La costumista Jacqueline West ha creato un universo fantascientifico unico con Dune di Denis Villeneuve (2021), dai leggeri veli che Lady Jessica indossava su Caladan alle robuste tute dei Fremen su Arrakis, ma Dune 2 si è rivelata un’impresa ancora più monumentale, un vero e proprio “lavoro titanico“, come definito dalla stessa costumista in un’intervista a Vogue. In totale, sono stati creati 4.000 costumi per il sequel del film di Denis Villeneuve, combinando riferimenti artistici, culturali e narrativi per dare vita a uno stratificato universo desertico-futuristico. In sostanza, Jaqueline West ha puntato tutto sulla sua formazione come storica dell’arte per l’atteso secondo capitolo sci-fi, basato sul romanzo di Frank Herbert del 1965, attualmente al cinema.
Il sequel, di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione, riprende la storia da dove l’aveva lasciata il primo film di Denis Villeneuve, seguendo Paul Atreides (Timothée Chalamet) ora unitosi ai Fremen, sulla strada della vendetta per l’omicidio del padre, il Duca Leto (Oscar Isaac), e del futuro rivelato dai sogni premonitori di Paul. West ha coordinato un team internazionale per dare vita all’ampio universo di Dune, dalla creazione di armature per gli Harkonnen a Budapest alla decorazione degli abiti Fremen di Lady Jessica a Londra, fino alla ricerca di gioielli unici nei mercati del Medio Oriente. Da pittori come Goya e Giotto, passando per le tribù nomadi e l’Inferno di Dante Alighieri, vi presentiamo questa analisi dei costumi di Dune 2 e della creazione di un vero e proprio universo stilistico tra sci-fi e Medioevo.
Ideologia dei costumi di Dune: Mod-evial

Jacqueline West si considera una costumista “d’epoca”, immersa nelle mode e nei tessuti di epoche passate. In effetti, nonostante una carriera lunga tre decenni e il suo lavoro in ben 28 film, ha raramente esplorato l’era contemporanea e mai il futuro: tutto questo è cambiato quando il regista Denis Villeneuve l’ha incaricata di creare i costumi per Dune, un compito che ha inizialmente faticato ad accettare. Tuttavia, ha deciso di accettare la sfida di immaginare un universo così distante nel tempo, ma che facesse diretto riferimento a grandi epoche storiche. Gli abiti di Dune, soprattutto quelli dei ricchi e potenti, trasudano un senso di antico e di ultraterreno, con un’aura di bizantinismo, un lavoro che le ha valso la sua quarta nomination agli Oscar. Alcuni dei costumi di Dune sono ornati e sfarzosi, evocan un’aura regale o inaccessibile; al contrario, le celebri stillsuit presentano un aspetto più pratico, l’ideale per un abbigliamento quotidiano di sopravvivenza.
“Essendo una storica dell’arte, ho introdotto inizialmente un termine per Denis: “Mod-evial”. Mi sono ispirata al mondo medievale, immaginando come potesse evolversi nel futuro. Dune parla di un mondo in rinascita. Ho pensato che non ci fosse nulla di più adatto che attingere dal passato remoto per immaginare il futuro distante di 10.000 anni. Denis ha apprezzato molto questo concetto, così ho utilizzato ampiamente riferimenti a Giotto, Goya e Caravaggio. Mi sono ispirata anche a David Lean per Lawrence d’Arabia, e ho cercato conoscenze sul deserto e sullo stile di vita dei Fremen, basato sulla sopravvivenza in ambiente desertico”, ha svelato West.
Le Bene Gesserit: sacralità attraverso la forma

Per il sequel, Jacqueline West ha dedicato particolare attenzione al gruppo delle Bene Gesserit, una potente sorellanza nell’universo di Dune (qui vi abbiamo spiegato perché le donne sono le vere protagoniste di Dune – Parte 2). Mentre Lady Jessica (Rebecca Ferguson) e Gaius Helen Mohiam (Charlotte Rampling) incarnavano la componente più mistica delle Bene Gesserit nel primo film, Dune 2 introduce nuovi membri della sorellanza: la Principessa Irulan (Florence Pugh) e Margot, Lady Fenring (Léa Seydoux), il che ha permesso a West di unire le sorelle multiplanetarie attraverso una linea stilistica comune, ma anche di sperimentare in base alla caratterizzazione dei personaggi.
La costumista si è ispirata principalmente ai Tarocchi, in particolare alla Regina di Spade, per creare gli abiti delle Bene Gesserit, rifacendosi al modo in cui evocano una sorta di sacralità attraverso la forma, che West paragona ai dipinti medievali di Giotto di Bondone e alla rappresentazione della Vergine Maria, entrambi caratterizzati dai copricapi. Inoltre, West ha svelato di aver frequentato una scuola cattolica da bambina, e che era particolarmente affascinata dalle suore e dai loro abiti. “Ricordo di aver visto le suore camminare insieme lungo il corridoio, i loro abiti svolazzanti al vento. Mi ha sempre colpito quell’immagine, e ho cercato di ricrearla in ‘Dune 2’ con le silhouette“.
Secondo il libro “The Art and Soul of Dune” di Tanya Lapointe, gli abiti delle Bene Gesserit traggono ispirazione da due elementi associati allo spirituale e all’occulto: i Tarocchi (in particolare l’Alta Sacerdotessa e la Regina di Coppe), le pedine degli scacchi (la regina e l’alfiere) e le immagini delle monache medievali. Questo design riflette sia la natura divinatoria del loro ruolo, sia la loro posizione come guide spirituali destinate a portare i seguaci verso una comprensione superiore. Sebbene quella delle Bene Gesserit sia un’organizzazione religiosa, West sottolinea che non si basa esclusivamente sul cattolicesimo o sull’Islam, ma incorpora un mix di influenze. “Penso che in ‘Dune’, ambientato 11.000 anni nel futuro, il loro credo sarebbe piuttosto fusione di sopravvivenze“, afferma.
Lady Jessica: nomade del mistero

Ogni membro delle Bene Gesserit, sebbene si rifaccia a una silhouette comune, è in grado di comunicare la propria posizione sociale attraverso l’abbigliamento. In particolare, Lady Jessica subisce una trasformazione significativa nel corso dei due film, passando da concubina del Duca Leto a Reverenda Madre su Arrakis. Quando si unisce ai Fremen, il suo abbigliamento passa dai sontuosi e decorati abiti trasparenti e decorati del primo film a un guardaroba più sobrio: “Volevo che Lady Jessica mantenesse un certo grado di regalità, ma con tessuti più modesti rispetto a quelli lussuosi che avevo usato per lei nel primo capitolo“, spiega West. Tuttavia, i suoi costumi sono tutto fuorché semplici: West ha chiesto al costumista Matt Reitsma di stampare a mano l’alfabeto Fremen sui vestiti di Lady Jessica.
“Per questa interpretazione di Lady Jessica, mi sono ispirata a Giotto. Quando giunge ad Arrakis, il suo abbigliamento assume tonalità più mediorientali. L’uso di catene, tipico del Medioevo, è stato riadattato per ispirarsi ai beduini. Questo le conferisce un certo potere, ma al contempo mantiene intatta la sua aura di mistero“, ha svelato.
La principessa Irulan: la veggente guerriera

La vera sorpresa del film è la principessa Irulan, interpretata da Florence Pugh, descritta da West come la voce della ragione; per questo motivo, ha scelto di evitare i sontuosi copricapi a favore di un accenno più discreto alle sue radici Bene Gesserit. Spesso, Irulan viene ritratta con copricapi più piccoli e metallici, che West paragona a un’armatura. “Irulan è la bussola morale di Dune Due. Alle Bene Gesserit è affidato il compito di plasmare il futuro e di guidarlo in una direzione specifica. Lei ha una visione a lungo termine”, spiega. “Guarda oltre le manipolazioni delle Bene Gesserit, quindi ho scelto di tenerla leggermente distante da tutto questo“. Tuttavia, West è riuscita comunque a incorporare l’aspetto da suora nell’abbigliamento di Pugh. “Ricordo da bambina, come il velo delle suore incorniciava il loro viso. Ho cercato di creare lo stesso effetto, mantenendo un certo richiamo alle Bene Gesserit senza esagerare, evitando il cliché del manto da Vergine Maria“, afferma. “Ho pensato che fosse possibile ottenere lo stesso effetto con copricapi più minimalisti“.
Per quanto riguarda la cotta di maglia, questa richiama le antiche armature degli arazzi medievali, ma è stata modernizzata da West utilizzando maglia d’argento tagliata con un aspetto più ornato, quasi futuristico, ispirato allo stile di McQueen. “Abbiamo dedicato molta attenzione alla creazione di questo abito, facendo numerose prove per assicurarci che si adattasse perfettamente al suo corpo, come se fosse stato modellato su misura. È stato un processo lungo e complesso, simile a quando Goldfinger versa il liquido sul suo modello. In totale, ci sono volute circa due settimane per completare il vestito di cotta di maglia“, ha svelato.
Feyd-Rautha Harkonnen: una rockstar gotica

Dune 2 introduce una visione ampliata del mondo degli Harkonnen, con Austin Butler nel ruolo di Feyd-Rautha Harkonnen, lo spietato nipote del Barone. Cercando forse di dare vita una nuova iterazione del cattivo, o ispirandosi alla recente prova di Butler nei panni di Elvis Presley, West ha affermato che voleva che Fayd-Rautha assomigliasse a una rockstar. Dal punto di vista sartoriale, lo stile degli Harkonnen è caratterizzato da molto nero, pelle e spandex. “È piuttosto sinistro. C’è una qualità vampiresca. Ho attinto molto dall’arte di Geiger. È molto, molto, molto gotica“, dice West. “Mi sono ispirata a immagini medievali molto cupe, come le notti buie e le armature scure e tutta la pelle in rilievo. È piuttosto bondage“.
Nello specifico, l’armatura gotica in pelle di Austin Butler è stata ispirata dalle opere d’arte in stile biomeccanico di H.R. Giger. “Non abbiamo usato il metallo. Per quel mondo erano tutte pelli nere elasticizzate e vinile, con alcuni velluti e lane grezze. Il look era gotico e molto vampiresco. Le ispirazioni provenivano da un Medioevo molto oscuro. Con Feyd-Rautha, continuavo a pensare ai gironi infernali dell’Inferno di Dante. Abbiamo preso queste piccole ossa, le abbiamo rivestite con una specie di bagna di pelle e le abbiamo intrecciate con strisce di cuoio per creare quei corsetti che sono incredibili. Per i picador nella scena dei gladiatori di Giedi Prime, ho guardato molti disegni di Goya e alcuni incredibili disegni a forma di bastone di Jean Cocteau“.
I Fremen: Touareg futuristici

Per quanto riguarda i costumi die Fremen, West ha svelato di essersi ispirata ai nomadi Touareg e ai dipinti storici del Medio Oriente. “Sono sempre stato affascinato dagli ‘Uomini blu nel deserto’, i Touareg, con il viso avvolto dai veli blu e i segni del trucco sul loro volto. Era un’immagine bellissima per me, e ho sempre voluto ricordare le loro vesti e il loro uso dei cosmetici“, spiega West.
Già dal primo capitolo, le Stillsuit sono un elemento iconico e unico di Dune. West ha collaborato con il concept artist Kieth Christensen per realizzare un design convincente, che sembrasse davvero in grado di proteggere i Fremen dalle dure condizioni del deserto. “Dovevano essere dotate di pompe e tubi in qualche modo visibili per far credere che potesse riciclare l’umidità di chi la indossa“, ha precisato. Oltre al design accurato, West ha dovuto garantire che i costumi fossero confortevoli, considerando che gli attori li avrebbero indossati per lunghi periodi nel caldo del deserto. “Abbiamo aggiunto dei piccoli fori per renderli traspiranti e abbiamo inserito delle ventole in quei fori, alimentate da LED, in modo da favorire l’evaporazione del sudore“, spiega. Per la creazione della cultura desertica di Dune, West ha attinto da una varietà di fonti, tra cui i Touareg, i Beduini e i Mongoli, ma non solo: il dipartimento artistico ha ideato un alfabeto Fremen, una sorta di combinazione di caratteri russi, giapponesi, cinesi e un po’ di arabo che è stato poi trasposto sugli abiti dei Fremen e delle Bene Gesserit meridionali.