All’interno di una saga c’è sempre un film destinato a segnare una svolta o a rappresentare una sorta di ponte tra il passato e il futuro che si preannuncia. Questo è il ruolo di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, arrivato sul grande schermo nel 2004. E per diverse ragioni. Prima tra tutte il netto cambio d’atmosfera che si percepisce immediatamente fin dalle prime immagini. Dopo due film dal tono più favolistico, infatti, si vira nettamente verso un’interpretazione dark, destinata ad intensificarsi con il procedere degli episodi successivi. D’altronde, anche se il pubblico ancora non lo sa, Lord Voldemort sta per fare il suo ritorno.
Tutto questo, ovviamente, procede di pari passo con la crescita dei protagonisti che stanno perdendo le loro fattezze infantili a favore di quelle tipiche dell’adolescenza. Un insieme di eventi che, quasi inevitabilmente, comporta un cambio di regia. Per questo terzo episodio, infatti, dietro la macchina da presa arriva niente meno che Alfonso Cuaròn. A dire la verità la produzione avrebbe voluto Guillermo Del Toro. Il regista, però, era già impegnato con la produzione di Elboy. Un impegno che non gli ha proibito, però, di spingere Cuaròn ad accettare il progetto.
Un’esperienza che il regista, però, ha deciso di non ripetere per motivi puramente organizzativi. Le riprese de Il calice di fuoco, infatti, sarebbero dovuto iniziare mentre il film era ancora in post produzione. Da quanto detto fino a questo momento, dunque, il film promette di essere una fonte quasi inesauribile di aneddoti. Proviamo a scoprire insieme almeno cinque curiosità su Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.
1. Silente, chi è l’erede di Richard Harris?
La produzione di del terzo capitolo della saga potteriana inizia con una grande perdita affettiva e un problema produttivo non da poco. Poco dopo l’arrivo nelle sale de La camera dei segreti, Richard Harris, muore lasciando vacante l’importante ruolo di Silente. A questo punto, una volta assorbito il dispiacere personale per aver perso un amico e un compagno di lavoro, per tutti si presenta una questione annosa: a chi affidare il compito di dare vita ad un nuovo e credibile Silente?
Il compito si presenta tutt’altro che piacevole. Per una buona riuscita, infatti, il nuovo interprete avrebbe dovuto ereditare la strada tracciata da Harris ma, al tempo stesso, personalizzarla con la sua visione del personaggio. Una missione, dunque, che richiede l’intervento di un grande attore. Per questo motivo i primi nomi cui la produzione pensa sono quelli di Christopher Lee e Ian McKellen, entrambi reduci del mondo tolkeniano. Tutti e due, però, preferiscono declinare l’offerta. Per McKellen, infatti, è già stato abbastanza problematico fare i conti con una leggenda come Gandalf. Figuriamoci con due.
Così, nonostante la famiglia di Harris avesse espresso una preferenza per Peter O’Toole, la produzione punta tutto su Michael Gambon. Una scelta fortunata, visto che l’attore ha saputo dare vita ad un solido immaginario di Albus Silente.
2. I Dissennatori, nascita e realizzazione
Tra le nuove presenze che caratterizzano Il prigioniero di Azkaban c’è anche quella poco gradevole dei Dissennatori. Si tratta di figure spettrali e minacciose messe a guardia di Azkaban per evitare la fuga di chi è rinchiuso. Allo stesso tempo, però, non avendo capacità di discernimento e, soprattutto, un’anima, sono pronti ad attaccare chiunque si frapponi sulla loro strada.
Sostanzialmente, dunque, incarnano la natura dark che la narrazione sta prendendo, portando Harry Potter ed i suoi amici verso un confronto più diretto con le forze del male. Detto questo, però, come sono stati pensati da J.K. Rowling e, soprattutto, in che modo Alfonso Cuaròn li ha realizzati?
Per quanto riguarda la risposta al primo quesito viene in aiuto proprio l’autrice. In alcune sue interviste, infatti, ha più volte rivelato di aver tratto ispirazione per i personaggi dei Dissennatori dalla sua battaglia contro la depressione. Prima che Harry Potter arrivasse a rendere decisamente migliore la sua vita, la Rowling ha sofferto di un periodo di grave sconforto psicologico.
A rendere più pesante la sua quotidianità sono stati i problemi, ormai ben noti, relativi alla fine del matrimonio e, soprattutto, le difficoltà economiche affrontate nell’essere una madre single con degli scarsi mezzi economici. Non è un caso che, sia nel romanzo che nel film l’incontro con queste figure ostili e minacciose venga descritto come: “L’incapacità di sentirsi di nuovo felici. L’assenza di speranza. È un sentimento terribile, così diverso dal sentirsi solo tristi”.
Se per la Rowling è stato relativamente naturale immaginarli, non altrettanto è stato realizzarli per il grande schermo. Almeno non per le aspettative e le richieste di Cuaròn. La soluzione migliore, ovviamente, non poteva che essere rappresentata dall’uso del CGI. Nonostante questo, però, il regista inizialmente ha provato ad utilizzare delle tecniche più tradizionali come, ad esempio, quella dei burattini.
In particolare viene chiamato in causa il burattinaio Basil Twist, che mostra una tecnica particolare realizzata con dell’acqua. Immergendo queste figure, infatti, si poteva ottenere un effetto visivo di grande impatto grazie allo slow motion. Ostacolo insormontabile, però, è stato il fattore economico. La realizzazione, infatti, sarebbe stata molto laboriosa e, soprattutto, costosa. Per questo motivo, alla fine, si è preferito di gran lunga optare per la computerizzazione.
3. Dirigere degli adolescenti
Nei primi due capitoli il regista Chris Columbus si è dovuto confrontare con una narrazione dedicata essenzialmente all’infanzia. Ne Il prigioniero di Azkaban, però, tutto inizia a cambiare. Soprattutto i tre protagonisti. Questi, infatti, crescono avvicinandosi sempre di più all’adolescenza.
Un fatto che, in termini puramente cinematografici e d’interpretazione dei ruoli, ha richiesto alcuni cambiamenti. Per capire in che modo agire, però, Cuaròn, ha pensato di affidare un compito a Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint. Tutti e tre hanno dovuto preparare una relazione sulle caratteristiche e le evoluzioni del proprio personaggio. La “leggenda” vuole che ognuno di loro abbia agito e reagito in modo completamente diverso. Daniel ha presentato un riassunto di una pagina, Rupert non ha consegnato mai la sua relazione adducendo che Ron si sarebbe comportato così, mentre Emma ha scritto un saggio di 16 pagine. Esattamente come avrebbe fatto Hermione.
Da questo, comunque, Cuaròn ha compreso che, vista l’età affrontata, i personaggi avevano bisogno di avere una maggiore libertà espressiva, legata soprattutto alla realtà concreta dei loro coetanei. Per questo motivo ha voluto che il trio iniziasse ad indossare degli abiti comuni fuori dall’orario di lezione. Agli altri studenti di Hogwarts, poi, viene offerta la possibilità di portare la divisa secondo il loro gusto o la moda ricorrente. Per questo motivo, dunque, alcuni hanno la cravatta allentata, la camicia fuori dai pantaloni o le maniche arrotolate.
4. Il coro di Hogwarts
Come per i capitoli precedenti, la scena relativa all’entrata nel grande salone di Hogwarts all’inizio dell’anno scolastico è considerata molto importante. Di fatto segna l’inizio effettivo della vicenda e, nel caso particolare de Il prigioniero di Azkaban anche la presentazione del nuovo volto di Silente.
Per questo motivo, dunque, John Williams e Alfonso Cuaròn hanno pensato di rendere tutto più enfatico attraverso il coro di Hogwarts cui hanno affidato una melodia particolare. Gli appassionati della letteratura shakespeariana, infatti, potrebbero riconoscerla al primo ascolto, visto che si tratta di una variazione di quella recitata dalle tre streghe in “Macbeth”.
Il bardo, dunque, affida queste battute a tre figure che vengono definite “Weird Sisters”. Un nome che, successivamente, ritornerà nel mondo potteriano, essendo utilizzato anche da una band particolarmente popolare tra i giovani maghi. E sicuramente non si tratta di un caso.
5. Hermione e Malfoy
Draco Malfoy non è esattamente il personaggio capace di attirare le simpatie di lettori e spettatori. Questo è stato chiaro fin dal primo capitolo della saga di Harry Potter. In questo terzo film, però, si rende addirittura responsabile della condanna a morte di Fierobecco, l’ippogrifo tanto amato da Hagrid che Harry riesce a cavalcare senza problemi. Peccato che Draco, a causa del suo atteggiamento prepotente, non gli sia altrettanto simpatico. Per questo motivo, dunque, si procura un leggero infortunio che il padre prende come pretesto per causare dei problemi a Silente.
A causa di questa ingiustizia, però, Hermione perde la sua proverbiale imperturbabilità e sferra un sonoro pugno a Draco. Questo è quello che vediamo sullo schermo ma in sceneggiatura le cose dovevano andare diversamente. Emma Watson, infatti, doveva semplicemente dare uno schiaffo a Tom Fellon, per il quale, oltretutto, aveva anche una cotta.
Durante le prove, però, Tom fece l’errore d’incitarla, scherzosamente, a schiaffeggiarlo con veemenza. La cosa, a quel punto, deve essere sfuggita di mano alla Watson visto che lo colpì con un pugno con tutta la forza di cui era capace. Anche Emma rimase esterrefatta del gesto, ammettendo di aver agito senza pensare. Il suo pugno, però, è stato particolarmente apprezzato dal pubblico. Sembra, infatti, che durante la proiezione della prima, ci sia stata una vera e propria ovazione di approvazione.