Mio Fratello, Mia sorella attualmente su Netflix, è un film che parla di famiglia, nello specifico del difficile rapporto tra due fratelli adulti che non si vedono da vent’anni, ma anche di genitori e figli e dell’impatto che può avere un problema di salute mentale sugli equilibri di un nucleo familiare. Diretto da Roberto Capucci il film è ambientato a Roma (in una vera casa situata nel quartiere Monti) e vede protagonisti Nikola (Alessandro Preziosi) e Tesla (Claudia Pandolfi) nei ruoli di fratello e sorella. I loro nomi inusuali non sono stati dati a caso. Il loro padre, Giorgio, che è morto da poco, era un fisico. Nel suo testamento ha disposto che i due figli sono entrambi eredi della casa in cui Tesla vive con i due figli. Come ultimo desiderio (a margine del testamento) ha chiesto ad entrambi di vivere insieme per un anno, per poi decidere come spartirsi l’eredità.
Per Tesla è una tragedia. Non sopporta il fratello. Ha un figlio adolescente affetto da schizofrenia ad alto funzionamento: è un talento della musica, sogna di andare su Marte ed è in contatto costante con una voce che è solo nella sua testa. Tesla è abituata a tenere tutto sotto controllo, fino ad annientarsi, pur di proteggere il figlio da qualsiasi “disturbo” esterno. Il rapporto con l’altra figlia è talmente teso che la ragazza non riesce neanche a chiamarla “mamma”. In questo piccolo microcosmo dall’equilibrio delicatissimo, dall’altra parte del globo, in camicia estiva ed espadrillas, arriva Nik, come un meteorite. È l’esatto contrario di Tesla: è sicuro del proprio fascino, è sexy, libero, è un viaggiatore, istruttore di kitesurf, non perde mai il controllo e ama far colpo sulle donne. Durante la sua permanenza a Roma Nik ritrova anche Giada, una donna con la quale ha avuto una relazione in passato. Poco a poco scopriremo perché tra Tesla e Nikola l’atmosfera è così elettrica (passateci la battuta) per arrivare ad un finale poetico, un po’ “ingannevole”, ma nel quale la famiglia trova il suo equilibro.
Il segreto di famiglia svelato nella lettera del padre

Inizialmente le tensioni tra Nik e Tesla sono all’ordine del giorno. Poi le cose iniziano ad andare meglio e Tesla pian piano riesce ad aprirsi nuovamente all’affetto di un fratello che le vuole bene, anche se le scombina la vita e la mette a confronto con i problemi che dovrebbe risolvere, in ambito familiare e personale. Poi ad un certo punto, la situazione precipita di nuovo e Nik decide di andar via. A quel punto interviene Carolina (Ludovica Martino) che porge a Nik una lettera del padre scomparso. Il padre, nell’eventualità che Nik avesse deciso di andarsene, aveva già disposto che Carolina avrebbe dovuto consegnargli la sua parte di eredità (in denaro) e una lettera. Nella lettera, che Tesla riesce a leggere qualche minuto dopo, c’è scritto:
“Caro Nikola, figlio mio.
Se fossi stato un altro tipo di padre, non avrei fatto quel che ho fatto. Se fossi stato un altro tipo di uomo, dopo aver sbagliato, dopo averti tradito e portato via Giada sarei dovuto venire da te in qualunque posto del mondo, tu fossi ed esprimerti tutto il mio dispiacere guardandoti negli occhi. Questo sarebbe stato il gesto da fare”
La lettera prosegue con il padre di Nik che chiede perdono a suo figlio per aver avuto una relazione con la sua donna, Giada, e anche per aver alzato un muro di incomunicabilità, tra di loro. Tesla scopre quindi che Nik è andato via perché voleva proteggerla dallo scontro inevitabile tra lui e suo padre, che avrebbe distrutto la famiglia. Tesla ce l’aveva con Nik proprio perché pensava di essere stata abbandonata, un sentimento che si era inasprito con la diagnosi di schizofrenia di suo figlio, cinque anni prima. A rendere più complicata la situazione, per la donna, il divorzio da suo marito, il padre di Seb e Carolina, un uomo completamente assente.
Il finale del film: l’incidente, una morte sfiorata e le ceneri

Prima di addentrarci nella spiegazione del finale di Mio fratello, mia sorella, una premessa: negli ultimi minuti del film, il figlio di Tesla, Sebastiano affetto da schizofrenia ad alto funzionamento, esce di corsa da un teatro in cui avrebbe dovuto tenere un concerto insieme alla sua amata insegnante di musica, Emma (Stella Egitto). Il ragazzo, già “provato” da una giornata al mare con lo zio, non regge le stimolazioni sonore e visive che arrivano sul palco, tra le luci forti dei riflettori e gli applausi del pubblico e si precipita fuori, finendo travolto da un’auto in corsa.
Tesla e Nik, con Carlotta ed Emma si ritroveranno in ospedale, con Sebastiano in condizioni critiche. In questa scena, assistiano ad un monologo irreale di Sebastiano. Il ragazzo si alza dal suo letto, si avvicina alla porta finestra della sua stanza, e si rivolge ai suoi cari, riuniti al di là dei vetri. Sebastiano inizia a parlare rivolgendosi ad ognuno di loro, e ci rendiamo conto che non è più lui, sembra sereno e lucido, come se la schizofrenia lo avesse abbandonato. Seb parla con lo zio, con la mamma, con Emma e Carolina, e appiana con ciascuno di loro tutte le loro questioni in sospeso. Poi si gira e si rivolge al se stesso ancora disteso sul letto. In questo momento abbiamo quasi la certezza che Sebastiano sia morto, ma in realtà non muore e avremo la conferma nella scena successiva in cui lo ritroviamo insieme a tutta la famiglia, sulle sponde di un lago, per disperdere le ceneri del nonno.
La scena in ospedale non è realistica, è un momento poetico e un po’ ingannevole, che per tutta la famiglia simboleggia l’unità ritrovata, dopo un periodo di assenze, di silenzi e di forti incomprensioni. Nella scena seguente, per un attimo siamo portati a credere che l’urna di ceneri contenga i resti di Sebastiano, ma in realtà c’è scritto chiaramente che sono di Giorgio, suo nonno. Sebastiano, che vediamo accanto ai suoi, è vivo, si è ripreso dopo l’incidente e si tuffa nell’acqua, che prima lo affascinava e intimoriva.
Si tratta di un finale un po’ semplicistico, forse, ma coerente col film che alla fine è un piacevole dramedy, con due protagonisti bravi ed affiatati (anche se il loro rapporto a tratti sembra più quello di una coppia che di due fratelli). Un film che scende giù come un calice di vino (e nel film ne bevono tanti, di calici!) e nel quale situazioni complesse, difficili, si risolvono con facilità. Mio Fratello, mia sorella è un film che ha lo scopo di far star bene gli spettatori, regalandogli l’illusione che i problemi della vita si risolvono con eredità e soldi in arrivo, chiarimenti, camper colorati e soprattutto le generose scene di nudo di Alessandro Preziosi.