L’adattamento di un romanzo di Stephen King è sempre un evento quando si parla di cinema. E Le ali della libertà di Frank Darabont non fa eccezione. Il film interpretato da Tom Robbins e Morgan Freeman è uno dei prison movie più amati dal pubblico, assieme a cult come Papillon, L’uomo di Alcatraz e Il miglio verde, quest’ultimo sempre tratto da un racconto di King. Di nuovo in sala dall’8 maggio, per celebrare i 100 anni di vita della Warner Bros., Le ali della libertà è un’opera densa di colpi di scena, emozionante, incentrata sul grande rapporto d’amicizia tra i due protagonisti.
E sul quel sentimento così puro, la speranza, che è in grado di sostenere gli esseri umani nelle situazioni più angosciose. Candidata nel 1995 a sette premi Oscar, tra cui quello al miglior film e al migliore attore protagonista (Morgan Freeman), l’opera di Darabont non ebbe grande successo al box office, sconfitta da altre produzioni emblematiche degli anni ’90 come Forrest Gump e Pulp Fiction, ma ancora oggi è considerato uno dei migliori film di genere carcerario mai girati. E uno dei migliori adattamenti del Re degli horror e dei thriller.
Una prigione di nome menzogna
Siamo nel 1947, nel Maine. Andy Dufresne, direttore di una banca, viene condannato a due ergastoli per aver ucciso sua moglie e il di lei amante, un campione di golf. A nulla vale la sua professione d’innocenza. L’uomo viene rinchiuso nel carcere di Shawshank dove il corrotto direttore Samuel Norton fa il bello e cattivo tempo. È uno degli elementi chiave, questo, per comprendere appieno la spiegazione del finale de Le ali della libertà. Per Dufresne, persona mite e sensibile, inizia così un incubo senza fine. Segnato, tra le altre cose, dalle violenze, anche sessuali, che è costretto a subire durante la reclusione, da un gruppo di detenuti, le sorelle. Passati così i primi due anni, Andy riesce a far valere le sue competenze in ambito finanziario convincendo il capo delle guardie, il feroce Byron Hadley a “sfruttarlo” per mettere a posto dei conti non perfettamente puliti.
Diventa subito una celebrità all’interno della prigione e pian piano attira le simpatie di altri compagni. A partire da Ellis Boyd Redding, detto Red, un ergastolano che controlla il contrabbando all’interno del carcere. Red, infatti, nota la bontà di Andy e instaura con lui una bella amicizia. Suggellata dal “dono” di due oggetti particolari: un martelletto da geologo e un poster di Rita Hayworth. Nel frattempo, le doti finanziarie di Andy attirano anche il direttore Norton che vuole affidarsi a lui per rimpinguare un conto con denaro guadagnato in maniera illegale. Decide così di assegnarlo alla biblioteca del carcere, per preservarlo dalla fatica. E anche in questo caso Andy si dimostra all’altezza della situazione. E col tempo, dopo il suicidio del responsabile della biblioteca, diventa addirittura il capo della della sezione.
Dallo sporco alla libertà
Norton continua i suoi affari illegali, mentre Andy intesta ogni operazione a una persona di nome Randall Stephens. Un’identità finta che in realtà rappresenta un gigantesco paracadute per tutti, qualora fossero stati scoperti. E che soprattutto servirà a Andy nel momento più importante della storia. Nel 1964 arriva a Shawshank un ragazzino, Tommy, che viene preso sotto l’ala protettiva di Andy e Red. I due lo fanno diplomare e nel 1966 Andy scopre che Tommy, tempo prima, raccolse la confessione del vero autore del duplice omicidio per cui era stato condannato. Ingenuamente, racconta la storia a Norton.
Che, da par suo, per evitare che Andy possa essere scarcerato e quindi lo lasci da solo nella gestione dei suoi traffici, fa uccidere Tommy, unico testimone in grado di scagionarlo. Rinchiuso in isolamento Andy matura finalmente il desiderio di evadere. E, al termine della punizione, si confida con l’amico Red. A cui, in maniera misteriosa, chiede di andare in una cittadina di campagna, una volta libero, per trovare degli oggetti importanti. Red è spiazzato ma decide di credere a Andy.
La mattina dopo Andy è evaso dal carcere. Con pazienza encomiabile e con l’aiuto del martelletto da geologo aveva scavato un tunnel lunghissimo in vent’anni. Coprendo poi il buco nel muro con il poster di Rita Hayworth (sostituito poi da quello di Raquel Welch). Andy, ben ripulito, si presenta in banca dove raccoglie tutti i soldi del famoso Randall Stephens. Fugge col bottino a Zihuatanejo in Messico, dove apre un albergo. Subito dopo rivela a un quotidiano locale i malaffari di Norton. I federali si presentano così a Shawshank ma riescono solo ad arrestare Hadley, braccio armato di Norton, mentre l’uomo su toglie la vita. Anni dopo, quando Red ottiene la libertà sulla parola raggiunge finalmente il luogo indicato da Andy e trova tutte le coordinate per raggiungere l’amico a Zihuatanejo. I due si ritrovano sulla spiaggia messicana e possono vivere da uomini liberi.
Le differenze col romanzo di Stephen King
All’inizio abbiamo scritto della speranza come motore primario delle azioni del protagonista. Ed è lo stesso Andy a pronunciare questa parola nella lettera indirizzata a Red, quella in cui gli racconta come fare a raggiungerlo.
La speranza è una buona cosa, forse la migliore delle cose, e le cose buone non muoiono mai
E proprio questo sentimento positivo è alla base del finale del film, che differisce leggermente da quello del racconto intitolato L’eterna primavera della speranza – Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, inserito nella raccolta Stagioni Diverse. Se nel libro di Stephen King, Red si avvia verso la sua nuova vita in Messico senza sapere cosa ne sarà di lui, nel film invece vediamo i due protagonisti riabbracciarsi. La richiesta di questo happy ending fu fatta dai produttori, desiderosi di vedere un epilogo ottimista. Ottimista e non stucchevole, va detto.
Si chiude così Le ali della libertà, un film che tra le altre cose segna un passo importante nella relazione tra Stephen King e Frank Darabont. Proprio con un cortometraggio tratto dal racconto La Donna nella Stanza, infatti, Darabont iniziò la sua carriera. I diritti furono concessi da King per un dollaro. Anche questa è amicizia.