Un altro anno sta volgendo al termine e come vuole la consuetudine è il giusto momento per iniziare a tirare le somme. Un anno ricco di cinema, in streaming e soprattutto in sala, ancora molto affaticata da un progressivo allontanamento del pubblico ma che ha saputo comunque portare sugli schermi opere di pregevole valore.
Un anno fondamentale per il blockbuster d’autore, così come per perle forse più nascoste ma capaci ancora di incunearsi nelle pieghe di un cinema che chiama a gran voce l’evento come nuovo valore dell’esperienza collettiva. Ecco a voi la lista di quali sono per noi alcuni tra i migliori film del 2022.
1. Avatar – La via dell’acqua
Stavamo aspettando questo momento dal lontano 2009, anno in cui fece breccia sugli schermi di tutto il mondo Avatar, il film che cambiò per sempre il modo di intendere il cinema digitale contemporaneo. James Cameron l’ha fatto ancora e torna in sala con Avatar – La via dell’acqua, il primo di diversi sequel già annunciati che fa quello che promette, rifunzionalizza il cinema inteso come spazio in cui immergersi, in cui trovare l’accesso per l’incontaminato mondo di Pandora. Un’opera mastodontica, che affronta con grande naturalezza il tema dell’identità e dell’appartenenza spostando ancora una volta in avanti lo standard di quello che il digitale è capace di fare quando pensato in maniera così ambiziosa.
2. Blonde
Accolto nella maggior parte dei casi con feroci critiche, Blonde di Andrew Dominik è uno dei film più controversi dell’anno. Un’opera ostica, a tratti volutamente sgradevole, che fa a pezzi non tanto Marilyn Monroe quanto la sua icona, la sua proiezione cinematografica nell’immaginario collettivo. Un lavoro che viviseziona l’immagine, che ragiona su come l’immagine venga pensata, partorita e rimodellata a piacimento, su come lo spettatore si posizioni nei confronti dell’immagine e su come il desiderio voyeuristico annichilisce l’identità di chi è oggetto di quello sguardo. Un film feroce, ma fondamentale nell’era iconografica che stiamo attraversando.
3. Top Gun: Maverick
Pochi, pochissimi, forse nessuno avrebbe scommesso più di un ninnolo sulla riuscita di Top Gun: Maverick. E invece ci sbagliavamo tutti di grosso, perché il ritorno del Pete Mitchell di Tom Cruise dopo 36 anni dall’uscita del primo capitolo (!) è a dir poco dirompente; un film dalla strabiliante attenzione alla fattura tecnica, cucito a misura di gigantografia addosso alle spalle del suo interprete che negli ultimi anni ci ha abituato a una sfida dopo l’altra. Anche qui un’esperienza pensata per essere vissuta nei cinema, tra il rombo di un caccia che rompe la barriera del suono e i braccioli delle poltrone che vibrano sotto le mani che li stringono.
4. Pinocchio di Guillermo del Toro
A ogni annuncio di una nuova rivisitazione dell’eterno racconto di Pinocchio si accompagna un piccolo sbuffo. Cosa potrà mai ancora dirci il romanzo di Collodi? Stando al Pinocchio di Guillermo del Toro in realtà ancora molto, perché il regista messicano lo ripensa da cima a fondo, lo partorisce quasi che fosse una creatura di Frankenstein e lo immerge in un contesto inedito dove sovverte la morale paternalistica dell’opera originale. Ne esce fuori una storia di errori e di dolore, di formazione e di accettazione, dove il tempo passa, le foglie cadono e si impara a vivere appieno ogni singolo momento d’amore. Struggente, prezioso.
5. Bones and All
Bones and All di Luca Guadagnino era uno dei film più attesi al Festival di Venezia 2022. Se ne parte dal Lido lasciando in tasca al suo regista il Leone d’argento alla Miglior regia e consegnando agli spettatori un racconto che mescola assieme la delicatezza di un amore tra due adolescenti reietti e la scoperta di un’identità che passa attraverso la brutalità della loro natura di cannibali. Un film on the road capace di ritrarre con estrema delicatezza il processo di accettazione e avvicinamento tra due estranei scopertisi simili, mentre sullo sfondo si stagliano gli indifferenti, e talvolta spietati, Stati Uniti del Midwest anni Ottanta.
6. Corsage
L’austriaca Marie Kreutzer debutta alla regia con l’affilato Corsage, film che ricostruisce la figura dell’imperatrice Sissi pensandola alla soglia dei suoi 40 anni, vittima del culto della bellezza e oppressa all’interno delle rigide griglie della vita di corte. Una pellicola che si incastona tra passato e presente contaminando le scene di elementi della modernità e calando un’ombra spettrale sopra il desiderio della principessa di Baviera, quasi un fantasma testimone dei peccati del prima che continuano a riverberare sul dopo.
7. Licorice Pizza
Paul Thomas Anderson è uno dei principali registi viventi, difficile controbattere. L’arrivo di Licorice Pizza lo ha confermato ancora una volta, consegnando al cinema un’opera dall’aura nostalgica ma viva, pulsante di una continua rincorsa tra le strade di una Los Angeles di altri tempi, di anni Settanta ricreati con una maniacale attenzione al dettaglio e alle atmosfere. Alana Haim e Cooper Hoffman (figlio di Philip Seymour), entrambi alla prima performance, sono due spiritelli inafferabili, sempre in movimento, già iconici e indelebili nella filmografia dell’autore statunitense.
8. Finale a sorpresa – Official Competition
Presentato in anteprima al Festival di Venezia 2021 ma arrivato in Italia solamente nel marzo di quest’anno, Finale a sorpresa – Official Competition è uno dei film più esilaranti, dissacranti e a briglia sciolta giunti in sala nel 2022. Scritto e diretto dai due argentini Mariano Cohn e Gaston Duprat (in sceneggiatura c’è anche Andrés Duprat), gli autori tornano a esplorare il contraddittorio mondo dell’arte e questa volta si immergono nelle dinamiche produttive e creative del panorama cinematografico, mettendo a confronto un’esuberante regista (Penelope Cruz), un divo del cinema (Antonio Banderas) e un ricercato attore di teatro (Oscar Martinez). Un film dal ritmo comico che taglia ogni volta il respiro a metà, coglie ogni singola occasione buona per fare iperbole delle assurde dinamiche interne a questo mondo e conduce rapidamente alla risata con lacrima.
9. Gli orsi non esistono
Jafar Panhai è uno dei più importanti registi iraniani contemporanei, forse di sempre. Perennemente in contrapposizione con la rigidità del governo dell’Iran, attualmente Panhai è detenuto nelle carceri del Paese con l’accusa di aver fatto propaganda contro il regime. Lo è già da diversi mesi e lo era anche mentre vinceva il Premio speciale della giuria al Festival di Venezia 2022 per il suo ultimo film, Gli orsi non esistono, racconto di cui egli stesso è protagonista e dalla forte impronta autobiografica tutto orchestrato su un gioco di rimpalli tra il dentro e fuori la finzione. Un’opera attraversata dall’amara ironia di un autore sempre lucido sullo stato di cose nella sua nazione, che ne Gli orsi non esistono ritrae affrontando a viso aperto un microcosmo fiaccato da una natura prima goffamente bigotta, poi ferocemente spietata.
10. The Batman
Mentre il DC Extended Universe versa in una condizione che definire disastrata è dire poco, The Batman di Matt Reeves pare essere la risposta matura e compiuta di un percorso alternativo dei personaggi DC già ripensato a partire dal Joker di Todd Phillips. Una risposta cupa, grigia, lercia in cui il Batman di Robert Pattinson è un antieroe ancora incompiuto, quasi puberale, chiamato a porsi a baluardo degli ultimi mentre a Gotham imperversano mali di ogni tipo. Un film dalla durata monstre, un’epopea notturna dai toni del neonoir che traccia la linea di un nuovo percorso da seguire.
11. The Fabelmans
Steven Spielberg è un regista che dopo cinquantanni di onorata carriera non smette ancora di stupire. The Fabelmans è la sua prima opera apertamente autobiografica, scritta (uno dei rari casi) e confezionata da Spielberg con lo stupore di un uomo anziano che riscopre la propria fanciullezza mai sopita, quell’atteggiamento di scoperta, di propulsione che lo ha avvicinato per la prima volta a quella favola chiamata cinema di cui ha fatto con estremo entusiasmo la propria vita e dalla quale non si è mai smarcato. Non un testamento, perché non ha di certo intenzione di fermarsi qui, bensì una lettera a cuore aperto consegnata agli spettatori ma soprattutto a sé stesso e alla sua famiglia.
12. Triangle of Sadness
Ruben Östlund vince la sua seconda Palma d’oro al Festival di Cannes 2022 con Triangle of Sadness, ancora una volta un film satirico sullo stato di una società consunta dal culto per l’apparenza e dalle storture del sistema capitalistico. Ma a ben guardare, Triangle of Sadness funziona anche di più se rovesciato e letto come una commedia satirica e non il contrario, capace di regalare momenti di rara ironia come l’intero secondo capitolo ambientato a bordo dello yacht di lusso, tra pericolosi mal di mare e lente discese in irresistibili follie.
13. Everything Everywhere all at Once
E se tutto ciò in cui hai creduto fino a questo momento venisse improvvisamente stravolto? E se la tua monotona quotidianità si trasformasse da un momento all’altro in una lotta per la sopravvivenza del tuo universo? Everything Everywhere all at Once dei Daniels è un film tanto ambizioso quanto anarchico, un’opera che riposiziona le traiettorie del cinema blockbuster d’azione e lo strumento narrativo dei multiversi in funzione di una storia piccola, quasi piccolissima, dove al centro c’è la cura nel discutere la dignità di una straordinaria vita qualunque. Michelle Yeoh è fenomenale, il ritorno sulle scene di Jonathan Ke Quan ha un cuore che pulsa fortissimo.
14. Nope
Il cinema di Jordan Peele ci ha abituato a interpretarne le dinamiche secondo una lettura socio-politica. Sia Get Out che Us discutevano della condizione dell’afroamericano negli Stati Uniti contemporanei. Da Nope ci si poteva attendere da questo punto di vista la chiusura di un’ideale trilogia, e invece il regista e sceneggiatore opta per una svolta sul fronte pure dell’intrattenimento, imbastendo una caccia alla creatura con momenti che spaziano dal western all’horror. Meno oggetto teorico di quanto voglia apparire in superficie, la tensione e il ritmo non calano mai.
15. Piccolo corpo
Piccolo corpo, il folgorante esordio di Laura Samani (vincitrice agli EFA per la miglior rivelazione europea), è un film che pare far proprie le lezioni fantasy de Il Signore degli Anelli, declinando il cammino della sua protagonista tra monti, miniere e villaggi ai confini del mondo come processo di elaborazione del lutto e di riaffermazione delle volontà e del sentimento della donna. Un lavoro posato e preciso, su cui aleggiano un perenne mantello di mistero e un’ombra di indicibile dolore, mentre il racconto si popola di individui e comprimari che assumono quasi le fattezze di streghe e creature della foresta. Una scoperta per il cinema italiano.
16. Elvis
Quasi come quanto fatto da Andrew Dominik con Blonde, l’Elvis di Baz Luhrmann è un film che ridisegna la figura immortale di Elvis Presley facendola raccontare da un narratore inattendibile, il Colonnello Tom Parker di Tom Hanks, che plasma la genesi del mito, le verità e le menzogne a suo piacimento. Ne esce fuori un biopic non convenzionale, estroso, magniloquente, arrampicato sulle spalle dell’istrionico Austin Butler che offre una performance d’eccezione, tanto esagerata quanto dolente nel suo epilogo. Una pellicola forsennata che corre, corre e corre verso un buco nero che attende alla fine di un percorso fatto di luci e riflettori.
17. X – A Sexy Horror Story
Primo capitolo di una trilogia costruita a immagine e somiglianza della meravigliosa protagonista Mia Goth (c’è poi anche lo splendido Pearl, in Italia ancora inedito, e arriverà in seguito la chiusura con MaXXXine), X- A Sexy Horror Story è lo slasher horror ripensato da Ti West, che converte i principi cardine del genere – il ruolo della sessualità, la figura della final girl, i villain – per riadattare il genere all’oggi. Un film dalla squisita fattura che gioca con l’estetica granulosa della pellicola anni Settanta, fa il salto di qualità quando affida tutto sé stesso alla dirompente doppia performance di Goth, nei panni della magnetica Maxine e della psicolabile Pearl.
18. Esterno notte
Pensata inizialmente come una serie TV incentrata sul rapimento di Aldo Moro, Esterno notte è dapprima stata presentata al Festival di Cannes 2022 e poi è arrivata in sala con una doppia release da tre episodi l’una. Il passaggio televisivo è poi avvenuto durante l’autunno di quest’anno, ma il lavoro di Marco Bellocchio trova posto in chiusura di questa lista anche grazie all’ennesima dimostrazione di come ancora oggi serva un regista ultraottantenne per guardare con lucidità al contesto italiano, al suo passato e ai suoi retaggi. Un’opera a tratti incendiaria, ideale controcampo di Buongiorno, notte (del 2003, sempre di Bellocchio, sempre su Moro) che guarda negli occhi, fa nomi e cognomi, accusa a viso aperto e non si tira mai indietro.
19. Le otto montagne
Quando si adatta un film a partire da un’altra opera – che sia essa un romanzo, uno spettacolo teatrale o quel che si voglia – non è obbligatorio restare ancorati in tutto e per tutto al senso e alle sensazioni originali. Eppure con Le otto montagne il duo Felix Van Groeningen – Charlotte Vandermeersch riesce a sintetizzare, senza perderne nemmeno un frammento, le pulsazioni e la malinconia del libro omonimo di Paolo Cognetti. Una pellicola intensa nell’insolito legame tra i due protagonisti di Luca Marinelli e Alessandro Borghi, coppia dalla chimica innata che tratteggia un’emozionante amicizia contornata da struggenti paesaggi di montagna.
20. Aftersun
L’esordio alla regia cinematografica di Charlotte Wells è uno di quelli che non si dimenticano. Perché Aftersun è stato uno dei film rivelazione del 2022, vera e propria folgore a ciel sereno che delinea il tenero rapporto di un padre – un fenomenale e candidato agli Oscar Paul Mescal – e una figlia – la squillante Frankie Coro – in un’ultima vacanza assieme. Profondo, emozionante, anche doloroso, l’opera di Wells preannuncia un talento innato e regala uno dei racconti più intensi dell’anno.
21. As bestas
Rodrigo Sorogoyen, che collabora oramai da molti anni in sceneggiatura con Isabel Peña, è uno dei cineasti più importanti della sua generazione. Il suo ultimo film, As bestas, mette ancora una volta faccia a faccia le varie sfaccettature del giusto e dello sbagliato, del bene e del male, della verità e della menzogna. È un’opera dura, spigolosa, giocata sui tratti ruvidi degli azzeccatissimi volti protagonisti (Denise Ménochet, Luis Zahera, Diego Anito, Marina Fois) e che trascina in una spirale di odio dove ad attendere c’è solo il baratro con le sue estreme conseguenze.
22. Astolfo
Esistono film tanto piccoli da insinuarsi con estrema grazie tra le pieghe dell’esistenza quotidiana. È il caso di Astolfo, ritratto leggiadro di un anziano in pensione scritto, diretto e interpretato da un Gianni Di Gregorio pacifico, consapevole e contento di una vita che cambia ma dove non c’è posto per la prepotenza. Ne esce quindi fuori una pellicola così genuina da far piangere di gioia, dove c’è posto per inaspettate amicizie, forse per un nuovo amore (c’è anche una grande Stefania Sandrelli) e dove non si finisce, ma si continua, solo fuori dallo schermo, a luci accese.
23. Gli spiriti dell’isola
Sul fatto che Martin McDonagh sia uno dei più importanti drammaturghi e autori cinematografici della sua generazione ci sono davvero pochi dubbi. Gli spiriti dell’isola, vincitore della miglior sceneggiatura al Festival di Venezia 2022, è un’opera che affronta con la solita ironia amara di McDonagh la fragilità dei rapporti umani, il senso di spaesamento dello stare al mondo, il desiderio di voler essere altro. Amore, odio, amicizia, vita, morte, eredità sono solo alcuni dei temi che il film tesse in un’unica e armoniosa tela di tragicomica disperazione, dove Colin Farrell e Brendan Gleeson tornano a formare un duo a dir poco eccezionale.
24. The Whale
The Whale è un film costruito sopra e per Brendan Fraser. Non è certo un caso che l’attore per questo ruolo abbia vinto il premio Oscar, una prestazione che lo vede letteralmente ancorato al centro della scena mentre Darren Aronofsky gli fa ruotare attorno i sensi di colpa del passato e la flebile speranza per il futuro. Un’opera confinata negli spazi di un appartamento che però non è mai claustrofobico, ma anzi si delinea come una frontiera da esplorare e in cui trovare i semi di una serenità con la quale affrontare i dolorosi cocci dell’esistenza.
25. Margini
L’esordio cinematografico di Niccolò Falsetti è un film che da una parte guarda a un presente che già non c’è più e che mette davanti a una realtà con cui fare i conti, dall’altra fa il contorno impietoso di un’Italia campanilista, miope e spesso desolante. Margini è insomma un’opera pungente, in equilibrio tra un’ironia irresistibile ma in cui germoglia la melanconia e il peso di una presa di responsabilità a cui chiama la vita adulta. Un racconto del sogno punk agrodolce e consapevole, dove forse si riesce a vincere, ma solo per una sera.
26. Athena
Romain Gavras, veterano di lungo corso nel mondo dei videoclip, elabora con Athena un racconto delle tensioni di periferia che lascia dopo una lunga corsa con il fiato affannato. È sua la sequenza d’apertura forse più folgorante dell’anno, preludio di quella che sarà una rappresentazione visivamente tanto affascinante quanto brutale della realtà logorata delle banlieu francesi, luoghi di accumulo di rancori, insoddisfazioni sociali e dolori repressi visti dagli occhi di una famiglia annientata.
27. Apollo 10 e mezzo
Arrivato abbastanza in sordina su Netflix, come spesso capita ai film di Richard Linklater anche Apollo 10 e mezzo è un piccolo gioiello. Il regista recupera la tecnica d’animazione da lui resa nota al grande pubblico, quella del rotoscopio dove sequenze girate dal vivo vengono poi elaborate digitalmente, e firma l’ennesima nostalgica istantanea. Apollo 10 e mezzo rivive l’eccitazione e l’immaginifica trepidazione che un adolescente dei sobborghi di Houston prova alla vigilia del primo allunaggio, in un mix riuscitissimo di ritratto familiare, fantasia e desiderio di futuro.
28. Pearl
Dopo essere stato anticipato di qualche mese da X – A Sexy Horror Story, primo capitolo di quella che sarà una trilogia (chiuderà MaXXine), Pearl è il secondo appuntamento della saga instant cult di Ti West. Girato immediatamente dopo X e creato a partire dagli spunti di immedesimazione nel personaggio della protagonista Mia Goth, Pearl è un prequel fuori di testa che si fa ancora più estremo e più folle, sorretto dalla prestazione mostruosa – in tutti i sensi – della sua interprete che sigla il successo di un appuntamento horror a cui non mancare.
29. Decision to Leave
Park Chan-wook è tra i più apprezzati registi sudcoreani e con Decision to Leave ha confermato ancora una volta il suo indiscutibile talento. Al centro del film c’è la torbida e vertiginosa relazione tra un poliziotto (Park Hae-il) e la principale sospettata di un omicidio (Tang Wei), che si articola nel corso del tempo tra indizi, misteri e questioni irrisolte. Un viaggio in cui è centrale l’atto e la capacità di vedere, di scorgere i più piccoli dettagli, di essere vigili di fronte alle verità celate.
30. White Noise
Trasporre su schermo Rumore bianco di Don DeLillo è un compito ingrato perché estremamente complesso. Ha fatto quasi uscire fuori di testa Noah Baumbach, che scrive e dirige il suo film più sfaccettato e magniloquente, ritratto di un uomo della piccola borghesia (Adam Driver) ossessionato dall’idea della morte. E il regista sceglie di rappresentare questo terrore spaziando tra i generi e i registri cinematografici, agganciandosi al noto per cercare di afferrare la paura dell’ignoto, in un corteo di immagini e racconti che si incrociano in maniera tanto folle quanto ambiziosa.