A partire dalla mezzanotte di venerdì 14 luglio il sindacato degli attori cinematografici e televisivi di Hollywood (la Screen Actors Guild), si è unità alla Writers Guild of America in uno sciopero solidare e praticamente senza precedenti, tanto che le conseguenze delle manifestazioni che avranno luogo da qui ai prossimi mesi potrebbero portare con sé ripercussioni importanti per tutta la filiera della produzione cine-televisiva di Hollywood, a partire dal calendario uscite dell’autunno 2023 fino alla natura stessa dei festival dei prossimi mesi.
Cerchiamo però di fare chiarezza e capiamo assieme il perché dello sciopero congiunto dei sindacati di attori e sceneggiatori americani, quali sono le loro rivendicazioni e cosa potrebbe succedere ad Hollywood da qui ai prossimi mesi. Uno sciopero, quello di WGA e SAG, che non accadeva all’industria dei sogni americana dal 1960, ben sessantatré anni fa.
Le ragioni dello sciopero
Nel mese di aprile 2023 è stato il sindacato degli sceneggiatori statunitensi (la Writers Guild of America) il primo a scioperare e manifestare contro la AMPTP (Alliance of Motion Picture andTelevision Producers), l’associazione statunitense di oltre 350 studios che ogni anno allestiscono e finanziano centinaia di prodotti cinematografici e televisivi. Le ragioni della manifestazione della WGA? Basso salario, uguaglianza retributiva e strenua difesa contro l’uso sempre più minaccioso dell’Intelligenza Artificiale; quest’ultima è stata paventata dagli studios hollywoodiani come soluzione “economica” per ovviare a lavori di editing e stesura di script e copioni cinematografici e televisivi, senza dover in questo modo scomodare gli sceneggiatori fisici.
Una minaccia multipla che il sindacato degli sceneggiatori non ha potuto più sopportare, dando il via ad un lunghissimo sciopero che sta già dando i suoi frutti amari: decine e decine di progetti cinematografici e televisivi bloccati o semplicemente rimandati, nuovi soggetti, script e copioni che latitano ad arrivare in filiera produttiva, un’intera categoria lavorativa che adesso ha trovato il solidissimo sostegno del sindacato hollywoodiano più influente e numericamente ampio: quello degli attori. E adesso, sono guai seri.
Attori alla riscossa!
Con un appassionato ed agguerrito discorso rivolto alla sua numerosissima categoria, l’attrice statunitense Fran Drescher ha ufficializzato il supporto della Screen Actors Guild alle rivendicazioni salariali e lavorative dell’assocazione degli sceneggiatori hollywoodiani. Il SAG è un sindacato che comprende attori cinematografici, televisivi e, a partire dal 2012 con l’unione della guild con l’AFTRA (Federation of Television and Radio Artists), anche artisti radiofonici. Oltre 160.000 membri che vanno dalle grandi star agli interpreti di piccoli ruoli, dai presentatori radiofonici, agli annunciatori fino agli stuntman, e che assieme costtuiscono il sindacato hollywoodiano più ampio ed influente.
Così come accade anche per gli altri sindacati, anche i membri del SAG ricevono tutele in ambito lavorativo e salariale; in particolar modo, la retribuzione degli attori viene rinegoziata ogni tre anni tra la guild e la potente AMPTP, ma in un panorama produttivo post-Covid in cui le piattaforme di streaming legale la fanno sempre più da padrone e l’intelligenza artificiale minaccia la dignità lavorativa degli “addetti ai lavori”, molti dei membri del SAG hano espresso gravissime preoccupazioni. Questo perché la maggioranza dei membri del vastissimo sindacato sono attori cine-televisivi, annunciatori, voci radiofoniche e stuntman di “secondo rilievo” che vivono di piccole partecipazioni e che non accetterebbero mai di sottostare alle controproposte avanzata dagli studios esecutivi. Eccoi quali sono.
Guerra agli Studios
Non solo adeguamento salariale e competizione contro l’intelligenza artificiale, la lotta sindacale che stanno affrontando le associazioni degli attori e degli sceneggiatori (e che sta mettendo attualmente in ginocchio tutto un sistema produttivo cine-televisivo) è anche rivolta verso la strenua difesa della propria immagine e del diritto o meno al suo sfruttamento. Una delle proposte della Alliance of Motion Picture and Television Producers è stata difatti quella di assumere alcuni interpreti di maggiore e minore rilievo per poi scannerizzare digitalmente le loro fattezze e poterle così riutilizzare in scene successive del film o della serie televisiva in questione. Un modo quindi di retribuire i professionisti una sola volta, moltiplicando però la loro presenza sul grande e piccolo schermo a piacimento degli studios.
Una pretesa semplicemente inaccettabile per il numerosissimo sindacato degli attori, composto perlopiù da interpreti e professionisti non esattamente di prima fascia e di certo non incensato da stipendi milionari, come invece può accadere per le grande celebrità. Peccato però che, alle controproposte e alle rivendicazioni di SAG e WGA, la AMPTP fa letteralmente muro, intenzionata a protrarre fino allo sfinimento lo sciopero delle categorie interessate, portando così i suoi membri a rischiare ad un certo punto di perdere le proprie case o di non potersi più permettere una sacrosanta assicurazione sanitaria. Per queste ragioni lo stop attualmente in atto ad Hollywood non cesserà in tempi brevi, generando un effetto domino sgradevole su alcuni degli eventi mediatici più attesi nei prossimi mesi e sul calendario uscite autunnale.
E ora cosa succederà?
Cosa accadrà adesso? Innanzitutto, a tremare per primi sono i direttori artistici e i programmatori dei festival autunnali, in special modo la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, i Festival di Toronto, Telluride e New York, tutti previsti tra la fine di agosto e la prima settimana di ottobre. Questo semplicemente perché attori e sceneggiatori, se aderenti allo sciopero indetto dal proprio sindacato, non possono categoricamente partecipare ad eventi promozionali di alcun tipo, come ad esempio red carpet, conferenze stampa, incontri con il pubblico, interviste e post sui propri account sociali legati ai film e alle serie in cui sono coinvolti. E se quindi lo sciopero potrebbe protrarsi fino all’autunno, questo significherà che le major e le case di distribuzione statunitensi ritireranno i propri titoli dalle selezioni ufficiali dei festival, impossibilitati a farli promuovere dai loro talent?
Certo, a Venezia come a Toronto potrebbero sbarcare quantomeno i registi a dare man forte alle pellicole in concorso, eppure lo star power in questi eventi mediatici di tale portata è fondamentale per generare visibilità, rilevanza ed introiti finanzari; contro-programmare in extremis un festival con soli titoli non di lingua inglese (escludendo quindi a priori le partecipazioni di interpreti facenti parte del SAG) non è compito facile, né tantomento produttivo per gli organizzatori stessi. Senza contare che gli effetti dello sciopero congiunto già hanno bloccato a tempo indeterminato set cinematografici e televisivi per l’assenza di attori e sceneggiatori, paventando quindi una concreta possibilità che anche il calendario autunnale delle uscite possa drasticamente trasformarsi con il rinvio a data da destinarsi dei nostri film e delle nostre serie televisive più attese. Non ci resta quindi che attendere e sperare in una rapida mediazione tra le due parti che possa tenere conto delle rivendicazioni professionali e salariali dei sindacati di una Hollywood sempre più blindata.