Il finale di Disquiet, l’horror di Michael Winnick interpretato da Jonathan Rhys Meyers, mostra un marcato aspetto filosofico e se vogliamo anche religioso. Nell’avventura del protagonista, Sam, interpretato da Jonathan Rhys Meyers, si nasconde infatti una riflessione moraleggiante sul libero arbitrio. E sulle mille possibilità che un essere umano ha per realizzare la sua esistenza e vivere appieno i rapporti con gli altri. Sam, infatti, è vittima di un terribile incidente stradale, che lo trasporta in una sorta di limbo-purgatorio, da cui dovrà uscire in qualche modo. Nella spiegazione del finale di Disquiet proveremo a ricostruire il puzzle messo in scena da Winnick, non sempre in maniera lineare.
Sam o Dante?
Già dalle prime sequenze ambientate in ospedale di Disquiet, che non abbiamo recensito proprio in maniera entusiastica, ci è parso di trovarci davanti a un racconto che si ispira alla Divina Commedia di Dante. Con tanti cambiamenti immaginabili. Ma andiamo con ordine e partiamo dal protagonista, Sam, un uomo che ha appena fondato un’azienda a cui è quasi completamente devoto, marito di una donna, Sarah, che gli ha perdonato numerose scappatelle, prossimo padre di una bambina.
A causa di un incidente stradale gravissimo (viene colpito da un camionista ubriaco) viene portato d’urgenza in ospedale. Quando si risveglia, intubato, si rende conto di essere in un luogo quasi del tutto deserto. Dal nulla, infatti, viene aggredito da un vecchio con i capelli lunghi e bianchi che in un primo momento sembrava in coma. La lotta tra loro è all’ultimo sangue, ma vede Sam prevalere. L’uomo cerca disperatamente di uscire da lì, ma non può comunicare con l’esterno visto che il telefono non prende. Per parafrasare il grande poeta fiorentino, Sam ha smarrito la via e si ritrova in una selva oscura.
Un limbo spaventoso
Sam scopre ben presto di non essere solo a vivere quest’avventura sconclusionata. C’è anche Monica, una ragazza che vorrebbe ingrandire il suo seno, ma che dopo l’anestesia si rende conto che i suoi chirurghi non hanno volto. Aggredita da alcune donne che vorebbero ucciderla, viene salvata da Sam. Alla comitiva di transfughi si unisce anche Carter, un giovane afroamericano colpito da un poliziotto durante una rapina. E l’agente che, a sua volta, tenta in tutti i modi di catturare Carter, ritenendolo a torto responsabile della rapina.
La dea malvagia e il traghettatore buono
Una donna, Lili, dottoressa molto positiva e collaborativa sembra avere a cuore le sorti di Sam e compagni. E la sua presenza rincuora davvero tutti. Tuttavia, ha un modo di agire non totalmente lineare, visto che cerca di portarli tutti verso i sotterranei dell’ospedale, dove a suo dire si troverebbe l’uscita. Il suo contraltare Virgil (proprio come il Virgilio di Dante) è un anziano sulla sedia a rotelle, agisce per andare in direzione opposta, verso il tetto. Cosa succede allora? Ognuno di loro prova a dare una spiegazione a quanto succede e in effetti arrivano alla conclusione che possa trattarsi di una sorta di allucinazione/incubo collettivo, in seguito ai vari incidenti. È così, in effetti. Monica è in coma per le conseguenze dell’intervento estetico. Carter e il poliziotto, feriti quasi a morte durante la sparatoria, si trovano lì proprio a causa della rapina. Ciò che non sanno però è che in quel delirio con infermieri malvagi, pazienti furibondi e ferite che rimarginano quasi per magia, saranno loro a scegliere il proprio destino.
Il finale di Disquiet: verso la luce
Luce od oscurità? Morire serenamente o tra atroci dolori? La scelta è al gruppo. Sam, Monica e gli altri dovranno decidere in libertà se seguire Virgil, che indica la strada verso il cielo. O seguire Lili, il cui nome completo è Lilith, il demone femminile noto in molte culture antiche, che invece vuole portarli all’inferno. Né Virgil né Lili spiegano la loro missione. Poiché, come detto, e la cosa viene ripetuta molte volte, Sam e soci devono essere liberi di agire come meglio sentono. Monica e il poliziotto danno credito a Lili. Si dirigono verso i sotterranei dell’ospedale e vengono risucchiati dalle fiamme dell’inferno. Carter è ancora in bilico, ma con ogni probabilità verrà preso in consegna da Virgil. Come succede a Sam. Il quale si rende conto di essere stato un pessimo marito e cerca, almeno in quella situazione, di uscire di scena nella maniera migliore.
Decide allora di prendere le scale per andare verso il tetto. Dovrà combattere ancora contro furenti personaggi prima di arrivare alla luce. Riesce però a portare con sé una bimba con il volto sfigurato, impaurita da quel momento. Sam le fa coraggio e le fa attraversare la porta sul tetto. In quel momento, nella vita reale, la piccola spira vegliata dalla madre. Sam varca la soglia luminosa e ritrova il segnale del cellulare. Risponde al messaggio di Sarah dicendole che l’ama. Muore, con la moglie Sarah in lacrime al suo capezzale. Sarah in lacrime prende la mano del marito e la poggia sul suo ventre, dicendo a Sam che lei e la prossima nascitura, se la sarebbero cavata. L’ultima inquadratura è per il cellulare di Sarah dove c’è il messaggio del marito.