Per chi ama l’animazione e, nel tempo, ha imparato ad apprezzarla come il genere complesso e dal grande valore artistico che effettivamente ha, fare una lista di gradimento dei film Pixar è veramente difficile. Nonostante l’ormai famoso team di produzione e realizzazione animata abbia vissuto dei momenti alterni nella sua lunga carriera, è stato in grado di regalare un numero notevole di storie entrate nell’immaginario di molti.
Tra i pregi maggiori del loro approccio all’animazione, infatti, c’è soprattutto la volontà di realizzare delle sceneggiature più complesse, strutturate su diversi livelli. In questo modo, dunque, si è andato a creare delle storie capaci di parlare a un pubblico variegato, soprattutto dal punto di vista anagrafico. In sostanza, la Pixar è stata in grado di traghettare il genere al di fuori dell’ambito esclusivo del prodotto per bambini, evidenziando le incredibili possibilità che questo tipo di struttura narrativa può avere.
Per questo motivo, oltre alla bellezza estetica capace di mettere in relazione la sensibilità artistica con la necessità tecnica, abbiamo pensato comunque d’identificare gli 8 film Pixar più belli da vedere assolutamente. Anche come segno di partecipazione ai festeggiamenti per i 100 anni compiuti dalla Walt Disney Production.
1. Toy Story (1995)
Basta fare una veloce ricerca sul web per ricordare che Toy Stories è il primo lungometraggio realizzato dalla Pixar. Questa, però, non è la motivazione giusta o sufficiente per porla al primo posto della nostra classifica. Gli elementi veramente importanti ed essenziali sono altri. Grazie a questo film, infatti, quello che era l’ormai storico team di Lasseter, ha scritto una sorta di manifesto dei suoi intenti. Ossia concepire l’animazione come un genere a tutto tondo dove è possibile affrontare tematiche importanti attraverso l’utilizzo di una forma apparentemente leggera e ludica.
Così, portando sul grande schermo le avventure di Woody, Mr Potato, Rex, Hamm, Bo Peep e il nuovo arrivato Buzz, Lightyear racconta il timore del tempo che passa, la paura di essere accantonati da chi amiamo e, soprattutto, il valore dell’inclusione e dell’amicizia. Il tutto attraverso dei giocattoli che prendono vita quando non sono visti e che hanno una capacità narrativa al pari degli attori che prestano loro la voce. Gran parte del merito, ovviamente, va proprio a John Lasseter, che firma la sua regia e ottiene lo Special Achievement Award. Oltre a questo, poi, ricordiamo che il film è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e il New York Times l’ha inserito nella sua lista dei 1000 migliori film di sempre.
2. Inside Out (2015)
Questo film rappresenta una delle occasioni più recenti in cui la Pixar, non accontentandosi dei successi ottenuti, ha deciso di alzare ancora una volta l’asticella delle aspettative, giocando il tutto per tutto contro sé stessa. Di fatto con Inside Out inaugura un viaggio all’interno dei sentimenti umani che, in qualche modo, continuerà anche in Soul. Anche se non con lo stesso impatto.
Il film, diretto da Pete Docter e Ronnie del Carmen, infatti, ha avuto il pregio e il coraggio di dare un corpo e una voce a quanto di più impalpabile ed etereo ci sia nelle nostre vite: le emozioni o gli stati d’animo. Così, conoscendo la frizzante Joy, l’irascibile Rabbia, il pavido Paura, l’inconsolabile Tristezza e la stizzosa Disgusto, entriamo a contatto con gli elementi che compongono il delicato equilibrio delle nostre vite. Esattamente come quella della giovane Riley Andersen.
Attraverso la sua quotidianità di undicenne, poi, comprendiamo come la presenza di ognuno di loro sia fondamentale per comporre la completezza del nostro mondo interiore. Così, ricostruendo un universo intimo caratterizzato da forme sognanti e da creature magicamente lievi, Inside Out vince l’Oscar come migliore animazione, un Golden Globe e un BAFTA per la stessa categoria.
3. Wall-E (2008)
Alla Pixar Animation Studio il coraggio non manca. E lo hanno dimostrato varie volte. La prima, sicuramente, è rappresentata da Wall-E. Da molti punti di vista si può dire che questo è il film che segna la svolta. Il progetto definitivo oltre il quale è impossibile tornare indietro. Con questa animazione, infatti, la Pixar porta definitivamente l’animazione a un livello superiore, dotandola di tutte le sfumature narrative e le profondità esistenziali di un film in live action.
Quando Wall-E viene girato da Andrew Stanton è chiaro che si sta tentando un’operazione innovativa. I fattori di rischio sono molti. Innanzitutto mettere al centro della vicenda un robot lasciato da solo sulla Terra dopo che l’umanità l’ha abbandonata a causa dell’inquinamento. Poi, particolare ancora più importante, i primi venti minuti di totale assenza dei dialoghi con solo la musica a scandire i movimenti quotidiani di Wall-E, un piccolo droide dai grandi occhi, velati di dolcezza e malinconia che, grazie a una cassetta di Hello Dolly sogna l’amore romantico.
Ed è esattamente quello che incontra superando le resistenze di Eve, un robot femmina che segue nell’avventura più incredibile della sua vita. Così, mentre l’umanità si va estinguendo alla rincorsa di un accumulo sfrenato, la Pixar chiede aiuto a un piccolo robot per insegnarci il valore del romanticismo.
4. Monster & Co. (2001)
Chi non avrebbe voluto da piccolo dei mostri come Sulivan e Wazowski abitare i propri incubi? Probabilmente la reazione sarebbe stata proprio come quella della piccola Boo. La bambina, infatti, entrata per sbaglio nel mondo di Mostropoli, si aggira accanto al suo nuovo e involontario amico senza mostrare la minima paura. Anzi, sembra essere solo particolarmente curiosa.
E, in effetti, l’animazione diretta da Pete Docter, Lee Unkrich e David Silverman, racconta proprio quanto il concetto di mostruosità perda di qualsiasi impatto se osservato con uno sguardo aperto e privo di preconcetti. Allo stesso modo, poi, mette l’accento sui limiti di una “società” che trae energia per sè stessa dalla generazione del terrore. Quando, in realtà, si potrebbe ottenere lo stesso risultato sfruttando la felicità.
Argomentazioni che vanno a definire il substrato più profondo della narrazione Pixar. Quella che coscientemente deve arrivare al pubblico adulto per generare una riflessione e, in modo indiretto, ai più piccoli abituandoli alla normalità della diversità. Acclamato dalla critica, comunque, il film si aggiudica un Oscar per la miglior canzone.
5. Up (2009)
Con quest’animazione si entra in un altro livello della Pixar. Uno di quei momenti che, attraverso il rischio, ha prodotto un precedente, se non proprio un cambiamento nel mondo della narrazione legata all’animazione. Così, dopo che la Disney aveva accettato di portare sul grande schermo il concetto di senso di colpa per la morte del padre con Il Re Leone, la Pixar sfata un altro tabù dell’animazione mettendo al centro di Up la storia di un anziano. A questo, poi, si affianca anche la realtà della morte e della perdita che, fino a quel momento, non erano mai state raccontate con tanta chiarezza.
La presenza di tutti questi aspetti, dunque, ha creato non poche perplessità sulla capacità di Up di attrarre il pubblico dei più piccoli. I dubbi erano molti, soprattutto riguardo l’appeal di un personaggio anziano, lontano dall’universo reale e immaginario di un bambino. Sarebbe potuto essere un flop, ma così non è stato. Anzi, ad oggi l’avventura straordinaria di Carl e Russell, non solo ha avuto il merito di aprire ufficialmente il 62º Festival di Cannes ma, soprattutto, è ricordata come la seconda pellicola nella storia dell’animazione ad aver ricevuto una nomination agli Oscar come miglior film. Il primo è stato La bella e la bestia nel 1991.
6. Alla ricerca di Nemo (2008)
Quando la Pixar portò sugli schermi le avventure del piccolo Nemo, un pesce pagliaccio con una pinna atrofica, tutti rimasero a bocca aperta. Per la prima volta, infatti, venne presentato il mondo marino nel pieno della sua variegata bellezza consegnando a ogni creatura il proprio movimento naturale. Un effetto estetico che è il risultato di uno sforzo tecnico incredibile perché, di fatto, non esiste cosa più difficile per un animatore di confrontarsi con l’acqua.
Diretto da Andrew Stanton, però, il film ci regala anche dei personaggi incredibili cui il pubblico non può fare a meno di affezionarsi. Un esempio è la smemorata Dory che, a distanza di 15 anni, ottiene un sequel/spin – off tutto suo. Ma, al di là di tutto, come nasce La ricerca di Nemo? Sembrerebbe che il primo barlume di questa idea abbia delle origini lontane, legate addirittura all’infanzia di Stanton e a uno studio di dentista. Qui, infatti, campeggiava in tutta la sua maestosità un acquario che Stanton osservava con curiosità. Durante l’attesa la sua mente aveva iniziato a costruire già una storia, convinto che tutti quei pesci provenissero dall’oceano e desiderassero tornare là.
Andando oltre la bellezza estetica, però, La ricerca di Nemo è soprattutto un film sulla relazione padre/figlio e sulla necessità di lasciare i propri ragazzi liberi di sperimentare. Spesso, infatti, l’apprensione di un genitore si tramuta in un freno egoistico e perenne.
7. Toy Story 3 – La grande fuga (2010)
Il successo di Toy Story ha dato vita a una vera e propria saga. Sicuramente la più lunga e amata prodotta dalla Pixar. Attualmente si è arrivati al quarto capitolo ma, oltre al primo, quello che ha conquistato i cuori in modo inaspettato è il terzo. In questo caso, infatti, ci troviamo in un momento critico nella vita di Woody, Buzz e gli altri giocattoli. Andy, infatti, è definitivamente cresciuto e sta per andare al college. Che cosa sarà di loro? Nonostante la vita vada avanti, può essere difficile e addirittura doloroso staccarsi da chi ci ha accompagnato per tanto tempo.
Per questo, per rendere la separazione meno amara e definitiva, il ragazzo decide di portare tutti i suoi fidati compagni di giochi alla piccola Bonnie. Un gesto suggerito, inaspettatamente, dallo stesso Woody. Anche se Andy non lo saprà mai. In questo modo l’esistenza dei suoi amici continuerà ad avere un senso, rendendo indimenticabile la vita di un altro bambino. E non è forse questo lo scopo di un giocattolo? Inevitabilmente il film diretto da Lee Unkrich si aggiudica due Oscar, uno come miglior animazione e l’altro per la colonna sonora, oltre a guadagnare ben 1 miliardo di dollari. Si tratta, infatti, della pellicola animata più redditizia di sempre.
8. Gli incredibili – Una normale famiglia di supereroi (2004)
Scritto e diretto da Brad Bird, il film occupa l’ultimo posto di questa classifica d’eccellenza ma, certo, non per suo demerito. Piuttosto per la difficoltà di stabilire un’effettiva gerarchia di valore tra film che mostrano tutti un’eccezionalità. Non è un caso, dunque, se, come gli altri film, anche questo si aggiudica l’ambita statuetta di zio Oscar come miglior animazione e per il miglior montaggio.
Al centro della vicenda, come suggerisce il titolo, c’è una famiglia che, a un primo sguardo, può sembrare come tante altre. In realtà non lo è assolutamente. Bob ed Helen, infatti, vivono da quindici anni una vita apparentemente tranquilla. Sotto la loro quotidianità, però, nascondono delle caratteristiche speciali. Tutti e due, infatti, sono dei supereroi costretti all’anonimato da un incidente accaduto anni prima nella cittadina di Metronotte. Ovviamente anche i loro figli hanno sviluppato dei talenti insoliti. E tutti insieme compongono il gruppo degli Incredibili.
Questa situazione di apparente tranquillità, però, è destinata ad essere interrotta dall’arrivo di Mirage, una donna che dichiara di lavorare per il governo. Una presenza che vuol dire una sola cosa; Bob rientra in servizio nelle vesti di supereroe. Una missione, però, che non potrà portare a termine a lungo senza l’aiuto della sua famiglia.