“All right, all right, all right!”. Ecco una battuta che è valsa una carriera. Con questa esclamazione e con il personaggio di David Wooderson, infatti, Matthew McConaughey ha iniziato a farsi notare. Era il 1996 e il giovane attore texano aveva ottenuto il ruolo nel film Un volto per due. Da quel momento la sua ascesa è stata costante ed è riuscita a sfruttare generi diversi a seconda del momento e delle richieste.
A favore di McConaughey, poi, è pesata anche una notevole trasversalità e la capacità di cogliere l’occasione giusta per cambiare completamente il tono e l’intensità dei suoi ruoli. Così, conosciuto all’inizio soprattutto come il protagonista per eccellenza delle commedie romantiche come Prima o poi mi sposo e Come farsi lasciare in 10 giorni, l’attore ha compito il salto carpiato nel cinema impegnato e drammatico.
In modo particolare è grazie a “The Lincoln Lawyer”, nel 2011, che McConaughey rompe gli schemi e si affranca da un destino artistico circoscritto alla sua avvenenza e prestanza fisica. Per comprendere meglio, però, l’evoluzione di quello che ad oggi viene considerato uno dei migliori interpreti del panorama internazionale, proviamo a stilare una classifica dei migliori film e serie tv di Matthew McConaughey.
1. Dallas Buyers Club (2013)
Dallas Buyers Club, diretto da Jean-Marc Vallée, non segna formalmente il passaggio di Matthew McConaughey dalla commedia al cinema dai toni drammatici ma è il film che lo consacra come interprete poliedrico. È il 2013, infatti, quando l’attore, insieme a Jared Leto, viene coinvolto in questo progetto ispirato ad una storia vera improntata a sensibilizzare il pubblico nella lotto contro l’AIDS.
L’attore, infatti, interpreta il personaggio di Ron Woodroof, un elettricista texano che scopre di essere sieropositivo all’HIV negli anni ’80, quando la malattia era ancora stigmatizzata e poco compresa. Dopo aver affrontato l’ostruzionismo medico e la mancanza di opzioni di trattamento legali, Woodroof decide di sfidare il sistema e di creare il “Dallas Buyers Club”, ossia un’associazione che fornisce ai pazienti accesso a farmaci alternativi e non approvati.
Si tratta, ovviamente, di un’esperienza cinematografica intensa e provante per lo spettatore ma, ancor prima, per lo stesso protagonista. McConaughey, infatti, accetta la sfida di trasformare se stesso per calarsi perfettamente nella parte. Questo vuol dire perdere molti chili per rappresentare proprio il deterioramento fisico subito da Woodroof a causa della malattia. Un impegno che gli è valsa l’ambita statuetta del Premio Oscar come miglior interprete maschile. Un onore che ha condiviso con il compagno di set Jared Leto, premiato come attore non protagonista.
2. Magic Mike (2012)
In molti potrebbero puntualizzare che il film di Steven Soderbergh sia concentrato essenzialmente sulla performance e le esperienze personali di Channing Tatum. Nonostante questo, però, la pellicola è la dimostrazione evidente di come un buon attore riesca a brillare anche e soprattutto in un ruolo di spalla.
Il film, infatti, andando oltre l’avvenenza dei suoi protagonisti e l’ambientazione “leggera” dello strip club Xquisite, offre il terreno giusto per approfondire la vita oltre il palcoscenico e le luci. Ed è proprio all’interno dell’ambito più intimo che McConaughey riesce a tratteggiare il personaggio di Dallas, il proprietario del locale dove si esibiscono i suoi ragazzi. All’inizio “paterno” e “ fraterno”, con delle punte d’istrionismo, prende sotto la sua ala protettiva il giovane Mike.
Quello che appare come un atteggiamento dettato dall’immedesimazione nei confronti di un ragazzo più giovane, però, in realtà nasconde un’attenzione per i suoi interessi personale. Dopo un passato da stripper, infatti, Dallas vuole solo espandere il suo impero e mira ad un futuro più consistente dal punto di vista economico. La sua, dunque, è una maschera assolutamente realistica con delle punte di crudeltà quasi naturali all’interno di una realtà in cui vince essenzialmente chi riesce a sopravvivere.
3. Interstellar (2015)
Ci sono dei registi che decretano la qualità professionale di un attore con la semplice partecipazione ad un loro progetto. Questo, solitamente, dipende da una cifra stilistica molto evidente, dalla complessità narrativa scelta e, per ultima, da un’autorialità ormai riconosciuta. In sostanza, tutti elementi che definiscono una cinematografia non semplice da affrontare per cui sono richieste doti attoriali evidenti. Uno di questi è, senza alcun dubbio, Christopher Nolan.
Il regista, infatti, è noto per la complessa struttura narrativa delle sue storie cui si aggiunge un altrettanto articolata definizione dei personaggi e della loro interiorità. Ed in questa visione Interstellar s’inserisce come uno dei film più complessi. Ambientata nel 2067, la vicenda si concentra su c’è l’ex pilota della NASA Joseph Cooper.
In questo contesto futuribile, in cui la terra sta cedendo trasformandosi in un pianeta sempre più difficile in cui vivere, Matthew McConaughey si trova al centro di un’avventura dalla forma fantascientifica ma dall’essenza profondamente emotiva. Grazie al suo viaggio nello spazio alla ricerca di nuovi e probabili mondi da abitare, infatti, in realtà compie una traversata spazio-temporale circolare che lo porta a riflettere sul suo ruolo di padre.
4. True Detective (2014)
Dopo il debutto nel 2014 la serie tv, ideata da Nic Pizzolatto, è stata considerata come una vera e propria icona del genere poliziesco. Il merito, secondo il pubblico e la critica, è di aver portato questo tipo di narrazione ad un livello superiore, soprattutto per quanto riguarda la complessità dei personaggi e le molte sfumature che li contraddistinguono.
Costruita come una serie antologica, ossia con un intreccio ed un cast nuovo ad agni stagione, ha conquistato l’attenzione fin dal suo esordio in cui si vedono Matthew McConaughey e Woody Harrelson nei panni di Rust Cohle e Martin Hart, due detective della Louisiana impegnati ad indagare su un omicidio brutale. Oltre il delitto e la conseguente ricostruzione, però, esiste un secondo livello narrativo più profondo. Questo è caratterizzato, in modo particolare, proprio dal monologo profondo e filosofico di Cohle, capace di crea un’intensità emotiva e di avvolgere l’intera narrazione in un’aura di mistero.
5. Mud (2012)
Un’opera sulla magia dell’infanzia, l’evocazione dell’avventura e la complessità dei rapporti umani. Tutto questo rappresenta il film di Jeff Nichols, ambientato nelle paludi e sulle rive del fiume del sud degli Stati Uniti, grazie ad una narrazione malinconica e alla profondità dei personaggi. Ma chi è Mud? Dietro questo nome si cela un uomo misterioso che vive nascosto su un’isola fluviale fino a quando viene scoperto da dei ragazzi. In questo caso, dunque, McConaughey si trova ad interpretare un individuo misterioso, un romantico criminale in fuga, che si lega inaspettatamente ai due ragazzi nel tentativo di riunirsi con l’amore della sua vita.
A dare un tocco unico al film oltre all’interpretazione dei diversi protagonisti, è soprattutto l’ambientazione. La scenografia, infatti, riporta nelle paludi del Mississippi sfruttando i panorami malinconici e suggestivi del luogo. In questo modo la natura incontaminata contribuisce a riflettere i temi della purezza e dell’innocenza in contrasto con l’animo ambiguo e combattuto di Mud. La storia, infatti, è soprattutto un richiamo all’età dell’infanzia intesa come un momento magico in cui l’avventura si nasconde dietro ogni angolo e ogni scoperta porta con sé un senso di meraviglia.
6. The Wolf of Wall Street (2013)
Nel 2013 Martin Scorsese estrae dal suo magico cilindro l’ennesima indiscussa meraviglia. The Wolf of Wall Street, infatti, è un capolavoro che riesce a sintetizzare narrazione ed estetica, caos ed ordine, offrendo a Leonardo DiCaprio il ruolo della vita e a Matthew McConaughey un cameo indimenticabile.
Scorsese, infatti, lo sceglie per il ruolo di Mark Hanna, un mentore dai modi quanto meno innovativi e peculiari. Broker di Wall Street e “guida” del protagonista Jordan Belfort, interpretato DiCaprio, da alla narrazione un’impronta evidente nonostante appaia solo all’inizio del film. Il suo personaggio, infatti, riesce ad incanalare tutta l’essenza del mondo cinico e spietato del mercato finanziario.
Ma ciò che contraddistingue Hanna è una sequenza memorabile in cui cerca di svelare alcuni dei “segni” per sopravvivere nell’industria. Si tratta di quella che viene definita come la “scena del ritmo”. Qui Hanna e Belfort si trovano in un ristorante per un pranzo d’affari. Durante il loro incontro, però, il broker inizia a sfoggiare un comportamento eccentrico e rituale, tamburellando il petto e cantando “The Money Chant”. Una tecnica per spiegare la filosofia di Wall Street a Belfort ed il segreto del respiro.
7. Bernie (2011)
Diretto da Richard Linklaterè, il film dimostra, ancora un a volta, come McConaughey riesca a lasciare traccia di sé nonostante si trovi ad interpretare un ruolo di spalla. In questo caso, infatti, il protagonista è Jack Black, cui è affidato proprio il ruolo di Bernie. Ambientata in una piccola cittadina del Texas, dunque, la vicenda si concentra su quest’uomo semplice ed amato da tutta la comunità. Bernie, infatti, è l’assistente all’interno di un’agenzia di pompe funebri ma è sempre pronto a dare una mano alla comunità, sia che si tratti del coro della chiesa o della scuola domenicale.
Come può, dunque, un uomo dalla natura così docile macchiarsi di un delitto efferato? A condurlo verso questa situazione è la relazione ormai insostenibile con una ricca vedova. Privo di ogni rimpianto, poi, decide di nascondere il corpo della donna all’interno di un congelatore per nove mesi, spendendo i suoi soldi per opere di bene.
Alla fine, però, il suo delitto viene scoperto ed è proprio in questa fase che la sua strada s’intreccia con quella del procuratore distrettuale Danny Buck Davidson, interpretato da McConaughey. L’uomo, chiede e ottiene il trasferimento del processo in un’altra città consapevole del fatto che gli abitanti di Carthage non avrebbero condannato Bernie.
8. Tropic Thunder (2008)
Scritto, prodotto, diretto e interpretato da Ben Stiller, questo film rappresenta una di quelle esperienze capaci di attrarre un numero quasi infinito di star hollywoodiane per dare vita ad un’esperienza corale. All’attivo, infatti, ci sono Robert Downey Jr, Jack Black, Nick Nolte, un’irriconoscibile Tom Cruise e, ovviamente, Matthew McConaughey. La pellicola è concepita come una parodia dei film di guerra e, ancora più nello specifico, dello star system. Al centro della vicenda ci sono tre attori, tra cui la star in declino dei film d’azione Tugg Speedman, ed un rapper.
Insieme compongono il cast sgangherato di un colossal sulla guerra del Vietnam, basato su Tropic Thunder, le memorie del veterano di guerra John “Quadrifoglio” Tayback, che ha perso entrambe le mani in combattimento. Le riprese, però, non procedono nel migliore dei modi. A rendere tutto più difficile, infatti, è l’invidia che mina i rapporti tra i protagonisti, dando vita ad un conflitto a prova di visibilità. Come reagiranno, però, quando di troveranno al centro di una sorta di film reality? Per portare a termine le riprese, infatti, il regista ha deciso di lasciare gli attori all’interno della foresta vietnamita disseminata di effetti speciali. Ad aiutarli in questa sorta di avventura solo una mappa e il copione.
9. Killer Joe (2011)
Disturbante e provocatorio. In questo modo è stato considerato il thriller diretto da William Friedkin ed interpretato da Matthew McConaughey. Tra le sue caratteristiche, infatti, c’è una particolare combinazione tra oscuro realismo ed umorismo nero.
Il film segue la vicenda della famiglia Smith. Si tratta di un nucleo assolutamente disfunzionale composto da elementi allo sbando. Caratteristiche che li spingono a progettare un piano poco rassicurante. Lo scopo, infatti, è incassare una polizza assicurativa sulla madre per finanziare una cospirazione di omicidio.
Per portare a termine questa missione, dunque, decidono di coinvolgere il detective Killer Joe Cooper, interpretato da McConaughey. La sua presenza all’interno dell’ambiente familiare, però, finisce per scatenare una serie di eventi violenti e contorti. Killer Joe, infatti, ha una personalità manipolatoria e senza scrupoli, capace di attraversare il confine tra l’umano e il mostruoso senza alcun problema.
10. Il momento di uccidere (1996)
Nella carriera di un attore non può mancare un ruolo d’avvocato che si rispetti. E, ad essere precisi, McConaughey sembra aver preso molto sul serio la questione. In effetti l’attore si è trovato più di una volta coinvolto tra le trame di un legal thriller ma non si può dire di aver vissuto realmente questo genere se non si è stati coinvolti in una pellicola tratta da un romanzo di John Grisham.
Ecco, dunque, che arriva il film diretto da Joel Schumacher. La vicenda è ambientata nel cuore di Madison County nel Mississippi. Qui una bambina di colore viene rapita e stuprata da due uomini razzisti. Dopo averla gettata da un ponte, si allontanano credendo di averla fatta franca. In realtà la piccola sopravvive ed i due vengono arrestati per essere sottoposti a processo. Ma all’interno di uno stato culturalmente razzista quante possibilità ci sono di una condanna nei confronti d’imputati bianchi?
Consapevole di questo, il padre della ragazza decide di farsi giustizia da solo ed uccide gli uomini all’entrata in tribunale. Ed è a quel punto che entra in scena il giovane avvocato Jake Tyler Brigance. Ben presto, però, questo incarico diventa per l’uomo ben più di un lavoro ostico da portare a termine. L’incontro con Carl, il suo dolore, quello della figlia e di una comunità che vive con la consapevolezza di non avere diritti, lo porta ad una visione più ampia dell’insieme.