François Ozon è il regista delle donne. Pochi come lui sono riusciti nell’intento di rappresentare la femminilità nelle sue diverse sfaccettature esaltandone, al tempo stesso, la leggerezza e la profondità. Le sue protagoniste, infatti, riescono ad essere naturalmente seduttive ma anche forti e autonome.
Non stupisce, dunque che, con la sua ultima commedia poliziesca Mon Crime – La colpevole sono io, in sala dal 25 aprile, il regista ponga al centro della narrazione due nuovi archetipi. Si tratta di Madeleine Verdier e Pauline Mauléon, ragazze degli anni trenta che, con una buona dose di difficoltà, cercano di guadagnarsi il diritto a desiderare una vita migliore. Una missione certo non facile all’interno di una società fortemente misogina e maschilista.
Così, partendo dalla pièce teatrale di Georges Berr e Louis Verneuil del 1934, Ozon utilizza il suo tocco lieve e leggero per offrire un nuovo scorcio sulla condizione femminile. Il film, infatti, presentato in esclusiva a Roma per aprire la XIII edizione di Rendez-vous – Nuovo cinema francese, va a concludere la trilogia sulla condizione delle donne iniziata simbolicamente con 8 donne e un mistero. Scopriamo alcuni dei dettagli più interessanti della pellicola grazie allo stesso François Ozon, incontrato con le due protagoniste Nadia Tereszkiewicz e Rebecca Marder.
L’idea del film
Tutto nasce da quel tempo infinito ed immobile che ha rappresentato la pandemia. L’inquietudine e l’incertezza per il futuro, infatti, non ha risparmiato nemmeno le menti più creative. La differenza, però, è che queste sono riuscite a trovare una via di fuga o un modo per reagire. Questo è quanto accaduto ad Ozon.
Al termine di un periodo così mentalmente e moralmente provante, infatti, ha sentito l’esigenza di celebrare la vita attraverso una storia leggera, una visione ironica e lieve dell’esistenza. “ Dopo diversi film drammatici e la pandemia, che in Francia è stata molto dura, ho sentito chiaramente di aver bisogno di leggerezza – ha dichiarato – Per questo motivo mi sono messo alla ricerca di una storia adatta che potesse diventare anche una sorta di ultimo capitolo all’interno della trilogia sulle donne.”
Differenze tra pièce e film
Dopo un periodo d’attesa l’illuminazione è arrivata attraverso la scoperta della pièce teatrale scritta da Georges Berr e Louis Verneuil nel 1934. Il testo, però, è stato ampiamente personalizzato dallo stesso Ozon, portando la narrazione esattamente dove desiderava. “ Il testo originale della commedia non ha un cuore femminista. Anzi, ad essere onesti, ha contenuti piuttosto misogini. Per questo motivo ho cambiato il tipo di rapporto tra le due protagoniste, rendendole delle amiche e alleate sincere. Inoltre ho scelto d’inserire un’altra figura femminile con la quale creare un confronto tra le vecchie e le nuove generazioni. Si tratta del personaggio di Odette Chaumette, interpretato da Isabelle Huppert. Nella pièce, infatti, non è nemmeno una donna ma un uomo. In questo modo ho reso tutto più attuale, facendo risuonare la storia di tematiche importanti sulla condizione della donna ma sempre con ironia e leggerezza.”
Ozon, dunque, è riuscito a rendere un racconto datato fortemente contemporaneo, soprattutto per quanto riguarda la condizione delle donne. Come il regista ricorda, infatti, negli anni trenta non avevano diritto al voto, non potevano aprire un loro conto in banca e per sposarsi era necessario che portassero una dote. Per non parlare della possibilità di accedere a determinate professioni. Le sue due protagoniste incarnano il sogno di tutte quelle che hanno lottato per dare forza alla propria voce e a quella delle altre.
Il cast, la scelta di Nadia Tereszkiewicz e Rebecca Marder
Le sorti e l’andamento di Mon Crime si reggono esclusivamente sulle spalle di due giovani attrici: Nadia Tereskiewicz e Rebecca Marder. La prima veste i panni di Madeleine Verdier, pronta a dichiararsi colpevole di un delitto mai commesso pur di cogliere una possibilità per una vita migliore. La seconda, invece, è Pauline Mauléon, intelligente, scaltra e, soprattutto, laureata in legge.
Per lei il processo in cui è coinvolta l’amica è un’occasione per dare forza alla propria voce, dimostrare di poter vestire un ruolo storicamente maschile e dare un esempio alle altre donne. Essere autonome e indipendenti, dunque, è possibile. “Trovare le due protagoniste è stato essenziale. Tutto il film gira intorno a loro – continua Ozon – Prima di vedere i provini, però, non conoscevo Nadia e Rebecca, nonostante la prima abbia vinto un Cesar e la seconda provenga dalla Comedie Francaise. Entrambe sono state un incontro fortunato. Non solo hanno mostrato un’alchimia perfetta tra loro, ma sono riuscite a confrontarsi anche con un linguaggio difficile, sicuramente sempre meno utilizzato ai giorni nostri. La pièce e il film, infatti, sono molto parlate e si muovono su un ritmo altissimo, come una commedia americana di Billy Wilder.”
Il ritorno di Isabelle Huppert
A vent’anni di distanza François Ozon e Isabelle Huppert sono tornati a condividere il set di una commedia. La loro ultima volta insieme, infatti, è stata per 8 donne e un mistero. In questo caso, però, l’attrice veste il ruolo “secondario” di una vecchia gloria del teatro a confronto con gli anni che passano ed una fama mai veramente raggiunta. Un ruolo che la Huppert ha affrontato e portato a termine con incredibile ironia. “Pensate sempre che quella parte è stata scritta per un uomo ed io ho mantenuto i dialoghi al maschile – spiega il regista – il che vuol dire che Isabelle ha dovuto recitare in modo “eccessivo” e sboccato. Un effetto che su di lei, considerata l’attrice chic ed intellettuale per eccellenza, è stato esilarante.”
Il suo personaggio esteticamente è ispirato, in qualche modo, a quello di Sarah Bernhardt. Il suo look, infatti, è decisamente datato rispetto alla moda seguita dalle due ragazze ipsirandosi all’inizio del novecento. In questo modo si è cercato di mettere in evidenza lo scarto generazionale. Ma come l’ha presa la Huppert? “ Isabelle si è lagnata di fare solo commedie con me. Per il resto è stata fantastica. D’altronde è una donna che non ha paura di niente.”
Il ruolo della donna
Come preannunciato, l’elemento femminile e il ruolo della donna nella società del tempo sono due tematiche essenziali di questa commedia poliziesca con cui si sono confrontate le due protagoniste. Ed entrambe, pur giocando con degli archetipi cinematografici, sono riuscite ad arricchire l’interpretazione con un tocco personale.
“Il film mi ha dato la possibilità di guardare più da vicino in quell’epoca – dichiara Nadia Tereskiewicz in un italiano fluente– Allo stesso tempo, poi, mi ha spinto ad enfatizzare il concetto stesso di sorellanza, che può esistere veramente. Madeleine e Pauline, infatti, sono il mezzo con cui difendere ed incentivare tutte le ragazze che aspirano ad una condizione diversa. Per fare questo sfruttano una bugia a loro vantaggio, scoprendo di poter dare un significato politico alle loro parole.”
Dello stesso parere anche Rebecca Marder, che aggiunge: “ Era importante che mantenessimo la sincerità delle idee per poter esprimere la modernità di questo testo e trovare una chiave interpretativa credibile. In sostanza Nadia ed io dovevamo anche rimandare l’idea di tutta la strada fatta e di quella che, invece, deve essere ancora percorsa.”
Ozon e il Me Too
Il cuore femminista di questo film e, soprattutto, il patriarcato dell’ambiente cinematografico, ancora più forte e strutturato negli anni trenta, crea una connessione con gli eventi che hanno portato al Me Too. Un mezzo con cui, secondo Ozon, è stato possibile liberare la parola delle donne in un ambiente fortemente gerarchizzato come il cinema. “ Non c’è una sola rivoluzione che avvenga senza ricorrere o cadere in un eccesso – continua – per quanto riguarda il film, le due ragazze mentono su di un crimine per trovare la via verso la loro libertà di parola ed azione. Per questo motivo avvallo la loro menzogna. Sono, però, assolutamente oneste quando parlano di abusi sessuali. Questo perché una donna deve essere sempre creduta quando si riferisce a questo”.
Da parte sua Rebecca Marder si sente rassicurata dal cambiamento e dal fatto di poter muovere i primi passi della sua carriera cinematografica all’interno di un ambiente in evoluzione. “Sono felice di trovarmi in una situazione dove ci sono finalmente donne a scrivere copioni o a dirigere. Il riflesso di questo, poi, è che i ruoli non ci costringono a condensare una carriera solo negli anni giovanili. Fortunatamente stiamo iniziando ad essere richieste anche per parti diversei che esulano dall’età.”