La cosiddetta “superhero fatigue” è un concetto molto in voga negli ultimi anni, utile a descrivere sinteticamente il calo di interesse, reale o percepito, che il pubblico prova nei confronti di film o serie tv tratti da fumetti o comunque aventi come protagonisti dei supereroi. L’inflazionamento dei prodotti supereroistici, specie quelli targati Marvel, è da tempo argomento di discussione e di critica: si è davvero privilegiata la quantità a scapito della qualità? Ora al dibattito si aggiunge l’opinione di Chris Hemsworth che su questi prodotti ci si è costruito una carriera; l’attore infatti ha raggiunto popolarità mondiale vestendo i panni del dio norreno Thor nel Marvel Cinematic Universe, lungo un arco narrativo che si estende in ben nove film.
Pungolato sull’annosa questione – i cinecomic sono o non sono cinema? – nel corso di un’intervista rilasciata a The Times Uk, Hemsworth ha dichiarato, facendo diretto riferimento alle critiche mosse al filone da registi come Coppola o Scorsese: “Anche loro hanno fatto film non di successo, capita a tutti. Che i miei modelli abbiano detto certe cose mi ha fatto male, mi ha fatto rimanere veramente amareggiato. Hanno qualcosa da dire a questi film? Che parlino con i miliardi di persone che sono andate al cinema a vederli. Miliardi di persone non possono sbagliarsi“.
Secondo Hemsworth, sono stati proprio i cinecomic a trainare il sistema delle sale in un momento storico molto critico come quello della pandemia: “Il pubblico della sala è cambiato, ma non per colpa dei cinecomic; la colpa è dei social e degli smartphone. Amzi, i film di supereroi hanno fatto in modo che le sale passassero più o meno indenni questa transizione. Ora finalmente, i cinema si stanno riempiendo di nuovo. Questi film si meritano maggior considerazione“.
Dichiarazioni queste, complementari rispetto alla recente autocritica che Hemsworth ha fatto della sua performance in Thor 4, definita dallo stesso attore “parodistica” e senza freni: “Mi sono lasciato trascinare dal clima di cazzonaggine che si era creato sul set, fino a diventare la caricatura di me stesso“.