Il film: La favorita, 2018. Regia: Yorgos Lanthimos. Cast: Olivia Colman, Emma Stone, Rachel Weisz. Genere: Drammatico. Durata: 120 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: E’ il 1708 e sul trono di Gran Bretagna siede la regina Anna. La donna, però, è da tempo afflitta da problemi di salute e, anche per questo, sta trascurando le sorti del suo regno. Piuttosto preferisce trascorrere il tempo ad allevare 17 conigli, ognuno dei quali rappresenta un figlio che ha perso nel corso del tempo. Ad amministrare tutto, dunque, Sarah Churchill, detta Lady Marlborough, sua fidata consigliera e dama di compagnia.
Le due donne, però, hanno stretto un rapporto basato essenzialmente sulla forza di carattere della seconda e sull’attrattiva sessuale che questa rappresenta per la regina. la relazione, però, è destinata a cambiare con l’arrivo di Abigail. La ragazza è una cugina di Sarah caduta in disgrazia dopo che il padre l’ha usata per coprire i suoi debiti di gioco. Il suo intento, ovviamente, è quello di risalire la scala sociale e, per fare questo, dovrà conquistare la fiducia e l’amore della regina.
Yorgos Lanthimos – adesso al cinema con Povere Creature!, di cui trovate la nostra recensione – è un autore destinato a dividere. Il suo cinema, in parte disturbante e visivamente insolito, può essere particolarmente apprezzato o incompreso fino a creare un vero e proprio fastidio. In entrambi i casi, comunque, si tratta di forti emozioni che non prevedono vie di mezzo né, tanto meno, condizioni emotive blande. Questo accade perché, qualunque sia l’approccio personale al suo cinema, Lanthimos presenta una visione senza alcun tipo di escamotage commerciale. Le sue vicende, infatti, non considerano minimamente la possibilità di riflettere sulla possibilità di presentare una visione il più possibile gradevole al grande pubblico.
Anzi, ogni film mostra in modo evidente un gusto rappresentativo assolutamente personale ed una scelta di tematiche che non hanno certo lo scopo di rassicurare. Due aspetti che, se ben armonizzati, vanno a mostrare i tratti evidenti di una autorialità precisa che, pellicola dopo pellicola, è diventata sempre più centrale e matura. Un esempio è anche questo film del 2018 che, come vedremo nella nostra recensione de La favorita, è riuscito a catturare l’attenzione per uno stile rappresentativo innovativo e che ora è possibile rivedere in streaming sulla piattaforma Netflix.
Trama: Giochi di potere a corte
L’ambientazione è quella del XVIII secolo, alla corte della regina Anna d’Inghilterra. Nonostante questo e l’evidente ricostruzione con costumi dell’epoca, però, i personaggi coinvolti dimostrano un’arguzia ed un’ansia di sopravvivenza priva di alcun scrupolo che si adattano alla perfezione ai tempi moderni.
La vicenda, infatti, viene costruita attraverso la progettazione di intrighi, alleanze e rivalità tra tre donne: la regina Anna e le sue dame di compagnia, Sarah Churchill e Abigail Hill. Questa, però, non è una semplice storia di rivalità femminile quanto una corsa sottile, intelligente e non priva di colpi bassi per aggiudicarsi il premio più ambito: il potere. La corte che Lanthimos descrive, infatti, è un emisfero esclusivamente femminile dove gli uomini rimangono relegati in una posizione assolutamente secondaria. Stabilito questo, però, chi è che ha veramente il controllo e la gestione degli affari interni ed esterni il palazzo? Ovviamente colei che controlla la regina, figura fisicamente e moralmente indebolita ma che, comunque, nasconde una sua capricciosa forza soggiogata solamente dal piacere.
Ed è proprio su questi elementi che le due giovani donne, Sarah e Abigail agiscono costantemente, cercando di superare l’altra alla ricerca di una posizione inattaccabile per il proprio futuro. La prima ha sempre dominato la corte approfittandosi della fragilità fisica di Anna e, soprattutto, dell’evidente innamoramento della sovrana per la sua dama di compagnia. Da parte sua Abigail rappresenta il nuovo, l’intrigante fascino dell’elemento sconosciuto che, con apparente grazie, riesce ad avvicinarsi al cuore del potere.
Il suo scopo è salvare se stessa, risollevarsi dalla condizione decaduta in cui si trova e assicurarsi un futuro. La competizione tra Sarah e Abigail, dunque, non può che intensificarsi, portando a manipolazioni, tradimenti e giochi di potere. Mentre la regina Anna si trova spesso indecisa e influenzata dalle due donne, la lotta per il dominio diventa sempre più feroce.
Tre donne e il dominio
Mentre nella società esterna il femminile ha ancora un rapporto complicato e incompleto con il concetto di potere e la sua gestione, Lanthimos prova a completare la sua personale rivoluzione ponendo tre donne a confronto con la lotta per il dominio. La novità in questo caso, però, è che il maschile non entra mai in gioco se non per fugaci momenti e rischiando sempre di diventare pedina di una partita che non conosce e non riesce a condurre da protagonista.
In questo senso, dunque, s’instaura un confronto serrato tra Rachel Weisz e Emma Stone per cercare di gestire il potere, rappresentato dalla corona di Olivia Colman. La prima, dunque, veste il ruolo di confidente e manipolatrice, il cui scopo è quello di sottolineare il tema della politica astuta e delle alleanze tattiche nel contesto della corte reale.
Il suo atteggiamento è spesso provocatorio, forte e risoluto non mostrando mai un cedimento o un barlume di fragilità. Da parte sua, invece, Emma Stone, nel suolo di Abigail, veste i panni dell’outsider il cui scopo è dare forma ad una vera e propria scalata sociale con l’intento di migliorare esclusivamente la propria fortuna e non essere più vittima del mondo maschile. In questo senso, dunque, il personaggio offre una prospettiva intrigante sulla dinamica sociale dell’epoca e sulla ricerca di potere individuale.
Il cerchio si chiude con la regina Anna, interpretata da un’incredibile Olivia Colman, i cui tratti distintivi sembrano essere la fragilità fisica ed emotiva. Due elementi che la rendono una preda facile delle sue dame di compagnia. Nonostante questo possa essere vero, però, la donna mostra inaspettatamente la sua forza nell’espressione del capriccio personale, ricordando alle due donne chi rappresenti effettivamente la Corona. Da questo punto di vista, dunque, pur rappresentando un governo sostanzialmente indeciso e facilmente condizionabile, il personaggio della regina Anna dimostra quanto la linea del potere sia sempre mobile ed indecisa. Per non parlare dei compromessi cui si deve sottostare per mantenere i privilegi raggiunti.
Chi delle tre, dunque, riuscirà ad uscire vincente da questo gioco pericoloso? La risposta è spiazzante ed inquietante visto che ognuna rimane ferma nella sua personale prigione. La regina è intrappolata in quella di un fisco debole che non risponde ai suoi desideri dovendo sottostare all’attenzione non sincera di altri. Sarah, da parte sua, viene estromessa e allontanata da quanto ha curato con particolare attenzione fino a quel momento. Abigail, per finire, mostra la sua vera natura senza alcun tipo di scrupolo e, per questa, viene destinata ad una vita di sottomissione alla propria sovrana, affrontando la consapevolezza di umiliazioni continue per mantenere intatto il suo primo privilegio sociale.
La messa in scena di Lanthimos
La favorita, però, non avrebbe lo stesso impatto emotivo e rappresentativo senza lo stile inconfondibile di Lanthimos che si esprime in una regia sempre più vicina al surrealismo e al teatro dell’assurdo. In questo film, nello specifico, il regista greco ha scelto inquadrature insolite, movimenti di macchina deliberatamente lenti e angolazioni inusuali. Tutto con il fine di andare a creare un’atmosfera claustrofobica e intensa, che si adatta perfettamente alla trama intricata e alle dinamiche dei personaggi.
A tutto questo, poi, si aggiunge anche un utilizzo artistico ed espressivo del suono. Questo, infatti, che si tratti di partitura musicale o di semplice elemento ambientale, va a caratterizzare in modo evidente l’atmosfera in cui sono immersi i personaggio. Nello specifico anche il silenzio è sfruttato con particolare attenzione proprio per enfatizzare i momenti su suspence e drammaticità tra le tre donne costantemente in scena.
Ultimo elemento essenziale, poi, è il montaggio. Grazie a questo, infatti, Lanthimos forgia di propria mano l’intero andamento del film. Nello specifico, attraverso montaggi insoliti e tagli improvvisi aggiunge un elemento di sorpresa e imprevedibilità al film, mantenendo alta l’attenzione del pubblico. In questo modo, dunque, una vicenda dall’ambientazione e dalla struttura classica viene trasformata in un percorso emotivo ed interiore dotato di grande forza e contemporaneità. Lo scopo, d’altronde, è andare ad evidenziare una tematiche, come quella del potere e della forza femminile, che va ben al di là della semplice ricostruzione storica.
La recensione in breve
Yorgos Lanthimos costruisce un percorso innovativo e inaspettato sul desiderio di potere e, soprattutto, le insidie che questo nasconde. Con il suo stile sempre spiazzante ed inaspettato, dunque, consegna una narrazione tutta al femminile in cui la mancanza di scrupoli e la malvagità si fanno sentire con ancor maggior potenza proprio perché celate sotto una superficie di manierismo e finzione. Una condizione in cui il finale colpisce al cuore quasi come un epilogo inevitabile e meritato.
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