Il film Holy Spider, del regista Ali Abbasi, racconta l’inquietante storia vera di Saeed Hanaei, un serial killer che tra il 2000 e il 2001 uccise 16 donne, a Mashhad, nel Nord Est dell’Iran. L’assassino, spinto da motivazioni religiose, uccideva soprattutto prostitute tossicodipendenti, e fu soprannominato il “Ragno Assassino” perché attirava le vittime in casa sua, mentre i suoi familiari erano fuori per le preghiere della sera, e poi le strangolava con il loro stesso velo. Il film di Abbasi tuttavia racconta la vicenda di cronaca dal punto di vista di un personaggio di finzione, una giornalista che si mette sulle tracce di Hanaei.
![Saeed Hanaei](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2024/06/saeed-hanahei-serial-killer.jpg)
Il vero Saeed Hanaei fu arrestato dopo che una delle sue vittime riuscì a sfuggirgli e si rivolse alle forze dell’ordine. L’uomo aveva 39 anni ed era un operaio edile, sposato e con tre figli. Come molti altri serial killer, ìaveva avuto un’infanzia segnata da gravi abusi: sua madre era una donna violenta lo graffiava fino a fargli uscire il sangue e gli dava dei morsi così forti da staccargli la pelle. Da giovane Hanaei aveva combattuto nella guerra in Iraq, negli anni ’80, e aveva maturato una vera e propria ossessione nei confronti delle prostitute dopo che sua moglie era stata scambiata per una di loro da un tassista. Inoltre, Hanaei era un fanatico religioso e si era convinto di star facendo bene quando dopo il dodicesimo omicidio, arrivò una forte pioggia che mise fine ad un periodo di siccità e che lui considerò un segno divino. Ripulire le strade della città dalla corruzione, era diventata per lui una missione.
L’aspetto più sconcertante della vicenda è che sebbene molti a Mashhad fossero terrorizzati da questi omicidi seriali, allo stesso tempo Hanaei iniziò ad essere considerato una sorta di eroe da quei gruppi fondamentalisti religiosi con i quali condivideva gli stessi principi e che si auspicavano che il suo operato potesse essere proseguito da altre persone. Il sostegno inoltre arrivò anche da alcuni familiari e amici. Come scrive il Los Angeles Times, il fratello dell’uomo dichiarò:
“Le donne che lui ha ucciso non erano esseri umani. Una prostituta non ha nemmeno un’oncia di umanità”
Uno dei figli di Hanaei, Ali invece dichiarò:
“Dopo il suo arresto, inizialmente sono stato un po’ triste. Poi ci ho riflettuto e ho pensato che è un grande uomo. Lui è come un eroe di guerra, o come quel martire che si fece saltare in aria insieme al nemico. Ha voluto sacrificare la sua vita per questo paese, in modo che quando sarò grande la mia vita non sarà rovinata dalla corruzione”
Dopo che il serial killer fu giustiziato nel carcere di Mashhad, l’8 aprile 2001, tramite impiccagione, vi furono ulteriori omicidi di prostitute e una parte di questi ricalcava il modus operandi di Hanaei. Il regista iraniano Maziar Bahari, che al caso del serial killer dedicò un documentario, obiettò sul fatto che Hanaei uccidesse prettamente perché era un conservatore. “Esistono persone molto più conservatrici di lui, che tuttavia non farebbero del male ad una mosca” Per il regista lui restava prima di ogni cosa un assassino, il resto era un alibi che gli forniva.
![Un poster francese di Holy Spider](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2024/06/holy-spider-poster.jpg)
Nel film Holy Spider, la storia viene raccontata in modo leggermente diverso: la giornalista Arezoo Rahim, appena arrivata a Mashhad, indaga sul caso di un assassino di prostitute che fa salire le donne sulla sua moto e dopo averle uccise, abbandona i loro corpi in aree isolate, avvolte nei loro chador. Arezoo collabora con Sharifi, l’editore di un giornale attraverso il quale l’assassino comunica col mondo esterno (un po’ come fece molti anni prima anche il Killer dello Zodiaco, negli Stati Uniti). L’uomo sostiene di essere intenzionato a ripulire la città in nome dell’Imam Reza, una figura spirituale di rilievo, vissuta nel VIII secolo. Arezoo decide, in accordo con Sharifi, di fingersi una prostituta per adescare il serial killer ed estorcergli una confessione. Sarà proprio lei a farlo arrestare, dopo che lui tenterà di ucciderla.
Il film affronta anche la questione del consenso che arrivò all’assassino, dai fondamentalisti religiosi, perché fu proprio questo aspetto che colpì il regista Ali Abbasi, ai tempi in cui si parlò dei delitti.
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