Sbarcato su Netflix il 10 marzo 2024, Confini e dipendenze (di cui trovate la nostra recensione) è un thriller del 2021 diretto da Nicholas Jarecki che affronta il drammatico tema della crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, portando in scena tre storie apparentemente lontane ma tutte accomunate dalla lotta alla dipendenza da farmaci a base di oppio. Troviamo così Jake (Armie Hammer), un agente della DEA sotto copertura impegnato nello smantellamento di un giro di contrabbando di Fentanyl, Claire (Evangeline Lilly) architetta ed ex tossicodipendente alla ricerca della verità sulla morte del figlio, apparentemente causata da un’overdose di ossicodone, e il dott. Tyrone Brower (Gary Oldman), professore e ricercatore universitario impegnato nello studio di un medicinale analgesico che promette di non creare dipendenza; scoprirà però presto che non è così.
Le strade di Jake e Claire (quella di Brower rimane sullo sfondo), seppur legate fin dall’inizio, si intrecciano solo nel finale di Confini e dipendenze, quando Jake riesce ad arrivare al fulcro del giro di contrabbando di Fentanyl, individuando colui che ne tira le fila: si tratta del signore della droga di Montreal Claude Veroche (Guy Nadon), noto nell’ambiente come la Madre, con il quale il poliziotto sotto copertura è sul punto di stringere un accordo prima che tutta l’operazione salti e il criminale fugga. Ma anche Claire è riuscita ad arrivare alla Madre…
Come è morto David?
Grazie all’aiuto dell’investigatore privato da lei assunto, Claire scopre il collegamento tra suo figlio David, Cedric (il corriere della droga che viene arrestato all’inizio del film) e Derrick Millebran, uno dei ragazzi il cui nome compare nell’elenco degli informatori trovati dalla Madre. La donna si rende conto che il figlio aveva fatto amicizia con gli altri due nel corso di una gita della loro squadra di hockey a Montreal e qui era caduto nelle grinfie di una banda di narcotrafficanti alla ricerca di giovani vulnerabili e innocenti che potessero aiutarli nei loro loschi affari. La stessa banda nella quale lavoravano come infiltrati Jake e il suo collega Guy Broussard, per il quale David si era ritrovato a lavorare senza sapere che si trattasse di un agente sotto copertura. Così, la Madre aveva ucciso David – facendo passare la sua morte per un’overdose di ossicodone – in quanto sospettava che il ragazzo fosse uno degli informatori della polizia.
Come finisce Confini e dipendenze?
Una volta fallita l’operazione sotto copertura di Jake per cogliere la Madre in flagrante, il poliziotto decide di prendere in mano la situazione. e dirigersi da solo verso il nascondiglio del signore della droga. Contemporaneamente, però, anche Claire viene a conoscenza su dove si trovi la Madre e si reca nel medesimo luogo. Qui, la donna intercetta il criminale e gli spara, uccidendolo e venendo successivamente raggiunta da un colpo di pistola esploso dalla guardia del corpo della Madre. Fortunatamente, proprio in quel momento sopraggiunge Jake che uccide a suo volta l’uomo che aveva ferito Claire e porta in salvo la donna, non prima però di aver modificato la scena del crimine in modo da far credere che si fosse trattato di una sparatoria per un regolamento di conti. Nel finale di Confini e dipendenze vediamo quindi Jake e Claire insieme, mentre condividono il dolore per le rispettive perdite: anche la sorella dell’uomo Emmie, è infatti nel frattempo morta per un’overdose di ossicodone.
Il dott. Brower riesce a impedire la distribuzione del nuovo farmaco?
Nonostante i suoi test dimostrino che il nuovo farmaco, il Klaralon, rischi in realtà di creare più dipendenza dello stesso ossicodone, il dott. Brower non riesce a impedire che il medicinale analgesico venga immesso nel mercato. L’azienda farmaceutica per cui il ricercatore lavora, la Northlight, riesce infatti ad ottenere l’approvazione da parte della FDA (Food and Drug Administration); si può facilmente intuire come i dirigenti della società siano in collusione con la FDA, che nega i risultati degli studi di Brower bollandoli come un lavoro non professionale. Una scena che punta il dito contro la corruzione dilagante del settore, una delle ragioni principali della proliferazione del consumo di oppioidi. Inizialmente la Northlight cerca di convincere il professore a firmare un accordo di non divulgazione, ma l’uomo è irremovibile, in quanto il suo codice morale gli impedisce di assecondare la diffusione di un farmaco che potrebbe avere un impatto devastante sulla popolazione. Nonostante l’azienda cerchi di minare la credibilità del professore facendogli perdere addirittura la cattedra, quest’ultimo riesce riscattare la propria immagine rivelando tutta la storia alla stampa e, nell’ultima scena, vediamo come sia riuscito ad ottenere un nuovo prestigioso posto di lavoro come insegnante di biologia all’Università del Michigan.