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Home » Film » 10 curiosità su Harry Potter e I Doni della Morte – Parte 1

10 curiosità su Harry Potter e I Doni della Morte – Parte 1

10 curiosità su Harry Potter e I Doni della Morte, uscito in sala nel 2010 e prima parte del capitolo conclusivo della saga di Harry Potter.
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti23 Febbraio 20239 min lettura
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Harry Potter e I Doni della Morte
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Quando nel marzo del 2008 la Warner Bros annunciò che avrebbe realizzato l’ultimo capitolo della saga potteriana in due diversi film, si capì immediatamente di essere arrivati al termine di un lungo viaggio. La fine di un percorso in cui cinema e letteratura si erano uniti, sovrapposti e a volte traditi per creare un mondo magico senza precedenti. Per tutti questi motivi, dunque, e con un carico di aspettative non indifferenti, il settimo capitolo ha iniziato a prendere forma con alcune certezze e molti dubbi.

Non tutti sanno, ad esempio, che la presenza alla regia di David Yates non era considerata così scontata. La produzione, infatti, aveva contattato altri nomi interessati a partecipare al progetto. Tra questi vecchie conoscenze come Chris Columbus e Alfonso Cuaron che, alla fine, hanno deciso di declinare per impegni già presi.

Il più accreditato di tutti sembrava essere M. Night Shyamalan. Nonostante il suo interesse per la materia fosse evidente, però, alla fine ha trovato limitante entrare all’interno di un progetto la cui natura, narrativa e visiva, era già così ben definita. Ed è per questo motivo che David Yates è diventato il regista più longevo del mondo potteriano con quattro film all’attivo e altri tre legati ad Animali Fantastici. Ma quali altri aneddoti hanno caratterizzato la produzione e il set? Scopriamolo attraverso 10 curiosità di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1, prima di rivedere il film il 23 febbraio su Italia Uno.

1. Fuori da Hogwarts

Harry Potter e I Doni della Morte

Il settimo capitolo della saga di Harry Potter porta immediatamente una novità rispetto agli altri. I ragazzi, infatti, sono cresciuti e definitivamente proiettatati verso un ruolo di grande responsabilità. Una condizione che li obbliga ad abbandonare le non più rassicuranti mura di Hogwarts per immergersi all’esterno alla ricerca degli horcrux. Questo vuol dire, dunque, che I Doni della morte è il primo film girato praticamente tutto in esterno come una sorta di road movie, portando i tre protagonisti a muoversi in luoghi diversi.

Set straordinari sono stati i boschi della campagna inglese e anche alcune cittadine, utilizzate per delle riprese ambientali senza gli attori. Il più delle volte si è svolto tutto in gran segreto, senza che nessuno se ne accorgesse veramente. Bisogna considerare, infatti, che arrivati a quel punto la popolarità della saga era giunta a livelli altissimi. Esattamente come la curiosità del pubblico, che non vedeva l’ora di scoprire nuovi e inediti particolari sulle riprese del capitolo finale.

2. J.K.Rowling produttrice

J.K. Rowling

I Doni della morte regalano a J.K. Rowling anche un ruolo importante. L’autrice, infatti, diventa produttrice della pellicola per la prima volta. In effetti si era sempre ritagliata un ruolo all’interno della fase produttiva, come nella scelta del cast o nell’osservazione rispettosa delle riprese. Questa volta, però, ottiene un controllo ben più capillare sulla sua creatura.

È l’ultimo film e vuole che rispetti il più possibile la visione originale. Da quel momento, comunque, la Rowling rimane produttrice dei progetti successivi legati al mondo di Harry Potter. Nella saga di Animali Fantastici, poi, ha assunto anche il ruolo di sceneggiatrice unica.

3. La stanza di Hermione

Hermione

Nella prima parte de I Doni della Morte il pubblico vede, per la prima volta, un riflesso della vita quotidiana di Hermione con i suoi genitori babbani. In particolare ci si sofferma sulla sua stanza, in cui si trova prima di abbandonare la casa per lanciarsi in questa lunga avventura accanto ai suoi amici. Come sempre accade nel mondo di Harry Potter, però, nulla è lasciato al caso.

Questo vuol dire che il set riguardante Hermione è stato realizzato con un’attenzione capillare. La stanza, infatti, ha il compito di raccontare, con un solo sguardo, la personalità della ragazza. Ad arredarla è stata Stephenie McMillan che, però, ha anche ascoltato un suggerimento arrivato dalla stessa Emma Watson. La giovane attrice, infatti, visitando il set ha esclamato subito “ci vogliono più libri”. E così è stato fatto. D’altronde, chi meglio di lei avrebbe potuto conoscere i gusti e le esigenze di Hermione?

4. Daniel Radcliffe si fa in sette

Daniel Radcliffe

Questo sesto capitolo si apre, senza indugio, con un momento importante. L’Ordine della Fenice arriva al numero 4 di Privet Drive per portare via Harry dalla casa degli zii e metterlo in salvo dall’eventuale attacco di Voldemort e dei mangiamorte. Ma come fare? Ovviamente si ricorre a una pozione ormai ben nota agli appassionati della saga. Si tratta della polisucco, grazie alla quale tutti assumono le sembianze di Harry Potter.

Questo è quello che avviene nel mondo magico ma, nella pratica, com’è stata realizzata la scena? C’era l’esigenza di rendere tutto il più realistico possibile. Una necessità che ha richiesto a Daniel Radcliffe di farsi letteralmente in sette. Questo vuol dire, in sostanza, che ha vestito i panni di tutti i membri dell’Ordine della Fenice mentre si trasformavano in Potter.

5. L’abito da sposa di Fleur Delacour, plagio o casualità?

Prima che l’atmosfera diventi più intensa e meno gioiosa, il film si concede giusto un fugace attimo di sollievo celebrando il matrimonio tra Bill, il fratello maggiore di Ron, e Fleur Isabelle Delacour, già incontrata in Harry Potter e il Calice di Fuoco. Ad attrarre l’attenzione dei fan, fin dalla prime immagini rilasciate, è stato proprio il suo abito da sposa. E non solamente per la particolarità. Alcune fashion blogger, infatti, hanno notato una certa somiglianza con una collezione sposa che Alexander McQueen ha creato e fatto sfilare proprio nel 2008.

In quel caso ad essere sotto esame è soprattutto la parte del corpetto e il ricamo a contrasto sulla stoffa bianca. Nel modello di McQueen è stato inserito il profilo di due pavoni che vanno a formare un cuore. Per quanto riguarda la creazione della costumista Jany Temime, invece, fanno la loro comparsa due fenici che attraverso la loro eternità, rappresentano la forza del vero amore. È un dato di fatto, comunque, che i due modelli presentino delle somiglianze tutt’altro che casuali.

6. Il 3D mancato. Perché?

Harry Potter e I Doni della Morte

Tra le diverse notizie circolate all’inizio delle riprese, c’era anche quella relativa al 3D. Per il primo capitolo dell’atto finale della saga potteriana, infatti, la Warner Bros aveva pensato a realizzare il film con questa tecnica così immersiva. Una scelta che aveva un’evidente ragione d’essere soprattutto in virtù delle ambientazioni aperte e delle frequenti scene di battaglia.

Nonostante questo, però, come gli appassionati ben sanno, il film arrivò nelle sale nella classica versione in 2D. Quale furono le cause che portarono a questa netta marcia indietro? Nulla di troppo misterioso. Alla base di tutto c’è stata l’esigenza di rispettare le tempistiche d’uscita. La produzione e post produzione in 3D, infatti, avrebbe richiesto troppo tempo, rischiando di far slittare l’uscita. Una questione che non poteva assolutamente essere presa in considerazione. C’era troppa attesa per questo capitolo e, soprattutto, le date del lancio erano state pianificate seguendo una precisa strategia all’interno del calendario cinematografico.

7. Hermione e Bellatrix, come costruire una scena perfetta

Hermione e Bellatrix

Uno dei momenti più intensi della prima parte de I Doni della Morte riguarda il confronto tra Hermione e Bellatrix. I tre ragazzi sono stati catturati e condotti a Villa Malfoy. Qui, una volta riconosciuti, Hermione viene torturata dalla Lestrange che non è certo nota per senso della misura. Si tratta di una scena intensa che Emma Wotson sembra aver interpretato con così tanta immedesimazione e pathos da impressionare la stessa Helena Bonham Carter.

Una volta terminate le riprese, infatti, l’attrice ha chiesto ad Emma se stesse bene, visto l’intensità delle urla prodotte durante le riprese. Oltre a questo, poi, è bene ricordare che sono state proprio le due protagoniste a suggerire l’idea d’incidere sul braccio di Hermione la scritta “sangue sporco” o “mezzosangue”. A seconda delle traduzioni.

8. La sceneggiatura e il contratto di riservatezza

Harry Potter e I Doni della Morte

Quando la Warner Bros ha annunciato l’inizio delle riprese di Harry Potter e i Doni della Morte, tra i fan e la stampa è esplosa una sorta di frenetica ricerca di notizie. Ovviamente la saga potteriana aveva già dato vita a molte curiosità negli anni passati ma, trattandosi dell’atto finale, tutto sembrava essere più accentuato.

Oltre a questo, poi, anche la casa di distribuzione aveva imposto al cast e a tutta la troupe un atto di riservatezza, facendo firmare un contratto in cui s’impegnavano a non rivelare nulla. Solo in questo modo è stato possibile portare i copioni a casa per iniziare a studiare la parte e le diverse scene. Una notizia, questa, che ovviamente è trapelata e ha dato vita a tanti tentativi di furto nelle abitazioni dei diversi protagonisti.

9. Helena Bonham Carter, come ha interpretato Bellatrix Lestrange

Bellatrix Lestrange

Il sesto capitolo offre ad alcuni personaggi già conosciuti ma poco visibili, la possibilità di ritagliarsi uno spazio più ampio e significativo. Uno di questi è proprio Bellatrix Lestrange che, in questo caso, riesce a esprimere tutta la sua oscura follia. Ma come è riuscita Helena Bonham Carter a costruire un personaggio così scomodo?

La risposta è stata data dall’attrice stessa che, durante alcune interviste, ha ammesso di essere dovuta regredire a uno stato infantile. In sostanza si è ispirata al carattere che aveva da bambina. Perché prima d’imparare a comportarsi bene si è dei selvaggi senza regole. Esattamente come Bellatrix.

10. La morte di Dobby

La scena della morte di Dobby

Come dividere cinematograficamente un corpo narrativo unico? Come gestire in due parti la narrazione, trovando un evento che rappresenti sia una chiusa che un’apertura verso quello che è destinato ad accadere? La questione non è stata facile. All’inizio si è pensato di chiudere la prima parte dei I Doni della Morte con l’arrivo dei tre ragazzi alla villa dei Malfoy ma, organizzando l’insieme del racconto in questo modo, si poneva un problema essenziale riguardo la morte dell’elfo Dobby.

Questo, infatti, in un atto di coraggio salva la vita ad Harry Potter, finendo mortalmente ferito. Un momento di grande pathos e commozione che, però, se fosse stato inserito nella seconda parte, avrebbe rischiato di perdersi tra le tante altre morti cui si assiste. Per questo motivo in sceneggiatura si è deciso di concludere il film proprio con la scomparsa dell’elfo che, così come compare per la prima volta ne La Camera dei segreti, se ne va pronunciando due semplici parole: “Harry Potter”.

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