Si sa, il catalogo di film e serie televisive di Netflix è vastissimo e difficilmente deluderà le aspettative o i desideri di qualsiasi utente, anche quello più esigente. All’interno della celeberrima piattaforma di streaming si può trovare veramente di tutto, e più si scava in profondità all’interno delle varie sezioni e divisioni di genere, più si scoprono titoli che pensavamo di non trovare mai, ma che invece sono proprio su Netflix.
Per questa ragione abbiamo pensato di consigliarvi ben 36 film italiani da vedere su Netflix, tantissimi lungometraggi di nostra produzione appartenenti al passato e al presente, capaci di attraversare i generi cinematografici più disparati e il gusto di qualsiasi tipi di spettatore. Siete pronti a questo straordinario ed imprevedibile viaggio all’interno della storia del nostro cinema secondo Netflix?
1. La grande bellezza (2013)
Forse tra i film italiani recenti più celebri attorno al globo, La grande bellezza ha consegnato l’eredità cinematografica di Paolo Sorrentino nell’Olimpo dei più grandi cineasti nostrani di sempre. Con questo acclamato titolo del 2013 che omaggia tutta la bellezza contraddittoria ed irresistibile di Roma, Sorrentino riceve plausi unanimi dalla critica e dal pubblico internazionale, vincendo il Golden Globe, il Bafta ed infine l’Oscar per il miglior film straniero. E l’indimenticabile volto dell’attore feticcio Toni Servillo nei panni di Jep Gambardella non poteva che occupare la primissima posizione di questa classifica.
Dopo “L’apparato umano”, l’unico romanzo che ha pubblicato da giovane e che gli ha regalato la notorietà, Jep Gambardella non ha scritto più nulla. È diventato però un giornalista e frequenta spesso l’alta società romana. La sua vita è un susseguirsi di incontri, appuntamenti e celebrazioni eccentriche che lo rendono testimone della crisi della società. Il clima che si respira nella capitale non è infatti più quello di un tempo: potenti, presenzialisti, contesse e immobiliaristi hanno preso il sopravvento, dando il via a un lento ma continuo processo di degrado che trasforma gli uomini in mostri. Durante una calda estate a Jep, ormai cinico e insofferente sessantacinquenne, non resta che pescare nei ricordi e, deluso dal presente, rivivere la sua appassionata e perduta giovinezza, contraddistinta dal ricordo di un innocente amore.
2. Il postino (1995)
Tratto dal bellissimo romanzo “Il postino di Neruda” di Antonio Skarmeta, Il postino di Michael Radford è solo uno dei tanti esempi in questa lista di titoli italiani che in realtà sono delle vere e proprie co-produzioni. In questo caso, il regista è di lingua inglese mentre i suoi interpreti così come parte della produzione, delle location e della scrittura stessa del film, sono italiani. Indimenticabile ultimo film davanti la macchina da presa per Massimo Troisi, che muore tre mesi prima dell’uscita nelle sale di tutto il mondo. In Usa se ne occuperà Miramax, che porterà il film di Radford a ben cinque candidature all’Oscar, facendogli vincere la statuetta per la miglior colonna sonora.
Mario, postino di un’isoletta dell’Italia meridionale dove viene a vivere l’esiliato poeta cileno Pablo Neruda, instaura con lui un’amicizia che lo inizia ai fascinosi segreti della poesia. Anche grazie a ciò, Mario riesce a sposare Beatrice, poi Neruda parte e sembra dimenticarsi dell’amico italiano. Che nel frattempo verrà “pestato” a morte durante un raduno politico e lascerà un figlio di nome Pablito.
3. C’era una volta il West (1965)
Forse il western di produzione non totalmente statunitense più celebre di tutti i tempi. C’era una volta il west arriva nelle sale di tutto il mondo nel corso del 1965, come apogeo ideale di una filmografia, quella del leggendario Sergio Leone, votata a traslare il grande cinema western in Europa ma con attori di lingua inglese. E così, oltre alla celeberrima trilogia del dollaro con Clint Eastwood, Sergio Leone firma l’ideale canto del cigno di tutto un genere cinematografico, accompagnato da un cast formato da Claudia Cardinale, Henry Fonda, Jason Robards e Charles Bronson e da una colonna sonore di indicibile bellezza firmata da Ennio Morricone.
Morton è il padrone della ferrovia. E sa benissimo che dove c’è l’acqua, in mezzo al deserto del West, ci sarà una grande stazione, poi una grande città. L’acqua c’è nella terra dei McBain, così Morton manda il killer Frank a convincere il legittimo proprietario a vendere. Il risultato è una strage. Solo la signora McBain si salva, e incrocia un pistolero, Armonica, che ha più di un conto in sospeso con Frank.
4. Mediterraneo (1991)
Nel 1992 nessuno avrebbe mai creduto che Mediterraneo sarebbe riuscito a ottenere l’Oscar per il miglior film straniero. Non ci credeva nemmeno il regista, Gabriele Salvatores, quando annunciarono il suo nome durante la cerimonia a Los Angeles. Il film con Diego Abatantuono era già divenuto un grande successo di cassetta in Italia, ma poi con l’inaspettata consacrazione ad Hollywood è divenuto uno dei film in lingua italiana più popolari degli ultimi decenni. Un film tragicomico dedicato, come affermano i titoli di testa di Mediterraneo, “dedicato a tutti coloro che sono in fuga”.
Nella primavera del 1941, una pattuglia di soldati italiani riceve l’ordine di presidiare un’isoletta del mare Egeo, al di fuori delle rotte commerciali. Gli otto militari, una composita accozzaglia di uomini appartenenti a diversi corpi e provenienti dalle più diverse regioni italiane, eseguono l’ordine e occupano l’isola apparentemente deserta. Nel giro di pochi mesi la guerra si dimenticherà di loro e loro della guerra.
5. Chiamami col tuo nome (2017)
Anche nel caso di Luca Guadagnino, siamo di fronte ad un’opera cinematografica che, seppur recitata in lingua inglese ed essendo a tutti gli effetti una co-produzione, trasuda Italia da tutti i pori. Nel corso del 2017 il nostro regista diventa celebre attorno a tutto il mondo grazie a Chiamami col tuo nome, adattamento curato da James Ivory (che proprio per questa sceneggiatura vince l’Oscar) dal romanzo omonimo di André Aciman. Protagonisti di questo splendido racconto di formazione LGBTQ+ uno straordinario Timothée Chalamet e Armie Hammer, volti di uno dei lungometraggi queer più riconoscibili e celebrati degli ultimi decenni in assoluto.
A metà degli anni Ottanta, nell’Italia settentrionale, il diciassettenne Elio, l’unico figlio della famiglia italo-americana dei Perlman, si prepara ad affrontare un’altra noiosa estate nella villa dei genitori quando l’arrivo di Oliver sconvolge i suoi giorni. Accademico ventiquattrenne, Oliver è arrivato per aiutare il padre di Elio, insigne professore ed esperto di cultura greca. Durante le sei settimane di permanenza dell’ospite, Elio viene conquistato dal suo essere frizzante, spontaneo e affascinante.
6. Il buono, il brutto, il cattivo (1967)
Il grande cinema di Sergio Leone lo abbiamo già incontrato in questa classifica con lo straordinario e potentissimo C’era una volta il West, ma non finisce qui per il regista romano. Due anni dopo il film con Claudia Cardinale, Leone firma un nuovo western che chiuderà idealmente la trilogia del dollaro composta precedentemente da Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più, sempre con Clint Eastwood. Attore che torna davanti la macchina da presa anche in Il buono, il brutto, il cattivo, apice di tutta una poetica cinematografica di Sergio Leone con un duello finale a tre ed una colonna sonora entrati veramente nella storia indelebile del cinema di tutti i tempi.
Mentre divampa la guerra di Secessione, il Biondo, Tuco e Sentenza, tre individui poco raccomandabili, si mettono controvoglia in società per trovare un tesoro in monete d’oro, nascosto in una tomba. Due di loro conoscono parte del segreto per trovare il luogo che si trova oltre le linee nemiche, il terzo è senza scrupoli e può risultare utile nell’impresa. L’accordo è difficile da mantenere: la caccia viene fatta dai tre separatamente, ma sorvegliandosi a vicenda, fino allo scontro decisivo nel cimitero.
7. Fantozzi (1975)
Dall’omonimo libro scritto da Luciano Salce ed ispirato al personaggio di finzione creato da Paolo Villaggio, nel 1975 arriva nelle sale italiane Fantozzi, primissimo di una lunghissima serie di sequel tutti incentrati sull’italiano medio nato dalla brillante intuizione e dalla comicità senza pari dell’attore genovese. Un personaggio, quello di Ugo Fantozzi, che è entrato di diritto nell’immaginario collettivo e che ancora oggi rappresenta un’idea ironica e assolutamente comica, seppur tristemente legata ad uno stereotipo concreto, dell’italiano medio del boom economico italiano dagli anni ’60 e ’70. Un cult assoluto diretto da Luciano Salce a cui poi sono seguiti moltissimi sequel di altrettanto successo.
Dopo aver lottato con i mezzi pubblici perennemente strapieni, il ragionier Ugo Fantozzi arriva finalmente in ufficio. Qui trova ad attenderlo pile di pratiche da sbrigare rifilategli dai furbi colleghi. Costretto a partecipare a gite aziendali e partite di calcio, Fantozzi è anche ossessionato da una moglie brutta e da una figlia orripilante. Ribellatosi alle regole aziendali, finisce nell’acquario umano del direttore.
8. Compagni di scuola (1988)
Forse tra i titoli più amati in assoluto della carriera dietro e davanti la macchina da presa di Carlo Verdone, Compagni di scuola è tra i lungometraggi italiani assolutamente imperdibili nel vasto catalogo cinematografico di Netflix. Sarà che è una delle sceneggiature più brillanti della sua carriera, che è riuscito a riunire amici e colleghi del tempo che potessero sintetizzare le varie anima della comicità italiana regionale degli anni ’80, sta di fatto che Compagni di scuola è un cult imprescindibile con situazioni e battute entrate di diritto nel nostro sentire comune.
A quindici anni dalla licenza liceale un gruppo di ex studenti della stessa classe si trova nuovamente insieme. L’occasione è ghiotta per fare un bilancio del passato, con qualche voce in attivo, parecchi rimpianti, alcuni fallimenti clamorosi. La classe naturalmente è assai eterogenea e davvero c’è di tutto: dal politicante vecchia Repubblica, tutto maneggi e auto con tanto di autista, alla “divorzianda” che senza nostalgie è disposta ad abbandonare la ricca casa del suo partner. Nella compagnia c’è anche il professorino tutto inibizioni e complessi. In realtà è proprio quest’ultimo ad aver mantenuto, pur fra tante contraddizioni, una propria coerenza.
9. Lo chiamavano Trinità… (1970)
Dopo la conclusione della trilogia del dollaro di Sergio Leone con l’incredibile Il buono, il brutto, il cattivo, l’industria cinematografica italiana cerca di cogliere l’attimo e di mettere in cantiere decine e decine di cosiddetti “spaghetti western” alla maniera del grande regista romano. Nessuno è mai riuscito a superare Leone, eppure il film cult Lo chiamavano Trinità di E.B. Clucher (nome d’arte del nostro Enzo Barboni) ci si avvicina, benché abbia consegnato all’immortalità la coppia formata da Bud Spencer e Terence Hill e le magnifiche e divertentissime scazzottate nel West che li hanno resi famosi in questi film ed in altri che seguiranno dopo.
Trinità ritrova il fratello lestofante che, sceriffo, sta preparando un furto di cavalli ai danni di un ricco allevatore. Costui, a sua volta, sta tentando con i suoi sgherri di far sloggiare una comunità di mormoni da una zona su cui ha delle mire. Trinità, innamorato di una ragazza mormone, organizza la resistenza dei coloni che non portano armi per scelta religiosa.
10. Tre uomini e una gamba (1997)
Nel 1997 il popolarissimo terzetto di comici Aldo, Giovanni e Giacomo debutta per la prima volta sul grande schermo con la regia di Massimo Venier. Il film, in parte ispirato anche a gag e situazioni del loro esilarante repertorio tetrale, è Tre uomini e una gamba, probabilmente la commedia italiana di maggior successo degli anni ’90 al botteghino nostrano, subito dopo gli exploit sempre di quegli anni di Leonardo Pieraccioni con I laureati e Il ciclone. Un film, quello con il trio comico, che non ha assolutamente bisogno di introduzioni, se non che anche esso è entrato ormai nel sentire comune e nell’immaginario collettivo della grande commedia italiana di sempre.
Aldo e Giovanni, sposati con due sorelle, figlie del titolare di un negozio di ferramenta, “Il paradiso della brugola”, decidono di accompagnare in Puglia il loro fratello Giacomo, sedicente intellettuale del gruppo, che si deve sposare con la terza sorella. A far loro compagnia nel viaggio c’è un oggetto artistico, una gamba di legno, destinata al terribile suocero e che acquisterà valore solo in caso di morte dello scultore.
11. Non essere cattivo (2015)
Al suo terzo (e ultimo) lungometraggio dietro la macchina da presa, Claudio Caligari firma forse il suo film-testamento, la summa della sua poetica cinematografica dopo gli ottimi riscontri di Amore tossico e L’odore della notte. Deceduto poco prima della presentazione al mondo di Non essere cattivo, Caligari ha donato al cinema italiano uno degli esempi cinematografici più vicini al sentire genuino di quelli che Pier Paolo Pasolini chiamava nei suoi scritti e nei suoi primi film i “ragazzi di vita”. Con la straordinaria coppia Luca Marinelli – Alessandro Borghi, che con Non essere cattivo diventano tra i migliori in assoluto della loro generazione attoriale.
Quelli che una volta erano per l’appunto i “ragazzi di vita”, negli anni ’90 sembrano appartenere, anche se nella periferia più disperata, a un mondo che ruota intorno all’edonismo. Un mondo dove soldi, macchine potenti, locali notturni, droghe sintetiche e cocaina “girano facili”, nel quale Vittorio e Cesare, poco più che ventenni, agiscono alla ricerca della loro affermazione. L’iniziazione all’esistenza per loro ha un costo altissimo e Vittorio, per salvarsi, prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Il legame che li unisce è così forte che Vittorio non abbandonerà mai veramente il suo amico, sperando sempre di poter guardare al futuro con occhi nuovi.
12. Bianco, rosso e verdone (1981)
Dopo lo straordinario esordio dietro la macchina da presa con “Un sacco bello”, Carlo Verdone tenta nuovamente la fortuna e ottiene un successo di cassetta ancora più grande. Forse, tra tutti i film da lui scritti e diretti, quello che ancora oggi viene considerato un cult assoluto. Affondando a mani piene anche e soprattutto nel repertorio dei suoi irriverenti personaggi televisivi e di rivista, Verdone non solo si sdoppia ma questa volta interpreta ben tre personaggi differenti, uno più indimenticabile e grottesco dell’altro.
In occasione delle elezioni politiche, alcuni personaggi residenti per lavoro in altre città e all’estero, rientrano a Roma. C’è il padre di famiglia pedantemente ossessivo che fa fuggire la moglie con un altro; il burinotto emigrato in Germania che sogna di gustarsi finalmente la cucina italiana e un ingenuo ragazzone che deve accompagnare la nonna, ma la copre di premure così asfissianti da farla… morire di rabbia.
13. Mixed By Erry (2022)
Non sarà l’unico titolo diretto da Sydney Sibilia in questa lista di lungometraggi italiani che potete trovare nel vasto catalogo cinematografico di Netflix, ma forse è quello più fresco e di certo più recente, e che da quando ha fatto la sua comparsa nella piattaforma di streaming sta acquisendo un passaparola sempre più convinto. Con Mixed By Erry, Sibilia racconta una delle storia più incredibili dell’Italia degli anni ’80, quando l’industria della distribuzione musicale italiana cambia radicalmente grazie al giovanissimo Enrico Frattasio e i suoi amici: nel cuore di Napoli, creano un mercato di musicassette piratate che diventerà nel tempo un business inaspettato ed un caso di portata nazionale. Il tutto, raccontato dalla solita effervescenza e leggerezza di Sydney Sibilia. Da non perdere!
Mixed By Erry è la storia del dj e falsario Enrico Frattasio, che dal suo quartiere natale di Forcella, a Napoli, è arrivato a distribuire musicassette pirata prima sulle bancarelle di tante località napoletane, poi addirittura a Hong Kong, a Singapore, perfino in Bulgaria, con l’inconfondibile marchio “Mixed by Erry”, utilizzato per identificare il suo stile unico.
14. Esterno notte (2022)
Film o serie televisiva? C’è chi l’ha considerata un semplice lungometraggio diviso in sei capitoli (vedi i premi ricevuti agli ultimi David di Donatello), chi invece uno straordinario prodotto destinato al piccolo schermo e ad una visione seriale (vedi quindi i riconoscimenti assegnatigli dai Nastri d’Argento). Sta di fatto che Esterno notte è forse una delle opere più compiute e ambiziose della carriera dietro la macchina da presa di Marco Bellocchio, che nel 2022 firma un capolavoro assoluto che racconta (senza assolvere né giudicare) una delle pagine più nere e decisive della nostra storia politica italiana. Con un cast di prim’ordine capitanato da Fabrizio Gifuni, Toni Servillo, Margherita Buy e Fausto Russo Alesi.
Le violenze delle Brigate Rosse, nell’Italia del 1978, culminano con il rapimento di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, avvenuto il 16 marzo, giorno dell’insediamento del governo che avrebbe dovuto suggellare un’alleanza senza precedenti proprio tra la DC e il PCI (Partito Comunista Italiano). Moro viene rapito dalle Brigate Rosse sulla strada per il Parlamento e da quel momento comincia una prigionia che terminerà cinquantacinque giorni dopo con il ritrovamento del suo cadavere in un’auto, a Roma, a metà strada tra le sedi dei due partiti.
15. Fortapàsc (2009)
Tra i titoli italiani presenti su Netflix e meno conosciuti c’è senza dubbio Fortapàsc, diretto da Marco Risi nel 2009 ed ispirato a una terribile storia vera. A raccontare il destino triste del giornalista napoletano Giancarlo Siani ci ha pensato il volto e il talento ruvido del compianto Libero De Rienzo, che veste in questo caso i panni di un esponente coraggioso ed intraprendente del nostro giornalismo, silenziato dalle mafie e dai poteri occulti della criminalità del Sud che lui stesso aveva esposto a Il Mattino. Un grande film di denuncia politica e sociale da recuperare per una serata sul divano all’insegna dell’impegno.
Fortapàsc racconta la vicenda del giornalista praticante del Mattino Giancarlo Siani, ucciso sotto casa sua, a Napoli, il 23 settembre 1985. La camorra locale infatti lo riteneva infatti colpevole di aver portato l’attenzione dei media sulle manovre della criminalità organizzata. Il destino di Siani, purtroppo, sarà tragico…
16. A Classic Horror Story (2021)
Il 2021 è stato un anno veramente stimolante per il nuovo cinema italiano. Il duo registico formato da Paolo Strippoli e Roberto De Feo firma A Classic Horror Story, esperimento cinematografico tutto nostrano girato principalmente nella montuosa Sila calabrese. Un lungometraggio che coniuga con grande intelligenza elementi fondanti del cinema horror internazionali con credenze e location squisitamente nostrane; il risultato è un mélange tra omaggi al cinema horror fuori dall’Italia e cultura pagana del Sud molto interessante e stimolante.
Cinque carpooler viaggiano a bordo di un camper per raggiungere una destinazione comune. Cala la notte e per evitare la carcassa di un animale si schiantano contro un albero. Quando riprendono i sensi si ritrovano in mezzo al nulla. La strada che stavano percorrendo è scomparsa; ora c’è solo un bosco fitto e impenetrabile e una casa di legno in mezzo ad una radura. Scopriranno presto che è la dimora di un culto innominabile. Come sono arrivati lì? Cosa è successo veramente dopo l’incidente? Chi sono le creature mascherate raffigurate sui dipinti nella casa? Potranno fidarsi l’uno dell’altro per cercare di uscire dall’incubo in cui sono rimasti intrappolati?
17. È stata la mano di Dio (2021)
Il 2021 è stato anche l’anno della consacrazione a Venezia di Paolo Sorrentino. L’autore napoletano aveva di certo già vinto l’Oscar per il miglior film straniero nel 2014 con La grande bellezza, ma mai aveva ottenuto un riconoscimento personale alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Con il personalissimo e semi-autobiografico È stata la mano di Dio ottiene il Gran Premio della Giuria, sfiorando il Leone d’Oro e ricevendo una seconda, meritatissima candidatura all’Oscar.
Il pluripremiato film di Paolo Sorrentino racconta la vita di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. Il diciassettenne Fabietto Schisa è un ragazzo goffo che lotta per trovare il suo posto nel mondo, ma che trova gioia in una famiglia straordinaria e amante della vita. Fino a quando alcuni eventi cambiano tutto. Uno è l’arrivo a Napoli di una leggenda dello sport simile a un dio: l’idolo del calcio Maradona, che suscita in Fabietto, e nell’intera città, un orgoglio che un tempo sembrava impossibile. L’altro è un drammatico incidente che farà toccare a Fabietto il fondo, indicandogli la strada per il suo futuro. Apparentemente salvato da Maradona, toccato dal caso o dalla mano di Dio, Fabietto lotta con la natura del destino, la confusione della perdita e l’inebriante libertà di essere vivi.
18. Per un pugno di dollari (1964)
Il film western che ha cambiato per sempre il genere cinematografico. Questo è stato nel lontanissimo 1964 Per un pugno di dollari, primo capitolo dell’ideale Trilogia del Dollaro costituita da Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo. Così come i due successivi titoli, anche questo film con protagonista un indimenticabile Clint Eastwood nei panni dello Straniero è diretto dal genio di Sergio Leone. Il regista romano cambia le carte in tavola del modo di fare western (e cinema) coadiuvato anche da una fruttuosissima collaborazione musicale con Ennio Morricone, che qui firma una delle sue colonne sonore massime.
Un pistolero solitario arriva a San Miguel, sul confine con il Messico. Qui le famiglie dei Rojo e dei Morales si fanno la guerra da anni per il controllo del contrabbando. Il nostro eroe fa il doppio gioco, cercando di aizzarle allo scontro finale. Scoperto e torturato, torna per consumare una tremenda vendetta, dopo che i suoi torturatori sono riusciti nel frattempo a eliminare tutti i loro avversari.
19. Laggiù qualcuno mi ama (2022)
C’è spazio anche per i documentari in questa bella classifica, e non potevamo non inserire lo splendido Laggiù qualcuno mi ama. Diretto dal grande regista napoletano Mario Martone, con una grandissima sensibilità, tatto, delicatezza e rispetto assoluto per l’artista scomparso nel 1994, allestisce un lungo documentario-ricordo dedicato a Massimo Troisi, tra i maggiori geni della recitazione cinematografica italiana, che proprio in questa lista abbiamo già incontrato con Il postino.
Ritratto di Massimo Troisi realizzato da Mario Martone attraverso contenuti, documenti inediti e testimonianze di colleghi e amici, ma soprattutto attraverso il contributo della sceneggiatrice Anna Pavignano, che fu anche compagna di vita dell’attore e regista scomparso nel 1994 e che con lui scrisse le sceneggiature di molti dei suoi film.
20. Noi e la Giulia (2015)
E chi l’avrebbe mai detto che Edoardo Leo, oltre ad essere un solido attore, è anche sensibile ed intelligente regista di commedie? Dietro e davanti la macchina da presa firma nel 2015 l’ottimo e divertente Noi e la Giulia, attorniandosi di un cast formato anche da Stefano Fresi, Luca Argentero, Claudio Amendola, Anna Foglietta e Carlo Buccirosso. Adattamento frizzante ed imperdibile del romanzo “Giulia 1300 e altri miracoli” di Fabio Bartolomei.
Diego (Luca Argentero), Fausto (Edoardo Leo) e Claudio (Stefano Fresi), tre quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie vite, da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell’ aprire un agriturismo. A loro si uniranno Sergio (Claudio Amendola), un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa (Anna Foglietta), una giovane donna incinta decisamente fuori di testa. A ostacolare il loro sogno arriverà, però, Vito (Carlo Buccirosso), un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla guida di una vecchia Giulia 1300. La minaccia li costringerà a ribellarsi in maniera rocambolesca, dando vita a un’avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica.
21. Chiedimi se sono felice (2000)
Dopo lo sconvolgente esordio al cinema con Tre uomini e una gamba e Così è la vita, il trio comico formato da Aldo, Giovanni e Giacomo ci riprova per la terza volta ed è protagonista del campione di incassi del 2000 Chiedimi se sono felice. Ancora una volta diretto da Massimo Venier e dallo stesso trio, il film batte ogni record di incasso precedente dei comici e diventa ennesimo titolo cult della commedia italiana alle soglie del Nuovo Millennio. Semplicemente imprescindibile.
Aldo, Giovanni e Giacomo sono tre aspiranti attori con un sogno nel cassetto: mettere in scena una rappresentazione del Cyrano de Bergerac. Per il momento sbarcano il lunario ai margini del mondo dello spettacolo. Aldo è fidanzato con la soffocante Silvana. Giacomo è un romantico che non si rassegna e Giovanni è concentrato sul lavoro e non ha tempo di pensare all’amore, fino a che si innamora di una hostess. Questo incontro sconvolge il trio.
22. Come tu mi vuoi (2007)
Lo conoscevate il film Come tu mi vuoi di Volfango De Biasi? Uscito nelle sale nel corso del 2007, ha confermato lo star appeal di giovani attori come Cristiana Capotondi e Nicolas Vaporidis, anche se il successo al botteghino non ha esattamente premiato il film. Invece, al di là del numero del box-office, ha ricevuto nel tempo un ottimo passaparola, specialmente nella generazione di adolescenti che proprio in quegli anni stavano crescendo a pane e Moccia. E poi, in un doppio ruolo da brutto anatroccolo/femme fatale, Cristiana Capotondi è spassosissima.
Giada e Riccardo non potrebbero essere più diversi: lei è una studentessa secchiona di scienze della comunicazione, lui uno scansafatiche figlio di papà. Per passare gli esami universitari che gli servono per non perdere i privilegi economici elargiti dal genitore, il ragazzo è costretto a prendere ripetizioni da lei. Con conseguenze imprevedibili per entrambi.
23. Il ciclone (1996)
Il 1996 fu un anno d’oro per la grande commedia italiana. Dopo il suo esordio dietro e davanti la macchina da presa con I laureati, Leonardo Pieraccioni fa il tutto esaurito con Il ciclone, uno degli incassi più alti mai registrati per una produzione cinematografica italiana. Un successo inaspettato che ha consegnato il nuovo comico toscano e il suo cast nell’Olimpo dei titoli più amati in assoluto degli ultimi trent’anni. E questa pietra miliare della commedia nostrana la trovate comodamente su Netflix!
Cinque ballerine di flamenco, che stanno allestendo uno spettacolo, si perdono nella campagna toscana per la gioia del paese e della famiglia Quarini. Famiglia in cui comanda il padre che ha nostalgia del vecchio partito comunista (l’unico giornale che legge è “L’Unità”) e che ha battezzato i figli, Levante, Selvaggia e Libero. Paese che ha i suoi personaggi: la farmacista Isabella che se la intende con Selvaggia, la cameriera Franca che è pronta ad infatuarsi dell’impresario un po’ troppo bambinone e Pippo che ha solo un’idea fissa. Le bellone gettano tutti nello scompiglio e si dimostrano pronte a farsi corteggiare.
24. Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991)
Se c’è stato un titolo che ha consacrato definitivamente Massimo Troisi tra le più interessanti voci della nuova comicità napoletana, quello è senza dubbio Pensavo fosse amore, invece era un calesse. Diretto dallo stesso Troisi, segue la scia dei grandissimi successi dell’autore/attore degli anni ’80, quali ad esempio Ricomincio da tre e Non ci resta che piangere. Su Netflix c’è anche questo titolo dei primi anni ’90, forse meno ricordato dei primi due cult, ma altrettanto valido e sfortunatamente un po’ sottovalutato.
Cecilia e Tommaso stanno per sposarsi, ma lei si tira indietro all’ultimo momento. Tommaso è troppo pigro, dice lei che intanto inizia una relazione con un altro, un certo Enea. Alla fine il povero Tomaso riesce ad averla vinta, così che cominciano di nuovo i preparativi per il tanto atteso matrimonio, ma questa volta è lui a farsi cogliere dai dubbi. E adesso, cosa succederà alla coppia?
25. Il ragazzo di campagna (1984)
Siamo nel 1984 e il duo di registi Castellano e Pipolo firma una della commedie simbolo di quegli anni in Italia. Protagonista de Il ragazzo di campagna è Renato Pozzetto, che proprio in quegli anni stava ottenendo ottimi riscontri di pubblico come attore cinematografico oltre che già comico e cabarettista eccezionale nella sua Milano. Nonostante non sia esattamente invecchiato benissimo, Il ragazzo di campagna è un bel reperto di un modo di fare cinema in Italia che non c’è più e di una società nostrana, quella degli anni ’80, in rapida trasformazione.
Artemio abita al paese: quattro case sperdute nella campagna dove non succede mai niente e l’unico spettacolo è il passaggio del treno. Artemio vuole andarsene e si decide al grande passo quando gli viene proposto come prospettiva il matrimonio con la desolante Maria Rosa. Ma nella tentacolare metropoli al nostro eroe ne succedono di tutti i colori, sia per quanto riguarda la ricerca di un lavoro che sul piano delle esperienze sentimentali.
26. Un fantastico via vai (2013)
Nonostante il tempo dei successi come Il ciclone, I laureati e Fuochi d’artificio sia finito da un pezzo, Leonardo Pieraccioni continua saltuariamente a dirigere e ad interpretare lungometraggi, con risultati di certo molto alterni, sia per quanto riguarda la ricezione di pubblico che per quella della stampa di settore, Eppure Un fantastico via vai del 2013, è tra i titoli più apprezzabili dell’ultima fase artistica del regista ed attore toscano, capace di strappare risate genuine e riflessioni sulla società italiana contemporanea molto stimolanti e mai banali.
Cacciato di casa dalla moglie Anita (Serena Autieri) a causa di un malinteso, Arnaldo (Leonardo Pieraccioni), un uomo non più giovanissimo che ha superato la quarantina, trova una stanza in affitto in un appartamento abitato da quattro studenti. Ha inizio così un conflitto sempre più serrato che lo vedrà alle prese con una gioventù lontana dal suo mondo e dal suo modo di vedere le cose.
27. Era ora (2022)
Ha debuttato su Netflix nei primi mesi del 2023 nonostante fosse stato presentato con enorme successo di pubblico alla Festa del Cinema di Roma dell’anno precedente, in poco tempo è divenuto uno dei titoli in lingua italiana più visti in assoluto dagli utenti internazionali della piattaforma di streaming. Stiamo facendo riferimento a Era ora, gradevolissimo remake del film britannico del 2021 “Come se non ci fosse un domando – Long Story Short”. Qui, dirige con mano sicura Alessandro Aronadio e recitano in maniera sublime Edoardo Leo e Barbara Ronchi.
Dante (Edoardo Leo) ha un bellissimo rapporto con la fidanzata Alice (Barbara Ronchi) ma ne ha uno davvero pessimo con il tempo. Assorbito da mille impegni, arriva sempre in ritardo e ha l’impressione che la sua vita stia scorrendo troppo velocemente. Il giorno in cui compie quarant’anni quell’impressione diventa incredibilmente realtà. Da quel momento Dante si ritrova a saltare in avanti di anno in anno, senza avere più controllo della sua vita.
28. Il traditore (2019)
Nel 2019 Marco Bellocchio partecipa al Festival di Cannes con il suo sorprendente Il Traditore, film ispirato alla figura controversa di Tommaso Buscetta, prima spietato boss di Cosa Nostra, poi pentito di mafia tra i più famosi della storia italiana. A vestire i panni di Buscetta un irripetibile Pierfrancesco Favino, che per questo ruolo ottiene il David di Donatello, mentre il film conquista altri riconoscimenti importanti, tra cui miglior lungometraggio e miglior regia.
Vendette e tradimenti girano intorno a Tommaso Buscetta, “boss dei due mondi”. La storia inizia con il carismatico personaggio di Cosa Nostra braccato in Brasile dai “corleonesi” di Riina e passa attraverso l’amicizia con il giudice Giovanni Falcone e la testimonianza al maxiprocesso che mise in ginocchio l’organizzazione mafiosa per concludersi, dopo le accuse al processo Andreotti, con la sua scomparsa nel 2000 a Miami, dove Buscetta morì per malattia e non per mano della mafia.
29. Il testimone invisibile (2018)
Remake dello spagnolo Contratiempo del 2016, Il testimone invisibile arriva nelle sale italiane due anni dopo l’ottimo successo in patria del film originario, anche se da noi non ottiene la stessa eco. Diretto da Stefano Mordini e con un cast ispirato formato da Riccardo Scamarcio, Miriam Leone e Fabrizio Bentivoglio, merita assolutamente di essere visto perché possiede un terzo atto narrativo ed un colpo di scena finale veramente notevoli, anche per gli standard della produzione cinematografica del Belpaese.
Adriano Doria (Riccardo Scamarcio), un giovane imprenditore di successo, si risveglia in una camera d’albergo chiusa dall’interno accanto al corpo senza vita della sua amante, l’affascinante fotografa Laura (Miriam Leone). Viene accusato di omicidio ma si dichiara innocente. Per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara (Maria Paiato), famosa per non aver mai perso una causa. L’emergere di un testimone chiave e l’imminente interrogatorio che potrebbe condannarlo definitivamente costringono Adriano e l’avvocato Ferrara a preparare in sole tre ore la strategia della sua difesa e a cercare la prova della sua innocenza. Spalle al muro, Adriano sarà costretto a raccontare tutta la verità.
30. Il gioiellino (2011)
L’ottimo regista Andrea Molaioli (La ragazza del lago) dirige nel 2011 uno dei titoli più sottovalutati di quella stagione cinematografica; il film in questione è Il gioiellino, e si avvale di un cast straordinario e assolutamente in parte costituito da Toni Servillo, Sarah Felberbaum e Remo Girone, volti spettrali ed incisivi che raccontano con un senso cinematografico quasi di stampo teatrale l’epocale crack della Parmalat di qualche decennio fa. Visivamente avvincente ed ardito, merita senza dubbio di essere non solo recuperato, ma anche rivalutato.
La Leda è una delle maggiori aziende agro-alimentari del Paese: presente nei cinque continenti, quotata in Borsa, in continua espansione verso nuovi mercati e nuovi settori. Quello che si dice un gioiellino, risultato dell’azione imprenditoriale di Amanzio Rastelli, fondatore e padrone, che ha messo ai posti di comando i suoi parenti più stretti – il figlio, la nipote -, più alcuni manager di sua fiducia. Il risultato è un gruppo dirigente inadeguato ad affrontare le nuove sfide che il mercato richiede a Leda. E infatti il gruppo s’indebita. Sempre di più. Non basta falsificare i bilanci, gonfiare le vendite, chiedere appoggio ai politici, accollare il rischio sui risparmiatori attraverso operazioni di finanza creativa sempre più ardite… La voragine è diventata troppo grande e si prepara a inghiottire tutto.
31. Lacci (2020)
Film di apertura alla Mostra del Cinema di Venezia 2020, in piena pandemia da Covid, Lacci è il nuovo film di Daniele Luchetti tratto dal romanzo omonimo best-seller di Domenico Starnone. Un vero e proprio giallo sui sentimenti e le relazioni umane diviso tra passato e presente della narrazione. Al centro delle beghe famigliari dei suoi protagonisti, un ottimo cast che comprende anche Silvio Orlando, Luigi Lo Cascio, Alba Rohrwacher, Laura Morante e Giovanna Mezzogiorno.
Nella Napoli dei primi anni Ottanta, Aldo e Vanda vanno incontro a una separazione dopo che lui rivela il suo tradimento. I due figli piccoli vengono divisi tra i due genitori in un turbine di risentimenti. I legami che tengono insieme le persone sono però inevitabili, anche senza amore. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono ancora sposati.
32. Ovosodo (1997)
Tra le pochissime commedie italiane ad aver vinto un premio importante al Festival di Venezia (partecipò in concorso nel 1997 e ottenne a sorpresa il Gran Premio della Giuria), Ovosodo è uno dei titoli più esemplificativi della poetica dietro la macchina da presa di Paolo Virzì, tra le maggiori voci del cinema toscano degli ultimi decenni. In questa splendida e genuina commedia realizzata con pochi soldi, Virzì racconta in maniera liberamente autobiografica la sua adolescenza nel quartiere di Ovosodo della città di Livorno, tra parenti, amici e tanti guai.
Piero è uno dei tanti ragazzi che abitano nel popolare quartiere di Ovosodo della periferia di Livorno. Trova un’amica nella sua professoressa, Giovanna, che gli sta sempre vicino e gli presta i capolavori della letteratura che lui legge avidamente.
33. Il ladro di giorni (2019)
Diretto da Guido Lombardi e tratto dal romanzo omonimo scritto dallo stesso, Il ladro di giorni è un dramma famigliare molto sottovalutato che potete trovare nel vasto catalogo di Netflix. Nel cast, Riccardo Scamarcio e Massimo Popolizio che mettono in scena un sentitissimo lungometraggio sul rapporto padre/figlio, sulle verità non dette e sui sentimenti non espressi. Per una serata sul divano impegnata e assolutamente non frivola, è il film italiano che potrebbe fare al caso vostro.
Salvo ha circa cinque anni quando suo padre Vincenzo scompare, portato via da due carabinieri. Alcuni anni dopo, una volta uscito di prigione, Vincenzo torna a riprendersi suo figlio che nel frattempo è andato a vivere in Trentino dagli zii. Padre e figlio quasi non si riconoscono, e, come due estranei, si mettono in macchina verso il sud d’Italia, dove Vincenzo ha una missione da compiere. Sarà il tempo del viaggio a metterli di fronte alla verità del loro rapporto e di cosa sono l’uno per l’altro.
34. Smetto quando voglio (2014)
Esordio alla regia cinematografica per Sydney Sibilia, che abbiamo già incontrato in questa classifica di film italiani disponibili su Netflix con l’ottimo Mixed By Erry. L’autore salernitano debutta sul grande schermo nel 2014 con Smetto quando voglio, una sorta di ri-edizione contemporanea de I soliti ignoti, in cui il tema del precariato si mescola con l’heist movie e le istanze tutte post-moderne del crime movie e dei suoi elementi più scanzonati. Un pout pourri semplicemente vincente che rende il film del 2014 (arriveranno poi due sequel gli anni successivi) un vero e proprio cult.
Pietro Zinni (Edoardo Leo), ricercatore e genio trentasettenne, perde il posto di lavoro a causa dei tagli all’università. Per sopravvivere ha un’idea tanto semplice quanto drammatica: mettere insieme una banda criminale, reclutando i migliori ex colleghi finiti a lavorare chi benzinaio o come lavapiatti e chi a giocare a poker. Contando su macroeconomia, neurobiologia, antropologia, lettere classiche e archeologia, la banda ha un successo immediato, le cui conseguenze, soldi, potere e donne, saranno però difficili da gestire.
35. Le vie del Signore sono finite (1987)
In realtà ve lo avevamo già anticipato qualche posizione più in alto, ma Massimo Troisi già nel corso degli anni ’80 era un autore cinematografico in piena regola, sia dietro che davanti la macchina da presa. Dopo i successi di esordio sul grande schermo con Ricomincio da tre, Scusate il ritardo e Non ci resta che piangere, con il divertentissimo Le vie del Signore sono finite il grande e compianto comico napoletano firma forse il suo film più compiuto, coadiuvato anche da una splendida colonna sonora firmata dalle note di Pino Daniele.
Da quando Vittoria l’ha lasciato, Camillo è rimasto paralizzato. La malattia è chiaramente psicosomatica, dice il suo medico, tant’è vero che alla notizia che Vittoria s’è lasciata col nuovo fidanzato, lui ricomincia subito a muoversi. Intanto il fascismo è andato al potere, Camillo è andato in galera per una battuta sul Duce e Vittoria è andata a vivere a Parigi. Camillo però ora sa come muoversi.
36. L’incredibile storia dell’isola delle rose (2020)
Tratto da un’assurda storia vera, L’incredibile storia dell’isola delle rose è un film di Sydney Sibilia che ha debuttato in esclusiva su Netflix nel corso del 2020, riscuotendo un ottimo successo di critica e un fantastico passaparola di utenti. Con un cast affiatatissimo che comprende Elio Germano, Matilda De Angelis, Fabrizio Bentivoglio e Luca Zingaretti, Sibilia ricrea il paradiso utopico della cosiddetta “isola delle rose”, zona fuori dalle acque territoriali e al largo della costa di Rimini che è esistita veramente a partire dal 1958 e che era stata creta dal visionario ingegnere Giorgio Rosa come Repubblica indipendente. Una storia letteralmente incredibile che molti non conoscevano ma che meritava il grande (o piccolo?) schermo.
Primavera 1968. Nell’anno della contestazione studentesca, un giovane ingegnere, Giorgio Rosa con un grande sogno e un genio visionario decide di costruire un’isola al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali, e la proclama stato indipendente. Si tratta di un’isola in cui la libertà individuale è il valore assoluto: non ci sono regole. In questa impresa impossibile Giorgio avrà al suo fianco un eterogeneo gruppo di complici: il suo migliore amico, un giovane imprenditore più propenso ai bagordi che all’azienda di papà, un misterioso naufrago in cerca di approdo, un animatore delle notti romagnole in cerca di una nuova vita e una ventenne romantica in cerca di lavoro.