Tra i più longevi franchise della storia dell’horror americano, quello di Halloween è anche notoriamente contorto per quanto riguarda la continuity, poiché in più occasioni la cronologia è stata azzerata e semplificata (anche per non dover tenere conto di capitoli poco apprezzati dai fan). Escludendo infatti i tre lungometraggi che non sono legati all’originale di John Carpenter (e che in ogni caso includiamo in questo articolo per completezza), al momento sono ben tre le linee temporali scaturite da quella che nell’edizione italiana era stata soprannominata la notte delle streghe. Qui cerchiamo di fare chiarezza su come avvicinarsi al franchise. N.B. Questo articolo non contiene spoiler espliciti per la recente trilogia di David Gordon Green, in particolare Halloween Ends, attualmente nelle sale.
La timeline originale: 1978-1981, 1988-1995
La prima linea temporale è costituita da cinque lungometraggi, dal primo Halloween (1978) fino al sesto capitolo, uscito nel 1995 (il terzo film, uscito nel 1982 e di cui parleremo più avanti, è un titolo a parte, scollegato dalla saga di Michael Myers). Presenza fissa in questi episodi, oltre al perfido Michael, è la sua nemesi Samuel Loomis, interpretato da Donald Pleasence (morto dopo aver completato le riprese del sesto film).
Nel secondo lungometraggio viene svelato che Laurie Strode e Michael sono imparentati, ma lei esce di scena nei tre capitoli successivi, con la spiegazione che è morta in un incidente d’auto. È infatti sua figlia, Jamie Lloyd, a essere l’oggetto dello stalking omicida di Myers in quella che è una sorta di trilogia, il cui episodio conclusivo viene ricordato per un controverso spiegone che annacqua lo statuto di Michael come incarnazione del male assoluto: lui sarebbe sotto il controllo di una misteriosa setta, e questo lo spinge ad ammazzare i membri della propria famiglia.
La seconda timeline: 1978-1981, 1998-2002
Chiusa la storyline dedicata al conflitto tra Michael e Loomis, per il ventennale del capostipite i produttori convincono Jamie Lee Curtis a tornare nei panni di Laurie (originariamente doveva esserci anche John Carpenter come regista, ma le sue richieste contrattuali si rivelarono eccessive). Questo comporta un retcon, a cura dello sceneggiatore Kevin Williamson: inizialmente convinto di dover includere tutti i sequel precedenti, egli propone che Laurie abbia simulato la sua morte e cambiato identità, giustificando la sua assenza nella trilogia di cui sopra. La trovata rimane nel montaggio finale, ma omettendo il nesso con il quarto, quinto e sesto film: ufficialmente, Michael è stato dato per morto per vent’anni (il secondo film è ambientato subito dopo il primo, e si conclude con il decesso apparente del killer, bruciato vivo). Un cavillo contrattuale costringe Curtis a tornare per il lungometraggio successivo, di cui lei stessa è tutt’altro che fiera, e che per più di dieci anni segna la fine dell’incarnazione classica del franchise.
La terza timeline: 1978, 2018-2022
Arriva il quarantennale del prototipo, e con esso una nuova reinvenzione: un requel/legacyquel, che riparte da capo eliminando tutti gli altri seguiti, incluso quel secondo film che a Carpenter non era mai particolarmente piaciuto. Due le modifiche sostanziali: Michael è stato arrestato dopo il massacro del 31 ottobre 1978, passando i quattro decenni successivi in manicomio; e lui e Laurie non sono fratello e sorella. Quest’ultimo aspetto diventa particolarmente importante nel secondo capitolo della trilogia ideata da David Gordon Green, Halloween Kills, dove si sottolinea la natura di Myers come pura forza del male che uccide indiscriminatamente, senza avere bersagli precisi. Dopo Halloween Ends sarà necessario un altro riassestamento, poiché i diritti torneranno nuovamente ai produttori e non saranno più in mano a Blumhouse e Universal.
Il caso a parte: 1982
Caso isolato in tutta la storia del franchise, Halloween III non ha alcun legame con l’originale di Carpenter (anzi, se ne vede un pezzo in TV, lasciando intendere che si tratti di un prodotto di finzione in questo mondo specifico). Questo perché, dopo aver ucciso Michael Myers nel film precedente, Carpenter e la sua collaboratrice Debra Hill vollero dare al franchise un format antologico, con una nuova minaccia a tema in ogni lungometraggio (qui si parla di stregoneria e paganesimo). Complici gli incassi modesti rispetto al predecessore, questa idea fu abbandonata, e Michael tornò qualche anno dopo.
Il remake: 2007-2009
Credendo di aver raggiunto un punto di non ritorno con l’ottavo film nel 2002, i produttori hanno dato il via a un rifacimento, targato Rob Zombie. Due capitoli in realtà abbastanza diversi tra di loro, perché se il primo è un prequel che poi diventa remake pedissequo (ma con più sangue), il secondo è Zombie allo stato puro, tra nichilismo e violenza estrema. È anche il film che ha esplorato in modo più originale e interessante il rapporto tra Laurie e Michael, suggerendo una psicosi condivisa via legame più o meno telepatico.