La cosiddetta “superhero fatigue” è un concetto molto in voga negli ultimi anni, utile a descrivere sinteticamente il calo di interesse, reale o percepito, che il pubblico prova nei confronti di film o serie tv tratti da fumetti o comunque aventi come protagonisti dei supereroi. L’inflazionamento dei prodotti supereroistici, specie quelli targati Marvel, è da tempo argomento di discussione e di critica: si è davvero privilegiata la quantità a scapito della qualità? Ora al dibattito si aggiunge l’opinione di Chris Hemsworth che su questi prodotti ci si è costruito una carriera; l’attore infatti ha raggiunto popolarità mondiale vestendo i panni del dio norreno Thor nel Marvel Cinematic Universe, lungo un arco narrativo che si estende in ben nove film.
Pungolato sull’annosa questione – i cinecomic sono o non sono cinema? – nel corso di un’intervista rilasciata a The Times Uk, Hemsworth ha dichiarato, facendo diretto riferimento alle critiche mosse al filone da registi come Coppola o Scorsese: “Anche loro hanno fatto film non di successo, capita a tutti. Che i miei modelli abbiano detto certe cose mi ha fatto male, mi ha fatto rimanere veramente amareggiato. Hanno qualcosa da dire a questi film? Che parlino con i miliardi di persone che sono andate al cinema a vederli. Miliardi di persone non possono sbagliarsi“.
Secondo Hemsworth, sono stati proprio i cinecomic a trainare il sistema delle sale in un momento storico molto critico come quello della pandemia: “Il pubblico della sala è cambiato, ma non per colpa dei cinecomic; la colpa è dei social e degli smartphone. Amzi, i film di supereroi hanno fatto in modo che le sale passassero più o meno indenni questa transizione. Ora finalmente, i cinema si stanno riempiendo di nuovo. Questi film si meritano maggior considerazione“.
![Chris Hemsworth e Tom Hiddleston in Thor: Ragnarok](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2023/01/thor-ragnarok-1024x429.jpg)
Dichiarazioni queste, complementari rispetto alla recente autocritica che Hemsworth ha fatto della sua performance in Thor 4, definita dallo stesso attore “parodistica” e senza freni: “Mi sono lasciato trascinare dal clima di cazzonaggine che si era creato sul set, fino a diventare la caricatura di me stesso“.