Quando si parla di animazione, la mente corre immediatamente al marchio Disney e, ormai da qualche decennio, soprattutto alla Pixar. Queste due realtà, insieme, sono riuscite a cambiare nettamente non solo l’apparato tecnico ma, soprattutto, quello narrativo del cinema d’animazione. In questo modo, dunque, l’animazione si è lasciata alle spalle la definizione limitante di cartone animato per essere elevata a vero e proprio genere cinematografico in grado di attrarre l’attenzione di un pubblico sempre più diverso. Almeno per fascia d’età.
Nonostante questo dominio quasi assoluto, però, anche altre case di produzione hanno provato a farsi largo all’interno del filone, sperimentando e attuando dei linguaggi e degli stili personali. Tra tutte, fatta eccezione per lo Studio Ghibli portatore di una poetica legata alla cultura nipponica, è riuscita a ritagliarsi uno spazio soprattutto la DreamWorks Animation. Nettamente più giovane degli storici Studios della Walt Disney, il loro intento non è mai stato quello di vincere un confronto difficile ma di tracciare una strada propria.
Uno scopo che, ha portato alla realizzazione di molte pellicole, alcune delle quali capaci di segnare un preciso momento cinematografico e di entrare nell’immaginario popolare con grande successo. Così, ricostruendo in parte la storia di questo gruppo di creativi, proviamo a elencare i migliori film DreamWorks Animation, dal conosciutissimo Shrek al recente Troppo Cattivi.
1. Shrek (2001)
Il miglior film in assoluto della casa di produzione DreamWorks Animation, il primo che ha mostrato tutte le potenzialità della DreamWorks dal punto di vista narrativo, tecnico e produttivo è stato, senza ombra di dubbio, Shrek. Nonostante il dipartimento d’animazione lavorasse alacremente fin dalla fine degli anni Ottanta, è proprio nel 2001 che cala il suo asso nella manica “sfidando” la Disney sullo stesso terreno di gioco, ma con un tono e un’ironia del tutto diverso. L’ambientazione, ovviamente, è quella della favola ma al centro della vicenda non c’è più un charming prince, bensì un orco dai modi poco sofisticati e dal carattere piuttosto introverso.
A fargli da spalla è Ciuchino, un mulo chiacchierone e impertinente che, nonostante gli atteggiamenti poco affettuosi del suo compagno di avventure, proprio non ne vuole sapere di allontanarsi da lui. A interrompere questa quotidianità, poi, arrivano Fiona, una principessa moderna e indipendente che nasconde un segreto particolare e una serie infinita di creature magiche protagoniste delle favole più note. Nella sua palude disabitata, infatti, provano a cercare rifugio da Lord Farquaad, regnante della città di Duloc, deciso a sbarazzarsi di loro perché inutili.
Una trama semplice, dunque, ma che riesce a sovvertire tutte le regole del genere introducendo un nuovo tipo di narrazione favolistica incentrato molto sul gioco di parole e sull’ironia. Una miscela che ha reso Shrek un‘esperienza assolutamente vincente, trasformandolo in una vera e propria saga sempre attuale. Oltre ai successivi due capitoli e allo spin-off dedicato al Gatto con gli stivali, infatti, il film diretto Andrew Adamson e Vicky Jenson è considerato un vero e proprio cult del genere, restando sempre attuale.
2. Madagascar (2005)
Quattro anni dopo aver conquistato il magico mondo delle favole, la DreamWorks tenta ancora un’altra impresa e riesce nel suo intento. Questa volta affida tutto nelle mani, o forse sarebbe meglio dire nelle zampe, di Alex, Marty, Gloria e Melman. Si tratta di quattro stelle assolute fuggite dallo zoo di New York e imbarcatesi in un’avventura verso il Madagascar. Ovviamente gestire questa improvvisa libertà per loro non è esattamente semplice, ma è proprio da questo confronto con l’autonomia che nascono le situazioni potenzialmente più comiche.
Oltre a questo, però, il film diretto da Eric Darnell e Tom McGrath deve gran parte del suo potenziale narrativo al carattere dei personaggi principali e alla definizione di alcuni indimenticabili elementi di “spalla”, come Skipper, Kowalski, Rico e Soldato, ossia quei pinguini “carini e coccolosi” capaci di meritare uno spin-off. Anche in questo caso, dunque, il successo di pubblico è così grande da spingere la DreamWorks a mettere in cantiere altri due capitoli, Madagascar 2 e Madagascar 3: ricercati in Europa. In entrambi i casi, l’accoglienza è stata calorosa, anche se meno entusiasta rispetto a quella ottenuta dalla prima animazione, ma questo è quello che accade spesso alla presenza di una saga.
3. Kung Fu Panda (2008)
Quando Kung Fu Panda venne presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes, il film diretto da Mark Osborne e John Stevenson creò un vero e proprio “pandamonio” con tanto d’installazione lungo la croisette, proprio davanti al prestigioso Hotel Carlton. Ma qual era la causa di tanto clamore? A scatenare tutto questo entusiasmo è stato l’eroe della nuova avventura animata. Protagonista della vicenda, infatti, è Po, un panda gigante pigro e particolarmente goloso. La sua fisicità è caratterizzata da un’abbondante rotondità che, a prima vista, lo rende poco adatto ad apprendere l’antica arte del Kung Fu.
Le apparenze, però, spesso ingannano. Del tutto inaspettatamente, infatti, Po viene individuato dal saggio Oogway come il Prescelto, ossia colui che è destinato a diventare il Guerriero Dragone. Il suo compito sarà addirittura quello di salvare la Valle della pace dal perfido Tai Lung. Riuscirà Po a convincere il piccolo maestro Shifu e i Cinque Cicloni di avere il talento necessario per portare a termine l’impresa? Ovviamente la risposta è positiva e non solo per questo panda gigante. Grazie alla sua simpatia e alla propensione naturale di mettersi sempre nei guai, Po assicura alla DreamWorks un’altra saga che, a quanto pare, ancora potrebbe non essere arrivata a conclusione.
4. Dragon Trainer (2010)
Chi, almeno una volta da bambino, non è stato affascinato da creature misteriose, spesso leggendarie e dalla natura ambigua? I draghi sono senza dubbio una di queste. Prima del film diretto da Chris Sanders e Dean Deblois, tratto dal libro Come addestrare un drago di Cressida Cowell, questa creatura era relegata nella parte del cattivo della situazione, dovendosi confrontare con l’eroe di turno. Questa volta, però, l’atmosfera è completamente diversa. Dragon Trainer, infatti, è la storia di un incontro tra un ragazzo e un drago, volta a una crescita consapevole e a sfatare credenze tramandate spesso prive di fondamento.
Così, il giovane Hiccup, cresciuto nella comunità vichinga sull’isola di Berk, quando ferisce e cattura Sdendato, ha l’occasione per costruire un nuovo rapporto con lui, badandosi sulla conoscenza, la comprensione e, soprattutto, la compassione. Tre elementi alla base di un’amicizia tanto forte da essere in grado di sfidare le consuetudini di un gruppo tribale fondato sulla forza fisica e la caccia, dimostrando come il mondo sia fatto di tante opzioni diverse e di come la realtà sia più variegata di quanto non si possa credere. Basta saper guardare nel modo giusto.
5. Baby Boss (2017)
Chiudiamo questa carrellata di film animati che la DreamWorks ha trasformato in vere e proprie saghe con un progetto relativamente nuovo. Stiamo parlando di Baby Boss, il terribile bebè che, in completo da business man e con una parlantina degna di un dirigente d’azienda, arriva a sconvolgere la quotidianità di una famiglia. Diretta da Tom McGrath e tratta dall’omonimo romanzo di Marla Frazee, quest’animazione racconta la storia di Timothy Templeton, un ragazzino di sette anni particolarmente amato e accudito dalla sua famiglia che, all’improvviso, riceve la devastante notizia dell’arrivo di un fratellino.
In realtà Timothy ancora non sa quanto questo evento inciderà sulla sua vita e non sempre in senso positivo. Al suo arrivo, infatti, il nuovo bambino sembra mostrare subito dei segnali strani e particolari come, ad esempio, un bizzarro completo da uomo d’affari. Alla fine Tim riuscirà a scoprire il suo segreto. Il Baby Boss, infatti, è un infiltrato della Baby Corp, dotato di una mente adulta e un corpo da bebè. Il suo scopo è scoprire e bloccare un complotto per sostituire i bambini con i cuccioli di cane all’interno delle famiglie.
Ovviamente ci troviamo di fronte ad una vicenda che ha tutti i tratti distintivi del racconto fantastico. Un genere che, d’altronde, l’animazione veste bene e che, sempre veicolata da un’ironia sottile e spesso adulta, si adatta alla perfezione allo stile della DreamWorks. Sarà per questo, dunque, che Baby Boss ha già ottenuto un secondo capitolo, uscito in sala nell’autunno 2021.
6. Mostri contro Alieni (2009)
Correva l’anno 2009 quando la DreamWorks decise di fare il suo primo passo nell’animazione in 3D. Un’esperienza che non è stata più ripetuta ma che, indubbiamente, ha segnato un momento epocale per gli Studios. Non è un caso, dunque, che la proiezione nelle sale di Mostri contro Alieni abbia attirato grande attenzione da parte del pubblico, corso al cinema per indossare ancora i famosi occhiali e lasciarsi immergere in un’avventura tridimensionale. A dire il vero, questo tipo di visione non è mai stata completamente piacevole e spesso è risultata disturbante per gli occhi. Motivi per i quali è velocemente messa da parte dopo diversi tentativi e alcune migliorie tecniche.
Nonostante questo, però, la pellicola diretta da Rob Letterman e Conrad Vernon merita di essere ricordata tra i migliori film realizzati dalla DreamWorks, non fosse altro per il desiderio di sperimentazione. La trama è piuttosto semplice e riprende le atmosfere di alcuni disaster movies di serie B a tema fantascientifico degli anni cinquanta. Una tranquilla cittadina, infatti, viene improvvisamente sconvolta dalla presenza di un misterioso meteorite la cui radioattività causa delle evidenti anomalie.
A subire i danni maggiori è Susan, una ragazza californiana che, nel giorno del suo matrimonio, si trova a crescere in modo esponenziale raggiungendo i quindici metri. Catturata dall’esercito e rinchiusa nell’Area 51, scopre l’esistenza di altre bizzarre creature, anche loro mutanti e tenute nascoste all’opinione pubblica da governo. Quando, però, gli Stati Uniti sono attaccati dall’alieno Gallaxhar, il Presidente pensa di liberare questo gruppo di mostri per farli combattere contro un robot all’apparenza indistruttibile. Chi avrà la meglio? Facile giungere alla conclusione anche se non avete mai visto il film.
7. Il gatto con gli stivali (2011)
Occhi grandi e acquosi, espressione tenera e sperduta amplificata da una quantità industriale di morbido pelo fulvo. Questa è l’apparenza di un tenero cucciolo di felino dietro cui si cela, però, la natura avventurosa da spadaccino de Il gatto con gli stivali. Già apparso nella saga di Shrek, questo personaggio è il primo ad aggiudicarsi uno spin-off tutto suo. Ma quali sono gli aspetti che l’hanno reso così irresistibile? Sicuramente il suo inconfondibile accento ispanico che, sia nel doppiaggio inglese sia in quello italiano, viene interpretato da Antonio Banderas. A questo, poi, si aggiunge un atteggiamento da avventuriero e conquistatore che, però, non sempre trova riscontro nella realtà dei fatti.
Insomma, una simpatica canaglia in versione felina e animata che, grazie alla regia di Chris Miller, ha potuto vivere il suo momento di gloria come protagonista. In questa vicenda, infatti, Gatto ha la possibilità di riscattarsi dalla fama di avventuriero e spadaccino rubando i famosi fagioli magici. A rendere più difficile l’impresa, però, ci si mette l’incontro/scontro con Kitty “Zampe di Velluto”, un gatto nero complice dell’uovo Humpty Alexander, una vecchia conoscenza di Gatto. I due, infatti, hanno alle spalle una lunga amicizia interrotta da una rapina in banca e da una fuga mal riuscita. Almeno per Humpty, che viene arrestato. Si sa, però, che la vita offre sempre una serie di seconde possibilità, anche per gli avventurieri.
8. Megamind (2010)
Che cosa accade a un cattivo di professione nel momento in cui uccide, seppure per sbaglio, il suo più grande contendente? Inaspettatamente sente di aver perso ogni stimolo possibile. Ed è proprio questo quello che accade a Megamind, un criminale dall’intelligenza vivace, anche se male applicata. Chi ama il genere dell’animazione si ricorderà senza dubbio di lui, del grande cranio color azzurro, dei suoi occhi altrettanto ampi e di un’inconfondibile tuta nera. Si tratta del protagonista dell’omonima animazione diretta da Tom McGrath che, mosso dal proposito di conquistare Metro City, si trova a confrontarsi sempre con Metro Man, l’eroe della situazione. Fino a quando, però, in uno scontro finale lo elimina.
A quel punto, avendo perso il contendente più grande della sua vita, decide di crearne uno ad hoc. Il suo nome è Titan, una creatura dalla forza e dal potere notevolmente superiore che costringerà Megamind a vestire i panni del supereroe. Un ruolo, però, particolarmente scomodo, visto che i vecchi sostenitori di Metro Man non fanno esattamente il tifo per lui.
9. Home – A casa (2015)
Cosa fareste se vi trovaste ad incrociare la vostra strada con un gruppo di alieni in fuga dal loro pianeta per cercare un posto più accogliente da chiamare casa? Sicuramente sareste sorpresi all’inizio ma, poi, capireste quanto sono interessanti e piacevoli. Questo è, più o meno, il cuore della narrazione dell’animazione Home, realizzata da Tim Johnson con cui la DreamWorks ha provato a giocare con l’incontro/scontro tra culture diverse e, in questo caso, con galassie e pianti lontani.
D’altronde l’incontro con l’extraterrestre riesce sempre ad avere un certo appeal sul pubblico, forse perché molti spettatori sono cresciuti con la poesia di E.T. ed hanno provato a tramandare l’emozione anche ai propri figli. Sta di fatto che la vicenda dell’alieno Oh e della piccola umana Tip Tucci, sempre in compagnia del gatto Pig, riesce a fare breccia anche se ha un po’ il sapore del già visto.
10. Trolls (2016)
Quando si pronuncia la parola troll, le prime immagini che vengono alla mente non sono certo particolarmente rassicuranti. In effetti, i racconti della mitologia nordica e lo stesso Tolkien nel suo Il Signore degli anelli li descrivono come creature dall’aspetto mostruoso e dall’intelletto piuttosto ottuso. Una combinazione, dunque, che non porterebbe a nulla di buono. Questo, almeno, fino a quando non è arrivato sul grande schermo Trolls, il film d’animazione della DreamWorks diretto da Mike Mitchell e Walt Dohrn. Protagoniste, infatti, sono delle piccole creature colorate ispirate proprio alle Troll Dolly Queste vivono felici nella foresta fino al giorno in cui vengono catturati dai Bergen, degli esseri caratterizzati da uno stato d’animo essenzialmente triste.
Per superare questa condizione quasi perenne sono convinti che basti mangiare un coloratissimo e canterino troll durante la festa del Trollstizio per tornare ad essere felici. Fortunatamente, però, il re Peppy, sovrano dei Troll, riesce a fuggire e a salvare tutto il suo popolo dai calderoni già fumanti dello Chef reale. Una disavventura, però, destinata a ripetersi anni dopo durante una festa organizzata dalla principessa Peppy. A quel punto non rimarrà che riprendere le lezioni del passato e riunire le proprie forze per salvare il futuro dei Troll.
11. La gang del bosco (2006)
Nonostante il suo target di riferimento sia stato spesso un pubblico adulto o dai gusti più sofisticati, la DreamWorks Animation non ha mai dimenticato che il linguaggio del cinema animato è nato soprattutto per intrattenere e comunicare con i più piccoli. Per questo motivo, a pellicole più “raffinate” ha sempre alternato delle storie dedicate a un pubblico di giovanissimi. Una di queste, ad esempio, è stata proprio La gang del bosco che, ispirata ai fumetti di Michael Fry e T. Lewis, ha ottenuto proprio un grande consenso da parte della sala. Una delle caratteristiche che maggiormente ha decretato il suo successo, però, è il grande umorismo che caratterizza gran parte del racconto e, in modo particolare, la personalità dei personaggi.
Protagonista del film diretto da Tim Johnson e Karey Kirkpatrick è RJ, un procione piuttosto egoista che, svegliatosi dal suo letargo, inizia ad andare in cerca di cibo. Un’attività che lo porta pericolosamente a contatto con gli umani e, soprattutto, con l’orso Vincent cui ruba gran parte delle sue scorte. Una volta scoperto, però, RJ è costretto a restituire tutto entro una settimana. Non sapendo come uscire da questo guaio, pensa di coinvolgere tutti gli abitanti del bosco, spingendoli a rubare il cibo degli umani. Tutti loro, però, non hanno fatto i conti con i pericoli che si trovano al di fuori del perimetro del bosco.
12. I Croods (2013)
Come sarà stata la vita dei cavernicoli? Quali pericoli o problemi avranno mai affrontato? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che molti studiosi come antropologi e paleontologi si sono posti, arrivando a delle risposte interessanti e spesso illuminanti per il sapere umano. Ma se a porsi la questione fosse stato il racconto animato, a quali conclusioni saremmo potuti arrivare? La risposta è stata gentilmente offerta proprio dalla DreamWorks che, grazie ai Croods, ha proposto una visione e interpretazione del tutto particolare degli uomini delle caverne.
In modo particolare i registi Kirk De Micco e Chris Sanders concentrano l’attenzione su di un gruppo famigliare formato da papà Grug, mamma Ugga, la nonna e i figli Eep e Tonco. Si tratta di un nucleo basato su regole rigide e piuttosto tradizionali, qualsiasi cosa questo voglia dire per degli esseri viventi agli albori dell’umanità. Sta di fatto che la curiosa Eep vive tutto questo come una limitazione tanto che, durante una notte, esce dalla caverna infrangendo una regola fondamentale della famiglia. In quest’occasione incontra Guy, un ragazzo solo e avventuriero che sembra conoscere molte cose sul mondo intorno a loro.
Ed è proprio grazie a lui che riuscirà a salvare la sua famiglia da un terremoto distruttivo e dalla perdita della loro abitazione, quella caverna al tempo stesso protezione e limitazione. Al di fuori della sua zona di confort, però, la famiglia di Eep riuscirà a scoprire nuove risorse di loro stessi, come singoli e come famiglia. Un’occasione, dunque, per evolversi e incamminarsi verso un nuovo e inaspettato futuro.
13. Spirit – Cavallo selvaggio (2002)
Può una storia d’animazione avere un’anima tanto commovente da rimanere impressa nel cuore delle persone anche dopo molti anni dalla sua comparsa sul grande schermo? Ovviamente si ed è quello che è successo a Spirit – Cavallo selvaggio. Diretto da Kelly Asbury e Lorna Cook venti anni fa, ancora oggi è ricordato come uno dei racconti più emozionanti prodotti dalla DreamWorks. Molto, indubbiamente, si deve proprio al personaggio di Spirit, un cavallo libero e indipendente che rappresenta l’essenza stessa della forza e dell’autonomia.
Il suo spirito selvaggio, infatti, non solo lo rende il leader naturale del suo branco ma, anche quando viene catturato da soldati americani, lo aiuta a non piegarsi mai al volere degli altri. A capire il cuore indomito che lo caratterizza è solamente il giovane indiano Piccolo Fiume. Entrambi “prigionieri” riescono a fuggire insieme. Ad accoglierli, nuovamente, sarà la tribù del ragazzo ma, nonostante tutto, in Spirit prevarrà sempre il suo bisogno di libertà che lo porterà a correre verso il suo destino nonostante un grande amore.
14. Il Principe d’Egitto (1998)
Ciò che è potenzialmente un fallimento per alcuni per altri rappresenta una sfida da vincere. In questo modo potremmo tranquillamente sintetizzare l’evoluzione de Il principe d’Egitto. Il racconto biblico, tratto da Il libro dell’Esodo, infatti, era stato inizialmente proposto e offerto alla Disney. Gli Studios, però, hanno bocciato il progetto offrendo alla DreamWorks, in modo del tutto inconsapevole, uno dei progetti più innovativi e insoliti.
Realizzato da Simon Wells, Brenda Chapman e Steve Hickner, il film si basa essenzialmente sulla vita di Mosè ma ciò che lo rende un progetto unico sono il linguaggio e l’uso dei colori. Le forme assumono una particolare rotondità e le scene, anche grazie alle tinte utilizzate, rincorrono sempre una sacralità tangibile. Il tutto, dunque, contribuisce a costruire un’atmosfera veramente insolita per un film d’animazione, rendendo fruibili le tematiche bibliche senza privarle della loro forza rappresentativa.
15. Z La formica (1998)
In questa lista non poteva assolutamente mancare Z La formica. In effetti, si tratta del primo passo che la DreamWorks Animation ha fatto all’interno di un mondo dove, fino al 1998, esisteva quasi un solo e unico signore. Protagonista di questo film è una colonia di formiche e, nello specifico, Z, un membro operaio che, però, è insoddisfatto della sua esistenza.
Uno stato d’animo che esprime alla perfezione utilizzando la voce di Woody Allen, almeno nella versione originale, e aprendo il suo cuore alla principessa Bala, futura regina delle formiche. Da quel momento una serie di eventi imprevisti sconvolgerà la quotidianità di Z che, combattendo per arginare un tentativo per spodestare la regina, si trova a essere prima celebrato come un eroe e poi perseguitato come un traditore. A quel punto la soluzione sembra solo la fuga ma, ben presto, Z capirà che il solo modo per ritrovare se stesso è tornare a casa.
16. Troppo cattivi (2022)
Non potevamo terminare se non con l’ultimo nato nella grande famiglia DreamWorks. Si tratta di Troppo Cattivi, una storia d’animazione diretta da Pierre Perifel e ispirata all’omonima serie di libri dell’australiano Aaron Blabey. Al centro della vicenda c’è una banda di animali criminali formata da Mr. Wolf, Mr. Piranha, Mr. Snake, Mr. Shark e Mrs. Tarantula. La loro specialità sono furti a molti zeri il cui scopo è dimostrare astuzia, furbizia e un’evidente superiorità rispetto alle forze dell’ordine. Ovviamente, poi, è importante anche il lato materiale. Il loro quartier generale, infatti, è pieno di oggetti di valore e grandi ricchezze. Ma siamo sicuri che, a canti fatti, i cattivi siano proprio loro.
Attraverso un’animazione vecchio stile e una buona dose di umorismo, infatti, la DreamWorks vuole far arrivare un messaggio piuttosto chiaro: non sempre le cose sono come sembrano. Per questo motivo, dunque, è sempre bene andare oltre le apparenze, soprattutto se sono quelle di un lupo dagli ammiccamenti alla George Clooney o di una sagace volpe che, pur vestendo un certo perbenismo, non può proprio perdere il vizio di dimostrarsi la più scaltra.