Il titolo di Magnolia, film corale di Paul Thomas Anderson del 1999, racchiude in sé due significati, uno concreto e l’altro metaforico. per prima cosa, esso fa riferimento al Magnolia Boulevard, una strada di Los Angeles che i protagonisti del film percorrono a più riprese; invece a un livello di lettura secondario va notato come il riferimento all’omonimo fiore, presente anche nella locandina dei film, simbolizzi le molteplici storie narrate nella pellicola che, pur diverse e divergenti tra loro, alla fine in qualche modo si compenetrano.
I petali del fiore di Magnolia, infatti, pur estendendosi in direzioni diverse tra loro, sono tutti collegati alla base; un simbolismo che richiama evidentemente la struttura del film, all’interno del quale storie apparentemente non collegate tra di loro, convergono nel finale, e personaggi che prima di allora non si erano mai incrociati, finiscono per conoscersi.
In senso più lato, però, il titolo “Magnolia” rappresenta anche un riferimento nascosto alle opere di Charles Fort, studioso del paranormale, cui il regista Paul Thomas Anderson si è ispirato per la scena della pioggia di rane; lo studioso, infatti, parla di una terra magica e misteriosa chiamata “Magonia” (o Megonia, non c’è chiarezza sullo spelling definitivo) all’interno della quale, secondo una teoria, spiegata a Variety dallo stesso Anderson, all’epoca dell’uscita del film: “gli oggetti si accumulano e restano lì prima di cadere sulla Terra. Magnolia è il mio tributo a questo magico luogo, al di sopra del firmamento. E sembrerà buffo, ma secondo la sua teoria, lo stato di salute di una società era desumibile dallo stato di salute delle sue rane; e visto che le nostre ormai o stanno morendo o sono deformi, non mi sembra un’idea tanto campata in aria“.