Test clinici dimostrano che anche i più restii a credere nella forza dei sentimenti abbiano avuto almeno un sussulto alla visione di Ghost. Un film che, a più di 30 anni dalla sua uscita, ancora ricordiamo per la dolcezza della storia e per quell’impossibile desiderio di abbattere i confini della morte. Il senso del film di Jerry Zucker è tutto qui: può un film romantico sopravvivere e continuare a emozionare dopo la morte del suo protagonista? La risposta è ovviamente sì.
Perché quel protagonista, l’indimenticabile Patrick Swayze, non sparisce del tutto, ma diventa una presenza ancora più potente nella vita della sua compagna, la splendida Demi Moore. E tra spiriti maligni che prelevano le anime dei malvagi (quelle sequenze sono sottolineate da suoni ottenuti riproducendo al rovescio i pianti dei bambini), medium dal cuore d’oro e lussuosi loft a New York, Ghost arriva a noi ancora intatto e bellissimo. La spiegazione del finale di Ghost, allora, è un inno al vero amore.
Molly, Sam e Oda Mae
Sam e Molly sono una coppia che decide di andare a vivere insieme. Artista lei, impiegato di banca lui, hanno tutto per essere felici: una casa enorme nel cuore di New York, un amico fidato come Carl (Tony Goldwyn) e la certezza assoluta che non perderanno mai l’amore che provano l’uno per l’altra. Nonostante Sam non riesca mai a dire “Ti amo” ma solo “Idem”. Una sera, di ritorno da uno spettacolo teatrale, i due vengono aggrediti da un ladro che cerca di rapinarli. Ad avere la peggio è Sam che viene colpito a bruciapelo e ucciso dal malvivente. L’uomo non si rende conto di essere morto e non riesce a consolare una disperata Molly. Quando un cono di luce si apre su di lui, Sam decide di non seguirlo e di restare al fianco della ragazza.
Intrappolato tra i vivi e i morti, Sam è però solo un fantasma, uno spirito che per trovare la pace definitiva deve capire perché sia stato ucciso e da chi. I primi giorni da ectoplasma sono un vero calvario. Non sa passare attraverso i muri e non può essere ascoltato da nessuno. Per trovare una soluzione al suo stallo, decide di rivolgersi a una medium. Oda Mae Brown da Brooklyn (Whoopi Goldberg) fa al caso suo e per poco non le viene un colpo quando scopre di essere davvero in grado di sentire gli spiriti dei defunti. Lei, che aveva invece costruito una carriera sulla credulità popolare. Dopo qualche tentennamento e dopo aver resistito a una vera tortura da parte di Sam, la donna decide di accontentarlo e di seguirlo. Perché è stato ucciso, allora, e da chi?
La spiegazione del finale di Ghost: tra luce e oscurità
La verità non tarda ad arrivare. E come vedremo in questa spiegazione del finale di Ghost è terribile: a organizzare la rapina, purtroppo trasformatasi in omicidio, è stato l’amico di sempre Carl, che voleva sottrarre al collega un’agendina in cui erano appuntati degli importanti codici numerici per sbloccare un conto e versare un’ingente somma di denaro ad alcuni trafficanti di droga. Non era sua intenzione ucciderlo, ma solo privarlo del prezioso cimelio.
Ma il caso ci ha messo lo zampino e il ladro assoldato, Willy Lopez, preso dalla foga, lo ha freddato. Quando Carl si riappropria dell’agenda di Sam, nascosta in una scatola nella sua casa, è finalmente pronto a pagare i suoi committenti, comunicando loro che la destinataria del bonifico sarà la fittizia Rita Miller. Sam ascolta la telefonata e chiede aiuto a Oda Mae per sventare il colpo, chiedendole di interpretare la parte della signora Miller per intascare l’assegno circolare (che suo malgrado darà in beneficenza).
Amore senza fine
Oda Mae deve anche contattare Molly. E se i primi approcci sono un po’ faticosi, col passare del tempo la sensitiva in qualche modo fa breccia nel cuore della scettica compagna di Sam. La avvisa parlandole di Willy, ma così facendo, inconsapevolmente, mette in pericolo la ragazza che con Carl continua a essere in contatto. E a cui confida, in buona fede, le azioni di Oda Mae. Tra queste, il famoso colpo in banca. Per recuperare il denaro, Carl e Willy si mettono sulle tracce di Oda Mae, fuggita per andare proprio da Molly.
Viene però affrontato da Sam, che prima scatena l’incidente in cui muore Willy, poi corre a salvare la fidanzata. L’uomo si impossessa del corpo di Oda Mae per parlarle e danzare con lei in modo struggente. Quando Carl arriva a casa, Sam riesce a neutralizzarlo dopo una lunghissima lotta. L’anima di Carl viene catturata da demoni oscuri, al pari di quella di Willy. La missione di Sam è finita. Prima di andare verso la luce riesce di nuovo a vedere e parlare con Molly, dicendole finalmente quel “Ti amo” rimandato per troppo tempo. Saluta l’amica Oda Mae, bacia la sua amata, le dice di non perdere mai l’amore che porta dentro di sé e va via.
Da L’aereo più pazzo del mondo a Ghost
Strano a dirsi, ma il regista di Ghost è uno dei più grandi rappresentanti della comicità demenziale, parte di quel famoso trio Zucker-Abrahams-Zucker che ha partorito capolavori come L’aereo più pazzo del mondo e Top Secret!. Cosa ci fa dunque un autore umoristico alla guida di una delle pellicole più strappalacrime di sempre? In realtà questo genere di commistioni non è rarità a Hollywood. Ai più talentuosi capita di spaziare tra un genere e l’altro e anche con una certa facilità.
E sorprendentemente all’epoca Zucker non era affatto preoccupato dal salto di qualità, quanto dall’essere per la prima volta da solo a dirigere un film. Una volta ricevuto il copione, lo mise sul comodino per svariati giorni. Per fortuna sua moglie lo lesse tutto d’un fiato spingendo, di fatto, il marito a girare Ghost (grazie signora Zucker!).
Made in ’90’s
Il caschetto di Demi Moore (che tagliò i capelli prima di girare, quasi a tradimento), la prestanza di Patrick “Dirty Dancing” Swayze, le mise ipercolorate di Whoopi Goldberg sono alcuni dei souvenir più preziosi di quel favoloso periodo che furono gli anni ’90. Ghost battezzò il 1990 cinematografico, diventando il maggiore incasso globale dell’anno. E conquistando anche due Oscar, alla migliore attrice non protagonista, Whoopi Goldberg e alla migliore sceneggiatura originale, scritta da Bruce Joel Rubin.
Una serie di fortunati eventi
E dire che Patrick Swayze ha dovuto faticare e non poco per essere Sam. E lo ha raccontato candidamente lo stesso Zucker in un’intervista a Forbes. Il regista sosteneva che nonostante il grande successo di Dirty Dancing, Swayze non fosse il primo attore che sarebbe venuto in mente a un produttore come protagonista di un film. A far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte è stata la grande umiltà dell’interprete.
“È venuto da me e mi ha letto il copione. Non era tenuto a farlo, ma lo ha fatto, proprio lì, nel mio ufficio” ha raccontato Zucker. Il resto è storia nota. Curiosamente, anche per Whoopi Golderg e Demi Moore il percorso è stato simile. La Goldberg era reduce da qualche flop e non era esattamente la stella più brillante di Hollywood, mentre la Moore era ancora a caccia del ruolo della vita. I risultati hanno dato ragione a loro. A dimostrazione che un grande successo può nascere anche dal caso.
Unchained Melodies
Uno dei motivi del grande successo mondiale di Ghost va dato anche alla bellissima colonna sonora di Maurice Jarre (nominato agli Oscar) e alla famosa Unchained Melody dei Righteous Brothers, che accompagnava la famosa scena del vaso, una delle più sensuali della storia del cinema recente. La verità è che la sequenza non avrebbe dovuto essere così. Nel copione originale, infatti, Molly era una scultrice. Scelta che, a causa della sua poca originalità, non convinceva appieno Zucker. Che quindi trasformò la protagonista femminile in un’artigiana della ceramica.
Il merito va dato alla montatrice del suono di Una pallottola spuntata (sic.) che, a margine di una seduta di editing, era intenta a leggere un giornale sulla ceramica. Sulla copertina della rivista troneggiava una grande statua colorata. Alla domanda di Zucker su cosa fosse quella cosa, la sua collaboratrice parlò appunto di ceramica. E il regista ebbe l’illuminazione: Sam e Molly avrebbero dovuto fare un vaso assieme. Zucker portò addirittura la Moore a lezione di ceramica, trovando la cosa molto divertente. Quello che più contava, però, era che l’alchimia tra Swayze e la Moore davanti al tornio fosse palpabile.
Per la cronaca, la scena è stata parodiata in Una pallottola spuntata 2 e 1/2 (diretto dal fratello di Jerry Zucker, David), nella serie Due uomini e mezzo e ne I Griffin. Perché se una scena funziona, non c’è genere che tenga.