La Favorita di Yorgos Lanthimos è approdato ora su Netflix, dopo il successo ottenuto nel suo anno di uscita, il 2019. Presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria e la Coppa Volpi per la migliore attrice per Olivia Coleman, che si è poi aggiudicata anche l’Oscar alla migliore attrice non protagonista. Questa tragedia shakespeariana, in cui la connivenza e gli intrighi di un gruppo di individui portano all’infelicità di una corte e un regno intero, è stata un successo di pubblico e critica, e ha sancito il sodalizio tra Emma Stone e il regista greco, poi consolidatosi con lo splendido Povere Creature!, da oggi nelle sale italiane. La Favorita è una riflessione su come l’amore corrompa il potere e viceversa, sul ruolo dell’onestà in una relazione e su come la struttura di classe influenzi il rapporto con il potere: è la storia di tre persone sole che cercano di dare un senso alla crudeltà della vita come meglio possono. Per analizzare al meglio questa pellicola, a cui abbiamo anche dedicato una recensione, abbiamo pensato di proporvi la spiegazione del finale de La Favorita, che indaga la complessità del potere, l’influenza corruttrice dell’ambizione e la fragilità dei legami umani.
La Favorita: una regina contesa
Il film di Yorgos Lanthimos, ambientato nell’Inghilterra del XVIII secolo, è incentrato principalmente sul rapporto tra la regina Anna e le sue due più strette confidenti, Lady Sarah Churchill (Rachel Weisz) e Abigail Masham (Emma Stone). Mentre Lady Sarah, la più intima amica e consigliera della regina, detiene un notevole potere politico, Abigail è una nuova arrivata a palazzo che cerca di migliorare la sua posizione nella società guadagnandosi il favore della regina. Con il progredire della storia, anche le dinamiche di potere tra le due donne che si contendono l’attenzione e l’affetto della regina mutano e assistiamo alla guerra di potere sempre più accesa tra Lady Sarah e Abigail, al punto che la seconda riesce a cacciare la prima favorita dal palazzo, inventando una bugia secondo la quale la donna avrebbe rubato del denaro dalla tesoreria. D’altra parte, Lady Sarah ha avvertito la regina della vera natura di Abigail per tutto il film: dietro al suo atteggiamento docile si nasconde in realtà una giovane donna ambiziosa, che farebbe di tutto per raggiungere la posizione sociale che crede di meritare.
Amore è o non è menzogna?
C’è una sequenza in particolare, nel terzo atto del film, in cui il suo significato diventa chiarissimo, ed essenziale per capire le posizioni che occupano i personaggi. Prima della partenza definitiva da corte, Lady Sarah ha un’ultima conversazione con Anna, in cui discutono se Abigail ami davvero la regina. Anna vorrebbe che Sarah la amasse come Abigail, ma Sarah è pronta a rispondere che la menzogna e l’inganno non sono amore. Lady Sarah ama Anne, ma questo amore comprende anche il potere che la regina le conferisce. Insieme a Sarah, la regina è diventata una marionetta, senza capacità di decidere. Abigail, dall’altra parte, ama se stessa sopra ogni cosa, è l’egoismo che la guida e la porta a fingere di tenere davvero alla regina. Infine, la regina Anna: è sola, è sempre stata presa in giro e sente che nessuno potrebbe mai amarla. Così, quando incontra Abigail, una giovane donna dolce e gentile che presumibilmente non chiede nulla in cambio per amarla, crede presto di aver trovato qualcuno che possa darle di più di Sarah.
Povera creatura!: la scalata di Abigail
Dal momento in cui incontriamo l’Abigail di Emma Stone, siamo destinati a simpatizzare con la sua situazione: la vediamo essere sottoposta a un trattamento orribile, l’ennesimo di una lunga serie di ingiustizie nei suoi confronti e, quasi inconsciamente, dipingiamo Abigail in una luce tragica. Si adatta così bene al tropo della sfortuna che facciamo il tifo per lei lungo tutto il percorso. In questo senso, aiuta anche il fatto che la sua rivale, Sarah Churchill, sia una presenza così schietta e a volte semplicemente sgarbata nella vita della regina. Soprattutto dopo aver appreso quanto sia miserabile l’esistenza della regina, rabbrividiamo ogni volta che Sarah mette a dura prova la sua autostima e la tratta con mancanza di rispetto. In confronto, Abigail sembra la dama di compagnia perfetta, che aiuta la regina ad alleviare il suo dolore costante (letteralmente, nel caso della gotta, e figurativamente attraverso l’adulazione). L’effetto immediato sul pubblico è che vediamo Abigail come l’eroina e Sarah come la villain: in realtò, si tratta di un depistaggio della sceneggiatura, volto a collocare le nostre simpatie dove non dovrebbero. La percezione che abbiamo di Sarah e Abigail all’inizio va di pari passo con il diverso trattamento riservato alla Regina: arah a volte può sembrare senza cuore quando si rivolge al suo superiore, ma lo fa sempre con uno scopo.
D’altra parte, l’approccio di Abigail alle grazie della regina è pura adulazione. In un primo momento, la regina sospetta addirittura un’azione illecita perché non è abituata a un trattamento così sontuoso: man mano che la regina si abitua a questo trattamento da parte di Abigail, mette sempre più in dubbio le motivazioni di Sarah, lasciandosi accecare dal suo bisogno di affetto e di adulazione e perdendo di vista il valore che Sarah ha per il suo benessere. Nel momento in cui Sarah si allontana dalla corte, la regina non ha più intorno a sé una voce onesta che freni la sua miopia. Si è circondata di yes-men (yes-women?) e ha gettato via l’unica fonte di vero amore della sua vita a favore di gesti vuoti. Sarah lo sa fin dall’inizio e non vede la sua posizione di potere politico come una manipolazione, ma come una funzione necessaria per il buon funzionamento della corte della Regina. Certo, la regina detiene il potere, ma questo non significa che abbia sempre in mente i suoi interessi. E quando Abigail sostituisce Sarah, non c’è nessun altro che agisca per conto dei desideri altrui… solo dei propri. Abigail non ha altre aspirazioni se non quella di sopravvivere: è impegnata nella missione individualista di reclamare il suo diritto di nascita e, come Sarah, vede la regina come un veicolo per raggiungere i suoi obiettivi. Ad Abigail non importa nulla di ciò che accade al Paese, purché lei sia al sicuro. Questa è la differenza cruciale tra lei e Sarah: sebbene Sarah possa essere altrettanto spietata nelle sue conquiste, lo fa per raggiungere l’obiettivo finale di una maggiore prosperità per coloro che la circondano, non solo per se stessa.
Calpestare il potere
L’immagine finale con cui Lanthimos conclude il racconto de La Favorita è quella di una regina Anna dall’aspetto sconfortato, che riceve piacere da una Abigail sottomessa, sovrapposta a un’immagine di conigli che continuano a riprodursi, che evidenzia al meglio il gioco di sfortuna instauratosi tra le tre protagonisti. Abigail pensa di aver vinto quando Sarah se ne va dalla corte ma, in realtà, nessuna delle tre donne è più felice di quanto lo fosse all’inizio della storia. Nel finale, si svela la vera natura di Abigail: mentre la regina riposa, la presunta favorita calpesta uno dei conigli fino a soffrire. La regina assiste attonita a questa scena. I suoi diciassette coniglietti, come impariamo nel corso del film, rappresentano i figli di Anna, tutti morti prima di nascere o a poco dalla nascita. Figurativamente, la partenza di Sarah ha sancito una morte per la regina, e la scoperta del volto malvagio di Abigail è solo un’altra perdita. Tutte e tre le protagoniste sono diventate completamente infelici, incatenate alle loro decisioni in modo permanente. Se Anna avesse deciso di fidarsi di Sarah, forse avrebbe conservato il suo amore, ma non sarebbe stata in grado di riprendere il controllo del Paese. Al contrario, fidandosi dell’amore di Abigail, ha guadagnato parte del potere che Sarah esercitava, ma ha perso l’unico vero amore che abbia mai avuto. Alla fine, la regina Anna è malata e sola, completamente sola.
Inizialmente, Abigail si affeziona subito ai conigli: conosce il valore sentimentale che queste creature rivestono per la regina e per questo asseconda i suoi capricci adulandoli come fa la regina. In realtà non le importa nulla di loro, ma quando si tratta di mantenere le apparenze, sa che la via più facile per arrivare al cuore della Regina è fingere di amarli come se fossero suoi. Sarah, al contrario, pensa che i conigli siano sgradevoli. Sa cosa rappresentano e crede che la Regina si stia facendo del male continuando a piangere ciò che non può reclamare. Si rifiuta anche di fingere di preoccuparsi solo perché la Regina vuole che lo faccia.
I conigli diventano un punto di costernazione per la Regina, una manifestazione della differenza tra il suo rapporto con Abigail e quello con Sarah. Dopo aver sopportato per anni il comportamento severo e apatico di Sarah nei confronti del suo dolore, ha finalmente trovato qualcuno che la asseconda e le permette di continuare a percorrere la strada della rassegnazione di sé che tanto la conforta in quel momento. Il trattamento spietato di Abigail nei confronti dei conigli dimostra alla regina, una volta per tutte, che non si è mai preoccupata della regina e dei suoi interessi… li ha usati solo per un tornaconto politico. Così l’immagine finale non è solo da intendere come tragica per Abigail, che viene relegata alla posizione di un coniglio (un giocattolo), ma anche una tragedia per la regina, che si rende conto di aver gettato via l’unica relazione premurosa che abbia mai avuto per un inganno. Così come i conigli rappresentano i suoi figli defunti, Abigail è ora una controfigura di Sarah, un falso amore che è solo una facciata, ed entrambe sono condannate a una vita di infelicità. Anne riafferma il suo dominio, forzando Abigail a procurarle piacere, facendole capire che la farsa è finita e che tutto ciò che rimane è un piacere vuoto.