Nella notte tra sabato 24 e domenica 25 febbraio si è svolta a Los Angeles la cerimonia dei SAG Awards 2024, giunti alla loro trentesima, storica edizione. A trionfare, come da copione è stato il fenomeno Oppenheimer di Christopher Nolan, che il sindacato degli attori cinematografici e televisivi di Hollywood (SAG-AFTRA) ha incensato con ben tre riconoscimenti: miglior cast d’insieme, miglior attore protagonista a Cillian Murphy e miglior attore non protagonista per Robert Downey Jr. Un risultato che si rifletterà con grande probabilità anche agli imminenti Oscar, che si terranno domenica 10 marzo.
Con in mano i risultati dei 30° Screen Actors Guild Awards cerchiamo di capire assieme perché negli ultimi anni lo show di premazione dell”associazione attori cinematografici e televisivi ha assunto sempre più rilievo nel pronostico in orizzonte Oscar, soppiantando per resa televisiva, rilevanza glamour ed engagement anche i vetusti Golden Globe assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association. Che nonostante tutto, quest’anno hanno correttamente previsto le statuette assegnate ai maggiori titoli e alle maggiori performance.
Il primo show di premiazione su una piattaforma di streaming globale
Partiamo dai record e dalle prime volte. La 30° edizione degli Screen Actors Guild Awards è stata la prima in assoluto, nella storia delle cerimonie di premiazione, ad essere trasmessa live per tutti gli abbonati su una piattaforma di streaming globale, ovvero Netflix. Una strategia similare che anche i Golden Globe di quest’anno hanno intrapreso su Paramount+, anche se il servizio di streaming della cerimonia non era disponibile per alcune aree del mondo. Storia diversa ovviamente con Netflix, che ha permesso a tutti i suoi abbonati attorno al globo di poter seguire in diretta il red carpet e la cerimonia di premiazione di uno degli show di premiazione divenuti sempre più glamour e rilevanti con il passare del tempo.
Sì, perché giudicando la resa televisiva del telecast, la sua durata, la sua struttura e il ritmo delle premiazioni, i SAG Awards oramai non hanno più nulla da invidiare ai cari e tradizionali Golden Globe. Cerimonia semi-informale, con tavoli separati per cast o team promozionale imbanditi di vino, champagne e cibo gourmet, un’immagine più di festa tra colleghi che di pomposa cerimonia alla maniera dell’Academy, ad esempio. Certo, non è mancato il grande glamour sul red carpet, gli abiti indossati dalle grandi star sopra e vicino al palcoscenico sono stati all’altezza dell’evento, ma alla fin fine la sensazione di noi spettatori al termine del telecast è stata di aver assistito ad una consegna di statuette spigliata e senza pressioni, dove colleghi attori continuavano a supportarsi a vicenda l’un l’altro. Ma non è solo questa la ricetta del successo crescente dei SAG.
Questione di tempismo
Negli ultimi anni, il risultato dei premi assegnati dal vasto sindacato degli attori cinematografici e televisivi (circa 160.000 membri votanti, tra le guild più “affollate” ed influenti dell’intera industria hollywoodiana dopo l’annessione dell’American Federation of Television and Radio Artists nel 2012) è stato spesso e volentieri decisivo in orizzonte Oscar. Basti pensare ad alcuni dei più recenti momenti storici dei SAG Awards, tra cui la vittoria a sorpresa nel 2020 del film Parasite, il cui cast sud-coreano sale sul palco per ritirare il premio Best Ensemble, oppure quando CODA – I segni del cuore ha lasciato di stucco tutti i presenti ed ha portato a casa due statuette del tutto inaspettate. Titoli che, dai SAG i poi, hanno poi travalicato statistiche e pronostici, trasformandosi nei lungometraggi con la ricetta perfetta per sbancare ai rispettivi Oscar.
Tutta questione di tempistica, almeno negli ultimi anni e nei casi sopracitati. Perché, così come lo scorso anno, anche questa volta la cerimonia di premiazione si è tenuta in un momento particolarmente strategico della stagione del premi, ovvero nel bel mezzo della turnazione di votazioni finali per gli Oscar. Quest’anno infatti, tutti i membri dell’Academy sono tenuti ad inviare il loro voto nelle 24 categorie corrispondenti alle nomination tra il 22 e il 27 febbraio; e i SAG Awards, così come gli altrettanto fondamentali Producers Guild Awards di domenica 25 febbraio, hanno sfruttato questo weekend decisivo per “influenzare” le scelte dei più indecisi sulle principali categorie degli Oscar. Per questo, in attesa della conferma dei PGA stanotte, Oppenheimer è il favorito statistico agli Academy Awards nelle categorie del miglior film, della regia (Nolan ha vinto praticamente tutto nella sua categoria), del miglior attore protagonista e non. E se quindi i SAG potrebbero indicare la via, allora anche Lily Gladstone dovrebbe essere la favorita nella sua categoria femminile.
Emma Stone o Lily Gladstone, chi vincerà l’Oscar?
Sì, perché tra le più grandi sorprese della nottata (quasi prettamente “telefonata” e prevedibile nei suoi risultati) c’è stata quella nella categoria della miglior attrice protagonista. La super-favorita della vigilia Emma Stone per Povere Creature! perde la statuetta dei colleghi attori a favore di Lily Gladstone per Killers of the Flower Moon. Lei che per l’acclamato dramma di Martin Scorsese aveva già ottenuto uno storico Golden Globe Drama e una candidatura all’Oscar, la prima in assoluto per un’interprete nativa americana. Ora, la coppia Golden Globe + SAG sarà la combo decisiva che porterà probabilmente la protagonista del film con Leonardo DiCaprio e Robert DeNiro alla gloria degli Academy Awards, la stessa traiettoria che lo scorso anno assicurò la statuetta a Michelle Yeoh in Everything Everywhere All At Once. Ma c’è un distinguo da fare.
Nel 2023 la protagonista del film dei Daniels vincitore di 7 Oscar aveva sì ottenuto Golden Globe e SAG Award, ma era pur sempre il volto (rispettatissimo ed amatissimo nell’industria hollywoodiana) del film statisticamente più amato e favorito per il Best Picture; contro di lei, Cate Blanchett, che per Tàr aveva ottenuto Golden Globe Drama, Critics’ Choice Award e Bafta. Un trittico di statuette esattamente corrispondente a quello che Emma Stone ha vinto per la grottesca dramedy di Yorgos Lanthimos; si ripeterà quindi la Storia tra queste due straordinarie attrici? Non è detta l’ultima parola, visto che Lily Gladstone è stata tuttavia snobbata dai Bafta sin dalle candidature di categoria, cosa che lo scorso anno nonostante tutto non accadde a Yeoh. Una lotta ad armi sostanzialmente pari, quindi, che si risolverà con febbricitante attesa fino all’apertura della busta la prossima domenica 10 marzo.
Statistiche alla mano!
Ma quindi, statistiche alla mano e risultati delle edizioni passate sott’occhio, quanto pesano i SAG Awards in ottica Oscar al miglior film? Non poco, oseremmo dire. Basta analizzare tutti i lungometraggi vincitori della statuetta al Miglior Cast d’Insieme dal 1996 ad oggi (il premio è stato istituito soltanto nel 1994, ma la prima edizione dell’anno successivo non aveva ancora la categoria del Best Ensemble Cast):
1996 – SAG: Apollo 13, Oscar: Braveheart
1997 – SAG: Piume di struzzo, Oscar: Il paziente inglese
1998 – SAG: Full Monty, Oscar: Titanic
1999 – SAG: Shakespeare in Love, Oscar: Shakespeare in Love
2000 – SAG: American Beauty, Oscar: American Beauty
2001 – SAG: Traffic, Oscar: Il Gladiatore
2002 – SAG: Gosford Park, Oscar: A Beautiful Mind
2003 – SAG: Chicago, Oscar: Chicago
2004 – SAG: Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re, Oscar: Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re
2005 – SAG: Sideways, Oscar: Million Dollar Baby
2006 – SAG: Crash, Oscar: Crash
2007 – SAG: Little Miss Sunshine, Oscar: The Departed
2008 – SAG: Non è un paese per vecchi, Oscar: Non è un paese per vecchi
2009 – SAG: The Millionarie, Oscar: The Millionaire
2010 – SAG: Bastardi senza gloria, Oscar: The Hurt Locker
2011 – SAG: Il discorso del Re, Oscar: Il discorso del Re
2012 – SAG: The Help, Oscar: The Artist
2013 – SAG: Argo, Oscar. Argo
2014 – SAG: American Hustle, Oscar: 12 anni schiavo
2015 – SAG: Birdman, Oscar: Birdman
2016 – SAG: Il caso Spotlight, Oscar: Il caso Spotlight
2017 – SAG: Il diritto di contare, Oscar: Moonlight
2018 – SAG: Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Oscar: La forma dell’acqua
2019- SAG: Balack Panther, Oscar: Green Book
2020 – SAG: Parasite, Oscar: Parasite
2021 – SAG: Il processo ai Chicago 7, Oscar: Nomadland
2022 – SAG: CODA, Oscar: CODA
2023 – SAG: Everything Everywhere All At Once, Oscar: Everything Everywhere All At Once
Ben 14 volte su 29 edizioni ( in attesa di scoprire se anche Oppenheimer seguirà la stessa traiettoria da Oscar), poco meno del 60%, ma con una forbice che si è sempre più ristretta tra i risultati dai SAG e quelli degli Academy Awards; una forbice statistica che ha reso e continua a rendere gli Screen Actors Guild Awards tra i precursor più prestigiosi e rispettabili da osservare se si vogliono pronosticare correttamente gli Oscar nelle categorie del miglior film e degli interpreti principali.