Le cose che non ti ho detto, film del 2019 di William Nicholson, racconta la fine del matrimonio tra Edward (Bill Nighy) e Grace (Annette Bening) e mostra l’impatto della separazione sulla famiglia. Il film termina con una poesia finale: Grace, fuoricampo, declama una composizione del poeta ottocentesco inglese Arthur Hugh Clough, intitolata Say Not The Struggle Not Avalieth. Il componimento, datato 1849, utilizzando metafore belliche, invita a non perdere la speranza, anche di fronte a situazioni apparentemente senza soluzione. Vi proponiamo qui il testo originale, seguito dalla traduzione italiana ufficiale presente nel film:
Say not the struggle nought availeth,
The labour and the wounds are vain,
The enemy faints not, nor faileth,
And as things have been they remain.If hopes were dupes, fears may be liars;
It may be, in yon smoke concealed,
Your comrades chase e’en now the fliers,
And, but for you, possess the field.For while the tired waves, vainly breaking
Seem here no painful inch to gain,
Far back through creeks and inlets making,
Comes silent, flooding in, the main.And not by eastern windows only,
When daylight comes, comes in the light,
In front the sun climbs slow, how slowly,
But westward, look, the land is bright.
Di seguito, la traduzione del testo in italiano:
Non dire che a nulla vale la lotta,
che il travaglio e le ferite sono vane,
che non verrà meno il nemico né fallirà,
che le cose come sono, resteranno.[…]
Perché mentre le onde stanche si infrangono
senza guadagnare un faticoso palmo,
da lungi, tra fiumi avanzando e insenature,
giunge silenzioso, tutto allagando, il mare.E quando il giorno viene,
non dalle sole finestre a levante entra la luce.
Di fronte sale lento, così lento, il sole.
Ma là ad occidente, guarda, la terra già si irradia!
La composizione si profila come un inno alla speranza, tema ricorrente del film e riecheggiato dal suo titolo originale, Hope Gap, che sfrutta il gioco di parole tra l’omonimo promontorio inglese dove la famiglia ancora unita, era solita recarsi, e la parola “hope” (speranza, appunto).
A questa poesia, se ne accompagna un’altra, subito prima dei titoli di coda, con la quale Jamie, il figlio della coppia sembra accettare definitivamente quanto accaduto, promettendo di non far venire meno il proprio supporto ai genitori; scritta dallo stesso William Nicholson e recitata, di nuovo in voiceover, da Josh O’Connor, interprete di Jamie, questa seconda lirica è allo stesso tempo la dichiarazione d’amore di un figlio verso i propri genitori, ma soprattutto la richiesta accorata di non essere abbandonato lungo la strada della vita, almeno fino a quando non ci si sentirà abbastanza forti da camminare con le proprie gambe; nel testo, “walk”, è probabilmente una metafora, ma il riferimento più diretto è proprio rivolto alle escursioni verso Hope Gap che Jamie, da bambino, compiva insieme a mamma e papà.
I began by thinking I could save you,
but in the end, all I can do is honor you.
My mother, first among women,
my warmth and my comfort,
my safety, my pride,
you’re the one I want to please.
You’re the one I want to applaud me.My father, first among men,
my teacher and my judge,
the man I know I will become.
You grow older now. You’ll still ahead of me as you’ll always be
forever further down the road.Forgive me for needing you to be strong forever.
Forgive me for fearing your unhappiness.
As you suffer, so I shall suffer.
As you endure, so I shall endure.
Hold my hands and walk the old walk one last time
then let me go.
Di seguito la traduzione in italiano
All’inizio pensavo di poterti salvare,
ma alla fine quello che posso fare è onorarti.
Mia madre, prima tra le donne,
mio calore e mio conforto,
mia certezza, mio orgoglio,
sei l’unica che voglio compiacere,
l’unica di cui voglio l’applauso.Mio padre, primo tra gli uomini,
mia guida e mio giudice,
l’uomo che so che diventerò.
Siete diventati grandi, ora,
e siete ancora davanti a me, come lo sarete sempre,
per sempre laggiù in fondo alla strada.Perdonatemi se avrò bisogno che siate forti per sempre,
perdonatemi se ho paura della vostra infelicità.
Se voi soffrite, io soffrirò,
se voi resistete, io resisterò.
Prendetemi per mano, e facciamo la vecchia passeggiata un’ultima volta.
Poi lasciatemi andare.
A proposito di questo ultimo componimento, e in generale dell’utilizzo esteso della poesia nel proprio film, Nicholson aveva dichiarato, in un’intervista al magazine LRM Online:
“Mia madre è stata una grande lettrice di poesia, e quand’ero adolescente, dopo una storia finita male con una ragazza, mi fece avere un’antologia di poesie fatta da lei; ho trasferito quest’idea nel film, e le ultime parole del film, quelle sul perdono e l’infelicità, sono cose che ho sempre detto ai miei genitori, apertamente. Mi sono venute veramente dal cuore.”
Ricordiamo che Le cose che non ti ho detto è tratto dall’esperienza diretta dell’autore con la separazione dei suoi genitori.