Pubblicato nel 1998, il secondo romanzo della saga potteriana ha il compito di confermare il successo ottenuto già con La pietra filosofale. In effetti, tradotto in ben 77 lingue tra cui, a quanto pare anche il latino e il greco antico, ha dimostrato come l’entusiasmo generato non fosse solo un fuoco di paglia. Certo, rispetto ai romanzi che verranno successivamente, ci si trova ancora in una narrazione dedicata all’infanzia, anche se l’atmosfera sta mutando. Un’evoluzione messa in evidenza anche dal film diretto da Chris Columbus che, dopo Harry Potter e la pietra filosofale, torna dietro la macchina da presa per dirigere le nuove giovani star Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint. Questo vuol dire, dunque, che libro e film si muovono con un andamento parallelo, tendendo a non distaccarsi.
Un patto di fedeltà che il grande schermo stringe soprattutto a causa, o per merito, di un racconto piuttosto breve. Una condizione quasi ideale che non si ripeterà più. Già da Harry Potter e il prigioniero di Azkaban la vicenda prende strade più complesse e tortuose. Il che vuol dire un numero maggiore di pagine ed una sequela di situazioni cui il cinema dovrà rinunciare.
Da quanto detto fino a questo punto, dunque, le similitudini tra la versione letteraria e quella cinematografica del secondo capitolo sono molte. Nonostante questo, però, proviamo ugualmente a rintracciare le differenze tra il libro e il film Harry Potter e la camera dei segreti
1. L’arrivo di Dobby
Sia nel libro che nel film tutta l’azione viene innestata da un fattore esterno dal potenziale deflagrante. Ovviamente si tratta di Dobby, l’elfo domestico che tenta in tutti i modi di dissuadere Harry Potter dal tornare ad Hogwarts. Nonostante la sostanza non cambi nelle due versioni, è la forma a presentare alcuni elementi differenti.
Iniziamo con il dire che, mentre nella pellicola Dobby si presenta all’improvviso e in modo chiassoso, nel libro la sua entrata in scena è preannunciata dalla sensazione, da parte di Potter, di essere osservato durante tutto il giorno. Oltre a questo, poi, differisce anche l’increscioso incidente della torta. Nelle pagine della Rowling, infatti, cade rovinosamente a terra a causa dell’incantesimo di Dobby. Per quanto riguarda il film, invece, rovina la preziosa cena di lavoro di zio Vernon precipitando sulla moglie del suo capo.
Ultimo elemento di discrepanza tra il romanzo e il film, poi, è rappresentato da una mancanza. Nel primo, infatti, viene citata una lettera da parte del Ministero della Magia. Al suo interno contiene un’ammonizione nei confronti di Harry per aver utilizzato le arti magiche davanti ai babbani. Informazione di per sé falsa, visto che a praticare la magia è stato Dobby. Anche in questo caso, però, si assiste all’ennesimo tentativo da parte dell’elfo di fermare Potter e metterlo al sicuro.
2. Il salvataggio
Messo in punizione per aver rovinato l’incontro di lavoro dello zio, Harry è rinchiuso nella sua stanza con tanto di sbarre per non farlo fuggire. Nonostante questo, però, in suo aiuto arriva l’amico Ron con gli immancabili fratelli. La scena è tra le più famose di tutta la saga. I ragazzi Weasley guidano una macchina volante su cui caricano Harry con tanto di bagagli e gufo. Una situazione che viene riprodotta in modo piuttosto fedele da Chris Columbus. Unica differenza è proprio lo stile scelto per la macchina. Tra le pagine della Rowling, infatti, questa era dotata di possenti ali per volare.
Nonostante questo, però, le differenze maggiori si registrano immediatamente dopo. L’arrivo alla Tana, la casa della famiglia Weasley, è descritto molto velocemente all’interno del film, proiettando i ragazzi nel viaggio verso Hogwarts. Diverse, invece, le tempistiche del libro che si prende il giusto spazio per inquadrare l’ambiente gioviale della famiglia. Particolarmente piacevoli sono le pagine dedicate alla caccia agli gnomi nel giardino e la partita di Quidditch tra le colline circostanti.
3. Weasley vs Malfoy
Arthur Weasley è un uomo tranquillo, dedito al lavoro, alla propria famiglia e mosso da una particolare curiosità per il mondo dei babbani. Almeno così la maggior parte degli spettatori hanno imparato a conoscerlo attraverso il volto rassicurante di Mark Williams. Una descrizione che, a grandi linee si sovrappone a quella originaria all’interno dei romanzi.
Nonostante questo, però, la versione cinematografica de La camera dei segreti ha deciso di rendere una situazione potenzialmente interessante meno incisiva. Nel romanzo, infatti, la Rowling costruisce un confronto piuttosto accesso tra il signor Weasley e Lucius Malfoy al Ghirigoro, dimostrando che anche il riflessivo Arthur è capace di uno scatto d’orgoglio. Nel film, invece, la rissa si traduce in un confronto verbale in cui il primo preferisce mostrare un atteggiamento meno esplosivo e più evitante. Un peccato, perché avrebbe potuto aggiungere dei particolari interessanti alla personalità del personaggio.
4. Mirtilla Malcontenta e gli altri fantasmi
Nel mondo di Harry Potter i fantasmi sono delle presenze costanti ed essenziali. Ed ancora di più lo diventano in questo secondo capitolo. Almeno per quanto riguarda il libro. Nella trasposizione cinematografica, invece, la situazione varia, anche se non in modo eccessivo. Mirtilla Malcontenta, ad esempio, continua ad avere un ruolo importante. D’altronde è grazie ai suoi racconti e al suo nascondiglio che molto viene scoperto su Tom Riddle e la stanza dei segreti.
Diversa, invece, è la sorte di Nick quasi senza testa. Considerato uno degli spettri più famosi di Hogwarts e maggiormente amato dai ragazzi, nel libro la Rowling gli dedica una festa di complemorte. Scena totalmente cancellata nel film e mai presa in considerazione.
5. La camera dei segreti e Il diario di Tom Riddle
Nel rapporto tra letteratura e cinema, spesso sbilanciato a favore della prima, esistono dei casi in cui il linguaggio per immagini riesce a rendere più esaltante la parola. Questo accade, ad esempio, nella scena all’interno della camera dei segreti e nello scontro con il Basilisco. La Rowling, infatti, conclude il momento in poche pagine all’interno delle quali si avverte un’enfasi controllata.
Caratteristica aggiunta a piene mani, invece, nella visione di Columbus. Qui, infatti, il regista si prende tutto il tempo di costruire un epilogo lungo e piuttosto strutturato dove Harry si confronta con il riflesso di un Voldemort passato in cui s’intravede una minaccia futura e tangibile.
Al di là di questo, però, il film presenta un Harry consapevole nel momento in cui si presenta l’occasione per distruggere il diario. Un’azione che, nell’immaginazione della Rowling, è assolutamente istintiva. D’altronde in questo momento Potter è ancora lontano dal prendere coscienza del suo potenziale e, soprattutto, del ruolo di prescelto.