Giovedì 2 febbraio arriva finalmente nelle sale italiane, con Lucky Red, Decision To Leave, nuovo film scritto e diretto da Park-Chan wook e vincitore del prestigioso premio alla regia all’edizione 2022 del Festival di Cannes. Un lungometraggio appassionante che ci ha piacevolmente sorpreso come un vero e proprio colpo di fulmine, capace di allontanarsi solo apparentemente dalle ossessioni e dagli elementi tipici del maestro sud-coreano per mettere in scena un neo-noir dalle fortissime tinte sentimentali e dalla lettura ambigua.
Nelle nostra spiegazione del finale di Decision To Leave riprenderemo le fila dell’intricato e psicologico thriller sentimentale di Park Chan-wook per analizzare temi, dettagli, pulsioni interiori dei suoi ambigui protagonisti per giungere a una conclusione emblematica: l’ultimo film del maestro del cinema asiatico (già candidato al Golden Globe e al Bafta come film internazionale dell’anno) è semplicemente tra i titoli più imperdibili di questi primi mesi del 2023.
Portami il cuore del detective gentile
Prima di analizzare temi e dettagli dell’intricata trama di Decision To Leave, una premessa doverosa: il nuovo capolavoro scritto e diretto da Park Chan-wook è un thriller sentimentale deliberatamente ambiguo, sia nel dispiegarsi degli eventi che nello scavo psicologico dei suoi due protagonisti. La nostra sarà soltanto una delle tante valide letture del significato dietro al triste finale del film. Tutto inizia con un detective sudcoreano di nome Jang Hae-Joon (Park Hae-il) che si innamora di una misteriosa donna cinese di nome Seo-rae (Tang Wei), moglie di un uomo di nazionalità coreana che è morto dopo essere misteriosamente caduto da un dirupo. Ovviamente, a Hae-Joon viene affidato il caso, così come quello di interrogare la moglie cinese; quest’ultima si presenta disponibile per l’indagine iniziale, in occasione della quale però non mostra dolore per la morte di suo marito, ma si lascia andare invece a una piccola risata quando le viene chiesto dell’uomo precipitato tragicamente. Cosa nasconde?
Più passa il tempo e più l’indagine deteriora lo stato psicofisico di Hae-Joon, pogressivamente sempre più ossessionato dalla vedova; con il proseguire dell’analisi della scomparsa dell’uomo, il detective nota come si vengano a scoprire sempre più indizi scioccanti che possono ricondurre la mano dell’omicidio dell’uomo a quella di Seo-rae; ricercata per omicidio in Cina e quasi portata a forza in Corea da suo marito, Seo-rae ha addirittura le iniziali dell’ex-compagno di vita tatuate su di lei. Sempre più attratto dalla vita e dall’enigma di quella donna, Hae-Joon ascolta lo scambio ambiguo di Seo-rae con un gatto a cui dice: “Portami il cuore di quel detective gentile”. A che gioco sta dunque giocando quella vedova? Sarà stata lei a uccidere il marito oppure sta cercando di scagionarsi e avvicinarsi così al cuore di Hae-Joon, irrimediabilmente sempre più attratto da lei?
Più osservi da vicino, più rischi di perderti
Il rapporto ambiguo tra i due cresce con il tempo, con il detective che più indaga e spia sulla vita presente e passata di Seo-rae e più se ne innamora perdutamente. La donna cinese, però, che lavorava nel frattempo come infermiera e badante di alcune anziane rimaste sole, non ci mette molto a far scoprire il suo piano al detective; infatti, mentre Hae-Joon era in cerca di indizi nella casa di una delle anziane con le quali l’enigmatica donna lavorava , fa una strana scoperta: il contapassi del cellulare della nonnina segnava ben 138 passi il giorno della tragica morte dell’uomo coreano; una pura coincidenza? Dopo aver scalato la montagna dove era accaduto l’incidente giorni prima, il detective si accorge che dalla casa dell’anziana al luogo del possibile delitto erano esattamente 138 passi. Era quindi Sao-rae la responsabile dell’omocidio del marito.
Devastato dal dolore e sconvolto dalla prova, Hae-Joon si confronta con la donna, affranto e allo stesso tempo fortemente innamorato di lei. Per scagionarla nonostante la sua colpevolezza, il detective le intima di prendere quel cellulare e di gettarlo in mare, in un punto talmente profondo dove nessuno avrebbe mai potuto trovarlo e scoprire le prove. In poche parole, sia il poliziotto che la donna del mistero decidono tacitamente e in virtù del forte sentimento reciproco, di inquinare le prove, lasciando così che Sao-rae possa uscirne illesa. Ed è con questo grande colpo di scena che si chiude idealmente il primo, grande atto narrativo di Decision To Leave.
Una questione di giochi di potere
Il secondo atto si apre circa un anno dopo gli eventi sopracitati, quando Hae-Joon incontra nuovamente Sao-rae al mercato del pesce della città di Ipo. Lui accompagnato da sua moglie, lei invece sotto braccio con il secondo marito, Ho-shin. Quest’ultimo, analista commerciale di successo, viene improvvisamente trovato morto nella sua piscina con ben tredici segni di accoltellamento; chiamato a indagare sul caso, Hae-Joon ovviamente non ha dubbi: è stata Sao-rae a uccidere l’uomo, in un perverso gioco di potere e seduzione per il quale la donna cinese sarebbe ritornata dopo un anno in Corea per compiere nuovamente il delitto perfetto e attirare così l’attenzione della persona che amava. Il detective quindi arresta preventivamente la donna, ma alla macchina della verità ammette di non essere stata lei a uccidere il suo secondo marito Ho-shin.
Ma allora, chi è stato? Si viene in seguito a scoprire che a uccidere Ho-shin è stato un uomo di nome Chul-sung, ma questo perché la donna aveva ucciso di nascosto sua madre, per una ragione ben precisa. Sao-rae rivela al detective di averlo fatto perché sapeva che il suo secondo marito aveva reinvestito i soldi della madre di Chul-sung e li aveva persi. Di conseguenza, se lei avesse drogato di nascosto la madre e l’avesse uccisa, Chul-sung avrebbe incolpato Ho-shin e lo avrebbe fatto fuori. Alla fine, Ho-shin viene a scoprire anche la registrazione nel telefono della moglie in cui Hae-Joon le dice: “Ti amo”. Con il timore che Seo-rae venga catturata, quindi, deve sbarazzarsi delle prove al più presto; una prova d’amore verso la moglie che però viene scontata con la sua violenta uccisione.
Cosa succede nel finale di Decision To Leave?
Eccoci quindi arrivati all’atto finale di Decision To Leave, dove Hae-Joon, sconvolto dalla storia dietro all’uccisione di Ho-shin, implora Sao-rae di non fuggire e di spiegargli perché aveva messo in atto quel piano così ben congegnato. Ma la donna, senza voler sentire ragioni, fugge verso la spiaggia, intenzionata a non essere catturata non solo per l’omicidio della madre di Chul-sung, ma anche perché sapeva che la sua scomparsa avrebbe evitato l’incriminazione di Hae-Joon per l’inquinamento delle prove del caso dell’anno precedente. Difatti, l’ispettore aveva nuovamente tra le mani il vecchio cellulare di cui la donna non si era sbarazzata, un dispositivo elettronico che al suo ritorno in Corea aveva consegnato al detective innamorato come segno di sentimento reciproco.
Arrivata sulla spiaggia, Sao-rae scava una profonda buca nella sabbia, poco vicino al bagnasciuga, e vi entra dentro; una buca che con il passare dei minuti si riempie sempre più dell’acqua del mare, finendo per affogarla e coprire il suo corpo da uno spesso strato di sabbia bagnata. Quando He-Joon arriva sulla spiaggia, non riesce a trovare la donna che amava, ignaro del fatto che Sao-rae aveva compiuto il sacrificio finale per fare in modo che nessuno due due patisse le dolorose conseguenze dell’eventuale incarcerazione. Sapendo quindi che la verità sarebbe prima o poi venuta a galla e che ciò avrebbe anche significato che Hae-Joon sarebbe stato trascinato nelle indagini per il suo tentativo di distruggere le prove del passato, Sao-rae si toglie la vita, cosciente del fatto che la sua “misteriosa” scomparsa sarebbe stata l’unico atto salvifico per preservare il coinvolgimento reciproco ai due casi di omicidio e il loro rapporto sentimentale, così peculiare e allo stesso tempo così tragico e profondo.