Lo squalo è ambientato sull’isola di Amity, località fittizia che, in realtà, non esiste davvero, le riprese infatti furono girate a Martha’s Vineyard. Amity è un’isola immaginaria che fa da sfondo a Lo squalo, Lo squalo 2 e Lo squalo 4 – La vendetta. Nel corso del primo film del franchise, diretto da Steven Spielberg nel lontano 1975, e del secondo, più volte si forniscono indicazioni geografiche che suggeriscono allo spettatore l’ubicazione dell’isola.
Ne Lo squalo, Matt Hooper (interpretato da Richard Dreyfuss) apre il canale digestivo di un piccolo squalo tigre catturato da alcuni pescatori locali e rinviene una targa della Louisiana, dicendo quindi che “viene dalla Corrente del Golfo”. Che si tratti della costa atlantica, ed in particolare della costa del New England, è desumibile anche dal primo dialogo tra Martin Brody ed il Sindaco di Amity: quest’ultimo infatti, di fronte al richiesto divieto di balneazione, risponde che la cittadina vive di turismo estivo e che ponendo il divieto i turisti sarebbero andati a spendere i loro dollari nelle spiagge di Long Island e Cape Cod, note località balneari rispettivamente dello stato di New York e del Massachusetts. In diversi dialoghi si fa inoltre riferimento alle targhe del New Jersey delle auto dei turisti.
Ne Lo squalo 2, poi, viene indicato chiaramente dove si trova l’isola di Amity: il gruppo di velisti giunge infatti al piccolo scoglio con stazione elettrica chiamato Cable Junction ed uno di essi dice “oltre di esso c’è l’Atlantico”. La collocazione dell’isola di Amity è quindi sulla costa atlantica. Nei film le riprese dell’isola si sono svolte nei pressi di Martha’s Vineyard, Massachusetts. Il nome dell’isola potrebbe essere, inoltre, un riferimento al famoso villaggio di Amityville, sulla costa di Long Island.
A essere entrato nella storia del cinema è stato Lo squalo, il primo capitolo del franchise, responsabile della creazione del blockbuster estivo e, soprattutto, dei cosiddetti tentpole movies, progetti i cui ricavi fondamentali non dipendono tanto dagli incassi in sala quanto, piuttosto, dal merchandising e dagli sfruttamenti collaterali.