8. La sirenetta (1989)
Tutti stanno aspettando la versione in live action di quest’animazione che ha rappresentato un puto di svolta nel mondo Disney. Un primato che, in particolare, definisce l’aspetto tecnico più che quello strettamente narrativo. La fine degli anni settanta e gli inizi degli ottanta, infatti, avevano rappresentato un momento di grande crisi nella produzione disneyana, dimostrando una certa stanchezza creativa.
La sirenetta, invece, concretizza il così detto Rinascimento Disney, completato poi con l’arrivo della Pixar. 28º Classico realizzato secondo il canone ufficiale, trae ovviamente ispirazione dalla favola di Hans Christian Andersen ma, attraverso la regia di Ron Clements e John Musker, subisce dei cambiamenti. Il più importante di tutti è l’happy end finale che non compare assolutamente nella versione originale. Nell’animazione, infatti, Tritone accetta di trasformare Ariel in umana, rendendosi conto della forza e dell’onestà del suo amore.
Il film termina con il suo matrimonio con Eric secondo la perfetta tradizione Disney. La vera innovazione, comunque, si riscontra dal punto di vista tecnico. Gli animatori, infatti, riescono a rendere il movimento in acqua più naturale, tanto che il fluttuare dei lunghi capelli di Ariel entra nella storia dell’animazione come l’esempio di un incredibile passo avanti. Almeno fino all’arrivo di La ricerca di Nemo.
9. Il re leone (1994)
Quando l’animazione diretta da Roger Allers e Rob Minkoff venne distribuito in sala, si creò velocemente un caso. Il film, infatti, riuscì a conquistare velocemente il favore del pubblico e della critica. Nonostante questo, però, non mancarono le critiche. A sollevare qualche perplessità, infatti, è stata la tematica e, soprattutto, il modo in cui è stata gestita per il pubblico dei più piccoli. Evento centrale del film, infatti, è la morte drammatica di Mufasa, padre si Simba e sovrano delle Terre del Branco.
Un elemento di per sé certo non innovativo, visto che le generazioni passate si erano già confrontate con la perdita drammatica della figura genitoriale in Bambi. In questo caso, però, si aggiunge l’aggravante del senso di colpa. Quello che tortura il giovane Simba tanto da allontanarlo per molti anni dal branco, prima di vederlo tornare a reclamare il suo posto di legittimo erede. Un elemento, questo, che definisce una struttura importante e totalmente autonoma.
La vicenda del re leone, infatti, è il primo film Disney che non è tratto da nessuna opera letteraria precedente. Piuttosto trova ispirazione tra le pagine della Bibbia, in particolare nella vicenda di Giuseppe e Mosè o in quella di Amleto. Elementi essenziali per costruire una vicenda il cui cuore centrale riguarda la crescita, la presa di coscienza di se stessi e del proprio ruolo del mondo. Un percorso all’interno del quale il senso di colpa ha un ruolo essenziale e che può e deve essere narrato anche ai più piccoli.
10. Fantasia (1940)
Quando alla fine degli anni trenta Walt Disney ha iniziato a progettare il suo Fantasia, sognava di portare a termine un’opera unica nel suo genere. Qui, infatti, si doveva dare forma e immagine alla musica, facendola diventare un corpo unico con le animazioni create. Un atto ed una visione coraggiosa, soprattutto se si tiene conto che si tratta del terzo lungometraggio animato e, oltretutto, anche del più lungo.
In effetti il progetto non ottiene un grande successo al momento della sua prima uscita. Nel corso del tempo, però, viene rivalutato. Ad oggi è considerato uno dei capolavori assoluti degli Studi Disney. Ma cosa ha portato alla sua realizzazione? Al centro di tutto c’è la volontà di ricreare un’occasione per rilanciare la figura di Topolino. Lo storico personaggio, infatti, dopo aver decretato il successo di Walt Disney, sembrava essere sparito.
Per lui, dunque, il team di animatori decide di terminare il corto L’apprendista stregone. Un piccolo gioiello che, però, Disney ha voluto inserire e incastonare in un progetto più ampio. In questo modo ha regalato al suo amato Mickey mouse un’uscita di scena diventata leggendaria. Perché, di fatto, quella di Fantasia, è l’ultima apparizione sul grande schermo del topo più famoso del cinema.
11. Le follie dell’imperatore (2000)
È considerata una delle animazioni più ironiche e ad alto tasso di umorismo mai prodotte dalla Disney. Merito, indubbiamente, della regia di Mark Dindal e del team di animatori che hanno realizzato questo quarantesimo lungometraggio. Non tutti sanno, però, che la sua lavorazione e progettazione è stata piuttosto lunga. All’inizio, infatti, era stato pensato essenzialmente come un musical epico intitolato Kingdom of the Sun. Nel corso dei sei anni successivi viene trasformato in una sorta di buddy comedy.
Al centro della vicenda c’è Kuzco, un giovane ed egoista imperatore inca che, trasformato in un lama dalla sua ex consigliera Yzma nel tentativo di avvelenarlo, prova a ritrovare le sue sembianze umane. In suo aiuto arriva il generoso contadino Pacha. Elemento fondamentale per riuscire nell’impresa, però, è che l’imperatore impari la preziosa arte dell’altruismo. Al momento del suo arrivo nelle sale il film non ha ottenuto un grande successo economico. Dal punto di vista della critica, però, ha ricevuto molti e diversi consensi. Non è un caso che venga considerato come la miglior animazione dopo il periodo di rinascimento della Disney.
12. Zootropolis (2016)
Diretto da Byron Howard e Rich Moore, quest’animazione segna un altro importante successo per gli Studios. Il film, infatti, ottiene un grade apprezzamento in sala e da parte della critica. Oltre a questo, poi, ha ricevuto l’Oscar e il Golden Globe come miglior animazione. Per finire ha raggiunto la nona posizione tra i lungometraggi animati con maggior incassi nella storia del cinema.
A rendere questo prodotto così vincente è, ancora una volta, l’utilizzo del mondo animale antropofizzato. Tutto è ambientato nella città di Zootropolis, una realtà sociale in cui sono state eliminate le differenze tra predatori e prede. Il che vuol dire che tutti vivono in assoluta armonia. Ed in questa realtà anche la giovane Judy, una coniglietta di provincia, può accarezzare l’idea di diventare ispettore di polizia.
Un sogno che realizza nonostante i timori della sua numerosa famiglia, produttrice di carote. Il confronto con la quotidianità, però, è più duro di quanto si aspettasse. Soprattutto se a sconvolgere l’armonia ottenuta a Zootropolis si presentano dei casi sospetti di predatori tornati ad essere aggressivi.
Ad aiutare Judy a dipanare questa matassa fortunatamente c’è la volpe Nick. Un truffatore dal cuore d’oro che, alla fine, presterà il suo talento alla giustizia. Un film, dunque, che rientra nella tradizione Disney ma che viene esaltata da un senso dell’ironia dilagante grazie anche ad alcune scene indimenticabili, come quella della risata “infinita” di un bradipo.
13. Ralph Spaccatutto (2012)
Con quest’animazione la Disney entra in un mondo narrativo del tutto nuovo per lei, affidandosi alla regia di Rich Moore. Una scelta assolutamente positiva, visto l’incredibile riscontro di pubblico e critica ottenuto alla sua uscita nelle sale. Per la prima volta, dunque, gli storici Studios prendono in considerazione il mondo dei video giochi. Ma non quelli moderni e più tecnologici. Bensì, quelli targati anni ottanta.
Il principio narrativo applicato è molto simile a quello utilizzato per Toy Story. Alla fine di una lunga giornata di lavoro, infatti, questi personaggi vivono una loro esistenza autonoma, all’interno dei diversi universi. In questa visione, dunque, Ralph rappresenta il cattivo del videogioco Felix Aggiustatutto. Cosa fare, però, se dopo trent’anni di onorata carriera ci si sente stanchi di vivere in una discarica di mattoni, spaccare finestre ed essere osteggiati da tutti senza ottenere mai una medaglia o riconoscimento per il proprio ruolo? Questa è la questione che Ralph mette in evidenza durante una riunione dei Cattivi Anonimi all’interno del video gioco Pac Man.
Così, alla ricerca di un’affermazione personale, entra nelle schede di altri videogiochi fino a trovarsi nel mondo di Sugar Rush, incontrando la piccola Vanellope von Schweetz. Insieme provano a fuggire da Re Candido che li vuole entrambi fuori dal suo regno.
14. Big Hero 6 (2014)
“Ciao, io sono Baymax, il tuo operatore sanitario personale.” Con questa battuta entrata ormai nel cuore di molti, fa il suo ingresso in scena un altro personaggio Disney ad alto tasso di tenerezza. Si tratta proprio di Baymax, protagonista di Big Hero 6, 54° Classico Disney. Il film rappresenta, però, un momento importante nell’assetto moderno degli Studios. In effetti è frutto dell’acquisizione della Marvel, avvenuta nel 2009.
L’animazione, diretta da Don Hall e Chris Williams, infatti, è ispirata proprio all’omonima serie di fumetti, anche se non vede la Marvel intervenire in nessun modo nella realizzazione del progetto. Al centro della vicenda c’è Hiro, un ragazzino di 13 anni particolarmente intelligente e intraprendente che vive un momento di forte depressione dopo la morte del fratello maggiore Tadashi.
A venire in suo soccorso, però, è indirettamente proprio lui grazie alla sua ultima invenzione. Si tratta di Baymax, l’operatore sanitario in grado di sentire le emozioni degli altri e provarne di proprie. Tadashi, infatti, lo aveva portato a casa dall’Istituto di Tecnologia pochi giorni prima di morire in una misteriosa esplosione. Insieme a questo particolare compagno di avventure dall’aspetto morbido e rassicurante, dunque, Hiro riuscirà a fare chiarezza sulla scomparsa del fratello e a superare la sua morte. Il
Carico di tenerezza e momenti divertenti, si aggiudica l’Oscar come miglior animazione nel 2015.
15. La bella addormentata nel bosco (1959)
Chiudiamo con un’animazione che riporta indietro l’orologio e rientra perfettamente nella tradizione del racconto disneyano. Si tratta, appunto, della terza principessa per ordine di apparizione sul grande schermo. Aurora è la protagonista de La bella addormentata nel bosco, un film del 1959 che rappresenta un momento di cambiamenti per la Disney.
In sostanza, infatti, sarà l’ultima animazione ispirata ad una fiaba. Per molto tempo gli spunti narrativi verranno trovati in altri racconti o storie originali. Nello specifico si dovranno attendere trent’anni e l’arrivo de La sirenetta. Ma a cosa si deve questa scelta? Sicuramente allo scarso apprezzamento con cui l’animazione è stata accolta in sala e al grande dispendio economico che ha rischiato di mettere la Disney di fronte ad una crisi importante.
Il tempo, però, ha dato ragione ad Aurora e alla sua storia. Ad oggi, infatti, l’animazione è stata rivalutata ed è entrata di diritto tra i grandi classici da vedere almeno una volta nella vita. A rendere questo progetto così valido e innovativo dal punto di vista artistico, poi, c’è anche la scelta di un’estetica ben precisa. Questa, infatti, ha tratto ispirazione dalle miniature gotiche del libro Très Riches Heures du duc de Berry, catapultando lo spettatore in uno scenario bucolico e medievaleggiante dal tratto acuminato e preciso.