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Home » Film » Mixed By Erry: intervista al co-sceneggiatore Armando Festa

Mixed By Erry: intervista al co-sceneggiatore Armando Festa

La nostra intervista ad Armando Festa, co-sceneggiatore di Mixed By Erry, nuovo film di Sydney Sibilia, ambientato a Napoli negli anni '80-'90
Claudio GarganoDi Claudio Gargano4 Marzo 202311 min lettura
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mixed by erry
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Mixed by Erry è il nuovo film di Sydney Sibilia: un travolgente e irresistibile viaggio nella Napoli anni ’80 – ‘90, attraverso la parabola umana e artistica di Mixed by Erry, mitica “etichetta” discografica creata dal Dj Enrico Frattasio, in arte Erry, che creava compilation personalizzate di brani musicali famosi, registrandoli, riproducendoli e rivendendoli, illegalmente, a prezzi modici. Da qui, con l’aiuto dei fratelli, creò un impero miliardario che arrivò a dare fastidio alle case discografiche ufficiali.

In questo caso, per la scrittura della sceneggiatura, Sibilia si è avvalso dello sceneggiatore napoletano Armando Festa, autore per la tv, il cinema, la pubblicità, il web e qualche volta, in quanto copywriter, anche per sé stesso. Il proficuo connubio ha innestato nella riuscita formula già collaudata da Sibilia del gruppo di outsider che si improvvisa in un’impresa para-criminale più grande di loro, una sensibilità tutta napoletana che ha contribuito non poco al mix perfetto di ritmo e tempi comici che caratterizza questa nuova fatica cinematografica del regista di Smetto quando voglio e de L’incredibile storia dell’isola delle rose. Ecco la nostra intervista ad Armando Festa pronto a raccontarci i segreti dell’ideazione e della scrittura di Mixed by Erry.

(Attenzione: sono presenti degli spoiler sul film)

La genesi di Mixed by Erry

sidney Sibilia sul set con gli attori di Mixed by Erry

Moltissimi napoletani, vissuti tra gli anni ’80 e ’90, compravano o comunque conoscevano le cassette di Mixed by Erry, ma pochi sono al corrente della storia che si nasconde dietro quel nome ormai mitologico. Come nasce l’idea di un film sui fratelli Frattasio e che cosa ti ha colpito della parabola umana e artistica (perché ci vuole arte anche nel fare una compilation) di Erry, tanto da scriverci un film?

Avevo pensato di voler fare un documentario, perché mi ricordavo di Mixed by Erry da ragazzino. Poi è successo questo: io e Sydney parlavamo e, ad un certo punto, gli nominai Mixed by Erry. Essendo lui di Salerno, conosceva quel marchio perché trovava quelle stesse cassette anche nella sua città. Incuriositi, ci dicemmo che dovevamo scoprire di più riguardo questo Mixed by Erry. Vado a cercare su Google e scopro che il vero nome è Enrico Frattasio. Poi vado su Facebook e scopro che c’erano vari Enrico Frattasio, tra cui uno che aveva come foto del profilo, il logo con la cassetta di Mixed by Erry. Da questo indizio, con brillante acume, siamo arrivati a capire che era lui.

Gli ho scritto chiedendogli se ci potevamo incontrare. Erry disse di sì, anche perché c’era una giornalista, Simona Frasca, che stava facendo un libro su di loro. Facemmo un primo incontro con Peppe, Enrico e la stessa Simona, in cui ci hanno raccontato per sommi capi la loro storia, facendo presente che Simona ci avrebbe tratto un libro. Da tutto ciò io e Sydney capimmo che c’era materiale perché, sebbene sia un po’ romanzato, i fatti essenziali sono successi davvero per come si vedono nel film. In parte Simona ci ha fornito qualche materiale, perché il libro, con alcune interviste ai Frattasio precedenti al progetto del film, era ancora in fase di bozza ed è uscito adesso, tant’è che Simona è accreditata nel soggetto. In successivi incontri ci siamo fatti raccontare tutto e abbiamo scoperto questa storia pazzesca.

Cosa avete romanzato maggiormente della vicenda reale e cosa invece non avete avuto bisogno di modificare?

Qualcosa, per motivi drammaturgici, è un po’ romanzata, però alla base tutti i fatti sono successi per davvero, compreso il marocchino che minacciò di ammazzarli e la conseguente reazione con le pistole dei fratelli Frattasio, con l’unica differenza che noi abbiamo inserito un kalashnikov e i fuochi d’artificio. Chiaramente, condensando 12 anni di attività dei fratelli Frattasio, alcune cose successe dopo le abbiamo inserite prima, un po’ di rimaneggiamento c’è, però alla base i fatti principali sono quelli. Il papà per esempio, davvero vendeva il finto whisky allungato col té, che andava a vendere alla stazione. Anche alcune battute del film sono vere.

Un mix perfetto tra la “formula” di Sibilia e l’elemento napoletano

Luigi D'Oriano in Mixed by Erry

Mixed by Erry rientra da un lato nella collaudata e riuscita formula di Sibilia su un “gruppo di outsider che fa qualcosa di matto e para-illegale”, basata tra l’altro su un riuscito mix di generi che comprende la commedia d’azione, l’heist-movie e il film di gangster. Dall’altro si arricchisce stavolta di elementi che provengono da un contesto temporale e geografico molto specifico, ovvero la Napoli degli anni ’80 e ’90. Che cosa ci hai messo della tua esperienza personale, se l’hai utilizzata, nella scrittura di Mixed By Erry?

In effetti, considerando i tre Smetto quando voglio come un unicum, e poi L’isola delle rose e Mixed By Erry, abbiamo la trilogia sul gruppo di balordi, outsider che fanno qualcosa di para-illegale. Di autobiografico, oltre il fatto di essere nato e vissuto a Napoli, di comprare le cassette e di avere la passione musicale poi, magari come tanti altri, nel mio piccolo facevo le cassette con le compilation, soprattutto per conquistare le ragazze. A me è capitato un paio di volte al liceo: le canzoni che mettevi dentro, corrispondevano a quello che volevi dire alla ragazza per conquistarla. Più o meno, se vedi, all’inizio Erry faceva la stessa cosa: era come se lui volesse comunicare alle persone, dicendo delle cose di sé tramite le canzoni degli altri. Poi ovviamente la cosa gli è scappata di mano, perché ha fatto miliardi di cassette, ma il concetto, fondamentalmente, nasceva da quello.

Correggimi se sbaglio: questa cosa della compilation su cassetta fatta ad una ragazza, era già presente in una gag di un tuo spettacolo teatrale di tanti anni fa?

Si si! Il personaggio faceva la cassetta alla ragazza e, per fare il tipo ultra-politicizzato, ci metteva Sunday Bloody Sunday degli U2 e altre canzoni “impegnate”. Poi c’era il rivale che invece le faceva un’altra cassetta inserendo qualcosa di romantico, tipo A groovy kind of love di Phil Collins, e la ragazza ovviamente si innamorava di lui e non del mio personaggio. Ma io, quando facevo queste compilation, ritagliavo anche le foto dalle riviste per fare la copertina della cassetta. Ovviamente ne facevo una o due, Erry ne faceva milioni. Anche noi nel nostro piccolo facevamo qualcosa di illegale, ma rimaneva tra noi ovviamente e poi le regalavamo.

Il film corre spedito su ritmi perfettamente calibrati e tempi comici irresistibili. In che modo avete raggiunto questa perfetta alchimia tu e Sibilia? Raccontaci qualcosa del vostro metodo di lavoro.

Per quasi due anni io e Sydney ci siamo visti fisicamente quasi ogni pomeriggio per scrivere assieme. È strano perché normalmente, in una writing room, si decidono delle linee generali, poi ognuno scrive una parte e ce le si rimpalla, ovvero ognuno rimaneggia le parti dell’altro e poi le rimanda. Invece abbiamo scritto io e Sydney, sul momento, dal vivo, insieme tutti i pomeriggi. Ci rimpallavamo le battute, con dei botta e risposta estemporanei.

Sarebbe stato certamente esilarante assistere a queste sedute.

Ci sono un sacco di cose che sono state tagliate per ragioni di lunghezza. Ce n’è una, girata, che forse uscirà nei contenuti speciali: ricordi la scena in chiesa in cui Angelo dice che ha incontrato Eduardo De Filippo in carcere dove voleva fare lo spettacolo “Il sindaco del rione Sanità” con i detenuti? Quella è stata girata davvero, con un attore, di cui adesso non ricordo il nome, che interpretava De Filippo.

I riferimenti cinematografici di Mixed by Erry

I fratelli Frattasio, interpretati da L.D'oriano, G. Arena ed E. Palumbo, in mixed by Erry

Il film si arricchisce di toni tipici da biopic criminale, che richiamano in qualche maniera lo sguardo, al tempo stesso ironico, affettuoso e rigorosamente antropologico, di Scorsese su un certo micro-cosmo para-criminale. Ti ci ritrovi?

L’ispirazione, più che da Scorsese, è venuta da I Soprano che pure trattava la criminalità con uno sguardo da comedy. Però sicuramente c’è lo Scorsese che analizza il criminale come personaggio, in cui escono fuori il lato umano e quello buffo, come il famoso personaggio di Joe Pesci in Quei bravi ragazzi: “Mi trovi buffo?”. Quindi mi ci ritrovo, assolutamente.

Si avverte anche qualcosa di Tarantino in certe pose di Angelo, il fratello più spiccatamente criminale dei tre, che in alcune scene entra consapevolmente nel ruolo del gangster sopra le righe, diventando un autentico mattatore. È voluto?
Angelo è proprio così nella vita, lui era davvero la testa calda del trio, è stato veramente nel carcere minorile per salvare il fratello da un’aggressione [come si vede nella scena del film, ndr], con l’unica differenza che, mentre nel film lui utilizza una pietra infilata nel calzino, nella realtà ha usato un coltello. Un po’ più hard… Angelo è stato quello che ha davvero tirato fuori le pistole col marocchino, era il braccio armato. Per sintetizzare, diciamo che il trio dei fratelli Frattasio si componeva di Enrico, l’artista e DJ, poi la mente imprenditoriale che era Peppe e infine Angelo che era appunto il braccio armato.

Francesco Di Leva in Mixed By Erry

Mixed by Erry denota un’attenzione, purtroppo non frequente nel cinema italiano, ai personaggi secondari. Penso al parossistico agente della finanza interpretato da Francesco DI Leva che, con i suoi esilaranti scoppi d’ira, mi ha subito fatto venire in mente l’ispettore Zenigata di Lupin. Ma anche al subdolo imprenditore milanese incarnato da Fabrizio Gifuni. Come avete lavorato su questi personaggi?
Come look e come approccio erano i poliziotti dei famosi poliziotteschi anni ’70, ma in particolare ci siamo rifatti al video Sabotage, dei Beastie Boys, in cui c’era la parodia di quei poliziotti con il look da baffoni. Per il personaggio di Gifuni non c’è invece un riferimento stretto, era il classico rapace dell’industria e della finanza, innamorato del suo status e quindi, al ristorante in cui porta i Frattasio, ordina due bottiglie del vino più costoso e poi dice: ”Ma parliamo di cose serie, i crudi non sono arrivati!”. Oppure alla riunione con le case discografiche, guarda l’etichetta della bottiglia d’acqua naturale presente sul tavolo e commenta con un gesto “Che chiavica di acqua ci danno!”.

Troisi nel DNA

I fratelli Frattasio in Mixed by Erry

Nella scena del matrimonio di Peppe, dove avviene un divertentissimo scambio di battute tra Erry e il fratello galeotto Angelo riguardo Eduardo De Filippo, come pure in certe dinamiche tra i tre fratelli presenti nel resto del film, si avverte prepotente un’ironia che echeggia, in modo genuino e non semplicemente imitativo o artefatto, quella di Troisi. Ne sei consapevole?

Assolutamente si. Io penso una cosa: Troisi, per quelli della nostra generazione e anche per quella dopo, essendo stato l’ultimo grande comico napoletano, in qualche modo si è radicato in maniera spontanea e non consapevole in molti di noi. Fondamentalmente, quando scrivo qualcosa di comico in dialetto napoletano, in qualche modo mi viene proprio spontaneo. Quindi mi rendo conto che Troisi è radicato in me: anche quando scrivevo delle battute per altre cose, è sempre stato così, per il modo in cui Troisi si è radicato in noi napoletani. Banalmente anche Siani ricorda Troisi in certe cose, ma non lo fa neanche apposta.

Fa parte del nostro DNA.

Esatto, fa parte del DNA della nostra comicità. È stato l’ultimo grande: magari prima ci si ispirava di più a Totò. L’ultimo grande e moderno è stato Troisi, alla fine il benchmark è lui.

Il McGuffin

Sul set di Mixed by Erry a Sanremo

Alcune trovate sono davvero geniali, come il McGuffin (in gergo sarebbe una sorta di pretesto narrativo), se così si può dire, riguardo la compilation di Sanremo: possiamo dire che nessuno riuscirà, tranne noi spettatori, a capire il trucco con cui Erry riesce a carpire le canzoni di Sanremo e ad uscire con le sue compilation in contemporanea con il festival. È andata davvero così oppure si è trattata di un’idea sorta in fase di sceneggiatura?

Le registravano davvero in diretta dalla loro televisione, ma non era vero che le registravano la mamma e il papà, quello lo abbiamo inventato. Poi le pulivano perché loro avevano davvero queste attrezzature che per l’epoca erano all’avanguardia. Ad un certo punto c’è la scena di Angelo ad Hong Kong: andavano davvero fin laggiù per prendere questi macchinari che magari in Italia non si trovavano, che erano appunto all’avanguardia nella tecnologia di riproduzione e ripulitura del suono. Infatti il loro slogan era “La dimensione ideale per un ascolto pulito”, o qualcosa del genere. Loro si vantavano infatti della qualità da cassetta originale delle loro cassette pirata.

Il futuro

Luigi D'oriano in Mixed by Erry

Prossimi progetti con Sibilia, in collaborazione con altri, oppure da solo?

C’è qualcosa di embrionale, ma visto che è embrionale, scaramanticamente, non ne parlo. C’è qualcosa in ballo, ma vediamo come va.

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