Il thriller polacco I colori del male: Rosso finisce con la rivelazione che l’assassino di Monika è Mario, il figlio dell’amante della madre della ragazza, che avrebbe dovuto aiutarla a nascondersi per sfuggire al potente boss psicopatico Kazar con il quale era rimasta invischiata.
Mario aveva ucciso Monika durante un tentativo di stupro in una casa isolata, e poi aveva sottratto alla ragazza un anello con rubino che la madre di lei, la giudice Helena Bogucka, aveva ritrovato in casa del suo amante, Tadeusz, nella stanza di Mario. Dopo che l’amante di Helena scopre che lei ha capito tutto, la narcotizza con un’iniezione e poi si spara. Era stato lo stesso amante di Helena a disfarsi del cadavere di Monika e deturparlo in modo da sviare le indagini e far credere che si trattasse dell’opera di un serial killer.
All’inizio del film i sospetti sulla morte di Monika (Zofia Jastrzębska) trovata morta su una spiaggia, completamente nuda e con le labbra tagliate, si concentrano su un uomo che poi si uccide proprio nella stanza del procuratore Jakub Gierszał (Leopold Bilski), poi su un boss della mala con velleità da serial killer, Kazar (Przemysław Bluszcz). Monika era letteralmente rimasta invischiata nel giro di Kazar dopo che si erano conosciuti nel locale notturno in cui lei lavorava come barista e del quale lui è titolare. La ragazza aveva anche assistito ad un omicidio per mano del boss e aveva provato a denunciarlo, invano, perché è troppo pericoloso e potente. Kazar aveva ricattato il padre di Monika, che è un avvocato, inviandole delle sue foto nuda, per costringerlo a fare delle operazioni illecite per lui. Il padre aveva accettato, poi nel finale del film si confronta con sua moglie Helena, e le dice che tutti i segreti di Kazar sono in una chiavetta USB, che lei poi affida a Jakub.
Il procuratore riesce ad incastrare Kazar e a fare irruzione nella sua villa con gli altri agenti, e scopre persino che il boss indossa un braccialetto confezionato con le labbra delle ragazze che ha ucciso (nella sua villa c’è una sala delle torture), ma tra quelle labbra mancano quelle di Monika e quindi l’indagine sembra ad un punto morto, fin quando Helena non scopre l’anello nella stanza di Mario. Tra l’altro, durante una cena con Helena e suo padre, Mario aveva detto alla donna che il padre aveva fatto qualcosa che le avrebbe dovuto assolutamente dire, prima di iniziare ufficialmente la relazione con lui, fino a quel punto ancora “clandestina”.
Dopo la conclusione delle indagini la giudice Bogucka saluta il procuratore Gierszał e si commuove quando scopre che l’uomo ha una figlia piccola che si chiama Monika, come sua figlia uccisa. “Le dia un abbraccio molto forte da parte mia”
Infine, una piccola curiosità: il dettaglio del braccialetto fatto di labbra umane ci fa pensare al modus operandi del serial killer Ed Gein, che aveva in casa diversi manufatti realizzati con pelle e ossa umane. Se il tema vi intriga, vi consigliamo la nostra classifica sui film sui serial killer, tratti da storie vere.