Sarà anche uno degli attori comici più amati di Hollywood, ma Adam Sandler non vede l’ora di fare sempre più film drammatici, anche se possono “fargli male“. Proprio come la sua ultima fatica Spaceman. Lo ha rivelato lui stesso durante l’incontro per la stampa dedicato al film diretto da Johan Renck, presentato ieri al Festival di Berlino.
L’opera, in arrivo su Netflix il prossimo primo marzo, racconta la storia di un astronauta che dopo una lunga missione in solitaria ai confini del sistema solare, deve affrontare la crisi del suo matrimonio. E lo farà con l’aiuto di una strana creatura che si trova a bordo della sua navicella.
Affiancato dagli altri due interpreti, Carey Mulligan e Paul Dano, Sandler ha detto senza mezzi termini di aver amato l’esperienza sul set. “Sì, è stato un processo davvero coinvolgente. Amo il film, amo guardarlo e se un’altra occasione del genere dovesse presentarsi, magari Johan ci inviterà a fare un altro bel film“, ha detto rivolgendosi al regista, premiato con l’Emmy per la miniserie Chernobyl.
Non è stato facile, però, vestire i panni del protagonista. Anzi è stato particolarmente sfidante dal punto di vista fisico, per via di una complessa struttura di cavi a cui Sandler veniva ogni giorno collegato per dare la sensazione di fluttuare nello spazio. “Il mio corpo non è il massimo della flessibilità. I fili a cui mi hanno appeso mi facevano male, anzi mi hanno scavato dentro. Quando mi tiravano su dicevo sempre agli stuntmen che mi faceva male, ma non mi hanno creduto“, ha spiegato tra le risate generali. “L’abbiamo portata a casa come fa una vera squadra“, ha poi concluso.