Una domanda che sorge spontanea durante la visione di I segreti di Marrowbone (2017) è se il film di Sergio G. Sánchez sia tratto da una storia vera. La risposta è no, Marrowbone è un racconto che nasce dall’estro creativo di Sánchez, già sceneggiatore di The Orphanage (2007) e The Impossible (2012), ma che le cui influenze cinematografiche e narrative sono sicuramente interessanti da analizzare. In definitiva, i fan dell’horror spagnolo non rimarranno delusi scoprendo che nessuna storia vera ha ispirato la narrazione del film, anzi, si sorprenderanno di fronte alle raffinate opere da cui Sánchez ha tratto ispirazione nel mettere a punto il soggetto del film.
Questa storia che mescola famiglia, realtà, fantasia e fiaba gotica ruota attorno a Jack (George MacKay) e ai suoi tre fratelli Billy (Charlie Heaton), Jane (Mia Goth) e Sam (Matthew Stagg) che, in compagnia della madre Rose (Nicola Harrison), arrivano negli Stati Uniti in fuga da un padre violento con un passato criminale. Ora, nella fatiscente fattoria di Marrowbone, stanno tutti cercando di ricominciare da capo e di iniziare una nuova vita. Tuttavia, nonostante la luce che Allie (Anya Taylor-Joy) porta nelle loro vite, tutto si complica quando la madre muore prematuramente e, per evitare la deportazione o la separazione, i giovani devono nascondere il fatto di essere soli.
Ambientato da qualche parte nell’America rurale ma girato interamente in Spagna, Marrowbone condivide tanto non solo con The Orphanage ma anche con altri thriller incentrati su case infestate e con bambini protagonisti, come The Others di Alejandro Amenabar e The Devil’s Backbone di Guillermo del Toro, entrambi del 2001. Non c’è da stupirsi, visto che Sanchez è un appassionato di “fiabe oscure” sia nel cinema che nella letteratura.
“Assorbi le storie a cui sei esposto e questo diventa ciò che sei. Sono sempre stato affascinato dai film dell’orrore; il genere ti permette di fare cose che il semplice dramma non può fare“, dice, citando come influenze Our Mother’s House (1967) di Jack Clayton; The Other (1972) di Robert Mulligan e, naturalmente, Rosemary’s Baby (1968). Ma Sanchez ha tratto ispirazione anche dalla letteratura, in particolare dalle opere soprannaturali della scrittrice americana Shirley Jackson. “Prima ho letto ‘La lotteria’ e poi mi sono approcciato a ‘Abbiamo sempre vissuto nel castello’ e ‘La meridiana‘”, racconta.
Ha inoltre rivelato che il suo esordio alla regia deve tanto alla sua passione per i temi dell’ambiguità e della doppia lettura. “Questi ono sempre romanzi che si leggono una volta sola, si divorano come un romanzo di suspense, ma c’è sempre uno strato psicologico sotterraneo che, finché non si finisce e non si ricomincia il romanzo, non si riesce a vedere […] ho cercato di fare un film che si potesse vedere due volte e che sembrasse due film diversi“.
Sánchez sottolinea che questa “favola di suspense” gli ha permesso di “cambiare, toccare e navigare in diversi generi”, motivo per cui sia lui che la produttrice Belén Atienza erano convinti fin dall’inizio. “La sfida più grande nel dirigere il film [è stata] trovare un equilibrio tra tutti questi elementi”, spiega il regista. “Quello che inizia come una favola diventa un dramma familiare, si evolve in un thriller, in un film che sembra essere paranormale, [e] poi diventa qualcos’altro”. Sono molto interessato a quel mondo crepuscolare. Il confine tra due luoghi […] Ecco perché ho voluto ambientare il film in questa sorta di fine estate idilliaca dei ricordi d’infanzia, nel momento in cui l’infanzia lascia il posto alla maturità“.
Il film, di cui parliamo nella spiegazione del finale di Marrowbone, è stato presentato in anteprima al Toronto Internatiol Film Festival del 2017 e Sánchez è stato candidato ai Premi Goya 2018 come Miglior regista esordiente. A proposito della vicenda raccontata nel film, abbiamo approfondito anche la storia del Mostro di Bampton, ovvero il padre dei fratello Marrowbone.